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DIAPOSITIVA 67: “CORPO PROPRIO COME FONDAMENTO DEL SENSO
DELL'ESPERIENZA” HUSSERL
Husserl è il fondatore della fenomenologia, che eredita la grande tradizione dell'estetica
trascendentale di Kant e la riformula in questo modo: bisogna guardare il corpo vivente nella sua
concreta quotidianità. Questo perché il corpo è il punto di partenza e tutte le esperienze si fanno
attraverso la via del corpo.
PROBLEMA DELL'ASPETTUALITÀ → è quella ovvietà per cui noi le cose non le vediamo
tutte intere, perché possediamo un corpo localizzato e orientato. Qualcosa appare in un certo modo
a qualcuno a seconda della sua posizione → si parla quindi di “immagine percettiva del mondo”.
ASPETTO → Husserl usava il termine “adombramenti”, perché c'è sempre qualche parte di un
oggetto che non vediamo, perché è in ombra. Questo essere in ombra è causato dalla posizione del
soggetto. Negli oggetti comunque non c'è niente di enigmatico: se non vedo qualcosa, o cambio
punto di vista o sposto l'oggetto → movimento = CINESTESIA.
ASPETTUALITÀ → il mondo si dà in aspetti che si modificano a seconda di come esso si muove:
è il mondo stesso che offre il movimento da elaborare: quello del soggetto rispetto all'oggetto o
viceversa (o anche entrambi).
Husserl ci dice che abbiamo la cosa da infiniti aspetti ma non abbiamo mai l'oggetto una volta per
tutte → DOPPIO VOLTO DELLA PERCEZIONE: noi abbiamo il mondo ma non lo possediamo
nella sua totalità (ne abbiamo solo tanti aspetti).
DIFFERENZA TRA ASPETTO E IMMAGINE
aspetto → l'aspetto di un oggetto è tale per cui, cambiando posizione, si può vedere un altro
• aspetto.
Immagine → dietro all'immagine non c'è nulla; cambiando posizione, essa non dà
• un'immagine/aspetto in più.
Quindi l'oggetto e il suo aspetto sono molto più ricchi dell'immagine.
POWERPOINT 3
DIAPOSITIVA 1/2: IL CERCHIO VS LA PALLA
Nella prima diapositiva percepiamo un cerchio, un elemento della geometria piana, mentre nella
seconda una palla (sfera), un elemento della geometria solida. Eppure nulla è cambiato sulla nostra
retina.
Questo perché la fisiologia dell'occhio, anche se molto importante, non è sufficiente a rendere conto
di cosa succede quando si fa un'esperienza dell'immagine.
Il SENSO o significato dell'esperienza dell'immagine è un significato di campo o sistema: se a
un'immagine (il cerchio) viene associata un'altra immagine (la gamba vicino al cerchio) queste due
comunicano e modificano reciprocamente i loro sensi. Questo perché gli elementi di un campo
visivo di codeterminano.
DIAPOSITIVA 3/4: “PARTITA DI CALCIO” DI CARRÀ E PERROTTA
Effetto volumetria e tridimensionalità, pur essendo di carattere bidimensionale → EFFETTO DI
REALTÀ DELL'IMMAGINE: l'immagine si presenta a noi come non immagine, pretendendo di
essere realtà (questa cosa si nota anche nel linguaggio, perché vedendo l'immagine di un pallone
dico “è un pallone” e non “è l'immagine di una palla”; stessa cosa per le fotografie).
DIAPOSITIVA 5: TELEVISIONE
La televisione è come se rappresentasse l'immagine di una realtà e quindi fosse la conferma
automatica che quella realtà è avvenuta: si affida all'immagine televisiva il compito di affermare che
quella realtà non televisiva è avvenuta.
DIAPOSITIVA 6/7/8/9: ELLISSI
Un'ellissi non è altro che un cerchio visto in prospettiva. Se affianchiamo all'ellissi le gambe, allora
quelle gambe che prima calciavano la palla adesso stanno camminando vicino a un
tombino/pozzanghera.
Non c'è mai solo la percezione: si coglie sempre molto di più di quel che si vede, perché si integra
la percezione con il sapere (insieme di conoscenze, esperienze e cognizioni passate).
DIAPOSITIVA 10/11/12: FORMA E COLORE
Quando si fanno interagire sulle stesse forme colori diversi, allora queste vengono percepiti in
maniera diversa:
stesse forme con colori diversi → diverso effetto
• stessi colori con forme diverse → diverso effetto
•
DIAPOSITIVA 13: PERCEPIRE E CONOSCERE
Si coglie del mondo, e quindi della percezione, molto di più di quello che il mondo percettivo
effettivamente ci dà, perché la percezione dà sempre un mondo parziale.
DIAPOSITIVA 14: CEZANNE “SI VEDE TROPPO”
Di Cezanne si è detto che dipingesse male in prospettiva e che non si intendesse di anatomia. Inoltre
gli rimproveravano che “facesse vedere troppo” nei suoi quadri: del vaso dipinto si vede sia la
pancia che il buco.
Ma forse Cezanne voleva porre l'attenzione sul fatto che noi NON VEDIAMO, ma in realtà
SAPPIAMO: Cezanne nei suoi quadri voleva fare cooperare quello che vediamo con quello che
sappiamo → esplicitazione nella pittura del rapporto tra vedere e sapere.
In questo senso, Cezanne era pornografico perché esibiva e mostrava troppo gli oggetti: del vaso ci
mostra allo stesso tempo sia il dentro che il fuori.
Quello che gli interessava era trasmettere che la nostra percezione non è solo passiva: noi non
percepiamo e basta, perché nella percezione lavora sempre anche una parte non percettiva (il
sapere).
DIAPOSITVA 15/16: PLATONE E IL SOFISTA
Il rapporto fra percepire e sapere era stato studiato per primo da Platone, un grande iconofobico
(infatti non sopportava immagini e i produttori delle immagini).
Dal trauma della morte di Socrate, egli elabora una filosofia molto politica: vuole costruire una
polis giusta, una polis in cui la morte di un uomo retto come Socrate non possa capitare. Questo
Stato ideale dovrebbe essere governato dai filosofi e invece non sono ammessi i sofisti e gli artisti,
che lui considerava dei lestofanti.
Ciò non toglie che per odiare le immagini abbia dovuto anche studiarle tanto → rapporto di
amore/odio.
Platone disprezzava le immagini perché esse tendono a non presentarsi come immagini ma come la
realtà di cui esse sono immagini.
Con il termine MIMESI si spiega che cosa intendeva il filosofo: esso significa “imitazione copiativa
e riproduttiva”, in cui le immagini sono sempre più povere dei loro modelli. In termini filosofici si
parla di un impoverimento ontologico dell'immagine rispetto alla realtà della quale l'immagine è
immagine. Per Platone quindi, essendoci nell'immagine meno realtà che nella realtà, sostiene che
nelle immagini che pretendono di sostituirsi alla realtà c'è meno realtà rispetto alla realtà che
copiano.
Per Platone ci sono due tipi di mimesi:
mimesi icastica (da eikon = immagine) → è l'arte delle copie. Produce icone. Se devo fare
• un ritratto lo faccio proponendo un'immagine fedele al modello, ma è un modello che
nessuno vede mai (tavolo → rettangolo).
mimesi fantastica (eidolon) → è l'arte delle apparenze. Produce idoli. Propone immagini
• della realtà così come la vediamo.
Sappiamo che quello che vediamo è eikon, ma lo vediamo sotto forma di eidolon → l'eikon non lo
vediamo mai.
DIAPOSITIVA 17: FIDIA, ATENA LEMNIA
Gli Ateniesi avevano commissionato due statue di Atena da collocare su alte colonne; una venne
richiesta a Fidia, l’altra ad Alcamene. Questi realizzò «una figura dall’aspetto esile e femminile,
rispondente al tipo della dea-fanciulla». Fidia tenne invece conto dell’effetto ottico, e fece il viso
più grande e i tratti del volto più accentuati, dal momento che sarebbe stata questa la parte vista più
da lontano. Vista da vicino, la statua di Fidia quasi gli procurò la lapidazione, ma una volta
collocata al suo posto, gli guadagnò l’ammirazione degli Ateniesi, che derisero Alcamene.
Alcamene → ha ragionato in termini platonici, scolpendo una donna in termini icastici.
• Fidia → ha ragionato in termini di eidolon, lavorando da vicino avendo in mente però la
• visione da lontano e dal basso. Ha quindi lavorato sulla mimesi fantastica, tenendo conto
dell'effetto che la statua avrebbe fatto.
DIAPOSITIVA 19: ADOLF VON HILDEBRAND (1893)
Nella sua opera “Il problema della forma nell'arte figurativa” riprende la divisione fatta da Platone:
Forma esistenziale → si scolpisce la forma per come è
• Forma effettuale → scolpire la forma non in quanto esatta copia dell'esistente ma per
• l'effetto ottico che essa produce (come aveva fatto Fidia).
Bisogna cioè porre l'attenzione non all'essere delle cose ma al loro apparire. Questo vuol dire che
non basta fare bene una cosa, ma bisogna farla tenendo conto dei possibili effetti che farà (cosa di
cui Platone non aveva tenuto conto).
DIAPOSITIVA 21: CHRISTIAN VON EHRENFELS
Capostipite della psicologia della forma (Gestalt) e padre spirituale di molte riflessioni sull'Essere e
sull'Apparire.
DIAPOSITIVA 22/23: CERCHI
Emerge il problema del rapporto fra essere uguali e apparire diversi. I cerchi sono uguali ma ci
appaiono diversi.
DIAPOSITIVA 24/25/26/27/28: KASIMIR MALEVIC
Malevic nello stesso periodo fa dei quadri che sembrano degli esperimenti psicologici: sono dei
quadri monocromatici in cui riflette sulla condizione della possibilità della percezione come
rapporto di figure di sfondo, fino ad arrivare ad uno dei punti più radicali ed estremi della teoria e
della pratica dell'immagine del '900: il quadrato bianco su fondo bianco, come se non ci fosse più
figura che si staglia sullo sfondo.
DIAPOSITIVA 30: IL PROBLEMA DELLA “E”
Ci dimostra quanto poco la fisiologia della retina possa aiutarci a capire certi fenomeni percettivi.
Cosa possiamo dire di questa “E”?
1. Che la E non c'è: dal punto di vista percettivo, noi vediamo solo tre linee spezzate. Eppure ci
sentiamo di dire che la E c'è → questo dimostra che la percezione non è passiva.
2. Ma vediamo la E oppure interpretiamo questa cosa come una E?
Se affermiamo che è solo un'interpretazione di una E, allora questo vorrebbe dire che un
boshimane o uno zulù non la vedrebbero → essendo culturalmente determinati, noi
interpretiamo quelle tre linee come una E.
POWERPOINT 4
DIAPOSITIVA 1/2/3: LA “E” E MILEVIC
Cosa vuol dire quadrato bianco su fondo bianco?
Ci sono due risposte:
1. Riguardo il rapporto tra figura e sfondo
Possiamo dire di vedere quadrato bianco su sfondo bianco? Sì e no.