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Damone hanno incontrato una opposizione nell'ambito di correnti filosofiche scettiche; ma il sintomo più
vistoso si può rilevare proprio negli stessi testi di Platone e Aristofane: infatti la polemica verso i musicisti,
verso i teorici e la cultura musicale sta a testimoniare che vi erano correnti di pensiero vive ed operanti che si
contrapponevano al filone pitagorico-platonico.
Aristotele: la musica come disciplina liberale e nobile
Aristotele riprende tutti i temi del pensiero platonico, eppure ne trasforma profondamente lo spirito,
immettendo nel filone dell'estetica pitagorica, damoniana e platonica, le istanze del proprio pensiero
edonistico.
Aristotele tende a dimostrare il carattere di superiore razionalità matematica che informa tutta l'armonia,
immagine diretta dei rapporti numerici che reggono l'universo. Ma in realtà cerca una mediazione tra la
tradizione demoniana e i suoi avversari.
Per Aristotele la musica ha come fine il piacere e come tale rappresenta un ozio cioè qualcosa che si oppone
al lavoro. Se la musica è un'occupazione per il tempo libero, proprio per questo motivo viene definita da A
come disciplina liberale e nobile; ma in questa prospettiva viene ad accentuarsi la contrapposizione tra
l'ascolto e il conseguente diletto ad esso connesso da una parte e l'esecuzione vera e propria dall'altra. Il
primo è attività manuale, degna di un uomo libero, la seconda è un mestiere.
Se la musica viene accettata come metodo educativo allora dovremo trovare il modo giusto di insegnarla. La
pratica musicale deve fermarsi quando giunge alle soglie del virtuosismo, quando porta ad un'eccessiva
fatica.
Aristotele per chiarire i rapporti tra la musica e il mondo etica aveva di fronte due modelli secondo la teorica
che si richiamava più direttamente al filone pitagorico, la musica sarebbe in relazione diretta con l'anima,
perché l'anima, come la musica è armonia e perciò la musica può riportare l'armonia quando essa fosse
turbata. Aristotele esamina in modo molto più circostanziato la teoria damoniana secondo cui a ogni armonia
corrisponde un determinato stato d'animo o ethos ma il suo atteggiamento è assai più elastico e tende ad
ammettere tutte le armonia. L'arte è imitazione e suscita sentimenti, perciò è educativa in quanto l'artista può
scegliere più opportunamente la verità da imitare ed influire cosi sull'animo umano. Il beneficio morale che
può venire all'uomo dalla musica passa attraverso la catarsi. Secondo alcuni studiosi A intendeva la catarsi
come una specie di medicina omeopatica.
Dal mondo antico al Medioevo
La rinascita del pitagorismo neoplatonico
I padri della chiesa operano una netta distinzione tra la musica pagana, cioè la musica diffusa prima
dell'avvento del cristianesimo, e la nuova musica cristiana, il nuovo canto strumento di salvezza. La
discriminante di valore tra le due musiche non è tanto di carattere formale ma si riferisce piuttosto al diverso
contenuto.
Dal punto di vista formale si direbbe che la differenza tra le due musiche si possa intravedere nel diverso
grado di armonia che esse riflettono. Il nuovo canto compose l'intera creazione in un ordine melodioso e
accordò insieme gli elementi discordi. Clemente ed altri padri della chiesa in fondo attribuiscono alla musica
gli stessi poteri che gli antico pitagorici le attribuivano. Anzi sembra che non sia estranea al pensiero di
Clementi non solo l'idea che la musica abbia il potere di porre armonia tra elementi discorsti ma che
l'universo stesso sia costituito di musica e quindi di armonia. Gli stessi poteri che gli antichi attribuivano a
Orfeo adesso vengono attribuiti al biblico cantore Davide.
Il canto sacro assume la funzione di strumento ausiliare della preghiera con il fine di renderla più accetta
grazie al pizzico di lusinga che l'elemento musicale può conferirle.
Il valore educativo della musica viene riaffermato, anche se con sfumature diverse, da Giovanni Crisostomo
arcivescovo di Costantinopoli. Per lui è Dio stesso che ha dato alla musica questo potere per aiutare l'uomo
nella sua indolenza. Dio ha mescolato melodia e profezia in modo che, deliziati dalla modulazione del canto,
tuti possano con grande fervore rivolgergli sacri inni. Il potere di addolcire lanimo connesso alla musica si
estende anche al suo uso non religioso: uomini, donne contadini e marina, cercano di allevaire la fatica del
lavoro con un canto.
Il valore pedagogico della musica va anche pltre l'affermazione dell'opportunità di mescolare l'utile dulci. La
musica ha in sé un suo significato religioso perché è fatta di numeri e quindi di armonia.
Musica come scientia bene modulandi
Agostino articola tutto il suo ragionamento nel trattato De musica, attorno alla definizione ormai divenuta
celebre di Musica come scienza. La musica è anzitutto una scienza e in tal senso impegna la nostra ragione.
La musica deve diventare una scienza spogliandosi di tutti gli elementi non conformi ad una assoluta
razionalità. Il piacere non deve essere un fine ma può accompagnarsi alla comprensione razionale della
musica solo nella misura in cui è controllato. Vi è dunque una gerarchia dell'arte musicale: al livello più
basso si ha la musica istintuale come il canto dell'usignolo; poi i suonatori di strumenti dove la musica è
imitazione, cioè imitazione di maestri che insegnano a suonare. L'agilità delle dita appartiene solo al corpo e
non allo spirito; l'essere un buon esecutore è indipendente dal possedere la scienza della musica.
Agostino nell'ultima parte della sua opera si pone di delineare una specie di gerarchia numeri – suoni in
relazione al principio che l'anima non può mai essere sottomessa al corpo e che il corpo agisce solo se
sollecitato da un moto dell'anima. L'anima quindi si manifesta enl suo movimento cosciente e razionale verso
il corpo; movimento significa per l'appunto numero, relazione misurabile. Se la musica è essenzialmente un
movimento misurabile e ordinato bisogna concludere che la sua sorgente è tutta interiore e solo
secondariamente. Agostino vuol dimostrare che la musica dipenda esclusivamente dall'anima.
Il problema fondamentale della sua estetica riguarda quale gradi di liceità vi è nella bellezza generale, nella
varietà dei suoi, dei colori e delle forme. Secondo lui la bellezza superiore si riflette in qualche misure in
tutte le forme di bellezza. L'anima deve perciò sempre risalire al modello eterno della bellezza e riconoscerla
ovunque.
Boezio e la musica mundana
IL De institutione musica di Boezio è soprattutto un trattato di armonia di isirazione pitagorica. Il punto di
partenza è Platone: la musica, afferma Boezio è un fatto connaturato alla natura umana come alla natura di
qualsiasi altro animale, in quanto tutti gli essere hanno un potere percettivo. L'uomo in quanto animale può
sentire la musica, ma comprenderla significa conoscerne le priprietà e riflettere razionalmente su di essa.
Quindi musica come scienza.
Boezio è l'erede più fedele per pensiero classico. La famosa suddivisione della musica secondo tre generi
diversi è anch'essa di derivazione classica e pitagorica. Mondana, umana e musica degli strumenti.
Per Boezio la musica mondana non è altro che la musica delle sfere e si identifica al limite con il concetto
stesso di armonia in senso lato. La musica mundana non è prodotta solo dal movimento degli astri ma anche
dal succedersi delle stagioni e da tutti i movimenti ciclici e ordinati della natura. Perciò questo suono va
identificato come armonia e la sua udibilità diventa un fattore secondario. La musica mundana è l'univa vera
musica. La musica umana è l'armonia psicofisica che regna nell'uomo.
Il Medioevo
Il rapporto con la musicologia greca
L'interesse per la possibile rilevanza religiosa della musica diminuisce parallelamente alla sua progressiva
mondanizzazione mentre cresce l'interesse per i suoi reali problemi compositivi ed esecutivi con una
evidente presa di coscineza delle differenze tra i vari stili.
Pedagogia musicale
Il trattato Musica Enchiriadis di Hucbald appare più legato alla preoccupazione di servire all'insegnamento
pratico che all'indottrinamento teorico. L'intento pedagogico che porta naturalmente ad una maggior
aderenza ai problemi pratici, è legato anche all'utilizzazione liturgica della musica e quindi alla necessità di
istruire cantori. Secondo Hucbald c'è un possibile rapporto tra musica mondana e musica umana: la seconda
diventa simbolo ed espressione tangibile della prima, cosicché pedagogia musicale assume le vesti di
introduzione e via d'accesso a Dio. Il concetto di soavità e quello di dolcezza ricorrono spesso nel suo
trattato. Ma la cosa più interessante è come, nel trattato Scholia enchiriadis, cerchi di trovare un fondamento
razionale alla bellezza sensibile della musica; il numero che regge dall'interno i rapporti tra i suoni
rappresenta la giustificazione e la spiegazione della loro dolcezza e soavità. Il numero è ciò che dà una
consistnza alla musica e la garantisce nei confronti della distruzione ad opera del tempo. Infatti il suono di
per sé passa in fretta, mentre il numero rimane.
Le precedenti definizioni della musica (bene modulanti, scientia ecc) acquistano ora un significat più preciso
e la soavità dei suoni viene sottratta ad un ambito puramente edonistico e quindi non razionale. Hucbald lega
l'armonia all'idea stessa di musica, la quale diventa il tramite con cui l'armonia coscmica si rende manifesta
all'uomo. L'inserimento della musica tra le discipline matematiche si giustifica no solo in base ad una
concezione astratta che considera la musica solo come teoria, scartando ogni risvolto pratico, ma per a
razionalità stessa dei rapporti tra i suoni che costituisce nell'insieme l'armonia musicale.
Nascita della polifonia, e nuovi problemi teorici
I primi tentativi di polifonia nascono intorno al 1000. quindi i problemi centrali saranno ora quelli del ritmo e
della grafia.
Nel trattato Ars Cantus Mensurabilis di Francone di Colonia della fine del XIII secolo testimonia il nuovo
interesse sui problemi del contrappunto e della musica misurata. Nel suo trattato non parla nemmeno dei
problemi di definizione e suddivisione dei vari tipi di musica. La musica misurata e il problema del ritmo con
la pratica polifonicasono al centro del suo pensiero.
Il dibattito sull'ars nova
la famosa bolla del 1322 con cui papa Giovanni XXII condannava l'ars nova e le nuove tendenze moderniste
nella musica è