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DIRITTO, MORALE, ETICA. IL PROBLEMA DELLO STATO: HEGEL
Vive tra il 1770 e il 1831. In Hegel si è visto l’esaltatore dello Stato etico, dell’importanza dello
Stato, perciò negli esempi storici di assolutismo si è considerato quasi come un premonitore.
Per altro verso si visto in Hegel la difesa della preminenza della società civile nei confronti dello
Stato, in base all’economia liberistica.
Una terza interpretazione vede un anticipo del pensiero di Marx, per la sua critica all’economia
capitalistica.
I primi interessi di Hegel si riferiscono al problema dei rapporti fra religione e ordine politico:
dedicò a questo argomento una serie di scritti nei quali considerò il cristianesimo come religione
positiva, cioè come formula di fede e regole di vita che il credente accetta in quanto dettate
dall’autorità della Chiesa.
Al cristianesimo che religione positiva, Hegel contrappone un cristianesimo che si esprime sul
piano della pura morale, quale può essere individuata e riconosciuta dalla coscienza e dalla ragione
dell’uomo. In questi scritti, soprattutto nelle osservazioni sulla “religione popolare” si delinea la
tendenza a considerare la religione, i costumi, il popolo, la società, lo Stato, come una totalità che
ha il suo centro unificatore nella religione.
“Lo spirito del cristianesimo e il suo destino” : qui il tema dei rapporti fra la religiosità ebraica e
quella cristiana sono considerati nell’ambito di una contrapposizione dialettica e che si riferisce alla
politica, come una totalità di esperienze che si unificano nella vita di un popolo.
Già ne “Lo spirito del cristianesimo” la religione è considerata come il modo d’essere originario
nel quale si fonda ciò che caratterizza e distingue la comunità, la religione contiene in sé, tutti i
modi d’essere del popolo, quali si realizzeranno nel corso della storia: ecco perché la religione si
presenta al giovane Hegel come il “destino” del popolo.
Nell’opera intitolata “La costituzione della Germania” Hegel parte dal constatare come la
Germania, a differenza di Inghilterra, Francia e Spagna, non è riuscita a costituirsi come Stato.
Hegel fa un esempio: se per fare una costruzione usiamo pietre squadrate queste si sorreggeranno a
vicenda; se le pietre fossero rotonde queste non potranno essere coese.
Lo stato per Hegel è una “moltitudine di uomini, unita per la comune difesa di ciò che è di sua
proprietà”: è necessaria quindi un’organizzazione militare e delle proprietà da difendere.
Questi sono gli elementi sostanziali; ci sono poi gli elementi accessori, come ad esempio il modo
in cui si organizza il potere ( che se mancano non fanno crollare lo Stato). Tra gli elementi accessori
c’è anche la religione: così anche la differenza di religione non è indizio di frantumazione dello
Stato.
Il governo deve riconoscere la completa autonomia all’individuo su tutti gli aspetti che non
riguardano gli elementi sostanziali. Ecco sfatato il mito di Hegel come teorizzatore dello stato
assoluto.
Per la concezione di popolo, Hegel riprende la tesi di Montesquieu secondo il quale ogni popolo si
distingue per certe caratteristiche. Il popolo rappresenta l’intero, non come unione di individui, ma
come “fusione”.
Per la concezione sulla formazione dello Stato, Hegel rifiuta le teorie dei giusnaturalisti (contratto
sociale): chi fondò la polis fu un eroe, Teseo.
Dunque per fondare lo Stato serve la forza del conquistatore e la mente dell’uomo politico (come
era stato Machiavelli). Teseo dopo aver fondato la polis e aver ottenuto tutti i poteri, li lascia al
popolo e quindi non agisce per se stesso.
Metodo dialettico: nella nostra cultura si è fatto riferimento a una razionalità che rifiutava che una
proposizione convivesse con una contraria.
Hegel vuole assicurare questa coesistenza. Sono 3 i momenti della dialettica:
affermazione,
Ø negazione,
Ø negazione della negazione, che ingloba i primi 2 elementi facendoli convivere.
Ø
Questo metodo lo applica agli aspetti politici più importanti.
Nell’opera intitolata “Lineamenti di filosofia del diritto” Hegel vuole individuare il fine dello
Stato. Per farlo parte dalla famiglia, che rappresenta il primo momento (affermazione).
Dà rilievo alla famiglia e non all’individuo prendendo le distanze dal giusnaturalismo che partiva
dall’individuo.
L’individuo è un’astrazione, che può nascere e crescere solo all’interno della famiglia. Esistono
più famiglie, ognuna con un capo e ognuna rappresenta un’entità giuridica.
Il patrimonio è un elemento comune, così che ogni elemento non ha proprietà particolari (ancora
negazione dell’individuo); la gestione del patrimonio spetta al capo della famiglia.
Il secondo momento (negazione) è composto dalla società civile: qui si guarda all’individuo come
uomo del bisogno. Pertanto nella società civile emerge l’egoismo dell’individuo.
Ma dalla soddisfazione dei bisogni del singolo ne trae un vantaggio la collettività (per il cosiddetto
“sistema dei bisogni”). Per soddisfare i suoi bisogni più complessi, l’uomo ha bisogno di una forma
di cooperazione con i suoi simili (Aristotele) ed è qui che si genera la società civile e si supera
l’egoismo.
Nella società civile, in base all’attività svolta, c’è una divisione in 3 classi:
una classe sostanziale (con il lavoro produce i beni necessari alla comunità, quindi lavoro
Ø della terra e produzione di materie prime);
la classe dell’industria (lavora e trasforma la materia prima prodotta dalla prima classe. A
Ø questa classe appartengono anche i commercianti);
la classe generale (cura gli interessi dello stato sociale ed è esentata dal lavoro per produrre
Ø beni, per questo è indennizzata dallo Stato).
Nella società civile necessariamente nasceranno delle contrapposizioni, dominando l’egoismo: la
contrapposizione porta alla disunione ed è in questo momento che si inserisce il terzo momento,
ossia lo Stato (negazione della negazione).
Questo riporta i primi 2 elementi all’unità superando i contrasti della società civile.
Lo Stato in Hegel si autogiustifica e autolegittima: questo non ha bisogno della legittimazione e
del consenso ed esprime una unità.
Hegel individua 3 poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), ma non parla di divisione dei poteri.
Nel corso del 700 si era discusso a lungo sulla guerra, arrivando a condannarla e proponendo vari
progetti di pace (come la creazione di un ente superiore che si occupasse delle tensioni
internazionali). Hegel si oppone a questi progetti, perché lo Stato può stabilire i suoi interessi vitali,
scegliendo il modo più opportuno di difendere gli interessi fondamentali, anche con la guerra.
Da questa concezione deriva che non esiste la guerra giusta e ingiusta, perché la guerra è
utilizzata dallo Stato per proteggere i suoi interessi vitali.
CONSTANT 1767 – 1830: contributi liberali alla carta costituzionale
Fine dell’impero napoleonico. Si vuole restaurare l’antico regime. Ritorna Luigi XVIII che concede
una carta costituzionale: il monarca, capo dell’esecutivo, nomina il governo. Il potere legislativo era
diviso in due camere: quella dei deputati e quella dei pari. Il potere giudiziario ai giudici. Si
formarono alcuni partiti: gli ultrarealisti formati da aristocratici emigrati, che lottarono per la
restaurazione degli antichi privilegi nobiliari; gli indipendenti tra cui Costant che cercarono di dare
un contenuto più liberale alla carta: i dottrinari che volevano una monarchia costituzionale.
Con Filippo d’Orleans, dopo i cento giorni ecc.. la costituzione fu riformata in senso liberale: la
camera ebbe diritto di iniziativa legislativa, si abolì l’ereditarietà della camera dei pari, si riformò la
legge elettorale con la riduzione del censo e il corpo elettorale fu allargato alla classe media.
Costant fu uno scrittore della restaurazione e si impegnò per dare un contenuto liberale alla carta
costituzionale del 1814.
Voleva trovare il principio su cui fondare un ordinamento politico in grado di cogliere le esigenze di
rinnovamento espresse dalla rivoluzione e di garantire i cittadini da qualsiasi forma di oppressione.
Si dovevano comprendere i motivi per cui la rivoluzione era passata attraverso l’esperienza del
terrore e si era conclusa con un ordinamento gerarchico militare.
Ritiene che nel corso di questi avvenimenti si era espresso un sentimento di individualità e libertà
che è il presupposto sul quale deve essere organizzata la società e lo stato.
Vuole difendere l’individualità in tutte le sue manifestazioni.
Constant: I principi di politica applicabili a tutti i governi
Il problema politico centrale è quello della libertà e dei principi politici che consentono di poterla
realizzare mediante istituzioni e ordinamenti che siano veramente corrispondenti a questo scopo.
La libertà è connessa al valore che ha nella civiltà moderna l’individualità, il sentimento
dell’originarietà e dell’autonomia dell’individuo come centro da cui scaturisce tutto il movimento di
progresso civile e culturale che caratterizza la società moderna. Tale sentimento è connesso a
un’esperienza religiosa che scopre l’interiorità, la coscienza come momento centrale di
un’emozione che avverte la presenza dell’infinito, di Dio.
Quanto più l’elevazione spirituale, il comando, l’indipendenza sono un bisogno per noi, tanto più è
necessario rifugiarsi nella fede di Dio. Il sentimento religioso è connesso con le passioni nobili,
delicate, profonde.
Nella libertà religiosa e nella corrispondente libertà di coscienza è radicata la libertà di pensiero la
quale si esprime mediante la libertà di parola e di stampa che sono le libertà politiche fondamentali.
L’intero sistema costituzionale delle garanzie di libertà dell’individuo riposa sulla libertà di stampa.
Solamente l’opinione pubblica esercita un vero controllo sul potere del governo, sull’attività
legislativa dei parlamenti e sul valore delle leggi e rappresenta la reale garanzia della libertà degli
individui.
Le libertà dell’individuo sono il limite del potere politico.
Bisogna riconsiderare il concetto di sovranità che costituisce il fondamento dell’organizzazione
politi