vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il polimorfismo più interessante è pero quello di natura sociale con presenza di caste (operai, soldati)
derivanti da un sesso o dall’altro, oltre, ovviamente a maschi e femmine normali. Esso ha luogo nelle
termiti, formiche, api, vespe ed è determinato dalla cosiddetta divisone del lavoro, spinta alle estreme
conseguenze (sterilizzazione degli individui non adibiti alla riproduzione).
Comunicazione Fra Individui: gli insetti comunicano ampiamente fra loro soprattutto nell’ambito della
medesima specie, ma abbastanza frequenti sono anche i segnali interspecifici (ossia fra specie diverse).
Abitualmente i segnali intraspecifici hanno finalità di movimento, di alimentazione e di riproduzione mentre
quelli interspecifici hanno finalità di difesa o di attacco. Il mezzo di comunicazione può essere chimico
(feromoni) o fisico, basato cioè su segnali acustici (suoni, vibrazioni) o visivi (display di colorazioni, emissioni
di luce, ecc.).
Emissioni Di Suoni: gli insetti emettono spesso suoni di varia frequenza, dei quali solo alcuni udibili
dall’uomo. Basti ricordare l’emissione di ultrasuoni da parte delle non poche specie di lepidotteri che sono
divenute capaci di sfuggire all’assalto dei pipistrelli per azione di disturbo sulla loro ricezione ultrasonica.
I suoni contribuiscono a rendere più complesso e vario il linguaggio di ciascuna specie (inteso in senso lato),
arricchendo le possibilità di comunicazione che, come si è già riferito, sono pure notevolmente ampie per
via chimica.
Le vibrazioni sonore sono usate per il richiamo dell’altro sesso, per costruire aggregazioni, per delimitazioni
di territorio, come segnale di allarma ecc. Esse sono prodotte in vari modi. Tra i principali ricordiamo:
1) Lo sfregamento di una parte del corpo contro l’altra.
2) La vibrazione di lamine o placche per attività muscolare.
3) Il flusso di gas.
4) Il battimento.
Lo sfregamento produce la cosiddetta stridulazione, tipicamente dovuta a confricazione di una parte dotata
di fitti rilievi contro un’altra presentante linee di ispessimento.
Il maschio degli ortotteri stridula per confricazione di un’ala anteriore contro l’altra mentre la stridulazione
più diffusa è quella tegmino-metafermorale, dovuta invece a confricazione di una linea di denti situati sulla
faccia interna dei femori delle zampe posteriori contro la nervatura subcostale delle tegmine che è
ispessita.
La vibrazione delle ali produce suoni gravi o suoni ad elevata frequenza, a seconda delle specie. Nelle
zanzare, il sibillio emesso dalle femmine vergini da un organo stridulante sito alla base delle ali ha una
propria caratteristica ed è avvertito dai maschi giovani soltanto. L’accoppiamento è però stimolato da un
feromone afrodisiaco.
Un altro tipo di suono da vibrazione è quello emesso dai maschi della cicale: in tal caso vibra una lamina
elastica presente su ciascun lato ventrale del I urite. La vibrazione è ottenuta con rapide contrazioni di un
muscolo sottostante, direttamente collegato ad essa ed è amplificata con una camera di risonanza dovuta a
sacchi aerei.
L’emissione di suoni da battimento è invece diffusa negli insetti lignicoli, i quali ricorrono spesso alla rapida
ripercussione di parti del corpo contro il legno (es. coleotteri anobiidi e altri insetti, psocotteri, noti come
orologi della morte, per il ticchettio notturno che emettono dai mobili che infestano).
A questa categoria appartiene il curioso rumore prodotto dai soldati di vari termiti africane che battono
all’unisono le proprie teste contro le pareti interne del nido al minimo segnale di pericolo.
I suoni emessi per flusso d’aria rientrano nei casi definiti come voce, quale il lamento (suono grave) o il
grido (suono acuto) emessi dal lepidottero acherontia atorpos (farfalla testa di morto), per vibrazione di
una laminetta palatina. Ricordiamo ancora il forte ronzio dei bombus dovuto sia a vibrazione alare o solo
toracica sia a fuoruscita di aria dagli stigmi. Segnaliamo di nuovo il crepitio anale dei bombardieri.
Sulla emissione di suoni ha grande importanza la temperatura per il suo effetto sul sistema muscolare.
Recenti studi sono tati condotti sul raggio d’azione di queste segnali sonori con interessanti risultati.
Così durante la danza a otto l’ape informatrice emette un suono grave (250 Hz) di circa m1,4 di lunghezza
d’onda udito solo entro 5cm dalle altre api che devono captare l’informazione.
La regina invece, emette un trillo territoriale di 1,5-2 KHz registrabile anche fuori dall’arnia. Il maschio di
una specie di grillotalpa e forse anche quello della specie nostrana, scava un’apposita galleria di
amplificazione del segnale sessuale di richiamo. Nei ditteri i segnali sessuali hanno un raggio d’azione molto
breve (circa 5mm).
Emissione Di Luce: la possibilità di emettere radiazioni luminose si rinviene in alcuni gruppi di insetti, in
particolare appartenenti agli ordini dei coleotteri e dei ditteri.
L’emissione può essere diffusa e leggera fosforescenza), talora causata da batteri patogeni e quindi essere
sintomo di malattie, talora dovuta a prodotti del metabolismo capaci di rilevare al buio un leggero chiarore
proveniente dal tessuto adiposo o dai tubi malpighiani.
I casi più noti ed interessanti sono però quelli di insetti dotati di veri e propri organi fotogeni, come è
risaputo avviene in coleotteri lampiridi (lucciola) elateridi. In queste specie, inoltre, sono luminosi tutti gli
stadi, comprese le uova che mettono una leggera luminescenza diffusa. Le prime due specie posseggono
organi fotogeni visibili alla faccia ventarle degli ultimi uriti, la terza specie, neotropicale, presenta detti
organi ai lati del pronoto (dorsali) e sul primo urite (ventrali).
Nei lampiridi gli organi luminosi derivano da trasformazione del tessuto adiposo e constano di uno strato
fotogeno che poggia sulla cuticola divenuta trasparente (finestra): esso si compone di grosse cellule
produttrici di luce (fotociti), riunite in lobuli intorno a grossi rami tracheali che si ramificano direttamente
ad esse. Al di sopra di detto strato fotogeno c’è uno strato foto riflettore, contenete piccole cellule opache,
ricche di granuli di urati e di glicogeno. Agli organi in questione giungono fibre nervosi e muscoli speciali, il
tutto permettente una regolazione volontaria e riflessa della luminosità soprattutto all’apporto di ossigeno.
Comune è la intermittenza dell’emissione. Ciascun fotocito è ricco di granuli respiratori (mitocondri) di ATP
(tri fosfato di adenosina) e di una proteina di riserva (luciferina), dalla cui ossidazione, catalizzata da un
enzima detto luciferasi, si sprigiona la luce. La luciferasi si spara dal complesso e ritorna libera per azione
.
del pirofosfato
Trattasi in questi casi di luminescenza dovuto ad un processo biochimico e non alla presenza di batteri
fotogeni, come si riteneva in passato. Questi batteri, che negli insetti sono presenti solo quali agenti di
malattia e quindi di fosforescenza patologica, entrano, invece, in vera e propria simbiosi con animali marini
luminosi. In ultima analisi, comunque, anche i batteri fotogeni emettono luce con la reazione luciferina +
luciferasi + ATP e quindi tutti questi fenomeni sono riconducibili ad un solo meccanismo di
bioluminescenza, che, in fondo è un processo definibile di chemiluminescenza.
E’ stato, infine, recentemente osservato che la quantità di luce emessa (fotoni), valutabile con
procedimento fotometrico, è strettamente correlabile all’ATP che è contenuto in quantità abbastanza
costante nelle cellule viventi. Mediante un fattore di conversione, dall’ATP si può risalire al numero delle
cellule che hanno partecipato alla reazione. In altre parole il test della bioluminescenza è oggi adoperato in
laboratorio per un rapido conteggio cellulare in ematologia (es. enumerazione di globuli rossi), in
microbiologia per conteggi batterici), nonché per la valutazione degli inquinanti batterici nelle acque di
scarico o per il controllo delle fermentazioni o per qualsiasi valutazione ricchezza cellulare.
Nelle lucciole l’accoppiamento ha luogo allorquando la femmina risponde sincronizzando al propria
segnalazione luminosa (lampeggio di varia durata a seconda della specie) a quella del proprio maschio.
Le femmine di alcune specie nordamericane dopo l’accoppiamento con il proprio maschio, diventano
fortemente carnivore e sono in grado di risponde al segnale luminoso dei maschi di altre specie, che
accorrono finendo divorati (mimetismo luminoso).
Aggregazioni E Società
E’ cosa facile rinvenire raggruppamenti di insetti in tempi e luoghi diversi. Il significato di tali gruppi può
però essere molto differente. Numerose aggregazioni sono fortuite ed occasionali (basti pensare alle
mosche radunate su di un qualsivoglia substrato ad esse appetito). Queste aggregazioni sono solo dovute
alla convergenza verso un comune bisogno. Altre cominciano a svelare una certa inter-attrazione fra gli
gregarietà
individui raggruppati e meritano pertanto che a loro proposito si parli di .
Questa può essere semplice oppure di tipo coordinato. Nel primo caso gli individui, pur mantenendosi in
contatto per effetto di inter-attrazione, manifestano indipendenza di movimenti.
Nel secondo caso, gli individui compiono azione coordinate (es. spostamento in massa di insetti migratori,
quali cavallette). La socialità negli insetti si ha invece allorquando gli individui sono insieme conseguono
vantaggi reciproci e giungono alla divisione del lavoro.
Le società degli insetti non si sono però evolute dalla gregarietà bensì si sono originate in due ordini diversi
(isotteri ed imenotteri) a partire dalle cosiddette cure parentali o rapporti tra genitori e figli.
Le società degli insetti sono infatti di tipo familiare semplice (genitori + figli) e non composte di più
generazioni conviventi, come nel caso degli altri animali, uomo compreso.
Le famiglie, una volta rudimentali, delle termiti, formiche ed api, sono divenute veri e propri stati, nel corso
di circa 1 milione di secoli di continua evoluzione. E’ inoltre possibile rinvenire, ancora oggi, società
primitive e società addirittura degenerate o in via di decadimento.
Una delle più grandi conquiste delle società degli insetti è la già citata divisione del lavoro, spesso
pervenuta ad alto grado di raffinatezza funzionale con la comparsa degli sterili.
Questi individui derivanti dall’uno o dall’altro sesso, inibiti nella loro attività riproduttiva e divenuti degli
insuperabili lavoratori e quindi i veri protagonisti di quelle comunità. Essi si assumono tutti i compiti della
cura della progenie, dell’ampiamento del nido, della raccolta e manipolazione del cibo e della difesa della
comunità. L