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Protocollo Ciampi del 23 luglio del 1993, che ha regolato per anni il
sistema della contrattazione collettiva.
Per quanto riguarda l’evoluzione legislativa, sono da ricordare:
la legge del 23 luglio 1991, n.223 sui licenziamenti collettivi e la
• mobilità;
la definitiva abolizione della scala mobile nel 1992
• la legge 23 giugno 1997, n, 196 ( legge Treu) che ha legalizzato il
• lavoro interinale (fornitura di lavoro temporaneo), reso possibile
una modulazione più flessibile degli orari di lavoro e avviato
l’esperienza dello Stage.
Il definitivo superamento dell’ufficio di collocamento pubblico e
• l’apertura ai privai del mercato dell’intermediazione della
manodopera.
Grazie a queste leggi, il tasso di flessibilità è cresciuto.
Ma per contro risalgono a questi anni nuove leggi in continuità alla
tradizionale linea statutario-garantista: l’importante dlgs. 19 settembre
11
1994, n 626 che ha modernizzato la normativa sulla tutela della salute e
della sicurezza nei luoghi di lavoro; la legge 8 marzo 2000, n. 53 sui
congedi parentali, familiari e formativi.
Il libro bianco sul mercato del lavoro e il Decreto Biagi (2001-2006)
I temi del lavoro sono stati fra i più caldi dell’azione del secondo Governo
Berlusconi, grazie anche al dibattito politico Europeo, che prima con la
Strategia Europeaper l’Occupazione e poi con il consiglio europeo di
Lisbona del 200 in cui ci si pone l’obiettivo di portare il livello di
competitività dell’Europa al pari degli Stati Uniti e di un tasso di
occupazione del 70% entro il 2010.
Il manifesto programmatico del governo Berlusconi per i temi del lavoro
è stato il Libro Bianco sul mercato del lavoro, presentato nell’ottobre del
2001, la cui dichiarata priorità era l’incremento dell’insoddisfacente
tasso di occupazione italiano.
Alla base di tale programma vi era la necessità di spostare il baricentro
della tutela del lavoratore dal rapporto di lavoro al mercato de lavoro:
ovvero minore protezione dei già occupati e più sostegno per consentire
ai lavoratori rimasti privi di posto, di ritrovarne al più presto un altro,
se del caso previa riqualificazione professionale.
Una parte del programma del libro bianco è stata tradotta in
provvedimenti legislativi: una nuova disciplina del contratto di lavoro a
tempo determinato
la riforma dell’orario del lavoro e dei riposi-riforma sul mercato del
lavoro adottata con dlgs del 10 settembre 2003 n.276.
a quest’ultimo decreto denominato decreto Biagi, si debbono varie
riforme:
un’ulteriore apertura ai privati nei servizi per il lavoro;
• modificazione in senso più flessibile della disciplina di alcuni
• contratti atipici come il lavoro a tempo parziale e il lavoro
somministrato e introduzione di nuove tipologie flessibili ( lavoro
intermittente, lavoro ripartito, lavoro accessorio);
riforma del contratto di apprendistato;
• l’introduzione del contratto di collaborazione a progetto;
• una nuova certificazione dei contratti di lavoro.
•
In sintesi il Governo non ha avuto la forza e la volontà di intaccare il
nucleo della disciplina del lavoro standard, ed ha puntato di conseguenza
12
sull’incremento di flessibilità al margine, cioè sulla liberalizzazione
dell’accesso a forme di contratto non standard.
Il decreto Biagi non ha avuto un impatto stravolgente sull’andamento
del mercato de lavoro ottenendo qualche riduzione del tasso di
disoccupazione, ma soprattutto non ha saputo avviare a soluzione il
problema del lavoro nero (fallimento storico di tutti i governi).
Il breve ritorno del centro sinistra (2006-08)
Il pur non trionfale ritorno del centro-sinistra guidato da Romano Prodi
nel 2006 ha aperto una nuova fase delle politiche sul lavoro,ma si delinea
a subito una difficoltà di fondo.
Da un lato la linea del programma avrebbe dovuto condurre ad un
intervento deciso sui provvedimenti presi dal vecchio governo. Infatti a
cominciare dal decreto Biagi, la sinistra radicale domandava l’integrale
abrogazione.
Dall’altro non ci si poteva permettere di introdurre misure troppo rigide.
Il governo allora scelse di perseguire una linea mediana incentrata su
temi meno controversi: sicurezza sul luogo del lavoro, contrasto alla
precarietà, introduzione della maxi sanzione per il lavoro in nero.
Gli impegni programmatici del Governo si sono condensati in un
protocollo stipulati con le parti sociali, CGIL inclusa, il 23 luglio del 2007.
Alcuni di tali impegni si sono tradotti in misure legislative grazie anche
alla legge del 24 dicembre 2007 cui si deve tra l’altro l’introduzione di
misure correttive( sul contratto di lavoro a tempo determinato o a
tempo parziale) o abrogative( del contratto di lavoro intermittente e
della somministrazione di lavoro) dei provvedimenti adottati dal centro
destra nelle legislatura precedente.
Infine è stato emanato il dlgs 9 aprile 2008 n.81, Testo Unico sulla tutela
della salute e delle sicurezza dei lavoratori, sostitutivo del dlgs
n.626/1994.
Nel frattempo tra l’altro, sollecitazioni nuove e importanti sono venute
dalla Comunità, oggi Unione europea ha suggerito proprio in questi anni
una linea di riforma dei sistemi nazionali di diritto del lavoro all’insegna
dell’obiettivo della flexicurity cioè di una flessibilità bilanciata dalla
sicurezza. 13
Con tale formula si è inteso suggerire che l’inevitabile apertura alla
flessibilità deve essere estesa a tutta la popolazione lavorativa, senza
scaricarne il peso sui lavoratori atipici o non standard.
Il centro destra nella crisi globale (2008-2011)
Il ritorno al governo de centro destra nel 2008, ha posto le premesse di
una ripresa degli indirizzi di politica del lavoro che erano stati avviati
nella 14 legislatura, ovvero dal libro bianco in poi.
I primi interventi del nuovo governo Berlusconi sono stai all’insegna della
formula “ liberare il lavoro”.
In concreto, sono state adottate alcune misure nel segno della flessibilità
in tema di lavoro straordinario, responsabilità solidale negli appalti di
opere o servizi, contratto a tempo determinato,contratto di lavoro
intermittente e somministrazione del lavoro a tempo indeterminato( che
sono stati reintrodotti), lavoro accessorio.
Sul finire del 2010, l’azione del governo ha avuto un’impennata, con
l’approvazione della legge 4 novembre 2010, n.183, cd:Collegato lavoro: si
è trattato di una serie di interventi che ha ripreso proposte del libro
bianco ma che si è altresì focalizzata su snodi delicati del sistema e del
contenzioso.
Sono da segnalare in particolare:
la riforma di regime di impugnazione del licenziamento e
• l’estensione del medesimo all’impugnazione di altri atti( come a
quelli a tempo determinato);
regime risarcitorio alleggerito per il contratto a termine illegittimo
• ecc. Un grande movimento si è registrato sul versante sindacale.
Il tentativo di riformare il sistema della contrattazione collettiva ancora
regolato dal protocollo del 93 sono sfociati nella stipulazione di un
Accordo quadro per la riforma degli assetti contrattuali, ma a tale
accordo si è arrivati in un clima di profonda divisione sindacale, tanto
che non è stato sottoscritto dalla CGIL.
Le prospettive sono dunque rimaste incerte, incertezze, soprattutto in
specie aziendale la cui serietà si è rivelata appieno nella difficile vertenza
che si è aperte nell’estate del 2010 presso lo stabilimento Fiat di
Polignano D’Arco, per poi estendersi in tutto il gruppo fiat.
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La vertenza ha assunto una connotazione epocale, perché innescata da
una strategia di attacco dell’impresa che ha subordinato alcuni
importanti investimenti all’adozione di soluzioni organizzative di
efficienza e di garanzie sindacali sull’effettivo rispetto di queste
soluzioni da parte dei sindacati stessi e dei lavoratori.
Ciò ha provocato la dura opposizione del maggiore tra i sindacati del
comparto: la FIOM-CGIL conclusasi con l’accordo interconfederale del
2011, che ha portato a possibili soluzioni su base negoziale e non
legislativa. L’intervento più ambizioso del periodo è stato il cd. Decreto
Brunetta che ha riformato la disciplina del lavoro pubblico, con
l’obiettivo di ottimizzazione della produttività e dell’efficienza delle
pubbliche amministrazioni.
A livello di prospettive generali, il tema più dibattuto è stato quello di
come abbattere il crescente dualismo del mercato del lavoro italiano, tra
una fascia relativamente protetta ed una flessibile in costante rischio di
precarizzazione.
In questa logica hanno cominciato a circolare proposte diverse e dibattiti
interrotti dall’aggravamento della crisi finanziaria che ha portato nel
novembre del 2011 alle dimissioni del governo Berlusconi e alla nomina
del governo tecnico di Mario Monti.
La riforma Fornero
All’indomani dell’entrata in carica del governo Monti, sul Ministero del
Lavoro, guidata da Elsa Fornero, si è scaricata una prima urgenza legata
alla riforma strutturale delle pensioni.
Questa prima riforma che prese il nome della cd. Salva Italia adottata
con d.l. 6 dicembre 2011, n.201, ha recato novità importanti tra le quali
l’innalzamento dell’età pensionabile, la virtuale abolizione delle pensioni
di anzianità, la generalizzazione del metodo contributivo.
Non appena effettuato questo intervento, l’attenzione si è spostata
sull’annunciata riforma del mercato del lavoro.
È cominciata una complessa fase di elaborazioni dove il risultato è stata
la seconda Riforma Fornero che è stata approvata dal Parlamento con
legge 28 giugno 2012, n.92.
Si è trattato di una riforma importante contenente numerose misure di
riassetto strutturale del mercato del lavoro.
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Tra le più significative:
misure volte a introdurre restrizioni normative e/o disincentivi
• economici al fine di scoraggiare l’abuso di contratti flessibili,
subordinati e non;
misure finalizzate a premiare la buona flessibilità; la riforma
• dell’art 18, che sostituisce la reintegrazione del lavoratore e la
riparazione integrale dei danni con una pluralità di sistemi
sanzionatori, che prevedono la reintegrazione solo per i casi più
gravi di esercizio del potere abusivo di licenziamento, ma che negli
altri prevedono un risarcimento da 12 a 24 mensilità;
un nuovo regime procedurale delle dimissioni del lavoratore, mirate
• ad eliminare la prat