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La differenziazione ha però dei lati negativi
Nel tempo il prodotto sarà imitabile, oppure per differenziare ancora di più si aggiungono caratteristiche che poi al consumatore non interessano, potrebbe diventare troppo costoso il prodotto.
Blue Ocean Strategy
Una strategia blue-ocean permette un aumento dei ricavi e dei profitti scoprendo o inventando nuovi segmenti del mercato e del settore che creano una domanda completamente nuova.
L'universo dei settori è diviso in: mercati esistenti con confini e regole in cui le imprese concorrenti competono per il vantaggio, uno spazio di mercato "oceano blu" (in cui i settori non hanno ancora preso forma, senza rivali e con una crescita e un potenziale di profitto a lungo termine) e tali mercati possono creare domande per nuovi tipi di prodotti.
L'unico modo per battere la concorrenza è smettere di provare a battere la concorrenza.
Un'impresa che ha adottato la Blue Ocean Strategy è...
IKEA che ha creato una domanda nuova. Diversificazione l'obiettivo. La strategia di diversificazione ha di sviluppare la presenza competitiva in diversi settori non necessariamente correlati. La diversificazione infatti può essere di due tipologie principali e dipende da quanto vicini sono i settori: conglomerale e correlata. La diversificazione è correlata quando c'è una propinquità tra i settori, la propinquità può essere di varia natura: tecnologica, dei canali di distribuzione e organizzativo-gestionale. Un esempio è l'Auchan, la prima impresa ad aprire un distributore di benzina vicino ai propri supermercati, quindi settori che possono sembrare distanti invece hanno un intento strategico che può beneficiare questa forma di diversificazione. Ci sono due vie: la diversificazione interna (sfruttando le risorse e competenze esistenti) coniugato con l'acquisizione di fattori produttivi esterni, come ad esempio Lego che per
Un periodo ha c’èdiversificato vendendo abbigliamento per bambini ma la cosa non è andata a buon fine), oppureun’impresala joint venture/accordi di licenza/diversificazione esterna (va ad unirsi con che giàopera in quel settore e le acquisisce quelle competenze di cui necessita).La joint venture è tipica per le diversificazione conglomerale.
Le spinte della strategia di diversificazione sono molteplici, la madre di tutti i motivi è ladiversificazione del rischio perché se si opera in un singolo settore e quel settore entra in crisil’impresa l’impresauscendo dal settore rischia il fallimento, mentre se è operante in più settori puòarginare il rischio.
Si diversifica per crescere, per la redditività, per ridurre il rischio, per sfruttare le risorseesistenti. l’aumentoLe problematiche relative alla diversificazione sono della complessità gestionaleimplicata dalla crescita e inoltre le
Nuove competenze data dalla distanza tra i settori. Integrazione Verticale dell'impresa.
La strategia di integrazione verticale è una strategia di sviluppo monosettoriale (quando decide di crescere nel settore in cui opera sfruttando le competenze acquisite). L'integrazione "verticale" si sostanzia in primo luogo nella determinazione dei confini dell'attività dall'impresa lungo la catena del valore (a monte e a valle).
Ci sono due forme di integrazione verticale: a monte e a valle. Nel caso in cui decide di fare a monte va a svolgere anche attività che prima venivano svolte dai fornitori come ad esempio la produzione di componenti complessi. Nel caso in cui decide di integrarsi a valle svolge un'attività che prima veniva svolta dai clienti come ad esempio l'ingrosso.
esempio la distribuzione un’internalizzazione
La modalità a monte è ascendente e in questo caso avviene delle fasi di lavorazione dell’impresa (l’impresa integrante internalizza l'attività aziendale che fanno i propri fornitori). Zara
La modalità a valle invece è discendente infatti le fasi internalizzate costituiscono dei punti di arrivo verso i mercati dei prodotti finiti (l’impresa decide di svolgere l'attività d'impresa che viene svolta dai propri clienti). Amazon
Le motivazioni sono molteplici: il risparmio di risorse, l’imperfezione dell’attività dei mercati che rendono costoso il coordinamento fra fornitori ed acquirenti (con i costi di transazione), la necessità di regolari e sicure forniture di materie prime, i vantaggi di natura monopolistica (come il potere di negoziazione di fornitori e distributori).
i vincoli di natura amministrativa e istituzionale (come le tasse sugli scambi) e lo stimolo della domanda. L'aumento dei costi fissi e della rigidità aziendale, il rischio di blocco dell'apprendimento l'impresa all'uscita. I limiti invece sono ad esempio: dei costi fissi e della rigidità aziendale, il rischio di blocco dell'apprendimento l'impresa all'uscita. Distretti industriali I distretti industriali rappresentano una modalità di organizzazione produttiva peculiare rispetto all'organizzazione basata sulla grande impresa, essi sono una delle modalità di disintegrazione (il movimento opposto all'integrazione). I distretti industriali si caratterizzano per: un ambiente territoriale ristretto, elevata specializzazione produttiva su alcuni prodotti e attività connesse, elevata divisione del lavoro tra fasi della filiera produttiva e forte interdipendenza tra le imprese in termini di rapporti di scambio, rapporti istituzionali e socio-culturali. NellaLa maggior parte dei casi il sistema organizzativo non è gerarchico e si basa su imprese numerose e autonome collegate da un reticolo di relazioni interindustriali che realizzano economie legate ad un sistema sociale singolarmente definito, caratterizzato dal luogo in cui si trova e dalla storia che lo ha costruito. Marshall fu il primo a studiare i distretti, nello specifico quelli industriali inglesi. L'efficienza produttiva può essere acquisita attraverso la concentrazione delle attività in stabilimenti produttivi di dimensioni elevate e la concentrazione territoriale di imprese di dimensioni relativamente piccole specializzate su una particolare attività produttiva (imprese di fase). Inoltre, è stato il primo a parlare di atmosfera industriale che dipende dai forti atteggiamenti imprenditoriali e dalla continua diffusione delle innovazioni. Il distretto industriale è caratterizzato da una comunità dipersone legate da valori condivisi, istituzioni consolidate e regole di confronto interpersonale stabili. Alcuni esempi sono il distretto tessile di Prato, quello calzaturiero di Fermo e Macerata, quello della carta di Fabriano. dell'informazione all'interno
Il capitale sociale è una struttura che fa da supporto alla diffusione della comunità o al di fuori di questa, quindi esso rappresenta il canale privilegiato per la propaganda della conoscenza dentro la comunità e fra le comunità.
Internazionalizzazione dell'impresa
Le strategie di internazionalizzazione portano ad operare fuori dai confini del proprio paese di origine. L'impresa internazionale è caratterizzata dal fatto di gestire in maniera permanente attività di natura economica (commerciale e/o produttiva) in due o più Paesi.
La presenza estera deve, dunque, essere il risultato di un preciso orientamento strategico. (es Fiat-Chrysler)
FCA) L'internazionalizzazione è negli ultimi anni stata perché ci sono state minori barriere al commercio internazionale, maggiore interdipendenza tra i paesi, maggiore diffusione della tecnologia e una diminuzione dei costi di transazione.
Le motivazioni che spingono le imprese a realizzare strategie di internazionalizzazione sono: market seeking (cercano un mercato perché i mercati sono caratterizzati da elevati tassi di sviluppo), natural resource seeking (cercano risorse naturali e hanno un accesso privilegiato ad input produttivi), efficiency seeking/low cost seeking (cercano efficienza e localizzazione di attività in contesti low-cost) e innovation seeking (cercano innovazione e università).
Gli svantaggi sono: liability of foreignness (costi derivanti dal fare business in contesti culturalmente distanti), perdita di reputazione (la globalizzazione della catena del valore può avere effetti
indesiderati) e perdita della proprietà intellettuale (nel caso di musica o software). All'impegnoLa modalità di ingresso in mercati esteri ha diversi livelli che variano in basefinanziario e organizzativo e al radicamento nel mercato estero.l'esportazioneLa modalità più semplice è indiretta, cioè la vendita di prodotti e servizi oltredall'utilizzatoreconfine mediante esportazione gestita o da un intermediario (e.g. trading company).c'è l'esportazione l'impresa l'iniziativaPoi diretta, cioè assume della penetrazione commercialeavviando contatti diretti con i potenziali clienti (gestendo i trasporti, consegne, prezzi e modalità dipagamento).Poi ci sono i licensing/franchising, cioè accordi tra i licensor/franchisor che vendono i diritti diproprietà intellettuale come brevetti e know-how.c'èPoi il joint ventur, cioè un accordo con cui due o più imprese,Pur mantenendo la propria indipendenza giuridica, collaborano alla realizzazione di un progetto di natura industriale o commerciale che vede l'utilizzo sinergico delle risorse portate dalle singole imprese partecipanti ma un'equa all'investimento. Anche suddivisione dei rischi legati è all'estero. Infine il subsidiary, si apre una sede l'impresa.
Nel vantaggio comparato il protagonista è la nazione, non i paesi nazionali hanno vantaggi comparati nella produzione di quei beni che utilizzano massicciamente le risorse delle quali il paese è più ricco.
Porter ha ideato un modello per il vantaggio comparato delle nazioni, definiamo: le condizioni dei fattori (in base a se la nazione ha risorse materiali, immateriali o limitazioni di risorse ad esempio il petrolio in Arabia Saudita), i settori correlati e di sostegno (come il vantaggio degli US nei semiconduttori, PC e software), le condizioni.