vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Distribuzione Geografica: la presente distribuzione geografica di una specie è la risultante di fattori
estrinseci e intrinseci alla specie stessa. Vanno in primo luogo considerate le tre possibilità di diffusione che
sono: il trasporto passivo, la dispersione attiva e la migrazione. Di esse, solo il trasporto passivo dovuto
all’uomo e ai suoi traffici è da considerare estrinseco (cioè indipendente dalla specie); le rimanenti due altre
possibilità sono connaturate alla specie stessa. Altri fattori intrinseci sono le preferenze climatiche e quelle
alimentari. Le specie dotate di maggiori possibilità di espansione, candidate a divenire cosmopolite sono
quelle che infestano piante o altri substrati ad ampia diffusione e facile trasporto, quelle dotate di capacità
propria di spostamento, di ampia adattabilità climatica o viventi in condizioni microclimatiche abitualmente
favorevoli in ogni parte del globo (es. magazzini, case, etc.) quelle ad ampio spettro alimentare (polifaghe).
Le specie meno predisposte ad un’ampia e rapida espansione sono quelle monofaghe e quelle oligofaghe e
soprattutto, quelle molto esigenti in fatto di condizioni climatiche.
L’attuale distribuzione geografica di molte specie dannose, divenute tali in vari continenti a partire da
un’area ritenuta originaria, è soprattutto ad opera del trasporto umano. In non pochi casi il trasporto è
avvenuto in coincidenza con quello delle piante ospiti; in altri casi, le piante ospiti sono state raggiute dai
loro antichi fitofagi dopo un lungo periodo. Così parecchie specie dannose alle solanacee, di origine
americana, sono giunte in Europa dopo qualche secolo dall’introduzione deliberata delle loro piante
preferite. Ciò in fondo vale anche pe molte crittogame (es. peronospora in Europa è giunta nel 1845).
Il caso della tingide del platano, giunta recentemente dall’America del nord e, in via di diffusione lungo le
alberate stradali d’Europa, traportata soprattutto dai grossi autotreni che sfiorano la chioma dei platani.
In generale, comunque è ben difficile opporsi alla lenta, ma inesorabile avanzata di quelle specie che
dimostrano tendenza espansiva e ampie preferenze climatiche.
Il nostro paese è infatti, anno dopo anno, raggiunto da nuovi fitofagi.
Potenziale Biotico E Ambiente: con il susseguirsi delle generazioni, una determinata specie finisce con
l’inserirsi nell’ambiente che la ospita come specie comunissima, comune o rara e quindi come insetto
dannoso, indifferente, abitualmente non dannoso etc., seconda del tipo stesso di ambiente e
dell’interferenza con gli interessi umani.
Lo studio dell’andamento delle popolazioni, o delle dinamica delle popolazioni, è difficile, ma è utile, perché
in non pochi casi si scopre che una data popolazione va soggetta a delle variazioni cicliche (gradazioni) con
punte di grande abbondanza e dannosità, a partire da uno stato di latenza la quale poi si ritorna dopo
alcune generazioni. Molte di queste oscillazioni si possono considerare dovute ad un continuo confronto fra
il potenziale biotico di ciascuna specie a la resistenza dell’ambiente (ecoresistenza), confronto inteso, in
natura, quale meccanismo necessario per il mantenimento di equilibri naturali.
Il potenziale biotico di una specie è la risultante di varie caratteristiche insite nella specie stessa (capacità di
sopravvivenza e di adattamento, numero medio di discendenti di una femmina, percentuale di schiusura
delle uova, etc.). Questo potenziale può essere misurato, con buona approssimazione, per ciascuna
Innata Capacità Di Accrescimento
popolazione, calcolando un parametro definito “ ”.
Questo valore, definito anche “r”, si deduce dalla quantità di discendenti e dalla sopravvivenza, misurate
per una popolazione posta in una cella climatica, nelle condizioni ideali di ambiente assenza di nemici
naturali, abbondanza di nutrimento e spazio, a temperatura e umidità, nonché fotoperiodo ottimali.
Esso ha valore comparativo e non assoluto, in quanto consente di comparare il diverso potenziale massimo
di popolazioni messe nelle condizioni ottimali richieste da ciascuna di esse.
L’eco-resistenza determina di solito un’altissima mortalità di forme giovanili in stadio pre-riproduttivo, ma
difficilmente tale mortalità determina la scomparsa della popolazione o addirittura della specie da un
determinato ambiente. Ad esempio, con un rapporto sessi di 1:1 popolazione col 50% di maschi e 50%
femmina ed un produzione di uova per femmina di 100, si calcola facilmente che una mortalità del 98% non
determina, in teoria, alcun abbassamento della popolazione, bensì la stabilizzazione della stessa.
La percentuale di mortalità naturale, in fase soprattutto giovanile, oscilla normalmente fra il 95 e il 99%.
Un abbassamento di detta percentuale di mortalità, anche non notevole, dovuto a cause varie (nutrizione
clima nemici naturali), è intuibile allora che determini un forte aumento di popolazione, cosa che si verifica
molto spesso in campagna.
In condizioni normali, in un ecosistema complesso o primario, ciascuna specie presenta delle oscillazioni di
popolazione, mantenendosi in una sorta di equilibrio oscillante con l’ambiente. Queste oscillazioni possono
essere di scarsa ampiezza intero ad una presenza costante ma non dannosa, oppure molto ampie con
comparse massive od esplosive ad intervalli di anni.
In ecosistemi meno complessi ma alquanto stabili e definiti secondari (es. oliveti e agrumeti) e peggio
ancora in ecosistemi semplificati e disturbati (es. frutteti e/o colture erbacee), definibili terziari, tali
intervalli sono molto più ravvicinati e molte specie si manifestano dannosamente ogni anno.
Ciò è attribuibile ad eco-resistenza insufficiente, in conseguenza della semplificazione e della minore durate
degli ecosistemi stessi e quindi della minore complessità delle biocenosi.
Tale condizione di resistenza diminuita è determinata abitualmente dall’uomo con l’uso degli antiparassitari
e la specializzazione delle colture (monocoltura, diserbo).
In conclusione, in opposizione al potenziale di accrescimento e di conquista dell’ambiente da parte di una
specie, agiscono delle utili forze limitanti, definibili agenti di contenimento.
Agenti Di Contenimento Interni Alla Specie: allorquando una popolazione aumenta a dismisura e si
verifica affollamento di individui, diventa spesso comune il cannibalismo anche in seno a specie
abitualmente vegetariane: si notano larve divorarsi fra loro o adulti che divorano le proprie uova.
Questo meccanismo potrebbe essere facilmente spiegato con l’aumentata fame degli individui in seguito
all’esaurimento del substrato, ma spesso comincia a verificarsi prima di qualsiasi diminuzione di cibo, come
effetto dei primi affollamenti.
In questo momento può verificarsi un altro fenomeno autolimitante più interessante del cannibalismo: la
diminuzione della fecondità delle femmine dovuta alla coesistenza in un ristretto ambiente di un numero di
femmine più rilevante del solito. E’ ovvio che questi fenomeni, sia che conseguano ad una situazione di
affamamento sia che la precedano, risultano di indubbia utilità ai fini della sopravvivenza delle popolazioni,
anche se non sempre possono evitarne il crollo. Nelle colonie degli afidi si ha la comparsa delle alate
migranti come effetto dei primi affollamenti o del declino dello stato di vegetazione del vegetale o del
germoglio ospitante.
Agenti Di Contenimento Esterni Alla Specie
1) Abiologici
Terreno: per la struttura fisica, contenuto di umidità o acqua e si sostanze chimiche, il terreno può svolgere
un ruolo limitante o esaltate di primo piano. I terreni sabbiosi ed asciutti ostacolano determinati insetti
(fillossera) però favoriscono altri. Quelli compatti ed argillosi favoriscono la fillossera e le cavallette, ma
ostacolano nel contempo la fuoriuscita degli adulti di minuscole specie che abitualmente usano il terreno
per impuparsi (mosca delle ciliegie e delle olive). Un alto contenuto di humus favorisce i nottuidi.
Un contenuto notevole di acqua uccide per asfissia molte specie terricole e ostacola gli scolitidi, mentre
l’aridità li favorisce. Eccessi di azoto o di Sali vari ostacolano alcune specie e ne favoriscono altre
Temperatura
-Umidità: le alte temperature estive in periodi di secco e quelle rigide invernali, soprattutto
nelle regione meridionali, sono esiziali per un gran numero di specie in quanto determinano falcidie di stadi
giovanili delicati ed esposti. Le alte temperature possono superare anche ei 50°C nei primi cm di terreno o
in tronchi esposti alle radiazioni solari. Il superamento di queste positive condizioni estive, al pari di quelle
invernali, è affidato all’insorgere di quiescenze e diapause ed alla ricerca di microambienti favorevoli alla
sopravvivenza. Le sfavorevoli combinazioni stagionali di temperatura più umidità determinano
abbassamenti notevoli ed improvvisi di popolazioni paragonabili all’effetto di veri e propri trattamenti
insetticidi. Per ogni stadio di ciascuna specie esiste una combinazione di valori termo igrometrici più o
meno ristretta, detta ottimale. Entro le oscillazioni dei valori ottimali, la specie prospera con mortalità da
fattori abiotici molto bassa. Al di fuori dell’area dell’optimum, la mortalità aumenta, a mano a mano che si
allontana dalle predette condizioni ottimali. Inoltre ciò varia anche dallo stadio. (Lo stadio uovo resistente,
giovanile suscettibile).
Pioggia-vento : le piogge violente hanno effetto dilavante e deprimente sulle popolazioni epigee esposte.
Quelle leggere possono invece risultare utili agli insetti, aumentando l’umidità dell’aria e al succosità della
linfa vegetale, il che favorisce, ad esempio gli afidi. I venti deboli trasportano e diffondono piccole specie.
2) Biologici
Gli insetti entrano in molte catene trofiche. Le loro popolazioni sono pertanto influenzate da un notevole
numero di agenti biotici ed a loro volta esercitano influenza maggiore o minore di su essi
Virus: tra gli insetti sono diffuse le malattie di origine virale. Tra le più comuni vi sono le cosiddette
poliedrosi PV e granulosi GV, così definite perché le particelle virali (virosi) si ammassano in corpi cristallini
(poliedri) o granulari (granuli) utili per la diffusione di infezioni. Particolarmente diffuse sono le poliedrosi
con localizzazione dei virus nel nucleo delle cellule. Gli individui colpiti vanno incontro, a disfacimento
molle. Si diffondono molto facilmente.
Micoplasmi-Batteri
: comuni sono gli individui affetti da batteriosi (soprattutto da bacillus spp. e
pseudomonas spp.) che vanno incontro a disfacimento molle e putrefattivo.
Funghi
: frequenti sono fra gli insetti le cosiddette micosi, malattie dovute a funghi microscopi carnivori