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JORGE MANRIQUE
Jorge Manrique, figlio di Rodrigo de Manrique, fu soldato e combattè con i Re Cattolici nella
Reconquista, fu ferito e morì in battaglia. Ebbe una vita impostata attorno alla guerra e da qui
derivano le sue conoscenze come quella delle armi, delle leggi e quella delle regole della vita di
corte a cui partecipava come cavaliere. Coltivò la poesia amorosa con discrezione e usa un
vocabolario medievale e giuridico che è quello a lui più familiare. L'opera "Las Coplas por la
muerte de su padre" gli diede fama immediata e duratura per il grande successo che ebbe:
- La parte iniziale venne scritta prima della morte effettiva del padre.
- La parte centrale è di poco posteriore alla morte del padre.
- La revisione fu portata avanti mentre era incarcerato.
> Genesi lunga dell'opera che ha come conseguenza evidenti cambi di prospettiva. La
struttura d'insieme quindi non è sempre chiara perché era un'opera in divenire, in momenti
diversi della vita dell'autore e con esigenze personali diverse.
In generale las coplas si dividono in 3 parti:
- Riflessione sulla Morte in astratto.
- Riflessione sulla Morte in prospettiva storica.
- Riflessione sulla Morte del padre.
> La prospettiva dell'opera va dal generale al particolare.
>Caratteristiche e ricorsi principali per coinvolgere il lettore: uso del plurale inclusivo e uso del
pronome nosotros. Las coplas quindi si propone come testo universale in cui vengono
esplicitati sentimenti che possono essere comuni a tutti > unione immediata lettore-poeta e
accettazione dei sentimenti del narratore come se fossero i nostri. Inoltre l'autore usa dei verbi
che si appellano all'esperienza collettiva in aggiunta a esortazioni dirette continue e costanti
nel testo.
>L'esperienza collettiva arriva fino alla strofa 25, da lì in poi si passa dal generale
all'esperienza particolare dell'autore > narrazione in prospettiva del figlio che vive la morte del
padre. Dalla 25esima strofa c'è la descrizione della vita di Don Rodrigo che avanza verso la
morte in modo consapevole MA lo fa da solo > lo scenario è quello della morte con tutto il suo
sfarzo che sarà in opposizione con l'atteggiamento umile di Don Rodrigo che la vede come
fenomeno neutrale. Contrasto tra figura serena di Don Rodrigo e la vita turbolenta che gli si
svolge attorno.
>Linguaggio: semplice ma aulico e colto ed è molto concreto perché ci sono descrizioni di gesti
o momenti quotidiani che aiutano il lettore a sentire la concretezza del discorso.
>Stile: scorrevole, armonioso perché Manrique usa sempre un linguaggio pacato e tranquillo
senza colpi di scena o elementi di disturbo > forte unità tematica abbinata al forte lirismo del
poema.
>Figure retoriche: anfora, parallelismo, ripetizione e metafora.
>Metrica: strofa de pie quebrado che è composta da 12 versi in arte menor (8 sillabe) con rima
consonante (strofa anche chiamata copla manriqueña) ogni strofa è un'unità sintattica e
semantica a sè.
>Fonti: poesia italiana, poesia canzoneril, poesia del Marqués de Santillana e poesia de Juan de
Mena.
> Innovazione: l'autore presenta per la prima volta il tema della morte con una connotazione
intima e semplice. Esempio di poesia che nasce da un desiderio intimo del poeta che diventa
necessità: poesia come mezzo per esprimere un'emozione che il poeta ha provato. La morte è
inevitabile ed è un elemento costante nella vita di ogni uomo, non ha una connotazione
macabra o sgradevole ma è personificata in una signora in nero che un giorno bussa alla porta
del padre e lo invita a seguirla.
Testo che è formalmente elaborato ma che è anche molto intimo, destinato ad una lettura
privata e in esso è percepibile un tono estremamente delicato: ciò significa che l'autore
abbandona il tono eroico e di ostentazione tipici di altre forme poetiche dell'epoca (come il
cancionero, l'epica...). Manrique dimostra di riuscire nell'ambito di cogliere le sfumature
dell'animo umano.
Suddivisione in 3 parti:
- Prima parte = riflessione sulla morte in astratto: esortazione alla riflessione sul tema
della morte in generale (strofe 1-13)
- Seconda parte= riflessione sulla morte in prospettiva storica: tema simbolico dell' ubi
sunt. Commemorazione di figure del passato per sottolineare l'inconsistenza della vita
umana (strofe 14-24)
- Terza parte= presentazione della figura del padre come esempio opposto alla figura
della la morte > denota la possibilità di superare la morte attraverso la fama terrena,
quindi le azioni del padre (che era stato un generale e un uomo importante a corte)
diventano uno strumento per rispondere ad un momento di distruzione della vita, che è
appunto la morte. Tuttavia la vera risposta alla morte è la FEDE. La morte è inevitabile e
la sua risposta è la fede.
Nell'opera si parla della morte ma anche di vita e della possibilità di compiere buone azioni, del
tempo che serve a costruire buone azioni, del destino che è inevitabile e della religione.
> Contrapposizione tra piacere, vissuto come carcere, e la fede vissuta come elevazione
spirituale.
Manrique inaugura la poesia individuale, è il primo poeta della poesia moderna e l'ultimo della
poesia medievale. È il punto di svolta della concezione della poesia che da lui in poi perde la
funzione collettiva, informativa e di intrattenimento per diventare qualcosa che intrattiene e fa
riflettere ma da un'altra punto di vista, quello individuale.
COPLAS A LA MUERTE DE SU PADRE
Capacità di Manrique nel costruire metafore che parlano di temi inconcreti in modo però molto
concreto, è vicino all’esperienza del lettore. Opera divisa in tre parti in cui il tema della morte
viene affrontato in modo diverso. L’opera non è stata scritta in una sola sessione. L’opera è
andata a concludersi anche seguendo la biografia dell’autore. L’opera non sempre ha infatti
un’organizzazione e una coesione. È un’opera che non ha estratti. Ma l’ultima parte non era
stata inclusa dal principio nell’opera. Nelle prime strofe si cerca l’attenzione e la riflessione del
lettore, sulla morte, il tempo e la vita terrena. La morte si può sconfiggere con la fama e la
fede. La fama infatti ci porterà ad essere ricordati per le opere prodotte.
- Strofa 7: Viene introdotta la figura della signora, la personificazione della morte. La
morte non ha connotazione macabra bensì elegante. Ha la connotazione di una signora vestita
di nero che bussa gentilmente alla porta del padre di Manrique e gli chiede di seguirla.
Se fosse in nostro potere fare buon viso come possiamo fare della nostra anima un angelo che
buona cosa avremmo a tutte le ore e quanto saremmo rapidi nel preparare il corpo lasciando
l’anima scomposta.
Si ripete di nuovo l’immagine del corpo come prigione dell’anima e la signora in questo caso è
un riferimento all’anima e alla caducità del corpo.
Nelle strofe seguenti manrique si ripete su temi già visti (caducità della vita, beni materiali
effimeri, i potenti e i politici sono uguali agli altri, il tempo e la vecchiaia che distrugge à non
necessità di lavorare per creare opere che superino l’epoca perché il tempo le distruggerà). Per
Manrique lo status sociale è privo di importanza, al momento della morte saremo tutti uguali.
Tutte le persone sono uguali davanti alla morte.
- Strofa 11: Immagine importante. Ruota che gira. Fortuna che deCide arbitrariamente
dove fermarsi ma che non è mai ferma. I ceti sociali e la ricchezza che ci lascia all’improvviso
cambiano velocemente. Ruota come fortuna ma anche come non capacità dell’uomo di
controllare il proprio destino. à Tema di carattere bibilico, l’uomo non può fare oltre a quello che
è stato predestinato a fare.
- Strafa 12: Beni materiali effimeri
- Strofa 14: Inizia l’UBI SUNT che finisce nella strofa 24.
Dal verso 160 in poi c’è l’immagine dell’uguaglianza degli uomini davanti alla morte. Di quei re
potenti di cui abbiamo parlato e conosciuto attraverso gli scritti passati, con casi tristi e
drammatici furono sconvolti i loro destini. Non c’è cosa forte che papi, imperatori e prelati. Così
li tratta la morte come ai pastori di gregge.
- Strofa 15. Ubi sunt di personaggi vicini ai lettori e non personaggi storici. Non curiamoci
dei troiani dei cui mali non abbiamo vissuto e neanche le glorie. Lasciamo ai romani. Non
curiamoci di sapere ciò che appartiene al secolo passato, veniamo a ciò che è di ieri che è stato
dimenticato come il passato. à bisogna fare più attenzione al passato recente.
Nelle strofe successive Manrique continua a contrapporre la metafora del tempo attraverso la
contrapposizione di cose vicine e cose lontane per arrivare poi a parlare di come superare la
morte e di quali sono le cose che realmente hanno la capacità di superare la morte. Ci sono qui
parecchi riferimenti storici a personaggi dell’epoca. Manrique fa riferimento a personaggi vicini
e non classici perché cerca di coinvolgere il lettore e avvicinarlo a quella che sarà la riflessione
finale sulla morte.
Dalla strofa 25 inizia la terza parte che racconta di come il padre incontra la morte.
- Strofa 25: colui che aveva buoni costumi ed era amato come virtuoso dalla gente, il
maestro tanto coraggioso. Le sue azioni grandi e famose non c’è bisogno che le canti poiché
tutti le videro, il mondo sa quali sono state. Manrique torna sul tema dell’umiltà e della fama.
La fama viene chiamata in causa come entità che precede il personaggio senza che l’autore
debba ricordare le azioni compiute.
- Strofa 26: descrizione delle qualità del padre che ricorda l’iperbole che caratterizzava la
descrizione dei caratteri degli eroi epici. Amico dei suoi amici, che signore per la servitù, che
padrone, che nemico, che maestro, che uomo valente, che simpatico, che benigno, che leone
con i malvagi. Si esaltano le virtù attraverso un’iperbole.
- Strofa 27: il padre viene paragonato ai personaggi dell’età classica. Si conclude la
presentazione. Tutta la storia è un parallelismo tra eroi classici e il protagonista ed è
un’iperbole.
- Nelle strofe successive continua il paragone con i personaggi classici. Il padre non viene
descritto per il suo io intimo ma per una somiglianza con personaggi di cui era assodata la
figura e di cui si conoscevano le virtù e la azioni.
- Strofa 34: dialogo con la morte che si presenta come figura della donna.