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UTILITÀBATTEUX

La classificazione delle arti di Batteux influenza notevolmente il dibattito successivo sulla classificazione delle arti, egli scrive che le arti sono significative per ragioni diverse ovvero sostiene che le arti hanno costruito città e civilizzato gli esseri umani e sono destinate alcune a servizi, alcune a incantarci l'architettura è l'unione della capacità di servirci e di incantarci. Altre a fare sia uno che l'altro e7 Belle Arti = 5 B (belle) +2 B+U (belle + utili) = Architettura ed Eloquenza. Egli supera la posizione antica secondo la quale esiste una proporzionalità diretta tra l'utilità di un'arte e la mediocrità del suo posizionamento all'interno di un sistema gerarchico e ritiene che la relazione tra l'utilità e il piacere non sottintenda l'esclusione dell'insieme delle belle arti. UTILITÀ L'utilità è il simbolo di quel.riferimento simbolo della misura umana ideale e quindi allo spazio-temporalità. L'utilità aggiunta alla bellezza non la impoverisce ma la nobilita perché significa fondare l'amorfè sull'èidos, si fonda sull'idea di cosa sia un uomo nella sua essenza con i suoi bisogni e le sue aspirazioni. Fase 1 = Dalla Grecia antica fino al Quattrocento, l'utilità e la bellezza erano direttamente proporzionali e inscindibili l'una dall'altra. Fase 2 = Durante gli ultimi tre secoli si ha un'oscillazione tra le due idee, ovvero tra l'idea che utilità e bellezza fossero inscindibili e l'idea che l'architettura dovesse essere solo bella (B+U vs. B). LEON BATTISTA ALBERTI nel "De Rea Edificatoria" argomenta la presenza dell'utilità e del piacere negli oggetti architettonici. Egli parte facendo riferimento al tipo della casa che trae la sua origine dalla necessità e

Spiega cosa l'architetto deve fare per costruire una cosa riuscita e cita una serie di criteri fondati sullanozione di utilità. Alberti ritiene che quando un'opera pecca in eleganza, il fatto che risponda alla necessità è cosa di scarsissimo peso e il fatto che soddisfi la comodità non appaga a sufficienza per cui vale a dire chese si ha poca bellezza anche l'utilità si sporca e lo stesso per il reciproco, infatti la bellezza alza l'utilità così come l'utilità innalza la bellezza e questo significa che se manca una delle due, l'altra ne risente e si impoverisce. Nel suo "De Rea Edificatoria", Alberti afferma dunque che: "Tutti questi mezzi hanno la loro utilità ma non serviranno a nulla se nel disporli non si osserverà il giusto ordine e la giusta misura". Egli sostiene che lanozione di utilità (utilitas) non deve essere separata dalla nozione di bellezza.

(venustas) e le ragioni di quanto afferma sono due ovvero che la bellezza e l'utilità non sono alternative e che l'utilità, paradossalmente, non è utile se non lavora insieme con la bellezza, in modo sinergico. Alberti sviluppa un'idea di un'utilità ma che è il viatico della sua bellezza e quindi un'architettura per essere bella deve anche rispondere ad un principio di utilità. SHELLING autore tedesco dei primi dell'Ottocento, ritiene si possa identificare una relazione positiva tra l'utilità e il piacere mentre altri autori sostengono che l'arte in quanto arte bella non deve essere subordinata ad alcun tipo di scopo. Secondo lui "L'architettura se mirasse soltanto al bisogno e all'utilità non sarebbe arte bella". Egli sostiene che per l'architettura la conformità allo scopo è la forma della sua manifestazione fenomenica non della sua essenza.

l'utilità è quindi una condizione e non un principio perché se mirasse soltanto al bisogno non sarebbe arte bella. L'architettura si innalza ad arte bella nel momento in cui unifica forma ed essenza. Shelling quindi dichiara che l'unione della bellezza architettonica con l'utilità architettonica è positiva e che la bellezza è l'essenza dell'architettura. Shelling fatica ad accettare il fatto che ci sia l'utilità in architettura e affinché l'architettura possa salvarsi è bene che l'utilità, qualora debba esserci, si manifesti nella sua composizione formale tendendo alla soluzione migliore, ovvero il rapporto della forma con l'utile scompare alla vista in quanto la forma viene contemplata soltanto nella sua identità con l'essenza.

JOHN DEWEY filosofo novecentesco statunitense, che lavora alla nozione di utilità attraverso i criteri

delpragmatismo filosofico, secondo il quale la verità dell'identità di un oggetto qualsiasi è data dall'uso che scegliamo di fare dell'oggetto. Ovviamente questo può essere pericoloso perché può portare a credere di potere fare liberamente quello che vogliamo degli oggetti. 19 aprile '21 Egli si interroga riguardo al modo con cui l'architettura interagisce con noi. Egli sostiene che tramite l'esperienza umana dell'utilità di un'architettura specifica è possibile cogliere il significato di questa architettura, ovvero cogliamo il suo x attraverso la comprensione dell'utilità facendo un'esperienza fisica con il nostro corpo. L'architettura quindi la si può comprendere solo vivendola con il proprio corpo ovvero solo facendone un'esperienza in prima persona. L'esperienza fisica diretta fa comprendere l'utilità e attraverso questa.

comprendere a sua volta il significato di un’architettura. Dewey esemplifica il suo ragionamento attraverso il Partenone. L’arte è arte nel momento in cui vive in qualche esperienza individuale infatti l’opera d’arte, nel caso dell’architettura, viene ricreata ogni volta che se ne fa un’esperienza. A che utilità è fatto il Partenone? Per farne esperienza da chi arriva dal mare, in particolare lo straniero, ovvero deve farne percepire l’immensità della città a cui ci si sta avvicinando che è una metropoli potente. Il Partenone rappresenta la grandezza di una civiltà e di una comunità che si sta autorappresentando come padrona della Grecia. Una forma può definirsi riuscita quindi nel momento in cui è una forma architettonica capace di far fare un’esperienza attraverso la sua utilità. Dewey inoltre non pensa che l’arte debba necessariamente andare insieme alla bellezza,

Per qualunque oggetto non è più la categoria della bellezza ad identificare un'opera d'arte (categoria del pittoresco o della bruttezza). Si tratta di una chiara conseguenza di Hegel perché per millenni, arte significava bellezza.

BANFI massimo esponente della scuola filosofica di Milano, influenza la scuola architettonica di Milano, che ha come esponenti Monestiroli e Rogers, con cui Banfi.

Banfi ritiene che non ci sia soluzione di continuità tra l'utilità e la bellezza nel senso che la bellezza non è un riscatto delle arti dall'utilità ma è una soluzione positiva della relazione tra due elementi che possono essere sinergici, secondo lui infatti nella storia dell'arte non si registra una rottura tra le arti e l'utilità attraverso l'introduzione della bellezza ma piuttosto afferma che l'obiettivo delle arti non sia solo contemplativo ma anche pratico perché risponde a

necessità come ad esempio comunicare sensi e valori importanti per l'individuo. Lui ritiene che ogni forma d'arte pura attuale nasca prima di tutto come "funzionale" e che quindi l'utilità sia la madre dell'arte. Egli crede che non solo l'architettura e l'eloquenza siano nate mosse da un principio di utilità ma anche le altre cinque arti, è solo con una progressiva risoluzione che si depurano queste cinque arti nel senso che il concetto di utilità scompare (ad esempio, la musica aveva una sua utilità in quanto serviva per comunicare con gli dei durante i riti o per invocare la pioggia, in quest'ultimo caso con le nuove tecnologie, ovvero con i nuovi metodi di irrigazione, la musica si depura della sua utilità. Si continua a fare musica ma slegandola completamente dalla sua utilità ed è solo un'arte bella che ha a che fare solo con la categoria della bellezza). PACI lavora

A stretto contatto con Rogers alla rivista Casabella-Continuità e trasferisce la lezione di Banfi dalle arti in generale all'architettura in particolare e influenza Rogers. Rogers cerca di salvare l'architettura dalla totale spogliazione dell'utilità in quanto crede che l'architettura deve essere considerata come l'unione dell'utilità con la bellezza, egli dà una definizione di architetto che secondo lui è "l'architetto è colui il quale ha per professione di creare la sintesi tra il mondo dell'utilità e il mondo della bellezza", quello dell'architetto è quindi un lavoro etico. Rogers sottolinea l'irriducibilità della dimensione etica dell'architettura e l'eticità dell'architettura ha a che fare con la sua utilità che ha ricadute concrete sulle esistenze degli esseri umani. Da "Esperienza dell'Architettura".

Secondo Rogers, "sbagliare un progetto significherà condannare migliaia di uomini (e donne) a dover sacrificare la propria vita nell'angustia di uno spazio inadatto". Si tratta di progettare uno spazio, ponendo attenzione all'utilità umana, che è l'etica. E l'estetica deve fondare le basi sull'etica.

L'architettura rappresenta una dimensione etica (l'agire umano) e infatti deve rappresentare chi è l'uomo (uomo universale). L'architettura è riconoscibile in quanto tale come qualcosa di universale, di cosa abbiamo bisogno per rappresentare gli uomini?

Il Novecento si caratterizza per due tensioni che influenzano le arti: la prima corrisponde all'esperimentazione di una forma assoluta e quindi sciolta dalla necessità di rispondere all'eticità sottintesa dalla nozione di utilità e in questo caso la forma non può essere bella ma se mai strana, eccentrica o brutta;

La seconda corrisponde invece alla sperimentazione di una forma caratterizzata dall'esercizio di strumenti tecnici potenti concentra la sua attenzione sul suo significato etico, cioè sulle sue conseguenze pratiche.

19 aprile '21

Paci, Rogers e Banfi credono che

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A.A. 2020-2021
49 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher c.serena di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica dell'architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Chiodo Simona.