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Pensiero pedagogico di Gramsci

Vita di Antonio Gramsci

Gramsci non è uno studioso accademico del problema educativo. Egli fu studioso universitario di linguistica ma preferì occuparsi di politica, tanto che divenne un dirigente del Partito Socialista e poi nel 1921 del Partito Comunista d'Italia, di cui nel 1926 divenne segretario. Fino ad allora aveva svolto prevalentemente la professione di giornalista per il giornale socialista "Avanti" e per il giornale da lui fondato "L'ordine nuovo".

Egli trascorse alcuni anni a Mosca come inviato del Partito Comunista d'Italia presso la terza internazionale, ma nel 1926 tornò in Italia perché venne eletto parlamentare. Il regime fascista era al potere e nel 1926 emana leggi speciali e dichiara caduta l'unità parlamentare per cui Gramsci venne arrestato e nel 1928 venne condannato a venti anni di carcere. Dopo un anno dalla sua condanna, nel carcere di Turi (Bari) ottenne

Il permesso di scrivere e così iniziò a sviluppare le sue riflessioni in una serie di quaderni per tutta la prigionia. La sua salute va progressivamente peggiorando, così nel 1935 venne trasferito in sanatorio, dove morì nel 1937.

Gramsci scrisse 29 quaderni di appunti (Quaderni del carcere), che vennero messi in salvo a Mosca dalla cognata fino alla fine della guerra. Nel 1949 si inizia la loro pubblicazione:

  1. 1° edizione, a cura di Felice Platone: non rispetta l'ordine di svolgimento delle note di Gramsci; viene data un'organizzazione tematica (es. storia, filosofia, politica, letteratura) e così si perde la possibilità di ricostruire il pensiero di Gramsci nel suo sviluppo temporale.
  2. 2° edizione, edizione critica dei quaderni (1975), a cura di Gerretana: si restituiscono i quaderni nella loro integrità anche se ristabilire l'ordine temporale reale è impossibile in quanto Gramsci scriveva in

più quaderni contemporaneamente. È l’edizione a cui oggi si fa riferimento.- Attualmente si sta facendo una terza edizione, l’edizione nazionale degli scritti di Gramsci: i curatori si avvalgono di criteri filologici (es. tipo di inchiostro, tipo di carta) per cercare di ricostruire l’ordine preciso in cui le note sono state scritte.

Gramsci, con Dante e Machiavelli, è lo studioso italiano più studiato all’estero.

Elementi del pensiero di Gramsci

Gramsci era interessato al problema politico e vedeva il problema pedagogico all’interno del problema politico. Quindi, rispetto le categorie dell’esternalismo e dell’internalismo pedagogico, Gramsci è classificato come esternalista: vede il problema pedagogico da un punto di vista esterno, politico.

Secondo Dewey il maggiore degli errori che può fare un insegnante è credere che lo scolaro sta imparando solo il particolare argomento che si sta affrontando in quel

Momento e trascurare quindi il processo parallelo deldeuteroapprendimento. Secondo Gramsci un altro errore pedagogico è credere che l'educazione sia svolta soltantodalla scuola: il rapporto pedagogico attraversa l'intera società, che svolge quindi una funzione pedagogica, formativa,anche se gli esiti possono essere giudicati diseducativi piuttosto che educativi.

La funzione pedagogica della scuola va vista quindi all'interno di un sistema che comprenda l'intera società: occorreallargare lo sguardo pedagogico. La complessità del fenomeno educativo è quindi molto più ampia di quella chel'insegnante può riscontrare a scuola: comprendere che l'insegnamento quotidiano è soltanto parte di un più vastoproblema formativo è necessario per capire la problematicità dell'educazione e i limiti della propria azione.

 Esempio: credere che l'educazione si svolge solo in classe,

è come credere di poter imprigionare l’educazione in una provetta. Secondo Gramsci l’educazione è come un mare in tempesta: la grandezza è immisurabile ed è attraversato da una serie di correnti, ovvero eventi imprevedibili. Quindi mentre per il senso comune l’educazione è qualcosa che fa la scuola e la famiglia, per Gramsci si estende all’intera società. Gramsci si occupa del problema politico, che consiste nel capire il concetto della politicità, l’essenza del politico. Il pensatore Smith aveva identificato il concetto del politico nella coppia amico-nemico: una questione diventa politica quando diventa capace di dividere gli uomini, accorpandoli in amici e nemici. Gramsci invece imposta il pensiero politico sulla base della coppia categoriale governanti–governati, dirigenti–subalterni: l’essenza della politica è l’esistenza, durante la storia dell’uomo, di una divisione tra

dirige e governa ha il potere di imporre la propria volontà attraverso la coercizione. Tuttavia, Gramsci sostiene che il potere non si limita solo alla forza fisica, ma si manifesta anche attraverso altre forme di dominio. Una delle forme di potere che Gramsci identifica è il potere culturale. Questo si basa sulla capacità di influenzare le idee, i valori e le credenze delle persone, in modo da ottenere il consenso e l'obbedienza senza dover ricorrere alla coercizione fisica. Il potere culturale si esercita attraverso l'educazione, i media, la religione e altre istituzioni che plasmano la cultura e le mentalità delle persone. Un'altra forma di potere che Gramsci individua è il potere economico. Chi detiene il controllo dei mezzi di produzione e delle risorse economiche ha il potere di influenzare le condizioni materiali della vita delle persone. Questo potere si manifesta attraverso il controllo dei posti di lavoro, dei salari, dei prezzi e delle risorse naturali. Inoltre, Gramsci sottolinea l'importanza del potere politico, che si esercita attraverso le istituzioni politiche e il controllo del processo decisionale. Chi detiene il potere politico ha la capacità di stabilire le leggi, le norme e le politiche che regolano la società, influenzando così la vita di tutti i cittadini. Infine, Gramsci evidenzia il ruolo del potere ideologico. Questo si basa sulla capacità di diffondere e imporre un'ideologia dominante, che giustifica e legittima l'ordine sociale esistente. Attraverso l'ideologia, chi governa riesce a convincere le persone che l'attuale sistema di potere è naturale, giusto e inevitabile, ottenendo così il loro consenso e la loro obbedienza. In conclusione, secondo Gramsci il potere si manifesta in diverse forme, che vanno oltre la semplice coercizione fisica. Il potere culturale, economico, politico e ideologico sono tutti strumenti utilizzati da chi governa per ottenere l'obbedienza e il consenso delle persone.

domina riesce a farlo soltanto fino a che dispone della forza necessaria a farsi obbedire. Tuttavia nella realtà quasi nessuna forma di governo funziona effettivamente in questo modo; per comprendere in maniera più compiuta il fenomeno del potere, occorre un'altra categoria, ovvero l'egemonia (che ha come sinonimi supremazia e prestigio), che è un esercizio del potere basato sul consenso e quindi l'obbedienza non è dovuta altro della coercizione ma alla persuasione della bontà dei comandi che si ricevono.

Accanto a questo concetto stretto di egemonia pone un concetto più allargato di egemonia concreta, che è una forma di potere che ricorre prevalentemente al consenso e alla persuasione ma contempla anche l'uso della forza, sebbene in modo subordinato. L'egemonia pura, ideale, invece si ha quando si arriva a comandare persuadendo chi è diretto della bontà dei propri comandi, ma un regime basato

sul puro consenso non esiste quasi mai (anche nel regime democratico, pur essendoci la prevalenza dell'egemonia, rimane l'elemento della forza). Il rapporto egemonico (governanti-governati) di Gramsci non è limitato al potere politico ma esiste in tutta la società (in ogni ambito della società c'è chi dirige e chi viene diretto), taglia trasversalmente tutta la società. Nel testo "Oltre la subalternità" viene definito il postulato pedagogico di Gramsci: ogni rapporto egemonico è un rapporto pedagogico. C'è questa connessione in quanto è presente l'elemento della persuasione, ovvero la spiegazione della bontà delle ragioni che legittimano e giustificano il comando. Questo significa che anche il rapporto pedagogico scolastico può essere letto come un rapporto egemonico. L'educatore è dirigente dell'attività educativa: per darne un indirizzo eorientarla verso determinati scopi devedirigere questa attività e deve avere l'autorità che gli consenta di farlo. Come prende forma il rapporto pedagogico-egemonico che attraversa tutta la società? In che modo chi dirige puòpersuadere chi viene diretto ad accettare consensualmente, spontaneamente le direttive che emana? Entra in gioco la questione del senso comune: un insieme di credenze spontanee, pregiudizi che hanno una naturaeterogenea, frammentaria e spesso incoerente e che viene accumulato attraverso l'esperienza degli individuiall'interno dei gruppi sociali in cui si trovano a vivere. Secondo Gramsci non esiste un solo senso comune: ogni gruppo sociale ha una propria forma di senso comune, unproprio modo di pensare; quindi il senso comune può essere più o meno sviluppato: vi è il senso comune che confinacon la superstizione popolare (folclore) e il senso comune dei gruppi acculturati, borghesi. L'egemoniaè appannaggio sempre del gruppo sociale che governa che, tramite la propria azione politico-culturale, influenza il senso comune dei gruppi subalterni, che risulta quindi essere ampiamente infiltrato delle idee dei gruppi egemoni. Sono proprio questi elementi di continuità culturale, di comunità di pensiero che permettono di persuadere i diretti a seguire consensualmente le direttive dei gruppi egemoni. Per Gramsci il problema pedagogico principale è la formazione del senso comune, il costume culturale che alberga in una determinata società. PROBLEMA DEL RAPPORTO TRA PEDAGOGIA E DIRITTO, OVVERO TRA IL DIRITTO E IL COSTUME Per capire cosa è un costume nell'ambito del diritto bisogna riprendere il diritto romano. Nel diritto romano i costumi erano i mores, ovvero antiche consuetudini di matrice per lo più rituale che regolavano qualsiasi aspetto della vita cittadina, sia sul piano religioso che profano, che per molto tempo rappresentarono.

L'unica forma di diritto erano tramandati oralmente. I custodi della memoria e della preservazione nel tempo dei mores erano i sacerdoti patrizi esperti di usi rituali, ovvero i pontefici ai quali bisognava rivolgersi per sapere quale norma presiedesse alla celebrazione di una cerimonia di culto, alla conclusione di un negozio giuridico o all'esercizio di un'azione processuale. Unitamente ai mores c'erano altre fonti storiche:

  • leges fonti interpretative dell'imperatore sulla legge, suddivise in due categorie: edicta (provvedimenti di carattere generale che riguardavano prevalentemente il diritto pubblico) e rescripta (risposte a particolari questioni di diritto privato che i re o gli imperatori promulgavano di loro iniziativa);
  • iura principi estrapolati dagli editti dei pretori. Il diritto romano dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente divenne legge generale, a differenza degli ordinamenti romano-barbarici che erano diritti specifici.
differenza del diritto comune, si basa principalmente sulla giurisprudenza e sulle decisioni dei tribunali, anziché su codici di legge scritti. Il common law è tipico dei paesi di tradizione anglosassone, come il Regno Unito e gli Stati Uniti. Il diritto comune, invece, si basa su codici di legge scritti e si applica in molti paesi di tradizione romanistica, come l'Italia e la Francia. Questo sistema legale si è sviluppato a partire dal diritto romano e si è evoluto nel corso dei secoli, integrando anche elementi di diritto consuetudinario e tribale. In conclusione, il diritto comune e il common law sono due sistemi legali differenti, che si basano su principi e fonti normative diverse.
Dettagli
A.A. 2019-2020
79 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lauracapodimonte98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Baldacci Massimo.