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IL DIBATTITO SULL’INDIVIDUALITÁ NELL’ 800 TEDESCO
Tuttavia prima di procedere all’esposizione della dottrina nietzscheana è necessario considerare il
più ampio contesto storico e culturale a cui è legata in maniera determinante. Il tratto più
caratteristico del dibattito sull' individualità che anima l'Ottocento tedesco consiste nell'interazione
stabile e continua di filosofia , soprattutto ma non solo morale, e biologia, di speculazione più o
meno astratta e ricerca sperimentale, ed è questa stessa ampiezza di orizzonti a strutturare il
discorso nietzscheano sulla coscienza, discorso che, nello stesso tempo, riflette più nello specifico
un'epoca di transizione: risale infatti a quegli anni la crisi della prospettiva darwiniana che aprirà lo
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spazio al vitalismo di fine secolo; sono le scoperte sulla fecondazione sessuata del 1875 a incrinare
il "mito dell'amorfo" in cui s'era espressa la ricezione e restaurazione su più solide basi moniste
della dottrina darwiniana da parte tedesca, impresa a cui avevano preso parte diversi studiosi tra cui
spicca la figura di Emst Heinrich Haeckel (1834-1919), maggiore esponente della stessa nei
quindici anni precedenti. Il problema principale dell'evoluzionismo era quello di giustificare il nesso
tra mondo organico e inorganico su cui si era costituito come alternativa al creazionismo, e a questo
obiettivo, fortemente controintuitivo, Haeckel cercava di dare veste scientifica con le sue scoperte e
teorie. A questo scopo assume un ruolo importante la teoria cellulare elaborata sul finire degli anni
trenta da Schleiden e Schwam, proprio per le possibilità che offriva di relativizzare il concetto
tradizionale di "individuo" intorno a cui si organizzava la posizione opposta, antitetica al monismo
evoluzionista. Gli esperimenti dei due studiosi avevano infatti mostrato come la nozione di
"individuo" impiegata nel regno animale fosse inutilizzabile nel regno vegetale, essendo l'attività
delle piante distribuita su più parti interagenti e relativamente indipendenti quali mostravano di
essere le cellule (Schleiden), e come gli stessi tessuti animali ne fossero composti e quindi
presentassero processi di conservazione e di crescita sorprendentemente simili a quelli vegetali
(Schwann). La scoperta della cellula aveva insomma aperto la strada a una concezione unitaria del
mondo organico, necessaria premessa all'unificazione con quello inorganico, ed è questo il motivo
per cui Schwann, e dopo di lui Haeckel, rivolgerà particolare attenzione al processo di
cristallizzazione vedendo in esso la trasposizione a livello materiale del processo di crescita
cellulare e la stessa apposizione progressiva di materiale omogeneo in cui questa sembrava
1 O. Hertwig (1849 - 1922 ) nella primavera del 1875 scopre che nella fecondazione sessuata si fondono assieme i due
nuclei delle cellule impegnale nel processo, contro l'ipotesi allora dominante di una loro dissoluzione nel protoplasma.
consistere. Proseguendo lungo la direttrice della dissociazione di vita e individualità inaugurata
dalla teoria cellulare, Haeckel arriva a sostenere il primato della generazione asessuata o monogona
su quella sessuata (che in quanto tale richiedeva l'incontro di due individui ben definiti e distinti), la
riducibilità della prima a conseguenza di una crescita tale dell'organismo da rendere insufficiente la
capacità di tenuta interna e, soprattutto, la cosiddetta "legge biogenetica fondamentale", secondo la
quale l'ontogenesi (l'insieme dei processi di sviluppo di un individuo) è una "ricapitolazione"della
filogenesi (l'intera evoluzione degli organismi viventi che si sono succeduti fino a quel momento).
Considerando più nel dettaglio quest'ultimo punto possiamo vedere come si tratti della
teorizzazione di una genesi del vivente da ciò che vivente non può essere detto con altrettanta
certezza- il protoplasma; sarebbe questa una sostanza amorfa e però capace di attivare per la sua
stessa composizione chimica un processo in cui si succedono una dopo l'altra le varie fasi della —
passata evoluzione in forma, per così dire, accelerata e contratta, ipotesi questa che metteva da parte
la conoscenza, risalente già agli anni trenta, della direzione non "ascendente", cioè dal semplice al
complesso, ma "discendente" dello sviluppo genetico, tale per cui "l'elemento comune a un gruppo
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animale più ampio si forma, nell'embrione, prima dell'elemento speciale" e fin da subito
l'ontogenesi si situa ad uno stadio avanzato della filogenesi. Il paradosso del monismo elaborato dai
darwinisti è quello di una teoria che da una parte nega capacità d'azione e attività finalizzata
all'organismo vivente, e dall'altra non può fare a meno di concederne in abbondanza alle
componenti ultime del mondo organico, rappresentate nello specifico da quella "sostanza
protoplasmatica" a cui Haeckel attribuisce la proprietà di sviluppare qualunque forma vivente e di
adeguare a piacimento le proprie strutture interne alle condizioni esterne; è rispetto a tale stato di
cose che Fechner può sarcasticamente annunciare il tempo in cui i biologi "dopo che [...1 hanno
perso l'abitudine di adorare Dio come creatore [...], adorano al posto suo il vitello d'oro del
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protoplasma" . La crociata contro il concetto di individuo, degradato a pregiudizio indotto da una
visione ingenua della vita, si estende quindi dalla biologia alle scienze dello spirito con la --
"metafisica dell'inconscio" di von Hartmarm (1869) e la concezione adattamentista della morale di
Simmel (1893), la cui teoria si inscrive a pieno titolo nella linea di pensiero inaugurata da Spencer
alcuni anni prima. Il punto è che quando Simmel elabora la sua idea di una morale ereditaria e
2 K. E. von Baer (1792 - 1876), cit. in Orsucci 1992, pag.43. Con i suoi esperimenti von Baer dimostrò che tutti gli
embrioni di vertebrati assumono fin da subito una forma comune in cui sono evidenti í tratti distintivi del tipo
d'appartenenza, andando quindi incontro a un ben determinato processo di specificazione.
3 G. T. Fechner (1801 - 1887), cit. in Orsucci pag. 21.
innata molti dei principi su cui Haeckel aveva costruito la propria adesione al darwinismo non
godevano più di alcun credito in ambito scientifico, e quindi lo stretto legame con esse portò la
riflessione simmeliana a una sorte analoga di relativo isolamento e minoranza rispetto al pensiero
corrente; stando così le cose Dilthey ha gioco facile nel confutare la teoria di Simmel, e
indirettamente di Spencer, avendo dalla sua parte i più recenti sviluppi scientifici e il consenso di
numerosi studiosi (in primis Weismann, del quale riprende la posizione rispetto a ereditarietà e
generazione). All'origine del radicale capovolgimento di fronte che si fa strada in questi anni
devono essere collocati i nuovi studi sul protoplasma e sul meccanismo della cariocinesi, resi
almeno in parte possibili dal progresso tecnico dovuto al microscopio a immersione e a cui presero
parte diversi scienziati; tra i più importanti Flemming, Strasburger, Hertwig e Nägeli, le cui
osservazioni sperimentali sui processi di divisione cellulare e fecondazione sessuata dimostrano
l'insostenibilità della concezione haeckeliana del protoplasma come materia vivente e
indifferenziata a fondamento dell'intero mondo organico, fattore di evoluzione che permane però
identico nel passaggio da una generazione all'altra avendo in sé tutte le possibilità di adattamento
all' ambiente esterno. Ora l'attività del protoplasma risulta invece vincolata a precise strutture e
configurazioni del tutto irriducibili a quel quadro teorico, a un sistema fondato sul presupposto
esplicito e programmatico del meccanicismo materialista e su quello implicito di un tacito vitalismo
qual'era quello elaborato da Haeckel dalla seconda metà del secolo; l'affermazione del primato
morfologico nella biologia degli anni ottanta passa quindi attraverso la negazione delle ipotesi che
avevano riscosso il maggior consenso nell'età precedente, e cioè quella di una generatio aequivoca
dell'organico dall'inorganico, di una divisione cellulare come effetto di una crescita eccessiva, del
— conseguente primato della generazione asessuata e della ereditarietà dei caratteri acquisiti in cui
il darwinismo tedesco tradiva la sua ascendenza lamarckiana. Contro tutto ciò raccoglie sempre più
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simpatie l'assegnazione di un significato qualitativo ai processi organici , il primato della
generazione sessuata su quella asessuata in quanto fattore di variabilità individuale e del
conseguente processo selettivo ad opera dell'ambiente, nonché, infine, la distinzione del
protoplasma nelle due componenti del plasma nutritivo e plasma germinale (Weismann) o
4 E' in tal senso emblematico il saggio composto nel 1883 da W. Roux (1850 - 1924) intorno al "significato delle figure
delle divisione nucleare" in cui si riprendono i risultati delle ricerche condotte da Strasburger e Flemming sulla
suddivisione indiretta dei nuclei per dedurne uno schema soggiacente e una composizione necessariamente differenziata
della materia cellulare; un esempio dello stile argomentativo di Roux è offerto dal passo seguente:
“[riconoscendo come] per la divisione nucleare siano messi in atto dispositivi [...]tanto complicati, che per il corpo
cellulare sono assenti, [bisogna pur suppone che] il nucleo sia più importante del corpo cellulare, conclusione questa
che si trova in pieno accordo con i risultati più recenti intorno al processo della fecondazione” (cit. in Orsucci 1992,
pagg. 154,155).