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I LIMITI DELL'INFLUENZA DEI MEDIA
A partire dagli anni 40 si sviluppano filoni di ricerca sulle comunicazioni di massa che andranno oltre
la visione semplificata dell'approccio ipodermico (che ha il limite di non considerare le differenze tra i
media e le differenze tra i vari soggetti componenti il pubblico - quindi approccio comunicativo
unidirezionale e passivo da parte del pubblico).
Citiamo in questo contesto Lasswell (1902-1978) che propone un modello che è
espressione di un punto di vista meccanico sulla comunicazione. Tale modello
scompone il processo comunicativo in cinque mosse, attraverso le note domande
WHO, WHAT, WHOM, WHERE, WHAT EFFECTS. Lasswell afferma che quando si riesce a
rispondere a tutte le 5 domande si avrà raggiunto l'effetto desiderato, che sia vendere
un prodotto o modificare la posizione di qualcuno rispetto a un'idea.
Dopo 3/4 di secolo queste domande sono ancora intriganti per chi si occupa di comunicazione,
perchè universalmente applicabili.. Esse sono sicuramente ancora efficaci per mettere ordine negli
studi sulla comunicazione, anche se per approcciarsi ai nuovi media sociali è necessario porsi
domande più complesse e creare domande specifiche per la specificità di ogni singolo medium e
piattaforma.
Il punto di partenza del lavoro di Lasswell è il tentativo di considerare la molteplicità delle variabili in
gioco. Ogni domanda, infatti, delimita uno specifico settore della ricerca sui media:
chi -> studio degli emittenti
dice cosa -> analisi dei contenuti mediali
a chi -> studio della audience
attraverso quale canale -> specificità ed efficacia diversa dei canali
con quali effetti -> problematizzazione degli effetti
Lasswell descrive un andamento fortemente asimmetrico, in cui solo l'emittente ha un ruolo di
produttore di comunicazione, così come è determinato il ruolo dei riceventi (cittadini, consumatori,
elettori) che hanno un ruolo passivo o di sudditanza coerente con il modello stimolo-risposta. (la
rete avrà un ruolo significativo nella modificazione di questi ruoli). In questo modello la
comunicazione è rivolta ad uno scopo preciso, l'acquisto di un prodotto, la formazione di un'opinione
ecc, e viene vista come intervento sicuramente manipolatorio con l'obiettivo di condurre i soggetti a
fare scelte congrue agli intenti dell'emittente non necessariamente in sintonia con obiettivi propri
degli stessi riceventi.
E' EVIDENTE CHE QUI PARLIAMO DI COMUNICAZIONE COME TRASMISSIONE E NON COME
INTERAZIONE, cosa che fa parte del carattere semplificatorio di questi approcci alla comunicazione.
Questo modello asimmetrico che Lasswell riconosce alle comunicazioni di massa (e dove è
comunque presente un effetto manipolatorio perchè c'è asimmetria della comunicazione e
intenzionalità rivolta al raggiungimento dello scopo e anche isolamento tra comunicatore e
destinatario) guida gran parte delle comunicazioni di questo inizio di secolo, anche se la popolazione
è mediamente più scolarizzata ed informata.
Ma negli anni 40 si era sviluppato anche un filone di ricerca che puntava il focus sul
ricevente non solo in termini di bersaglio: approcci teorici incentrati sul processo di
codifica/decodifica che avviene in sede di ricezione di contenuti, e in particolare
sulla capacità del pubblico di ricostruire il significato del messaggio (questi sono i
cultural studies, nati negli anni 50-60 in inghilterra tra i cui esponenti troviamo stuart
hall), che teorizzano che ad un determinato messaggio con un certo contenuto ed
obiettivo di cultura egemone il ricevente possa decodificarlo e rifiutarlo, opporvisi o
proporre una lettura diversa.
I cultural studies ma anche studiosi come W.Benjamin o Antonio Gramsci parlano di una visione
egemonica e favorevole alle classi dominanti, volta alla perpetuazione dello status quo, ma ciò non
esclude un conflitto interpretativo che dà valore alla posizione del ricevente.
E' chiaro che la forza dei mass media si riduce man mano che i riceventi diventano più competenti e
le informazioni disponibili aumentano, nonché la capacità selettiva del pubblico. Più che mai la
combinazione tra media di massa e rete e social network porta a questa riflessione.
LIMITI: Sia la teoria ipodermica che le teorie di Lasswell danno poca importanza al pubblico, agli
aspetti sociologici del ruolo del ricevente e non danno attenzione agli aspetti collegati alla relazione
che si stabilisce fra i riceventi e che influenza le loro scelte, la loro produzione di significati e i loro
comportamenti. Col tempo si tende a superare questa visione atomizzata del pubblico che si lega
alla visione semplificata di comunicazione di massa e società di massa.
Occorre tenere presente gli aspetti del RITUALE della comunicazione che ne evidenzia gli aspetti più
emozionali e la libera dall'immagine di fenomeno puramente contenutistico. La comunicazione
rituale dipende da un insieme di vedute ed emozioni, il rituale unisce e impegna sentimento e
azione, e i suoi significati non sono definiti in autonomia dai partecipanti ma dipendono dalla cultura.
Il processo comunicativo dunque non è solo un risultato di un processo stimolo-risposta.
La seconda stagione di studi sulla comunicazione, successiva a quelle legate alla
bullet theory evidenzia la relazione tra media di massa e pubblico come due fattori condizionati
dalle cosiddette variabili intervenienti, cioè variabili che intervengono col loro effetto nel
processo della ricezione. Si studiano i fattori che caratterizzano l'audience: fattori come la classe
sociale, l'istruzione, l'orientamento politico incidono in modo decisivo nella formazione di opinioni,
atteggiamenti e comportamenti; quindi questo approccio ha intuito quanto sia complesso il
pubblico e con diverse capacità di selezione, e la persuasione non un qualcosa di così facile da
realizzare.
La presenza delle variabili intervenienti non solo spezza l'uniformità e l'immediatezza degli effetti dei
Lo schema stimolo-
media ma ne commisura anche l'ampiezza al ruolo giocato dai destinatari.
risposta della teoria ipodermica sopravvive ma inserito in un quadro di analisi più complesso, infatti
la comunicazione viene qui vista come composta da causa (stimolo) - processi psicologici individuali
ed effetto (risposta).
Sempre a partire dagli anni 40 si sviluppa un filone di ricerca a carattere più
prettamente sociologico che si focalizza sui contesti in cui la ricezione dei messaggi
dei media si attualizza. In questo ambito un ruolo di rilievo riveste l'approccio empirico
o degli EFFETTI LIMITATI teorizzato da Lazarsfeld.
Questo approccio, che riconosce che l'audience sia difficile da trattare se ritenuta un unicum, passa
da un'idea meccanicistica di comunicazione tipica della bullet theory a un'idea di relazione tra
pubblico e media; non parla più di persuasione, ma di "influenze" del messaggio.
1- La ricerca che studia il tipo di consumo delle comunicazioni di massa presenta un'analisi
concettualmente più complessa che cerca di capire innazitutto i MOTIVI delle scelte di fruizione dei
pubblici. Lazarsfeld afferma che la radio in primo luogo seleziona il proprio pubblico e solo dopo vi
esercita un'influenza, e i fattori che spiegano le preferenze di consumo per un certo mezzo ha a che
fare con la stratificazione dei gruppi sociali che manifestano questi gruppi di consumo.
2- il secondo filone di ricerche empiriche di orientamento sociologico studiava le relazioni sociali che
influenzavano la ricezione. Lazarsfeld sposta l'accento da un nesso causale diretto tra propaganda di
massa e manipolazione dell'audience a un processo mediato d'influenza in cui le dinamiche sociali
(le relazioni, le variabili del contesto) s'intersecano con i processi comunicativi .
Si ricorda uno studio del 1940 di Lazarsfeld Berelson e Gaudet sull'impatto sul pubblico della
campagna elettorale presidenziale: scoperta dell'influenza delle relazioni sociali informali sulle
decisioni di voto e l'importanza dell'influenza personale del passaparola:
teoria del two step flow of communication : il primo flusso di comunicazione collega un gruppo di
individui direttamente ai flussi dei media, mentre il secondo stadio vede questo gruppo di cosiddetti
opinion leader agire come intermediari nella diffusione dei messaggi dei media ma anche nella
produzione di opinioni (quindi la persuasione).
Questo studio evidenzia che i media di massa rafforzano valori, atteggiamenti, attitudini dei
soggetti, più che modificarli, l'infuenza personale degli opinion leader, che godono di
un'autorevolezza che viene loro riconosciuta dalla comunità di riferimento, è più forte di quella
esercitata dai media.
Studiando le campagne elettorali americane e l'utilizzo dei media allo scopo di promuovere i
candidati, sono rilevabili tre tipi di effetti sugli elettori:
1. di attivazione degli indecisi;
2. di rafforzamento degli elettori già convinti su chi votare;
3. di conversione del voto, ovvero di cambiamento della preferenza verso altri candidati,
mediante una ridefinizione del problema.Di questi, l'effetto di conversione ha
percentuali statisticamente trascurabili, mentre l'effetto di rafforzamento prodotto dai
media è quello quantitativamente più importante, con il quale si sono potute
consolidare le intenzioni di voto degli elettori già decisi.
Quindi, per la teoria degli effetti limitati, la comunicazione di massa è strettamente connessa alle
comunicazioni non mediali interne alla struttura sociale e le audiences rispondono diversamente
dalle attese degli emittenti. variabili intervenienti (I.V.),
Dall’iniziale teoria behaviorista S–R, una volta inserite le a seconda della
prospettiva analitica con cui esse vengono prese in considerazione, si ottengono tutte le teorie sugli
effetti limitati.
Con la teoria del flusso di comunicazione a due stadi si passa dal concetto di persuasione
al concetto di INFLUENZA dei media, come risultato di una crescente presa di coscienza da parte
degli studiosi dei media della complessità del processo che osservano, che obbliga a tenere conto
del CONTESTO in cui la comunicazione ha luogo, la struttura delle relazioni sociali in cui si colloca
l'individuo, che sono riconosciute ora come una variabile imprescindibile.
Il passare del tempo poi continua a imprimere cambiamenti a questo tipo di processi: negli anni 40
la diffusione della comunicazione di massa era ancora bassa e questo dava ruolo e rilievo alla
mediazione dell'influenza personale (in italia negli anni 50 la tv non era ancora diffusa in tutte le
case e aveva dato vita a una fruizione molto condivisa , quasi semi pubblica), negli anni 80 invece ci
troviamo di fronte a una quasi saturazione della comunicazione