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EMPATIA
POWERPOINT 10
DIAPOSITIVA 1-2: MACACHI E NEURONI SPECCHIO
Si è iniziato a parlare di empatia già nell'antica Grecia, per poi riprenderla notevolmente fra l'800 e
il 900 in Germania: tutte le teorie filosofiche tendono a distinguere empatia da simpatia, ma sempre
senza avere prove empiriche a riguardo.
Le prove empiriche sono arrivate negli ultimi 15 anni, quando Giacomo Rizzolatti, capo di un team
di neurofisiologi ha scoperto, lavorando sui macachi e collegando i loro cervelli a elettrodi che ne
registravano l'attività cerebrale, che quando il macaco osservava lo scienziato mentre mangiava il
gelato, le macchine registravano un'intensa attività cerebrale. Gli scienziati così scoprono che si
erano attivati dei neuroni che avrebbero dovuto attivarsi se fosse stato il macaco stesso a mangiare il
gelato. Denominano questi neuroni “neuroni specchio”, che si attivano non solo quando il soggetto
fa una certa cosa, ma anche quando la vede fare. Questi neuroni si esprimono in modalità “as if”,
ovvero “come se” quella cosa la stessi facendo io.
DIAPOSITIVA 3: THE EXPRESSION OF THE EMOTIONS IN MAN AND ANIMALS
Il nostro corpo capisce perfettamente lo stato d'animo dell'altro a seconda delle sue espressioni. Ci
si immedesima, si prova qualcosa con qualcun altro.
DIAPOSITIVA 4: HAL
Non c'è empatia solo fra gli essere umani: ci può essere anche l'empatia della macchina nei
confronti dell'essere umano. Nel film “2001: odissea nello spazio” a un certo punto all'equipaggio
viene il sospetto che Hal, il computer di bordo, non sia solo una macchina, ma che abbia sviluppato
un'autocoscienza. Quando iniziato strani problemi, i due protagonisti cercano di comunicare fra loro
senza farsi sentire dalla macchina. Il computer vede che parlano e legge le loro labbra, capendo cosa
stanno dicendo senza sentire cosa dicono.
Questo è un caso in cui la macchina è diventata come un essere umano perché ha delle reazioni
emotive non da macchina.
DIAPOSITIVA 5 → 9: BLADE RUNNER
Film tratto dal romanzo di Dick “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”: in un epoca post
atomica, l'uomo è sopravvissuto, ma moltissime specie animali si sono estinte: gli animali rimasti
costano molto, quindi alcune aziende ne realizzano di meccanici, identici a quelli veri.
Il protagonista è un cacciatore di taglie costretto a ritirare 6 androidi fuggiti da una colonia
marziana. Deckard è spinto dalla volontà di acquistare un vero animale per sostituire la sua pecora
elettrica, ma dovrà scontrarsi con una nuova generazione di droidi, i Nexus 6. Deckard verrà sedotto
da Rachel, una droide che susciterà in lui il dubbio di quale sia il confine tra ciò che è organico e ciò
che non lo è, ma soprattutto sul senso dell'umano: se è umano prendersi cura degli altri esseri
viventi e proteggerli, fino a che punto è umano uccidere un androide che si sente vivo?
Harrison Ford è il protagonista, il cacciatore di androidi che si innamora della persona sbagliata: il
suo problema è quello di distinguere i droidi dagli esseri umani. Per farlo, il sospetto viene
sottoposto ad un test per l'empatia denominato Voigt-Kampff, che consiste in un interrogatorio
condotto con un dispositivo puntato sull'occhio dell'interrogato. Il replicante, di fronte alle domande
pensate per suscitare un'emozione precisa nell'interrogato, tradisce la sua natura in seguito
all'impossibilità, dovuta alla mancanza del bagaglio di esperienze tipico di un essere umano, di
controllare le proprie emozioni. Per la riuscita del test sono infatti fondamentali i tempi di reazione
alle domande. Certo, se un essere umano ha dei problemi psichici e ha tempi di reazione diversi, è
un grosso problema.
Alla fine del film un androide salva il protagonista, ovvero l'umano che voleva la sua morte.
DIAPOSITIVA 10: “TORTURE” DI BOTERO
Effetto specchio (mirror): è come se fossimo noi a subire le torture.
DIAPOSITIVA 11: NEUROESTETICA
Una terza via rispetto alle altre due definizioni di estetica: la neuroestetica studia le prassi corporee
e sensoriali implicate nell'esperienza dell'arte, unendo le definizioni 1 e 2 di estetica (percettologia e
teoria dell'arte). In pratica studia che cosa succede ai cervelli davanti a un'opera d'arte.
DIAPOSITIVA 12: “LE GESTA DI ERCOLE”, POLLAIOLO
Senza dubbio è un'immagine, ma davanti ad essa mi sembra di sentire la schiena scricchiolare.
Questo dimostra che ci può essere un'empatia delle immagini.
DIAPOSITIVA 13: “DE BELLO CIVILI”, APPIANO
Nella situazione di tensione dopo il pugnalamento di Cesare, qualcuno erige un'effigie di Cesare
stesso fatta di cera. Questa effigie riporta fedelmente le tracce delle 23 pugnalate subite dal vero
corpo, ormai nella bara. Il popolo, non sopportando tale vista poiché gli procurava grande dolore,
diede fuoco al luogo dove Cesare venne ucciso, il Senato.
Il potere delle immagini: esse non solo di fanno allontanare o avvicinare al quadro, ma addirittura
portano a azioni estreme, come dare fuoco al Senato.
DIAPOSITIVA 14: “I TRE BAMBINI IMPICCATI”, CATTELAN
Sono tre fantocci iper realistici (tuttavia chiaramente fantocci) che raffigurano tre bambini impiccati
a un albero in una delle piazze più trafficate di Milano.
In questo caso si ha un effetto PERTURBANTE (avviene quando qualcosa che ci è familiare ci
svela anche solo un piccolo dettaglio che non lo è: in questo caso non torna che i fantocci, pur
essendo impiccati, abbiano gli occhi aperti e non sembrino morti).
I tre inoltre, oltre a non sembrare per niente morti, sembrano giudicarci a guardarci dall'alto, come
dire “I piccoli giudicano i grandi”. L'opera è stata fatta per attirare l'attenzione sugli abusi che i
bambini subiscono: per farlo, ha bisogno di qualcosa di shockante. L'opera deve stare in piazza e
non in un museo perché Cattelan vuole i commenti e le reazioni di tutti.
A un certo punto un muratore tenta di tirare i tre manichini giù dall'albero: ovviamente egli sa che
non sono bambini veri, ma giudica la loro presenza intollerabile. Perché? Perché è intollerabile e
basta, il suo cervello non ci può fare niente: nonostante razionalmente sappia che si tratta di
immagini, continua a vederci un essere umano; è il contrasto fra il sapere e il sentire, tra la
conoscenza intellettuale e quella corporea (come i segmenti che sono uguali ma che sembrano
diversi). È un caso di empatia negativa: la persona prova lo stesso dolore dei bambini, il che suscita
un ribrezzo tale da decidere di dovere fare qualcosa.
DIAPOSITIVA 15: ANDROIDI
Più le macchine di assomigliano, più sarà più facile per l'uomo relazionarsi con esse, empatizzare
con loro e immedesimarsi in loro.
Più il robot ci somiglia più ci sta simpatico, la familiarità crolla quando è troppo simile e quindi mi
aspetto che sia un uomo. A quel punto, non si notano più le somiglianze ma le differenze.
DIAPOSITIVA 16/17: CARTONI ANIMATI E PIXAR
Final Fantasy aveva come obiettivo quello di ingannare lo spettatore il più possibile: i protagonisti
dovevano essere “more human than human”, ma fu un flop.
Invece gli Incredibili, prodotto tre anni dopo, ha avuto un successo enorme perché la Pixar ha
deciso di non spingersi troppo in là. POWERPOINT 11
DIAPOSITIVA 9: IRAQ E KOSOVO
Il moto di immedesimazione può essere manipolato dai mass media senza che ce ne accorgiamo:
nella guerra del Kosovo le stesse immagini dei bambini che morivano sotto i bombardamenti erano
usate sia da una parte che dall'altra. L'immagine si presta a questa manipolazione.
DIAPOSITIVA 10: BANSKY
Davanti alle immagini di sofferenza dobbiamo tenere conto del fatto che magari un allargamento di
campo può fare cambiare totalmente le cose, come ci dice Bansky: le immagini che mettono al
centro della loro attenzione qualcosa inevitabilmente tagliano fuori qualcos'altro.
DIAPOSITIVA 11/12 → ARTE ASTRATTA
Per immedesimarsi in un dipinto non c'è bisogno di vedere per farza corpi umani: possiamo anche
farlo con immagini astratte.
11 → il dipinto di Pollock è fisso e statico ma in realtà ci parla di un movimento, come se
• fosse un elettrocardiogramma.
12 → capisco i tagli nella tela di Fontana perché ho tagliato anche io qualcosa in vita mia.
•
DIAPOSITIVA 13 → GIACOMO RIZZOLATTI “SO QUEL CHE FAI”
(Vedi sopra)
Con questa scoperta, Rizzolatti crede di avere trovato la base biologica grazie alla quale noi
riusciamo a stare in gruppo: si crede che i neuroni specchio siano alla base dell'intersoggettività.
Certo, la persona è anche altro oltre ai neuroni specchio, ma comunque senza di essi guarderemmo
gli altri senza capire cosa fanno.
DIAPOSITIVA 14 → ESPERIMENTO SUI NEURONI SPECCHIO
Beatriz Calvo-Merino ha preso un gruppo di persone (maschi e femmine) composto da ballerini di
danza classica, ballerini di capoeira e da non ballerini professionisti.
Ha sottoposto il gruppo alla visione di alcuni video di danza classica e di capoeira, monitorando la
loro attività cerebrale:
ballerini di danza classica → i loro neuroni specchio sparavano alla vista di video di danza
• classica
ballerini di capoeira → i neuroni sparavano alla vista di video di capoeira
• non ballerini → i neuroni specchio sparavano in modo debole alla vista di entrambi i tipi di
• video: questo perché nella loro vita hanno provato a ballare almeno una volta, e sanno cosa
vuol dire e perciò riescono a empatizzare e immaginare l'esperienza dei ballerini.
DIAPOSITIVA 16: IMMEDESIMAZIONE
Vuol dire “sentirsi il medesimo”. Non c'è niente di più immedesimato della coppia madre-figlio,
perché il neonato per diverso tempo non sa di essere separato dalla madre e dal canto suo nemmeno
la madre non ha interrotto la simbiosi con il bimbo: tagliare il cordone ombelicale non significa
separare la madre dal bambino.
DIAPOSITIVA 17: “MOTHER AND THE BABY”, RON MUECK
Dimostrazione che non basta avere un cordone ombelicale per far sì che la simbiosi ci sia e
viceversa: in questo caso il cordone c'è, ma la madre dimostra un notevole deficit empatico, per il
quale forse il bambino in futuro svilupperà una forma di autismo. Un'ipotesi sulle cause dell'autismo
è appunto che esso sia causato da una carenza di empatia che inizia a livello intrauterino, oppure a
causa di un deficit nella popolazione dei neuroni specchio.