Riassunto esame Estetica, prof. Montani, libro consigliato Estetica, Tatarkiewicz
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5-dispute sul concetto di arte
Il genere a cui appartiene l’arte in generale si può concentrare sull’attività umana cosciente o
sul prodotto di tale attività. Definire il concetto è un po’ più difficile, si tratta di individuare le
caratteristiche che la riguardano. ma bello è tutto ciò che reputiamo
Caratteristica distintiva dell’arte è che produce bellezza
meraviglioso o che desta stupore, mentre se si parla dell’univocità della bellezza dobbiamo fare
riferimento a dei punti precisi quali la perfezione, l’equilibrio e la chiarezza delle forme.
in passato era la formula per
Caratteristica principale dell’arte è che riproduce la realtà
definire l’arte, applicabile secondo Batteaux a svariati elementi (purché imitassero la natura).
Questa teoria si rivelò poco efficace di fatti fu subito tralasciata. dà una struttura alla materia. La
Caratteristica principale dell’arte è che da forma alle cose
parola forma era intesa in due modi: secondo Witkiewicz forma è costruzione ma intesa come
creazione astratta, altri invece vedevano come costruzione qualsiasi oggetto astratto e concreto,
possibilmente anche riprodotto. La prima definizione era quindi troppo ristretta e la seconda troppo
ampia. anche questa era troppo ristretta poiché
Caratteristica principale dell’arte è l’espressione
non tutte le opere erano considerate espressive, come per esempio l’arte costruttivista.
questa definizione è
Caratteristica principale dell’arte è che suscita esperienza estetica,
considerata da un lato troppo ampia perché non soltanto l’arte suscita esperienze estetiche, e
dall’altro troppo ristretta perché l’arte non suscita solo esperienza estetica.
scopo dell’arte oggi è quindi dare
Caratteristica principale dell’arte è che suscita emozione
delle emozioni forti, non emozionare ma, impressionare. Lo shock è il fine ultimo. Definizione
corrispondente agli artisti d’avanguardia ma, che non si può applicare all’arte classica. Rimane
quindi, sempre troppo ristretta.
Altre affermazioni sull’arte sono state avanzate ma prive comunque di validità. Si era presa
in considerazione il termine creatività, perfezione, produzione priva di regole,produzione di cose
irreali, ma tutte risultarono come le precedenti o troppo ampie o al contrario troppo ristrette
arrivando alla conclusione che sia impossibile trovare una soluzione.
6-La rinuncia alla definizione
Morris Weitz scrisse E impossibile proporre dei criteri necessari e sufficienti rispetto
<<
all’arte, quindi ogni teoria dell’arte è un’impossibilità logica, e non soltanto qualcosa difficile da
realizzare in pratica. L’arte è creatività gli artisti possono sempre creare oggetti che non sono
>> <<
mai stati creati prima , quindi i requisiti dell’arte non possono mai essere esplicitati in maniera
esauriente. Un anno dopo Kennick scrisse che l’estetica tradizionale poggia su un errore, cioè voler
definire l’arte non esiste una caratteristica comune a tutte le opere d’arte.
<< >>
7-Una definizione alternativa
Gli oggetti che facciamo rientrare nell’arte rappresentano cose che esistono, ma costruiscono
anche quelle che non esistono. Sono oggetti esterni all’uomo ma anche esprimono la sua vita
interiore, e sollecitano la vita interiore del destinatario, così facendo lo commuovono, lo
arricchiscono,approfondiscono la sua vita. Tutte queste sono funzioni dell’arte. Allo stesso modo
non si può ridurre la stessa ad alcune di queste funzioni.
In qualsiasi modo definiremo l’arte ci troveremo sempre di fronte ad un’alternativa.
Definendo l’arte per mezzo dell’intenzione dovremmo dire che essa è costruita o dall’esigenza di
fissare una realtà o da quella di creare una forma o da quella di esprimere qualcosa. Si tratterà
quindi di una definizione tramite alternative. Da ciò deriva l’attuale punto d’arrivo del concetto di
arte: “l’opera d’arte è riproduzione di oggetti o costruzione di forme o espressione di esperienze, ma
soltanto di quelle capaci di destare meraviglia, commuovere, scuotere.”
8-Definizione e teorie
Abbiamo diverse risposte alla domanda perché riproduciamo il reale, costruiamo forme,
esprimiamo esperienze. La prima è perché è un impulso naturale, la seconda è perché ci piace e
vogliamo trasmettere questo piacere anche agli altri, la terza è ammettere la propria ignoranza
(Quintilliano diceva che i sapienti comprendono l’arte con la teoria mentre gli insipienti con il
piacere). Si hanno del resto delle ipotesi di teorie e qui ne elenco quattro: la realtà interiore è lo
scopo dell’arte che serve a fissare e ritrovare e descrivere le esperienze, a proposito Witkiewicz
diceva che l’arte non è espressione ma conoscenza della vita interiore; la seconda è che l’arte è
riproduzione di tutto ciò che nel mondo è eterno, è ricerca quindi l’essenzialità, l’anima, la vita
dell’anima nelle sue varie manifestazioni; la terza sostiene l’arte come mezzo per cogliere
l’inafferrabile, ovvero tutto ciò che non fa parte del mondo dei sensi ma che si possono solo
percepire; la quarta enuncia “l’arte è libera volontà del genio” come scrisse Adolf Loos, libero di
creare e non schematicamente predefinito.
9-Il presente
La nuova arte è sorta in contrapposizione alla precedente, con caratteristiche totalmente
opposte, l’una proclamava il bello l’altra il nuovo, la prima mirava ad allietare i destinatari la
seconda ad impressionarli. La nuova arte si chiamò d’avanguardia e si divise in tre fasi:
avanguardia maledetta, militante e vittoriosa.
La prima fase si sviluppò nell’ottocento, in un epoca dove dominava ancora l’arte
convenzionale, e proprio per la non curanza del giudizio pubblico scrittori ed artisti furono
considerati maledetti (esempio furono gli scrittori francesi Baudelaire, Lautréamont, Rimbaud e
Poe), in quel periodo si formarono anche le scuole simboliste ed impressioniste. Quando questa
corrente nel XX sec. cominciò ad essere sempre più apprezzata nacque il movimento surrealista e
futurista e poi ancora il cubismo, l’astrattismo e l’espressionismo. Dopo la Prima e la Seconda
Guerra Mondiale l’avanguardia divenne ricercata, gli artisti finirono per convertirsi alla nuova arte
per non essere respinti dalla società. Gli avanguardisti divennero molto importanti grazie alla
diversità dei loro programmi e alla loro arte alla continua ricerca del nuovo.
I caratteri dell’avanguardia erano diversi e talvolta anche opposti, si aveva quindi costruzione
ed espressione, regole e temperamento, tecnica e metafisica, era dunque , novità e radicalismo
insieme. Il concetto di arte si era modificato ed esteso, l’arte era parte della cultura, essa sorgeva
grazie all’abilità, e grazie alle sue qualità costituiva un’area distinta del mondo. L’arte come
professione era ormai abolita, tutti potevano fare arte, poiché l’arte è per la strada chiunque può
praticarla. In contrapposizione alla vecchia teoria che la cornice serviva a isolare l’opera per darle
più rilevanza, nacque l’idea che l’opera non doveva avere confini ma doveva essere completamente
immersa nella realtà per realizzarsi al meglio. Nel tempo avanguardista gli artisti si dichiararono
inclini a musei, all’estetica, alla forma, alla distinzione dei generi, contro l’artista (chiunque può
esserlo), contro lo spettatore (considerato superfluo), contro il concetto di autore.
Capitolo 2° L’arte storia della classificazione
1-Suddivisione di tutte le arti (Antichità)
Nell’antichità per arte si intendeva l’abilità di produrre oggetti di ogni genere. Platone ed
Aristotele classificavano con tale termine la realizzazione materiale secondo norme, metodi e regole
e la definivano “una disposizione creativa accompagnata da ragione”. Lo stesso affermarono
Quintilliano e gli stoici, fu per questo che le diedero il nome di <<sistema>>. Facevano quindi parte
di questo settore anche abilità come il falegname, l’artigiano o il tessitore, ma anche la grammatica,
la geometria e la scienze. In seguito però Cicerone escluse dal novero la scienza in quanto non
produceva oggetti materiali ma li comprendeva solo nella mente.
Occorreva fare una distinzione fra le innumerevoli arti comprese nella definizione, quindi, si
cercò di riorganizzarle in quelle utili e in quelle che procurano piacere. Questa classificazione fatta
dai sofisti riscontrò delle approvazioni ma si andò comunque avanti nella ricerca della suddivisione
infatti Platone le distinse in produttive e imitative. Aristotele si adoperò per dividerle in arti che
integrano la natura e arti che la imitano.
I greci contrapponevano invece arti liberali e arti ordinarie, quest’ultime più tardi vennero
chiamate col termine meccaniche. Le arti liberali erano quelle intellettuali, quelle ordinarie invece
necessitavano di lavoro manuale. Le prime vennero successivamente chiamate dai greci anche
“encicliche” che rendeva il nome moderno di enciclopedico e che significava “circolo formativo”
cioè che era di fondamentale importanza per una persona colta conoscerne il contenuto.
Quintilliano le classificò in tre gruppi: Teoretiche (Arti consistenti lo studio, ad es.
l’astronomia); Pratiche (gruppo di cui facevano parte le azioni ad es. la danza); Poietiche o
(che in greco significava produttive ad es. la pittura). Cicerone le suddivise a sua volta
apotelestiche
in maggiori medie e minori. Tra le maggiori inseriva la politica e l’arte militare, le medie erano
riservate a quelle intellettuali come la scienza, la poesia e la retorica, fra le arti minori tutte quelle
non entranti a far parte delle prime due, quindi anche la pittura. Sempre ciceroniana fu la
suddivisione in arti quasi mute e della parola. Plotino ripartì le arti in cinque categorie: (1) arti che
riproducono oggetti fisici (tra cui l’architettura); (2) arti che lavorano a fianco della natura (la
medicina o l’agricoltura); (3) arti che imitano la natura (come la pittura); (4) arti che perfezionano e
adornano le azioni umani (la retorica, la politica); (5) arti puramente intellettuali (la geometria).
Nessuna di queste ripartizioni riconosceva però le odierne belle arti come gruppo omogeneo.
2-La suddivisione delle arti liberali e meccaniche (Medioevo)
Nel medioevo insieme all’antico concetto di arte si mantenne anche l’antica classificazione
tra arti liberali e arti ordinarie. Le arti che nell’antichità erano state considerate inferiori cioè quelle
manuali, vennero nel medioevo riconsiderate e destate di maggiore attenzione. Fu in quel periodo
che gli venne dato il nome di meccaniche andando a sostituire il nome dispregiativo di “ordinarie”
dato dai greci.
Le arti liberali erano sette divise in due branche: arti umanistiche dette del trivio (artes
rationales); arti naturali o reali dette arti del quadrivio (artes reales). Le arti razionali erano tre,
grammatica retorica e dialettica, mentre le arti reali erano quattro, aritmetica, geometria,
astronomia, musica, in poche parole le scienze e la musica veniva compresa intesa come
musicologia conoscenza dei rapporti armonici tra i suoni.
L’elenco delle arti meccaniche venne ridotto a sette, eliminando le arti meno importanti, per
essere in linea con le arti liberali. Il primo elenco venne stilato da Rodolfo di Longo Campo detto
l’ardente, e comprendeva: ars victuaria( alimentare), lanificaria, architectura, medicina,
ardens
suffragatoria (concernente il voto), negotiatoria, militaria.
Un secondo elenco compare nel di Ugo di San Vittore dove le arti sono divise
didascalicon
in: lanificium (indumenti), armatura (fornisce riparo e strumenti di lavoro), agricoltura, venatio
(caccia), navigatio, medicina, theatrica.
Entrambe le ripartizioni possono considerarsi incomplete poiché all’una manca qualcosa
dell’altra, non si può dunque considerarle delle classificazioni, bensì delle selezioni come già detto,
delle arti più importanti effettuata secondo un punto di vista di rilevanza pratica.
3-Ricerca di una nuova suddivisione (Rinascimento)
Il Rinascimento mantenne le linee generali di quelle caratteristiche dell’arte stabilitesi
nell’Antichità, quindi l’arte intesa come creazione secondo regole. In quel periodo però si tentò di
accrescere il numero delle classificazioni, infatti, Johann Heinrich Astled , nel XVII sec., nella sua
elencò fino a 17 tipi di suddivisione delle arti: intellettuali, manuali, facili, difficili,
Encyclopædia
additive, sottrattive, antiche, moderne, indispensabili, superflue, oneste e disoneste. Dal
rinascimento al barocco fu un periodo molto importante perché fu allora che si riconobbe il
prestigio delle attuali belle arti, quali la pittura, la musica, la scultura, la poesia, ma purtroppo non si
riuscì a dare il giusto peso alla loro importanza nella scala delle classificazioni. Già Manetti aveva
provato a fare una distinzione delle arti, con poca utilità pratica ma con tanta ammirazione da parte
del pubblico, tuttavia con scarsi risultati. In seguito Lorenzo Valla e molti altri ci provarono a loro
volta ottenendo sempre lo stesso risultato di Manetti, ma nota positiva, fra tutti, era l’aver trovato in
quelle arti il tratto comune che consisteva nella bellezza, furono quindi ammesse solo le arti che la
comprendevano.
Francesco Bacone individuò un gruppo di arti che non erano basate né sulla memoria né sulla
ragione ma bensì sull’immaginazione. Grazie a questa individuazione si ebbe la separazione delle
belle arti dalle scienze e dall’artigianato. Tuttavia egli assegnò alla sfera dell’immaginazione
soltanto la poesia,poiché solo in essa vedeva l’espressione della fantasia umana.
4-Suddivisione delle arti in belle e meccaniche (illuminismo)
Soltanto nel periodo illuministico venne definito il termine belle arti. Già Francisco De
Hollanda aveva utilizzato la definizione in modo casuale, nel titolo di un suo libro, per identificare
la poesia e le arti figurative, ma non ebbe alcuna risonanza. Verso la metà del XVIII sec. Charles
Batteaux distinse quelle stesse arti dalle altre e le suddivise in belle e meccaniche in un suo libro
“Les Beaux-Arts réduits à un même principe”. Il suo gruppo comprendeva 5 arti: musica, poesia,
pittura, scultura e danza (o più precisamente l’arte gestuale). Compito delle belle arti era sia il
piacere che l’imitazione della natura, per quanto riguarda, invece, le arti meccaniche il loro scopo
era l’utilità. Egli aggiunse un terzo gruppo che comprendeva le arti piacevoli e quelle utili, era
formato cioè da architettura ed eloquenza. Batteaux e la sua definizione di belle arti ebbe subito
successo, e la comunità scientifica la accolse ma con una variazione: non riconobbe il terzo gruppo
ed inserì l’architettura e l’eloquenza tra le belle arti.
Dopo quindi questa riconosciuta separazione delle arti, tutte quelle che non rientravano tra le
“belle” furono etichettate come ordinarie, e fu dopo questa scissione che si arrivò a escludere dal
novero delle arti tutte quelle considerate ordinarie, di conseguenza la classificazione dalle arti era
relativa solo alle “belle”.
L’illuminismo si occupò in seguito della ripartizione delle arti cioè di tutta la produzione
umana ripartita in conoscenza, azione e produzione (scienza, moralità, belle arti). Gli inglesi
accettarono questa suddivisione e Kant contribuì largamente alla sua diffusione e consolidamento.
L’illuminismo si occupò poco della ripartizione delle belle arti tuttavia ne separò le arti letterarie
da quelle visive, dividendo la produzione di parole da quelle di oggetti. Sostenitori di ciò furono
Richardson, Dubos, Harris e Diderot, ma il più efficace fu Lacoonte: diceva che la pittura come la
poesia si avvale di vari segni, per la pittura sono i colori e le figure nello spazio, per la poesia sono
suoni articolati nel tempo.
La ripartizione di Kant fu più complessa. Nella egli propose una
critica del giudizio
distinzione delle arti in meccaniche ed estetiche e quest’ ultime in piacevoli e belle. A sua volta
ripartì le belle in arti della verità e dell’ apparenza, tra le prime menzionò l’architettura e tra le
seconde la pittura, e ancora tra arti che presentano oggetti già esistenti in natura e arti che
presentano oggetti già prodotti dall’arte. In un’ulteriore suddivisione distinse tanti tipi di arte,
quanti sono i modi di esprimere e trasmettere pensieri e sentimenti. Egli riteneva che i mezzi erano
tre: parole (si servono della poesia e dell’ eloquenza), suoni (la musica), e gesti (la pittura, la
scultura e l’architettura).
5-Suddivisione delle belle arti (Età contemporanea)
-dà forma all’ideale del bello
I. Arti Architettura -dà forma all’ideale del vero
formali o Intaglio o scultura Nello spazio
-dà forma all’ideale del bene
visive Pittura -dà forma all’ideale del bello
II. Arti Musica -dà forma all’ideale del vero
narrative Poesia Nel tempo
-dà forma all’ideale del bene
o visive Eloquenza -dà forma all’ideale del bello
Idealizzazione della natura
III. Arti -dà forma all’ideale del vero Nella vita
Educazione estetica
sociali -dà forma all’ideale del bene
Idealizzazione sociale
Libelt nel suo libro suddivise le arti secondo l’ideale verso
Estetica ovvero scienza del bello
cui tendono che può essere un ideale di bellezza, di verità o bene, inoltre le suddivise a seconda se a
tale ideali danno forma nello spazio nel tempo o nella vita.
Nella seconda metà del XIX sec. Si fecero tante distinzioni come ad es. arti che si rivolgono
all’udito, altre alla vista, quelle che esigono degli esecutori (musica) e altre no (pittura). In seguito
si cominciò a dividere le arti figurative e quelle non figurative, oppure concrete ed astratte,
semantiche e asemantiche, ma la più diffusa fu quella tra arti pure e applicate. Vennero applicati
vari principi di divisione come a seconda dei sensi a cui si rivolgono, ai metodi di esecuzione,
all’uso che se ne fa, degli elementi artistici. Nonostante però i vari principi da cui partivano la
conclusione era per lo più univoca cioè le arti si suddividevano negli stessi gruppi e l’unica cosa
che li divideva fosse il principio di base.
Dessoir descrisse la sua teoria in una tabella del 1906.
Arti spaziali Arti temporali Arti imitative
Arti immobili Arti gestuali Arti rappresentative
Arti che si servono Arti che si servono di movimenti e suoni Arti che ispirano associazioni
di immagini determinate
Scultura Poesia
pittura danza
architettura musica Arti produttive
Arti astratte
Arti che ispirano associazioni
indeterminate
In oltre Dessoir aggiunse che “pare non esista un sistema delle arti tale da soddisfare tutte le
esigenze”
Altri tentativi di classificazione furono avanzati da Volkelt nel 1909, distinguendo arti di
contenuto oggettivo e soggettivo, formali e gestuali, effettivamente corporee e apparentemente tali.
Anche WIze propose una distinzione tra arti visive sonore e gestuali.
Tra le classificazioni contemporanee si distinguono due tipi massimalista e minimalista,
massimalista fu quella di Souriau che divise quelle che operano con la linea , la luce, il colore, il
volume, il movimento, i suoni articolati e inarticolati, riproponendo il numero sette caro al
medioevo, ma realmente era il doppio poiché ognuna ammetteva due possibilità es. : arte astratta e
arte che imita la realtà. Maggiormente accettata fu la concezione minimalista che mette in dubbio
qualsiasi tentativo di classificare le arti perché non viene ben determinato il loro ambito, in generale
si annoverano tra le arti quelle che hanno un loro esecutore, una propria denominazione autonoma,
una propria tecnica.
Tra queste numerose classificazioni alcune possono essere prese come la classificazione tra
arti oggettuali e arti verbali.
Capitolo 3° L’arte: storia del rapporto tra arte e poesia
1-le idee nostre e quelle dei Greci sull’arte
I termini poesia musica architettura e plastica sono tutti di origine greca ma venivano
originariamente usati con altro significato di genere più ampio, ed es. poesia indicava una
produzione in genere e poeta era una qualsiasi produttore. Solo col tempo assunsero un significato
più ristretto, pari a quello odierno. Ciò non voleva dire che non esisteva affatto la concezione di arte
ma differiva dalla nostra. Lo schema delle arti era diverso: la poesia era solo parlata e la musica era
essenzialmente vocalica, all’architettura appartenevano templi, porte di città e edifici pubblici, ma
non comprendevano abitazioni civili. Il loro concetto di arte era diverso da quello moderno,
rientravano a far parte di un unico concetto sia la musica che la danza che l’arte della parola
accomunate tutte dalla lingua come mezzo, connessa questa alla melodia e al ritmo. Quelle che noi
riteniamo far parte di uno stesso settore artistico era obiettato dai greci, che dividevano quindi arte
visiva da poesia.
2-Il concetto di arte
Gli artisti erano considerati artigiani mentre i poeti una specie di filosofi e vati.
I greci definivano arte qualsiasi produzione esperta eseguita secondo principi e regole (erano
artisti quindi anche architetti, scultori, carpentieri e tessitori allo stesso livello. Aristotele definiva
l’arte come la capacità di eseguire qualcosa con adeguata perizia “un sapere produttivo”, per questo
i greci consideravano l’arte un’attività intellettuale. Le belle arti non facevano per niente parte di
una loro suddivisione semmai le arti furono divise in liberali e servili a seconda dello sforzo che
richiedevano. I greci a dire i vero distinguevano arti “superiori” e “inferiori” e lo scultore era
inserito tra le arti inferiori per lo sforzo fisico che doveva affrontare, considerato cosa degradante.
3-Il concetto di poesia
Il concetto di poesia era diverso da quello di arte per i greci perché la poesia era fatta di
regole mentre l’arte era pura invenzione individuale.
Il legame invece era con la profezia poiché il poeta era considerato vate e animato da spirito
divino, capace di guidare gli animi dal momento che non era sapere tecnico ma intuitivo.
Gli antichi vedevano il rapporto dell’uomo con le cose diviso tra chi le cose le conosce e chi
le produce, la poesia , dal momento che non produce apparteneva alla categoria conoscitiva. I greci
suddividevano la poesia in contenuto e forma, il contenuto è la fonte di ispirazione mentre la forma
è l’espressione in versi. Nacque da qui una concezione dubbia di poesia perché se l’espressione
poesia indica la formulazione di versi allora manca un termine per indicare la poesia in senso
proprio. Aristotele sciolse i dubbi distinguendo la poesia in ispirazione poetica da in lato e arte
versificatoria dall’altro.
Per i greci poesia e musica venivano incluse nello stesso gruppo perché la poesia veniva
cantata e la musica era allora vocalica, erano dunque entrambe produzioni acustiche.
La poesia veniva distaccata dalle arti visive poiché la prima apparteneva ad un livello alto
mentre le seconde ad uno basso, parimenti al lavoro del carpentiere o del cavapietre, considerati
lavori manuali che constano fatica. Oggi questa due categorie sono unite da un punto comune che è
quello estetico.
4-Il concetto di bello
I greci non davano molta importanza al bello, il termine bello era l’equivalente di
“apprezzabile” o “buono”, a differenza del significato che gli attribuiamo noi oggi, Platone ad
esempio usava il termine bello “morale” per indicare il carattere. Potrebbe avere una certa
equivalenza con simmetria ma i greci la intendevano come regolarità non percepita ma conosciuta
dettata dalle regole.
Questo concetto non contribuì al nascere dell’odierno concetto di belle arti perché quel
concetto era più tendente alla matematica e alla metafisica che all’estetica. Il concetto, invece più
prossimo fu quello di euritmia, che affermava sì la regolarità ma non matematica piuttosto sensibile
ottica e acustica. L’euritmia è calcolata appositamente per la percezione sensoriale ed è per questo
che soltanto essa si lega all’arte.
I greci quindi si divisero tra coloro che sostenevano la simmetria (gli architetti più antichi) e
quelli che approvavano l’euritmia che sostenevano cioè l’idea di trovare dei rapporti che parevano
belli ai sensi (arte illusionistica)
5-Il concetto di creatività
Nel periodo moderno si accostò la poesia alla musica e alle arti visive unite dal fattore realtà
che l’artista riproduce in esse, ma l’originalità non fu molto apprezzata poiché persisteva l’idea che
l’arte non dovesse uscire fuori dagli schemi classici.
La produzione artistica era ritenuta un’attività ripetitiva in cui figuravano sempre 3 fattori: il
materiale, cioè la natura; il lavoro che non si differenzia da quello dell’artigiano; e la forma, una ed
eterna. Mancava un quarto fattore ovvero l’artista libero e creativo.
6-Apate, katarsis, mimesis
I greci si accorsero presto che l’arte non suscitava solo percezione, ma anche illusione,
azione emotiva, scoperta d cose irreali sebbene simili alle reali. I tre concetti corrispondenti sono
illusione, purificazione delle passioni e riproduzione o imitazione, esistenti gia in Grecia apatetica,
catartica e mimetica, formulate però pensando alla poesia e non alle arti visive.
crea situazioni apparenti facendole credere reali (forza
La teoria apatetica o illusionistica
incantatrice dalla parola) è una sorta di magia sullo spettatore. Si può dire con certezza che fosse
opera di Gorgia, nell’encomio di Elena egli cita l’illusione e la magia come basi dell’arte.
Poesia e musica inducono a sensazioni forti che scuotono, ciò provoca lo
La teoria catartica.
sfogo delle emozioni e l’uomo con ciò si purifica, per Gorgia quindi la poesia è uno
sconvolgimento emotivo. I primi espositori del concetto furono probabilmente i pitagorici il quale
motto affermava che per la purificazione del corpo ci pensava la medicina mentre per quella
dell’anima ci pensava la musica.
La base di questa teoria era la creazione dell’illusione, di oggetti irreali,
La teoria mimetica.
di immagini, di fantasmi. Si chiama mimetica perché è imitazione della realtà cioè l’illusione della
riproduzione di oggetti reali. Questa teoria, come anche la precedente, fu inizialmente applicata solo
alla poesia.
7-Platone: due generi di poesia
Platone asserì che esistono due generi di poesia ovvero una ispirata e una artigianale. La
prima scaturisce dal furore poetico ed è astratta ed elevata, la seconda dalla capacità dello scrittore
ed è concreta messa però al livello delle attività artigianali. È qui presente la radicale
contrapposizione tipicamente platonica, delle due sfere d’azione, semidivina e meramente umana.
8-Aristotele: primo avvicinamento di poesia e arte
Aristotele rifiutò la concezione platonica di livello superiore ed inferiore dell’arte e
mantenne un livello inferiore valido sia per la poesia che per l’arte. Venendo meno la creatività
ispirata restò solo un genere di poesia ovvero quella mimetica. Furono quindi uniti i due campi fin
ora concettualmente opposti, arti visive (architettura scultura e pittura) e acustiche ( poesia musica e
danza) pose tutte ad uno stesso livello verso il basso. Ciò che li accomunava era quindi l’imitazione
e la riproduzione della realtà che non era somiglianza con essa ma il piacere provocato dal ritmo e
dall’armonia. Questo includeva il concetto di catarsis, e rendeva a volte la teoria antitetica.
9-L’ellenismo: secondo avvicinamento di poesia e arte
Si cominciò nell’epoca ellenistica a ricercare elementi nell’arte fino ad allora appartenuti
esclusivamente alla poesia, come per esempio elementi spirituali, creativi e divini. Le caratteristiche
di saggezza e ispirazione venivano ora attribuite anche ad artisti e scultori.
Cicerone incluse tra gli uomini eccellenti soltanto i poeti perché disse che la poesia dipende
solo da una capacità innata, essa è il prodotto di un’attività puramente spirituale ed è evocata da uno
strano soffio divino. Ma la sua tesi ebbe pochi risvolti.
Secondo la nuova concezione il lavoro degli artisti è: spirituale; individuale, non ripetitivo;
libera creazione; ispirazione divina; raggiunge gli animi. Scomparve quindi il tradizionalismo e si
diede il vi alle novità, la poesia fu dunque libera di esser creata a immaginazione del poeta. Insieme
alla crescita del culto dell’arte crebbe anche la posizione sociale dell’artista, tant’è che la pittura fu
inclusa nell’educazione ai giovani. Nell’arte il nuovo concetto fu l’immaginazione e non più
l’imitazione.
10-Il medioevo: rinnovata separazione di poesia e arte
Il cristianesimo privò l’arte del significato raggiunto in Grecia, essi dicevano che la
spiritualità non poteva provare simpatia per il bello sensibile perché essa appartiene solo alla natura
creata dal signore e no all’arte. Si ebbe così un ritorno alla tradizione e l’originalità non venne più
vista di buon occhio e non contò più nulla. Ritornò con essa la superiorità intellettuale rispetto
all’arte manuale e la suddivisione di arti liberali e meccaniche secondo l’antico modello della
Grecia classica in cui la pittura era inferiore alla poesia in quanto meno utile da un punto di vista
morale. E non solo, né poesia né pittura rientravano a far parte della categoria arte, criterio di scelta
era l’utilità e entrambe non risultavano esserlo rispetto al tessitore, all’agricoltore o al soldato.
L’utilità della pittura era molto scarsa e la poesia era considerata una preghiera o una confessione
piuttosto che un’arte.
11-L’età moderna: avvicinamento definitivo di poesia ed arte
Un cambiamento fu portato dal rinascimento dove l’arte venne liberata da restrizioni imposte
da scopi morali e divenne di nuovo fine a se stessa e bella. Il promotore fu Marsilio Ficino che
abbattè i canoni della tradizione e fece rinascere la libera creatività, l’individualità,
l’immaginazione, l’ispirazione. L’arte venne quindi connessa al bello consapevolmente, infatti
come affermarono anche grandi artisti quali Leonardo Da Vinci e Leon Battista Alberti l’essenza
delle arti è pensiero cosciente. Arte e bello furono finalmente uniti. Ritornò il motto graziano ut
pictura poësis (la pittura è come la poesia) ma con una modifica, pittura e poesia non erano
analoghe perché la poesia doveva costruirsi sulla base della pittura, facendo emergere dunque il
valore della stessa, ed elevandola rispetto alla poesia.
12-Nuova separazione di poesia e arte
Una voce rilevante si fece sentire a favore della separazione di poesia e arte visiva. Lessing
nel 1766 separò la pittura dalla poesia in quanto la prima apparteneva all’arte spaziale e la seconda
all’arte temporale, ciò significava per lui che era sbagliato unirle.
Schelling nei primi dell’800 sosteneva anch’egli la separazione di arte e poesia perché la
prima era tecnica ottenuta per mezzo di lavoro ed esercizi coscienti mentre la poesia era un dono
innato, pari a quanto affermavano i greci. Anche Goethe era dello stesso parere per cui l’arte era
dovuta al pensiero mentre la poesia all’ispirazione. Bonnard e Matisse distaccarono anche loro
poesia ed arte dicendo che quest’ultima si fosse dovuta limitare alle forme che le sono proprie e
volendo citare una formula latina “ut pictura pictura” “ut poësis poësis”. Agostino aveva già posto
questa dualità e anche il 700 aveva già distinto beaux arts da belles lettres.
Le differenze fondamentali gia affermate dai greci furono: le arti visive mostrano cose, sono
immediate, sono concrete ed offrono immagini; mentre la poesia mostra dei segni, non è immediata
e opera solo con astrazioni. Capitolo 4° Il bello: storia del concetto
1-Evoluzione del concetto
Il termine latino per indicare bello era usato nell’antichità e nel medioevo ma
pulchrum
scomparve per dar posto al nuovo termine ovvero che deriva da che poi fu sostituito
bellum bonum
dal diminutivo abbreviazione di
bonellum bellum.
DESCRIZIONE APPUNTO
Riassunto per l'esame di Estetica, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente Estetica, Tatarkiewicz. in cui sono ben sintetizzati questi argomenti: storia concetto arte, concetto poesia, concetto di "bello", creatività, suddivisione arti in belle e meccaniche, teorie di Platone e Aristotele, la “Grande Teoria” dell’estetica europea.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vipviper di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università La Sapienza - Uniroma1 o del prof Montani Pietro.
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