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L’arte è ovviamente selettiva ogni stato d’animo dominante esclude tutto ciò che non gli è
congeniale. Nell’osservatore un’emozione insufficiente sfocia in un prodotto freddamente
“corretto”, al contrario un’emozione eccessiva ostacola la necessaria elaborazione e definizione di
parti un’emozione assume forma e viene spinta in avanti quando la si sfrutta indirettamente nel
cercare materiale e nel dagli ordine, non quando la si consuma direttamente.
Le opere d’arte spesso ci mostrano un’aria di spontaneità essa è totale assorbimento nell’arte in un
contenuto che è nuovo, la cui novità trattiene e sorregge un’emozione. La mancanza di novità
dell’argomento e l’introduzione di calcolo sono i due nemici della spontaneità dell’espressione.
L’atto è espressivo solo quando in esso c’è unisono tra qualcosa che si è accumulato da
un’esperienza passata e dunque qualcosa che si è generalizzato, e condizioni presenti.
Bisogna rilavorare il materiale originale e grezzo dell’esperienza per garantire un’espressione
artistica come i materiali fisici, anche i materiali interni vengono progressivamente riformati.
L’opera è artistica nella misura in cui le due funzioni di trasformazione vengono svolte con una
singola operazione.
Ciò che manca nella maggior parte delle persone per essere artisti non è l’emozione iniziale o
l’abilità tecnica: è la capacità di lavorare a fondo un’idea e un’emozione vaga nei termini propri di
qualche medium definito gestazione dell’opera: è proprio questa trasformazione che modifica il
carattere dell’emozione originale, alterandone la qualità in modo da farle assumere una natura
specificamente estetica un’emozione è estetica quando si associa ad un oggetto formato da un atto
espressivo, nel senso in cui quest’ultimo è stato definito.
L’espressione è la chiarificazione di un’emozione confusa quando sono riflessi nello specchio
dell’arte i nostri appetiti si riconoscono e sono trasfigurati: si verifica allora un’emozione che è
specificamente estetica.
L’oggetto espressivo
Espressione significa sia un’azione che il suo risultato prima è stata considerata in quanto atto, ora
in quanto prodotto.
Le teoria che concepiscono l’espressione come se denotasse semplicemente l’oggetto insistono sul
fatto che l’oggetto d’arte sarebbe puramente rappresentativo di altri oggetti già esistenti: tali teorie
trascurano l’apporto individuale che rende l’oggetto qualcosa di nuovo.
L’espressione in quanto atto personale e l’espressione in quanto risultato oggettivo sono connesse
l’una con l’altra.
Cosa significa dire che un’opera è rappresentativa? Significa dire che l’opera d’arte dice qualcosa a
coloro che ne fruiscono circa la natura della loro propria esistenza nel mondo.
Negare significato ad un’opera d’arte può indicare due cose differenti: può voler dire che un’opera
non possiede il genere di significato che appartiene a segni e simboli in matematica (opinione
corretta) o può voler dire che l’opera d’arte è priva di significato così come se fosse un nonsense
la negazione di significato all’arte si basa di solito sull’assunzione che il genere di valore che
possiede un’opera d’arte è così peculiare da non avere nulla in comune o di connesso con i
contenuti di modalità esperienziali diverse da quella estetica.
L’espressione in quanto distinta dall’asserzione fa qualcosa di diverso dal condurre ad
un’esperienza: ne costituisce una.
Nella visione artistica, se la visione è stata costruttiva, la rappresentazione non è di “oggetti come
tali” l’artista non si accosta a ciò che rappresenta con mente vuota, ma con un bagaglio di
esperienze che molto prima si sono fuse in capacità e simpatie; arriva alla visione con una mente in
attesa, desiderosa di ricevere impressioni ma non priva di inclinazioni e tendenze (ecco perché
colori e forme si cristallizzano in un modo piuttosto che in un altro).
Il modo speciale di armonizzare non deriva esclusivamente dalle linee e dai colori è una funzione
di ciò che si trova nella scena presente, nella sua interazione di ciò che l’osservazione porta con sé.
La passionalità che contrassegna l’osservazione procede con lo sviluppo della nuova forma:
l’emozione estetica.
Ogni artista eviterà quei materiali esteticamente sfruttati fino in fondo e cercherà un materiale in cui
possa avere libero gioco la sua individuale capacità di vedere e di rendere.
Il significato di un oggetto espressivo è individuale (diversamente dall’asserzione che è generale).
Nello sviluppo della pittura la determinazione di figure attraverso il disegno è progredita
costantemente: dapprima fornisce una indicazione piacevole di un oggetto particolare, poi diventa
una relazione di piani e una fusione armoniosa di colori.
L’arte non smette di essere espressiva perché rende in forma visibile relazioni tra cose senza
indicare i particolari tra cui sussistono tali relazioni più di quanto sia necessario per comporre un
intero ogni opera d’arte astrae in una certe misura dai tratti particolari degli oggetti espressi,
altrimenti con un’esatta imitazione creerebbe solamente l’illusione della presenza delle cose stesse.
L’astrazione è associata di solito a operazioni di carattere intellettuale, ma in realtà la si ritrova in
ogni opera d’arte (la differenza sta nell’interesse e nel fine in vista de quale si fa astrazione
espressività VS asserzione).
L’arte implica selezione senza di essa avremmo una miscellanea caotica principio guida della
selezione è l’interesse.
Il problema della posizione del brutto nelle opere d’arte sembra trovare soluzione se ne si
esaminano i termini entro tale contesto qualcosa che era brutto nelle condizioni usuali è sottratto
ad esse ed è trasfigurato qualitativamente divenendo parte di un intero espressivo (la tragedia).
Nell’esaminare l’atto dell’espressione si è visto che la conversione di un atto di sfogo immediato in
un atto di espressione dipende dalla presenza di condizioni che impediscano la manifestazione
diretta e che lo devino in una canale in cui viene coordinato da altri impulsi inibire l’emozione
grezza originale non vuol dire sopprimerla: vuol dire modificarla secondo tendenze collaterali
(esistenza di disposizioni motorie precedentemente formate canali di risposta predisposti; presenza
di significati e valori tratti da esperienze precedenti e consolidati in modo da fondersi con le qualità
presentate direttamente nell’opera d’arte).
La questione della relazione che sussiste tra materia sensoriale diretta e quello che fa corpo con essa
in virtù di esperienze precedenti concerne l’essenza dell’espressività di un oggetto.
Si dice che le qualità sensoriali sono non-estetiche perché ci sono imposte e tendono ad opprimerci;
ciò che conta è quel che facciamo, non quel che recepiamo. La cosa essenziale dal punto di vista
estetico è la nostra stessa attività mentale di compiere un percorso: le relazioni che ne risultano
definiscono una forma, essendo essa interamente una questione di relazioni l’esito è l’empatia.
L’espressività dell’oggetto d’arte si deve al fatto che esso presenta una compenetrazione profonda e
completa dei materiali del subire e dell’agire l’espressività dell’oggetto annuncia e celebra la
fusione completa tra ciò che subiamo e ciò che la nostra attività di percezione introduce in quello
che recepiamo per mezzo dei sensi.
I momenti in cui la creatura è più viva e più calma allo stesso tempo sono quelli in cui è piena
l’interazione con l’ambiente circostante.
Esistono due teorie ed entrambe separano la creatura vivente dal mondo in cui essa vive: la prima
teoria trova nell’attività organica isolata dagli eventi e dalle scene del mondo una causa sufficiente
della natura espressiva di determinate sensazioni; l’altra teoria localizza l’elemento estetico
esclusivamente dentro di noi.
Gli oggetti d’arte, essendo espressivi, comunicano (ma se l’artista desidera comunicare un
messaggio particolare tende a limitare l’espressività che la sua opera ha per gli altri) chi si
commuove sente che ciò che l’opera esprime è qualcosa che lui stesso avrebbe voluto esprimere; al
tempo stesso l’artista lavora per creare un pubblico con cui comunicare le opere d’arte sono i
media per una comunicazione non ostacolata tra uomo e uomo per la condivisione dell’esperienza.
Sostanza e forma
Gli oggetti d’arte in quanto espressivi sono un linguaggio ogni arte ha il proprio medium adatto a
un tipo diverso di comunicazione. L’opera d’arte è completa solo quando agisce nell’esperienza di
persone diverse da chi l’ha creata relazione triadica
Ogni linguaggio implica ciò che viene detto e come viene detto, ovvero la sostanza e la forma. Il
grande problema relativo a sostanza e forma è: viene prima la materia e solo dopo si cerca una
forma in cui darle corpo, oppure l’intero sforzo creativo dell’artista è un tentativo di formare
materiale ed è esso l’autentica sostanza di un’opera d’arte?
La risposta che gli si dà determina l’esito di molte questioni controverse nella critica estetica: se si
ritiene che un prodotto artistico sia prodotto di un’espressione del sé, considerando il sé come
qualcosa di compiuto e isolato al proprio interno, allora sostanza e forma risultano separate.
Il materiale con cui viene composta un’opera appartiene al mondo comune e non al sé, ma vi è
espressione del sé in arte poiché il sé assimila quel materiale in modo peculiare; la maniera di
esprimere il materiale è individuale e, nel caso in cui il prodotto sia un’opera d’arte, irriproducibile.
Ciò che vale per chi produce vale anche per chi percepisce può percepire in maniera accademica
(cerca identità con le quali è familiare), erudita (cerca materiali che si attaglino a una ricostruzione
storica) oppure in maniere sentimentale (cerca esemplificazioni di qualche tema caro
emotivamente), ma se percepisce in maniera estetica allora