Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 29
Riassunto esame Estetica, prof. Diodato, libro consigliato Storia di sei Idee, Tatarkiewicz Pag. 1 Riassunto esame Estetica, prof. Diodato, libro consigliato Storia di sei Idee, Tatarkiewicz Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Diodato, libro consigliato Storia di sei Idee, Tatarkiewicz Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Diodato, libro consigliato Storia di sei Idee, Tatarkiewicz Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Diodato, libro consigliato Storia di sei Idee, Tatarkiewicz Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Diodato, libro consigliato Storia di sei Idee, Tatarkiewicz Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Diodato, libro consigliato Storia di sei Idee, Tatarkiewicz Pag. 26
1 su 29
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Solitamente vengono menzionati quattro opposti della forma: contenuto, materia, oggetto

rappresentato e argomento.

La storia dell’estetica mostra almeno cinque significati diversi di “forma”:

Composizione delle parti astrazione

a) 

Ciò che viene direttamente presentato i sensi, opposto e correlato al contenuto concreta

b) 

Il contorno o il profilo di un oggetto

c) Essenza concettuale di un oggetto

d) Apporto dell’intelletto alla conoscenza di un oggetto (termine usato da Kant)

e)

Ciascuno di questi concetti ha una storia diversa.

Storia della forma A

Sinonimi di questa forma erano proporzionalità e accordo  Grande Teoria, la cui posizione venne

messa in discussione solo sa Plotino nel III secolo d. C., che negò che la proporzionalità fosse

condizione sufficiente e unico fondamento del bello e la forma A perse il suo ruolo esclusivo.

Il principale termine usato nel Medioevo per indicare la forma A fu “figura”.

Relativamente presto il termine “forma” entrò nel linguaggio artistico come aggettivo, a significare

qualcosa di ben proporzionato e ben fatto.

Durante il Rinascimento conquistò nuovamente il predominio la teoria classico (a partire da

Alberti); il primato della forma nel senso della composizione delle parti vacillò invece nel

Settecento con le correnti romantiche, mentre la convinzione del suo ruolo estetico aumentò di

nuovo verso la fine del secolo con il Neoclassicismo e Winckelmann.

L’attribuzione di un’importanza particolare alla forma, è diventata nel Novecento prerogativa

soltanto di alcune correnti, ed è per questo più radicale e polemica.

Nel corso dei secoli il termine della forma A ha avuto un duplice significato: quello di qualsiasi

composizione (A) e quello di composizione armonica e regolare (A1).

Si definisce formalismo la concezione secondo la quale soltanto la forma è importante in estetica.

Storia della forma B

Questo significato denota l’aspetto esteriore delle cose.

I primi ad individuare la forma B e a sottolinearne l’importanza furono i Sofisti; il Medioevo

distinse in modo ancor più preciso la forma poetica dal suo contenuto (i filosofi scolastici

contrapposero spesso forma e contenuto); nella poetica rinascimentale, forma e contenuto furono

separati coi nomi di verba e res. Il ruolo della forma crebbe poi nell’estetica letteraria manieristica.

I concetti di forma e contenuto erano dunque usati esclusivamente in poetica, dove occuparono però

un posto importantissimo per molti secoli.

Nel Settecento la questione del rapporto tra forma e contenuto cessò di interesse; tuttavia

nell’Ottocento vi fu un ritorno di interesse, non più soltanto nella poetica ma anche nelle teoria di

tutte le arti  spostamento di interesse nuovo.

Anche nelle arti vi è motivo di separare i due termini e accanto alla vecchia nozione di forma B ne

sembra essere comparsa una nuova (B1) più ampia e generica.

Altra svolta fondamentale nella storia della forma B fu il fatto che forma e contenuto

incominciarono a porsi in competizione fra di loro (nell’Ottocento e soprattutto nel Novecento): in

arte è più importante la forma o il contenuto?

La forma B ha raggiunto, nel XX secolo, una posizione predominante nella teoria dell’arte.

Storia della forma C

Così intesa la forma è sinonimo di contorno  se la forma B è una nozione naturale in poetica, la

forma C lo è nella teoria delle arti visive (figura, disegno).

Questa forma comprende solo il disegno e non il colore dell’oggetto  per gli scrittori

cinquecenteschi forma C e colore costituivano una contrapposizione fondamentale, i due poli

opposti della pittura (nei circoli accademici il disegno continuò a mantenere comunque il primato).

La supremazia della forma-disegno cessò all’inizio del Settecento.

Riassumendo: l’Antichità ha dimostrato di apprezzare in modo particolare la forma A, il

Rinascimento la forma C, mentre il XX secolo pone l’accento sulla forma B e il primato di ognuna

di esse è stato di volta in volta messo in discussione.

Il senso dell’espressione “forma” viene tuttavia spesso ristretto  non qualsiasi composizione, bensì

solo quelle armoniche, particolari e ricche.

Storia della forma D (forma sostanziale)

Questa nozione di forma è dovuta ad Aristotele, il quale la concepiva come ciò che in ogni cosa ne

costituisce l’essenza  Aristotele vedeva nella forma l’essenza di una data cosa.

Era questa una nozione fondamentale della metafisica di Aristotele, ma non della sua estetica e ki

suoi successori non se ne avvalsero.

La situazione mutò nel Medioevo, quando nel XIII secolo venne assunto il concetto aristotelico di

forma; i filosofi scolastici trovarono il modo di estendere l’antica nozione anche all’estetica  il XIII

vide comunque la fase culminante della forma D, ma anche della sua supremazia in estetica e solo

nel Novecento tale concezione tornò a nuova vita, in particolare negli astrattisti.

Storia della forma E (forma a priori)

Questo concetto di forma è kantiano: secondo Kant la forma è definibile come la proprietà

dell’intelletto che fa sì che esso possa percepire e comprendere l’esperienza e che di conseguenza

l’esperienza abbia necessariamente una data, e solo quella, forma  tale forma è a priori, la si

riscontra negli oggetti, ma soltanto in quanto imposta dal soggetto.

La forma kantiana non esiste però nell’estetica di Kant, che non trovò nessuna forma a priori in

essa, e invece sosteneva che il bello non è determinato da forme costanti dell’intelletto, bensì dal

talento eccezionale e unico degli artisti.

Storia di altre forme

Il termine “forme” si attribuisce anche agli strumenti che servono alla produzione di forme (F); si

parla spesso di forme nel senso di forme fisse, assunte, imposte e vincolanti (G); in campo artistico

si parla di forme anche nel senso dei suoi generi o varietà (H).

Nuovi concetti di forma

Esistono ancora due più recenti concetti di forma: forma come sistema (I) e come convenzione (va

verso il formalismo  legge che guida l’uomo e grava su di lui: L).

Nel XX secolo sono state introdotte nuove interpretazioni psicologiche ed epistemologiche dei vari

concetti di forma, soprattutto delle forme A e C.

Nel linguaggio odierno, in particolare, il termine forma è impiegato in modo mutevole.

Gli studiosi contemporanei di estetica non necessitano del concetto di forma D e indicano le forma

E con altri nomi; inoltre la forma F è solo un termine tecnico degli artisti, la G un’espressione

tecnica e la H una voce colloquiale, sostituibile da altre.

Le nozioni A, B, C sono invece simili e si prestano perciò facilmente a fraintendimenti, ma sono

talmente legate al termine “forma” che non possono essere divise da esso  per questo non si

intravede la possibilità di risolvere la polisemia della forma in estetica e nella teoria dell’arte  A (a

lungo concetto fondamentale della teoria dell’arte), B (contrapposta al contenuto e posta al di sopra

di esso), C (parola d’ordine dell’arte di Cinquecento e Seicento), D (periodo culminante della

Scolastica), E (ha attirato interesse solo alla fine dell’Ottocento).

La Creatività: storia del concetto

Arte senza creatività

I concetti di arte e creatività furono collegati solo in epoca recente  in principio gli artisti non

realizzavano cose nuove, ma riproducevano: agli occhi degli antichi l’artista si differenzia dal

creatore poiché nella concezione greca delle arti non vi è creazione, ma implicita sottomissione a

regole e leggi. Una tale concezione dell’arte aveva un chiaro postulato: la natura è perfetta è l’uomo

dovrebbe tendere ad imitarla  artista scopritore e non inventore (ad eccezione guarda caso della

poesia).

A Roma le concezioni greche in parte vacillarono: i Greci del periodo classico non applicavano i

concetti di immaginazione ed ispirazione all’arte visiva.

La svolta fondamentale avvenne nell’era cristiana: l’espressione creatio venne utilizzata per definire

l’atto divino di creazione dal nulla e in questa accezione il termine acquisì un significato diverso da

facere, e non fu più riferito alle azioni umane  questa accezione religiosa fece sì che si mantenne

l’opinione antica che l’arte non fosse il campo della creatività.

Il Medioevo in questo andò oltre l’Antichità, poiché non fece eccezioni neppure per la poesia 

anch’essa ha le sue regole perciò è attività e non creatività.

Il quadro mutò completamente nel Rinascimento, quando gli uomini tornarono ad avere

consapevolezza della indipendenza, libertà e creatività.

Nel Settecento il concetto di creazione appare più spesso, collegato al concetto di immaginazione

che all’epoca era molto diffuso.

Nell’Ottocento l’arte si prese la rivincita sulla resistenza opposta nei secoli precedenti al

riconoscimento della sua creatività  ora non solo era ritenuta creativa, ma era l’unica ad esserlo.

Da un punto di vista generale, per quanto riguarda la storia della creatività, possiamo dire che sia

poesia che arte hanno almeno due valori fondamentali e sia l’uno che l’altro possono costituire il

loro fine: da un lato cogliere la verità e trovare la regola, dall’altro la creatività di cose nuove ed

inedite  verità e creazione: il primo obiettivo ha spesso avuto il sopravvento e per molto tempo non

si è creduto che entrambi i fini potessero essere realizzati contemporaneamente.

Storia del termine

Il concetto di creatività è entrato dunque tardi nella cultura europea  esso ha attraversato quattro

fasi: per quasi un millennio il termine “creatività” non comparve in nessun campo; nel millennio

successivo esso fu usato, ma esclusivamente in teologia (creator); solo nel XIX il termine

“creatore” entrò nel linguaggio dell’arte, divenendo però di suo dominio esclusivo e sinonimo di

artista; nel XX secolo si cominciò ad usare l’espressione “creatore” per tutta la cultura umana.

Storia del concetto

La storia del concetto di creatività è stata in larga parte parallela a quella del termine: i Greci non

disponevano di un concetto di creatore in quanto tale, avvicinandosi con i termini “poeta” e

“costruttore”; il concetto in senso stretto iniziò a formarsi solo verso la fine dell’Antichità,

specificamente nel senso di fare qualcosa dal nulla, anche se la sua prima concezione fu nega

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
29 pagine
13 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher viola_fr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Diodato Roberto.