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Estratto del documento

Surrealismo. Bello dell’incontro inatteso. Il bello o è un bello

convulsivo o non sarà. Esaltato l’inconscio.

Man Ray. Idea in cui il bello è la sua negazione.

Futurismo. La bellezza delle macchine è preferibile a una bellezza

estatica.

Pablo Picasso. Il bello e l’amore configurano la bellezza estetica come

il desiderio del bello.

Barnett Newman. Distruggere la bellezza.

Jean Clair. All’arte del gusto subentra l’arte del disgusto.

Damien Hirst.

David Nebreda. Autoritratti. Personaggio che si mutila.

Lucian Freud. “Benefits Supervisor Sleeping”, 1995. L’arte attesta una

pluralità che altre dimensioni non hanno. Emerge tentativo di

distruggere un’arte che è da contemplare. Simbolo di antidoto ai

modelli di bellezza che imponevano le riviste di moda nello stesso

periodo.

Marina Abramovich. “L’arte dev’essere bella”.

Decostruzione del bello che si attiva nella pratica del disgusto.

Julian Beck. Il tipo di bellezza del Partenone non è abbastanza, si ha

bisogno di creare un’altra estetica (“La vita del teatro”, 1972). La

decostruzione del bello come momento, liberazione della libido (living

theatre). Dobbiamo sapere cos’è il bello, perché è una maschera

dell’apparenza. Ciò che pensiamo fosse verità può non essere verità

(“il mondo non è piatto e Aristotele non è infallibile”). Creare un’altra

estetica.

Il disgusto - Azionismo viennese. Arte non si da più in forma di

rappresentazione, è la mera performance che è liberazione di quello

che Freud direbbe dimensione della libido più elementari, regressione

infantile del soggetto. (Otto Muehl)

Hermann Nitsch. Performance con sangue di animale, sorta di

macelleria. Sorta di teatro misterico paganico, decostruzione totale

della bellezza.

Marina Abramovich. Ripropone il tema della bellezza con “Art Must Be

Beautiful”, 1975. Il lavoro secondo lei era ironico. Secondo lei la

Iugoslavia l’aveva stufata con il suo presupposto di che l’arte

dev’essere bella. Descrive la casa dei borghesi del tempo a

Iugoslavia, arte ridotta a decorazione. A lei interessava nell’arte solo il

contenuto, e “art must be beautiful” era distruggere quell’immagine

di bellezza, quindi per lei diventò un arte di disgusto, di provocazione.

“Thomas Lips”, 1975 e 2005 (stessa performance, ma mercificata).

“The Onion”, 1996. Virginia Raffaelli imita Abramovich in questa

performance; la nostra idea di bellezza viene conformata con

l’ironizzazione dell’arte contemporanea (performance). Nel 1996 c’è

una guerra che distrugge la Iugoslavia, Abramovich ha 50 anni

quando fa questa performance; si lamentava della sua vita guardando

verso l’alto, soffrì veramente, la cipolla la faceva piangere; mangiò 3

cipolle, l’ultima la bruciava, si lamentava veramente quando

masticava. Crisi di una donna di 50 anni. La cipolla, il cibo dei poveri

contadini servi, mangia la cipolla e piange il frutto della sua nazione

in guerra.

Milo Moiré. Idea di disgusto si mercifica e diventa estetizzata, nulla ci

disturba.

Dal disgusto all’estetizzazione.

Passaggio all’idea che ogni cosa può essere vendibile, estetizzazione.

Il bello del novecento II.

Kitsch come preservazione di un0idea del bello. La parola kitsch nasce

nel 1750 a Monaco, Germania; nei mercatini d’arte, stava a indicare la

riproduzione di quadri di scarso valore, parola che nasce nel mondo

dell’arte in serie B.

Genesi del kitsch (1750 – 1900):

1. Gusto e cattivo gusto: Il disinteresse di Kant, il contrassegno del

gusto, uno non deve desiderare una cosa; se questo fosse

interessato noi saremmo caduto nel desiderio. Il kitsch è sempre

interessato al piacevole, alla gratificazione dei sensi, interessato

al sentimento, alla sfera morale. Il kitsch pe sempre interessato

è secondo Kant diventerebbe la sfera del gusto nel cattivo

gusto.

2. Il dilettantismo: il dilettante è colui che alimenta l’arte di seri B.

3. Il sentimentalismo: banalizzazione del sentimento romantico.

Dal sentimento alla sentimentalizzazione. Si struttura nel kitsch

una fruizione nefaste, nociva dell’estetico, l’idea che ogni

fruizione estetica ci deva emozione, suscitare la commozione

dei miei sentimenti. Con questo l’esperienza estetica diventa

commozionale, solo cerco emozionarmi.

4. Il brutto: mentre l’arte diventa brutta, e quindi il nostro

desiderio di bellezza non è più soddisfatto dalle opere d’arte, il

kitsch lo soddisfa, subentra nel momento in cui l’arte si separa

dal bello, ha un ruolo di compensazione, ci fa capire quanto la

bellezza sia importante. Tra brutto e kitsch c’è dimensione di

compensazione.

5. Il contraffatto: la non autenticità dell’oggetto. Tolstoj, “Che cosa

è l’arte?”, 1897): Wagner è il grande campione del contraffatto.

L’arte lo è perché attiva 4 dimensioni: la contraffazione può

essere sia un dispositivo dell’artificio (il prestito: i soggetti tolti

da opere precedenti tutto ciò che è stato già digerito, tutto ciò

che non ci sorprende, cliché, come giocare sull’estetica del

passato; imitazione: opere d’arte iper descrittive, sorta di calco

della realtà, estetica barocca dell’addizione profonda), qualcosa

che ricade nell’oggetto, e l’effetto (sensazionale: il sensazionale

è ciò che ha effetto sui nostri sensi. Tecnica degli effetti.

Interesse intellettuale; attrattiva: un’opera d’arte interessante

significa che essa suscita in noi una curiosità insoddisfatta) che

ricade nel soggetto.

6. Il volgare: Nabokov: scrisse bibliografia su Gogol: Modalità di

finzione.

Il kitsch si modula con i periodi storici, le fasi storiche del kitsch:

1900 – 1940: un problema etico: il male nell’arte

1940 – 1970: una questione ideologica: il gusto della massa

1970 in poi: una categoria estetica: l’esperienza del quotidiano

L’età del kitsch. Tentativo di preservare il bello quando l’arte lo sta

demolendo.

Popper: kitsch rappresentazione di un distacco tra forma e contenuto

dove soltanto l’involucro ha importanza; la riduzione dell’opera d’arte

a un minimo essenziale di estraneità; il kitsch ricerca nell’opera d’arte

ciò che già conosce, non l’inatteso, cerca sempre di ridurre il tasso di

estraneità al minimo, devo essere al mio agio davanti all’opera d’arte.

Wedeking: Il kitsch è una sorta di stile dominante dell’epoca. Detta il

gusto di un’epoca.

Kraus: il kitsch assolve una missione di gratificazione, soddisfa il

nostro gusto elementare non esercitato, mentre l’arte non gratifica

socialmente. 1919.

Sachs (psicanalista): il kitsch è lo sfruttamento di fantasie da parte di

coloro che non hanno mai avuta alcuna. Bisogni spirituali veri e forme

espressive inautentiche (tra un esigenza reale che trova gratificazione

in forme espressive inautentiche).

Ackerknecht: il kitsch è una dimensione preparatoria agli autentici

valori dell’arte, come valore di transizione.

Elias: lo stile kitsch è una qualità estetica che da forma alla grande

incertezza formale che caratterizza tutta la produzione artistica nella

società industriale. L’unico in dare un’immagine della modernità, le

diverse opzioni della modernità. Kitsch come categoria unificante

della modernità industriale.

Baudrillard: il nemico mortale del design è il kitsch. Combatte contro

una serie di nemici. Il primo grande nemico è l’ornamento.

Semper: un caos formale, un baloccamento infantile. Lotta contro

l’ornamento.

Muthesius: “L’importante delle arti applicate”, 1907.

Pazaurek: “Buono e cattivo gusto nell’arte applicata”, 1912. Il primo

che cerca di stillare una classifica, un elenco delle caratteristiche che

rendono un oggetto kitsch. Se si vuole combattere la mancanza di

gusto, ci si deve per prima cosa preoccupare di studiarla da vicino. È il

polo opposto al lavoro di qualità. Trasgressione di questi punti:

trasgredire il materiale (materiale scadente, vistoso, errato uso,

imitazione di materiale); forma funzionale e tecnica (falso richiamo

tecnico, oggetto incomprensibile, bugie funzionali, oggetti scherzosi

ma inutili); ornamento (decorazione invasiva, malposta, motivi

decorativi estranei all’oggetto, calcolo errato dei cromatismi,

anacronismi). Esistono 5 tipi di kitsch che innervano questi oggetti:

1. Kitsch patriottico: propaganda politica vive sul kitsch. Facile

consenso.

2. Kitsch religioso: dove è il sentimento della fede ad essere

banalizzato.

3. Kitsch da regalo: il ricordo, il souvenier. Kitsch d’occasione.

4. Kitsch d’attualità: merchandising.

Le Corbusier: Iconolatria, idolazione verso gli stili del passato, gusto

staccato dalla storicità dello stile moderno, ma visto come elegante

(stile del 700, 800).

Van de Velde: Ornamento, tipica dimensione del kitsch, poteva essere

riformato all’interno della cultura industriale e aveva indicato due

modalità in cui l’ornamento si dà che rappresentano i nemici del

design: antimetaforico e antimimetico. L’ornamento non deve essere

né metaforico, cioè alludere a qualcosa, né antimimetico, cioè

riprodurre qualcosa della realtà.

Se il kitsch fosse soltanto una dimensione estetica non ci sarebbero

problemi. Questi autori diffidano del kitsch perché legano la

dimensione estetica che questo stile di cattivo gusto ha con una

dimensione etica. Questa poetica non solo è un gusto che uno possa

avere ma esibisce dei valori sociali, antropologia, scelte che vanno al

di là dell’estetica. Il kitsch esibisce il problema che alla banalità del

gusto, che il 900 ha attraversato in maniera drammatica, quasi

sempre corrisponde la banalità del male. L’estetico non è più

qualcosa che riguarda il gusto, ma definisce le scelte extra estetiche.

L’antiarte. Momento storico dove il kitsch finisce come antiarte.

Hermann Broch: scrittore austriaco, il più grande nemico del kitsch.

Definisce il kitsch come il male nell’arte, sorta di cancro, di metastasi

nella produzione artistica; ma non è un cancro circoscritto alla

dimensione artistica, parte dall’arte e si diffonde in ogni dimensione

sociale, culturale e po

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
23 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher emma2407 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Mecacci Andrea.