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IL LETTORE NEL TESTO
Il narratario è un’evocazione del lettore del romanzo o un suo surrogato
dentro il testo stesso . Il narratario può essere utilizzato in maniera molto
informale, come nell’apostrofe familiare del romanziere vittoriano “Caro
lettore” oppure come nella “cornice” di “Mrs. Bathurst” di Kipling, nella quale
l’io narrante è anche il narratario di una storia raccontata da tre personaggi
che si cambiano continuamente tra loro i due ruoli. Italo Calvino inizia alcuni
dei suoi romanzi con appelli al lettore.
Sterne, autore dell’eccentrico romanzo “Tristram Shandy”, nell’affrontare il
rapporto narratorenarratario ricorre a ogni genere di trovate. Ad esempio,
imita un comico da musichall che camuffa tra gli spettatori diverse spalle e
inserisce i loro interventi nella sua scenetta; talvolta, invece, lo scrittore
incarna il lettore in una dama o in un gentiluomo che vengono da lui
interrogati, presi in giro, criticati o adulati per divertire e ammaestrare il resto
dei lettori (in questo brano, una dama disattenta che viene invitata a rileggere
il capitolo precedente). Nel romanzo il narratore si impegna raccontare la
propria vita dal momento del concepimento alla maturità, ma non ci riesce in
quanto spiegare ogni avvenimento in modo fedele ed esauriente lo porta una
serie infinita di digressioni. Sterne permette alle divagazioni della mente
umana di determinare la forma e la direzione della narrazione.
LE CONDIZIONI ATMOSFERICHE
Fino al 18esimo secolo veniva dedicata poca attenzione al tempo atmosferico
nella narrativa in prosa. Nel 19esimo secolo, invece, il tempo atmosferico
diviene un elemento molto importante nella narrazione. Questo cambiamento
fu in parte dovuto alla rivalutazione della natura indotta dalla poesia e dalla
pittura romantica, in parte all’accrescimento interesse letterario per
l’individualità, per gli stati di sensibilità che influiscono sulle nostre percezioni
del mondo esterno o ne subiscono l’influsso.
Il tempo atmosferico è ciò che fa scattare quell’effetto che Ruskin definisce
“fallacia poetica”, ovvero la proiezione di sentimenti dell’uomo nei fenomeni
del mondo della natura. Tuttavia, la definizione di Ruskin aveva un’accezione
negativa, in quanto Ruskin pensava che questo effetto fosse un sintomo della
decadenza dell’arte e della letteratura moderne. In realtà la fallacia poetica,
se usata con intelligenza e descrizione, è uno stratagemma della retorica che
riesce a produrre effetti commoventi e di grande intensità.
In Emma di Jane Austen, il tempo atmosferico viene descritto (serata
atmosfericamente malinconica) in quanto funzionale alla narrazione, e a volte
‘accorda’ il tempo atmosferico con lo stato d’animo di Emma.
Dickens, Casa Desolata, il tempo ha una personificazione: implacabile (un
attributo umano, che fa pensare alla collera divina e da un effetto di
straniamento). Da una normale scena con un brutto tempo a Londra,
l’immagine assume sfumature apocalittiche (viene anche citato il
megalosauro), che è specchio di una città decaduta, condannata.
LA RIPETIZIONE
Hemingway, In Another Country, da notare la ripetizione di ‘e’. Tuttavia questo
è il racconto di un trauma, e le giustapposizioni di parole e concetti non sono
casuali.
La ripetizione è tipica della lingua inglese, anche se ci appare come
qualcosa di normale. Tuttavia, la ripetizione viene usata come tecnica
narrativa dai romanzieri per la realizzazione di opere mistiche e religiose,
come ad esempio “L’arcobaleno” di Lawrence, nel cui capitolo di apertura
echeggiano le ripetizioni terminologiche e i parallelismi del Vecchio
Testamento, le ripetizioni appartengono al linguaggio dei predicatori e degli
oratori, ma essa può anche essere buffa.
LA PROSA D’ARTE
Nella prosa narrativa non ci sono regole: sono ammesse ripetizioni,
allitterazioni…
In Lolita di Nabokov si trovano persino nel nome (lo-li-ta). Dai primi capitoli
del libro scopriamo che la passione del narratore per le ragazzine deriva da
un suo amore adolescenziale non consumato. Nabokov fa uso di virtuosismi
in una lingua che non è la sua. Uno dei primi esponenti della prosa d’arte fu
Lyly con Euphues (1578), con molta esibizione stilistica e retorica letteraria.
L’INTERTESTUALITA’
Esistono molti modi mediante i quali un testo può far riferimento a un altro
testo: la parodia, il pastiche, il calco, l’allusione, la citazione diretta e il
parallelismo strutturale. Alcuni teorici credono che l’intertestualità sia la
condizione base della letteratura, che tutti i testi siano tessuti con l’ordito di
altri testi. Tuttavia, gli scrittori impegnati nel realismo tendono a negare
questo principio.
Richardson, ad esempio, credette di aver inventato un genere interamente
nuovo e totalmente indipendente con il romanzo “Pamela”, ma in realtà era
semplicemente basato su un archetipo fiabesco. Il romanzo inglese più
importanti che fece seguito a questo fu “Joseph Andrews” di Fielding, che
inizia con una parodia di “Pamela” e poi incorpora un rifacimento della
parabola del Buon Samaritano e molti brani scritti in stile eroicomico. I
romanzieri spesso ne hanno fatto uso per dare risonanza alla propria opera
Conrad nel romanzo “La linea d’ombra” racconta la storia di un giovane
ufficiale della marina mercantile a cui viene offerto il suo primo comando su
un veliero il cui capitano è morto in mare. L’equipaggio si ammala di febbre
tropicale e la descrizione dei marinai malati e indeboliti richiama “La ballata
del vecchio marinaio” di Coleridge: il vecchio marinaio della ballata di
Coleridge uccide un albatro e in questo modo attira la maledizione sulla nave
sotto forma di bonaccia e pestilenza; qualcosa di simile avviene nella storia di
Conrad, in quanto la cattiva azione che attira la maledizione del marinaio
sulla nave viene attribuita al capitano morto, ma per il narratore ciò che
accade in seguito è un’esperienza quasi religiosa, non molto diversa da
quella del marinaio di Colerdige. I riecheggiamenti sono la prova del fatto che
Conrad conosceva la poesia di Coleridge, ma potrebbe anche darsi che
Conrad li abbia introdotti involontariamente.
Anche il viaggio di Marlow lungo il Congo in Cuore di Tenebra è paragonato
alla discesa di Dante nei gironi dell’inferno.
Un’altra opera caratterizzata da intertestualità è l’”Ulisse” di Joyce, la quale
venne definita da Eliot come un artificio strutturale “che sviluppava un
parallelismo continuo tra contemporaneità e antichità” e la quale è ricca di
parodie, pastiches, citazioni e allusioni a ogni genere di testo.
La stessa “La terra desolata di Eliot” instaura un parallelismo tra la
contemporaneit à e la leggenda del Graal e fa riferimento a molte opere
diverse.
IL ROMANZO SPERIMENTALE
Il “romanzo sperimentale” è una definizione coniata da Zola per sostenere
che esisteva una sorta di equivalenza tra la sua narrativa a intento
sociologico e l’esplorazione scientifica del mondo naturale. Tuttavia un’opera
narrativa non costituisce un metodo attendibile per verificare un’ipotesi sulla
società e la sperimentazione diventa soltanto un approccio radicale al
compito dello straniamento: si devia dai modi generalmente accettati di
rappresentare la realtà.
La seconda e la terza decade del XX secolo furono caratterizzati dal romanzo
sperimentale, i più grandi nomi sono Joyce, V. Woolf ed E. Bowen.
Un esempio originale di romanzo sperimentale è rappresentato da “Living” di
H. Green, in cui si passa dalla narrazione al dialogo repentinamente, inoltre il
brano è caratterizzato dall’emissione sistematica degli articoli dal discorso
narrativo e dai verbi finiti. Il romanzo è una celebrazione della vita delle classi
lavoratrici e c’è tendenza mimetica nel gergo di questa classe.
Questa pratica attuata da Green è facile da comprendere, mentre altre sono
più difficili e problematiche: alcune deviazioni stilistiche pongono un ostacolo
artificiale tra il linguaggio in prosa e le sue funzioni normali, come il
“lipogramma” in cui viene omessa sistematicamente una lettera dell’alfabeto.
Un altro caso estremo è rappresentato dal romanzo dello scrittore
contemporaneo Abish, il quale ha scritto un romanzo intitolato “Alphabetical
Africa”, i cui capitolo si attengono alla seguente regola diabolica: il primo
capitolo contiene parole solo con A, il secondo solo parole che cominciano
con la B e la A, il terzo con la C, la B e la A e cos ì via.
IL ROMANZO UMORISTICO
Il romanzo umoristico è un genere di narrativa molto britannico e irlandese:
ricordiamo molti romanzi umoristici classici, come quelli di Fielding, SAterne,
oppure quelli di Jane Austen o Dickens, ma anche più moderni come quelli di
George Eliot e Hardy.
L’umorismo nella narrativa scaturisce da due fonti: la situazione, la quale
richiede un personaggio particolare, e lo stile. Entrambi questi elementi
dipendono spesso dalla scelta dei tempi, ovvero dall’ordine in cui sono
sistemate le parole e danno una vena comica al testo.
Umorismo è per esempio in Declino e Caduta di Waugh: “Dio li maledica e li
scaraventi tutti all’inferno” disse mitemente fra sé e sé. L’inciso fa assumere
alla frase una vena umoristica, in quanto sottolinea ancora di più la passività
del soggetto.
Lucky Jim di Amis, un lettore che deve trovare il titolo per un articolo, che era
obbligato a scrivere per restare nell’università e riflette in macchina ma
rischia di fare un incidente.
La cosa più importante per rendere l’umorismo è il tempismo.
IL REALISMO MAGICO
Il realismo magico, ovvero l’inserimento di avvenimenti improbabili e
meravigliosi in un genere di narrativa che pretende di essere realistica, è un
effetto che troviamo associato soprattutto alla narrativa latinoamericana
contemporanea, come ad esempio Gabriel Garcìa Marquez, ma anche Milan
Kundera (e anche Bulgakov), scrittori che sono sopravvissuti a grandi
sconvolgimenti storici e hanno vissuto in prima persona dolorosi cambiamenti
radicali che secondo loro non possono essere espressi semplicemente dal
realismo.
Ad esempio, Garcìa Marquez in “Cent’anni di solitudine” introduce un
personaggio che sale il cielo mentre sta stendendo la biancheria, realizzando
così il sogno dell’umano impossibile di sfidare la forza di gra