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L'ORDINE

Cosa si intende? Fare ordine

L'ordine è la capacità dell'uomo di ritagliarsi uno spazio (misurato sulle proporzioni/bisogni dell'uomo) all'interno dello spazio caotico della natura.

Analogia con l'architettura

È qui che sta l'analogia con l'architettura, che etimologicamente significa la capacità di esercitare un potere su qualcosa di estraneo, per trasformare una sua parte in qualcosa di umano. L'architettura può essere vista come l'arte che può trasformare il "baratro, abisso, voragine" in un posto che gli esseri umani possono addirittura abitare.

Di Ordine parlano diversi filosofi.

Agostino, quattro secoli dopo la nascita di Cristo, disse:

• l'asimmetria provoca disordine (porta l'esempio di una stanza in cui tre porte, due di fianco e una in mezzo che è vicino al centro ma non in centro, provoca disordine e disturbo).

• la simmetria provoca un

senso di ordinela si chiama bellezza e questo nel tempo si è riportato ai numeri. I templi erano belli se rispettavano determinate proporzioni geometriche/matematiche e si ricava, quindi, che in antichità bellezza era oggettiva. L'uomo si confronta con l'asimmetria sempre: il corpo dell'uomo, se visto di fianco, è asimmetrico, ma è una visione secondaria in quanto la vista principale è quella frontale. Importanza del numero Agostino aggiunge un'altra cosa fondamentale, una riflessione sul perché il numero è così importante. Secondo la sua riflessione, il numero non ha solo valore letterale ma anche metafisico. Perché? Perché qualunque numero (2,3...) è formato da unità (1), e quindi è definizione. Lavorare con i numeri e con le proporzioni numeriche è come lavorare con gli atomi, che rimangono sempre tali e vanno a costruire l'opera. Lavorare con i numeri

Significa dare identità. La bellezza ha a che fare con la forma e non con il contenuto, ricordiamo l'endecasillabo, verso poetico di eccellenza, che era bello. È una forma.

Qual è il significato di bellezza? La genesi: bellezza = ordine = regole numeriche (b. oggettiva) concetto di ordine. La genesi della nozione di bellezza nasce proprio in linea con il sul numero e sulla proporzione numerica. Nell'antichità un'architettura era bella se era ordinata, cioè se era costruita secondo l'ordine fondato oggettiva. simmetria. La bellezza fino alla modernità (al Settecento) era dunque Una parola essenziale è, ovvero un artefatto artistico è bello se è il risultato di relazioni misurate. L'architettura era l'arte che rappresentava al grado massimo la bellezza ordinata. Non a caso i trattati, anche non filosofici, che affermano la fondazione della bellezza sull'ordine sono soprattutto

architettonici: Vitruvio e Alberti, anche se a distanza di 14 secoli, scrivono che la bellezza di un oggetto architettonico è data dall'ordine.

Tra Seicento e Settecento, la nozione di bellezza, legata al concetto di ordine, cade. Verso il settecento e poi naturalmente con l'Ottocento, che significa una grande rivoluzione dell'arte insoggettiva, questa nozione di bellezza va in crisi, si inizia a pensare che la bellezza non sia più dell'oggetto, ma sia.

Vediamo però cosa significa soggettività. C'è una differenza tra il considerare la soggettività relativa e relativistica (sarà poi considerata relativa, ovvero intersoggettiva).

Perrault segnò l'inizio del disfacimento del concetto oggettivo di bellezza. Egli incominciò a dire che la bellezza, almeno in architettura, non è oggettiva. Nella Francia di fine Seicento ci fu, infatti, una nota querelle su questo dibattito bellezza.

oggettiva o soggettiva.

Filosofi britannici settecenteschi

Sono soprattutto loro che influenzano con forza anche la filosofia non britannica settecentesca e successiva, verso una concezione soggettiva della bellezza: essa non è fondata su un ordine oggettivo dato da una regola numerica, bensì è fondata sulla soggettività delle condizioni in cui si trova, che variano da essere umano a essere umano e da momento a momento. "la bellezza non sta nell'oggetto ma negli occhi di chi la guarda" ovvero nella soggettività. È considerato, infatti, il più grande filosofo empirico inglese. Uno dei suoi testi più famosi è ovvero la regola del gusto. Afferma che i criteri, le regole, criteri

condivisi (questa è l'intersoggettività) ci sono perché una cultura va avanti nei secoli con dei propri che valutano se qualcosa è bello o brutto. Queste regole, però, non sono più a priori ma sono a (nell'oggettività era invece così... perché le regole derivavano dall'osservazione del kosmos) posteriori, ovvero sono frutto di un processo storico. Quindi in parte, in generale, la bellezza non è meramente soggettiva ma è comunque oggettiva intersoggettiva (perché ha ragioni, è argomentabile e condivisibile), quindi è. (condivisione di molte uguali soggettività = intersoggettività) 7§ Kant distingueva la bellezza in due diverse bellezze che differivano per scopo: bellezza libera • ovvero quando la dimensione estetica di quel determinato oggetto non è vincolata dallo scopo o dall'uso (come avviene quando si disegna un ghirigoro), si ha

libertà espressiva. È superiore. Non dimentichiamoci che ha vissuto durante la Rivoluzione Francese, dunque durante quel periodo storico in cui ci si rese conto che l'uomo è libero.

bellezza aderente• quando accade il contrario, ovvero quando la dimensione estetica di quel determinato oggetto è vincolata dallo scopo o dall'uso (come avviene in architettura, che per definizione ha dei vincoli a partire dalla forza di gravità)

Oggigiorno, però, possiamo pensare alla bellezza aderente come la pratica che, dati i vincoli e limiti, ci porta a scegliere la strada corretta. Può quindi essere considerata come la bellezza superiore.

Insomma, il concetto di bellezza è variato nel tempo perché sono cambiate le forme della rappresentazione dettate a loro volta da cambiamenti storici. Nel settecento la bellezza femminile era rappresentata dalla donna in carne, perché simbolo di donna sana in un'epoca in cui si

Morivadi fame e di peste. Oggigiorno, invece, in un'epoca in cui si muore di obesità, la bellezza femminile è rappresentata dalla donna magra, considerata sana. L'obiettivo quindi è sempre rimasto lo stesso (ovvero la rappresentazione della donna sana) ma i modi, le forme sono cambiati.

A volte non esiste bellezza, come ad esempio in architettura i gradini di Bovisa, perché non c'è scopo, o meglio, l'oggetto non è a misura dell'uomo.

Quindi è sempre possibile distinguere una cosa che è più bella da una meno bella. "Da tempo antico, a quanto pare, fu riconosciuto da loro Platone ce l'aveva già data la formula della saggezza da seguire: (gli antichi egizi) quel principio che adesso andiamo affermando. E cioè che nelle città i giovani devono abituarsi a coltivar belle movenze e belle melodie e dopo aver fissato quali e come devono essere, le esposero nei templi e vietavano."

Il testo fornito parla della saggezza degli antichi egizi nel codificare le proporzioni del cosmo e appenderle fuori dai templi. Inoltre, si discute della relazione tra l'essere umano e la natura, e tra l'architettura e la natura.

Secondo gli egizi, le proporzioni che rappresentano lo spazio-tempo erano così preziose da essere codificate e rispettate. Questo dimostra la loro saggezza nel comprendere il cosmo.

Nel corso della storia, la relazione tra l'essere umano e la natura e tra l'architettura e la natura è cambiata. Nel XIX secolo, per i contemporanei di Hegel, era considerato scontato che l'arte umana fosse inferiore alla natura. Tuttavia, Hegel pensava che fosse il contrario: l'arte umana è spirituale, a differenza della natura.

lo spazio costruito è stato concepito come una struttura chiusa, come una città fortificata. Si partiva dall'esterno per arrivare all'interno, con l'architettura che si ergeva come una barriera tra l'uomo e la natura circostante. Tuttavia, nel corso dei secoli, questa concezione è cambiata. Nell'Ottocento, l'architettura gotica è stata vista come un'estensione infinita, un'architettura "incalcolabile" che innalza l'uomo verso il divino. Questo concetto di architettura come elevazione ha portato a una diversa relazione tra architettura e natura. Filosofi come Spengler hanno evidenziato come la relazione tra architettura e natura sia cambiata nel mondo occidentale. Nelle antiche civiltà, la città era concepita come una struttura chiusa, una città fortificata. Ma con l'evoluzione dell'architettura, si è sviluppato un movimento verso una relazione più aperta tra spazio costruito e spazio naturale. Quindi, l'architettura non è più solo una barriera tra l'uomo e la natura, ma può essere vista come un mezzo per avvicinarsi a Dio, per elevarsi al di sopra della natura stessa.

Il concetto di spazio chiuso (kosmos) era utilizzato per difendersi dall'esterno (kaos), sia dalla Natura sia da altri uomini, come ad esempio nelle città fortificate. Quindi, era considerato uno spazio chiuso.

Nella civiltà moderna e contemporanea, invece, si passa da uno spazio chiuso a uno spazio aperto. Si parte dall'interno per arrivare all'esterno, da A verso N (A>N).

Successivamente, questo spazio chiuso dell'uomo inizia ad aprirsi, le fortificazioni e le difese dagli agenti atmosferici scompaiono (pensiamo alle finestre e a come si trasformano: da feritoie a pareti intere vetrate). L'idea è che lo spazio cosmico, da chiuso, si apre, senza però diventare meno umano e più caotico.

Secondo Spengler, ciò è possibile grazie soprattutto a Hegel e alle innovazioni tecnologiche, che hanno permesso all'uomo di dominare la Natura. L'uomo invade la Natura perché ora sa dominarla. Non c'è più prevalenza del Kaos, ma è il kosmos a dominare.

Kosmos che se ne appropria perché riesce ora a dominarla. Non è ridurre lo spazio dell'uomo, ma è la pretesa, un po' arrogante, di dominarla. *Cosa cambia? Non cambia soltanto la percezione della natura che c'è al di là
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Publisher
A.A. 2018-2019
26 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CleliaB di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica dell'architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Chiodo Simona.