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Accesso alla rete e PIL pro-capite: il livello di ricchezza di un paese è una condizione importante
ai fini dell’accesso alla rete 2. Accesso alla rete e l’indice di sviluppo umano (elaborato dalle
Nazioni Unite): più cresce il livello di sviluppo umano più aumentano gli accessi alla rete 3.
Accesso alla rete e livelli di scolarizzazione: il livello di istruzione si delinea come un livello
chiave per gli accessi alla rete 4. Spesa nel settore della ricerca e dello sviluppo 5. Offerta di
nuove tecnologie: disponibilità di infrastrutture tecnologiche e costo della tecnologia per
information haves informations have nots
l’utente. Il rischio insito nella polarizzazione tra e è di
trascurare le ulteriori differenze che si delineano tra gruppi avvantaggiati e gruppi svantaggiati
revisione del concetto di divario digitale (non solo accesso ma anche status socio-
economico) divari digitali (al plurale).
5.3 Le forme del divario sociale. Quali sono gli esiti dei divari digitali? Il più grande bacino di
information have-nots si colloca nei paesi in via di sviluppo e nelle nazioni ancora più povere
(ma non esclusivamente). I fattori principali che limitano l’accesso e l’utilizzo delle moderne
tecnologie dell’informazione sono:
1. REDDITO: le differenze in base al reddito sono determinanti (l’accesso alla rete quasi mai è
gratuito, lo è ancora meno nei paesi in via di sviluppo + costi hardware e software, di
aggiornamento e di servizio tipo l’energia elettrica) digital divide:
2. ETA’: la classe dell’età è una delle categorie più efficaci per l’analisi del l’età si
correla negativamente all’adozione delle tecnologie. Raramente gli individui più anziani
digital
possiedono competenze e abilità tecniche per l’utilizzo dei nuovi media (e-esclusion); i
natives digital
sono coloro che sono cresciuti con le nuove tecnologie della comunicazione; i
immigrants tardivi digitali
si sono avvicinati alle tecnologie in un secondo momento, i guardano
con diffidenza o tecnofobia. I nativi digitali della net generation sono il risultato di quell’effetto
di modellamento cognitivo indotto dalla diffusione delle nuove tecnologie, che genererebbero
nuovi stili di pensiero, apprendimento e comunicazione. Attenzione alle semplificazioni! non
è tanto la differenza d’età a determinare l’utilizzo delle nuove tecnologie bensì i fattori di
stratificazione (genere, status socio-economico e cultura), l’esperienza d’uso e l’incorporazione
dei media nella propria vita quotidiana i nativi digitali sarebbero allora tutti coloro che usano
la rete da tempo, per molto tempo e con competenza L’idea che i giovani siano
naturalmente esperti di internet della rete conduce alla delegittimazione degli interventi volti a
bricoleur high tech
educare i giovani a un uso consapevole della rete. concetto di propone un
modo diverso di osservare i processi di appropriazione delle nuove tecnologie della
comunicazione: i giovani, infatti, sono in grado di sfruttare tutte le potenzialità dei media
elettronici e di combinarle non solo tra loro ma anche con quelle dei vecchi media. I giovani
bricoleur dimostrano di conoscere i significati simbolici delle tecnologie che utilizzano, ovvero
sanno scegliere nel loro equipaggiamento il mezzo più adatto per veicolare un determinato
messaggio. La variabile età ridurrà i suoi effetti sugli accessi ai media digitali perché in futuro
diminuirà quella parte di popolazione che non possiede le capacità tecniche e cognitive
necessarie per utilizzare i nuovi media.
3. GENERE: si nota una situazione di ritardo nelle donne rispetto agli uomini (in alcune aree
geografiche, tipo America latina) che tende a persistere nel tempo e che conduce a parlare di
digital gender divide;
un vero e proprio nel caso delle generazioni giovani il divario sparisce per
ricomparire in maniera marcata nelle fasce d’età successive.
4. ISTRUZIONE: l’accesso ai nuovi media è strettamente collegato ai fattori culturali e in
haves/have-nots,
particolare ai livelli di scolarizzazione. Più che la differenza a essere oggetto
della riflessione sono le forme d’utilizzo dei media digitali. Second-level digital divide Più
l’accesso a internet si diffonde, maggiore rilevanza assume il tipo di capacità che si ha di
sfruttare le potenzialità informative, relazionali o partecipative messe a disposizione. I nuovi
problemi da affrontare sono le effettive competenze e abilità tecniche ma anche la capacità di
ricerca e selezione delle informazioni, di comprensione critica e non passiva dei contenuti. È da
intendersi come un continuum di diversi livelli di diseguaglianze nell’accesso, nell’utilizzo e nei
benefici tratti dai nuovi media varia tra i due ipotetici poli della totale mancanza di accesso e di
un utilizzo appropriato ed efficace delle tecnologie.
5.4 L’evoluzione del divario: le ipotesi interpretative. Originariamente la chiave di lettura
principale per analizzare il rapporto tra nuove tecnologie e sistemi sociali ha avuto a che fare
con il cosiddetto determinismo tecnologico, ovvero l’idea che sia la tecnologia a stimolare il
mutamento sociale; le più recenti riflessioni mitigano quest’approccio considerando la relazione
tecnologia-società non come unidirezionale ma come un legame di dipendenza. Le premesse
sono: 1. le forme assunte dalle tecnologie sono il prodotto dell’attività umana e riflettono le
idee e gli interessi di chi le ha progettate (cfr. storia degli SMS, da avviso di ricezione
messaggio vocale a nuovo canale di comunicazione); 2. progettisti e utenti ripensano,
riadattano e modificano la tecnologia in ragione delle necessità; 3. le tecnologie si inseriscono
nelle pratiche sociali esistenti, adattandosi e modellandosi alle esigenze individuali. I processi
di adozione di una nuova tecnologia paiono seguire un preciso percorso di diffusione che viene
influenzata dagli opinion leader. All’inizio di un processo poche persone adottano una nuova
tecnologia, vi è poi un’accelerazione improvvisa fino a raggiungere il punto di saturazione. Per
spiegare l’evoluzione del divario digitale e della diseguale diffusione di internet, vengono
tradizionalmente presentate due ipotesi: 1. Normalizzazione: ritiene naturale nel primo periodo
un divario nel possesso delle tecnologie che andrà via via normalizzandosi; 2. Stratificazione: le
diseguaglianze create dai nuovi media si sommano già a quelle esistenti. Nell’ottica della
haves/have-nots,
polarizzazione l’ipotesi della normalizzazione considera i nuovi media come
strumenti in grado di contribuire alla risoluzione delle diseguaglianze esistenti, ad esempio
user friendly.
grazie alla riduzione dei costi e con l’introduzione di tecnologie L’ipotesi della
stratificazione ritiene che il divario si inserisca in una struttura sociale già caratterizzata da
diseguaglianze e che le tecnologie accentuino tali preesistenti diseguaglianze: si riscontra un
momento iniziale di forte espansione, che dopo la saturazione continua a mantenete le
divisioni inziali. Le ipotesi della stratificazione insistono sull’incapacità di generare processi
virtuosi di alfabetizzazione che possono portare all’effettivo superamento delle diseguaglianze.
Questo è un approccio che si pone sulla scia di alcune teorizzazioni che riguardano i media di
scarti di conoscenza:
massa, e in particolare gli effetti a lungo periodo sui cosiddetti a parità di
motivazioni, il livello d’istruzione, le abilità comunicative, le informazioni di cui già si dispone e i
tipi di media di cui si dispone influiscono sulla capacità e sulla velocità di acquisizione delle
informazioni. Questo circolo vizioso privilegia chi già occupa posizioni elevate nella struttura
socio-economica e culturale, mentre penalizza gli altri (effetto San Matteo: i vantaggi iniziali
favoriscono ulteriori privilegi). L’ottica della normalizzazione crede nel potere del libero
mercato, il divario digitale viene visto come un fenomeno transitorio che si attenuerà nel
tempo. Per i fautori della stratificazione i nuovi media invece verranno utilizzati dai potenti per
mantenere il controllo sulle masse.
5.5 I divari nell’uso di Internet. Le opportunità che i nuovi media mettono a disposizione degli
utenti sono molteplici ma il loro sfruttamento non è scontato e dipende da molte risorse, sia
personali sia sociali. La seconda dimensione principale del divario digitale gira quindi attorno
all’utilizzo dei media digitali e, più specificamente, attorno alla frequenza d’uso, alle modalità
d’uso e alle attività svolte. Lo sviluppo delle capacità tecniche e cognitive è necessario per
poter accedere alla rete con frequenza costante nuova esperienza, nuove capacità e
consapevolezza. Più ampio e variegato uso della rete è associato a un più alto livello di capitale
culturale e di istruzione. Riassumendo: la grande varietà di comportamenti e attività svolti
online mette in discussione l’idea che, una volta ottenuto l’accesso fisico a internet, le
haves/have nots
disuguaglianze spariscano o siano trascurabili.
literacy
5.6 Competenze e . Consideriamo il digital divide come un continuum di diseguaglianze
che riguardano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Attenzione
all’educazione digitale degli utenti (ad esempio, per sfruttare le potenzialità di Internet
dobbiamo sapere come far funzionare le applicazioni di base del pc e saper utilizzare un
browser per la navigazione, ma ciò non basta). Occorre una ben più complessa articolata
capacità di gestione della ricchezza/sovrabbondanza informativa e relazionale presente in rete,
legate alla capacità di cercare, selezionale e processare le informazioni: le competenze
informazionali. Vi è poi un problema di deficit nelle competenze critiche (che riguarda
bricoleur),
soprattutto i giovani ovvero un insieme di capacità cognitive, informazionali,
creative ed etiche necessarie per selezionare e valutare le risorse disponibili. Nel complesso
possiamo considerare l’esistenza di un vasto continuum di livelli e di abilità e conoscenza
digital literacy.
grazie ai quali operare con i media digitali: la Quali sono allora le competenze
richieste per operare efficacemente con le nuove tecnologie? 1. Computer literacy: le
conoscenze minime di hardware e software. Si tratta di un insieme vasto di competenze
possibili; 2. Information litteracy: competenze funzionali alla gestione delle informazioni
ricavate dalla rete; con