vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
ORMONE GIOVANILE (JH)
: il titolo di JH è di cruciale importanza nella regolazione dello sviluppo post
embrionale di un insetto. L’effetto degli ecdisteroidi nella regolazione dello sviluppo post embrionale è
infatti, strettamente influenzato dalla presenza e concentrazione di JH.
Quest’ultimo costituisce il principale elemento di determinazione del tipo di muta indotto dall’ecdisone.
In sintesi, l’ecdisone, in presenza di elevati livelli di JH, induce la muta con la permanenza nelle condizioni
giovanili. Invece, livelli di JH ridotti o nulli comportano profonde modifiche strutturali, che portano verso lo
sviluppo dello stadio adulto. Il titolo di JH e la sua attività sono il frutto di una complessa interazione fra la
sintesi, da parte dei corpi allati ed eventuali altri tessuti, la sua degradazione e l’espressione relativi
recettori nei tessuti bersaglio. Il JH è continuamente prodotto dai corpi allati durante la fase giovanile.
Diapausa
La diapausa è un programma di arresto dello sviluppo e della riproduzione, controllato geneticamente, che
ha consentito agli insetti di colonizzare più efficacemente ambienti ostili, attraverso stadi fisiologicamente
capaci di superare le condizioni stagionali più estreme.
Durante la diapausa lo sviluppo è rallentato o completamente fermo, la riproduzione bloccata e l’attività
metabolica ridotta a livelli molto bassi, con l’accumulo di sostanze nutrizionali e di protezione da danni
ambientali, come ad esempio le basse temperature.
Ciò può accadere in modo rigidamente predeterminato, indipendentemente dalle condizioni termo-
climatiche nel caso della diapausa obbligatoria, tipica delle specie univoltine, mentre viene ad essere
regolato dalla percezione di stimoli nel caso della diapausa facoltativa.
Quest’ultimo tipo è molto più comune e può essere indotto da stimoli percepiti dallo stesso stadio che
entra in diapausa o da stadi precedenti e in alcuni casi anche dalla madre.
Pur essendo spesso facoltativa e inducibile da fattori ambientali, la diapausa non va confusa con la
quiescenza che invece, è un rallentamento temporaneo e rapidamente reversibile dello sviluppo e
metabolismo, indotto da condizioni ambientali avverse ma senza alcun controllo genetico.
La diapausa, con determinismi neuroendocrini diversi, è stata osservata in tutti gli stadi di sviluppo.
Ricordare il fotoperiodo: per esempio le femmine adulte ottenute da larve accresciutesi in condizioni
ambientali estive produrranno un neurormone peptidico, rilasciato dal ganglio subesofageo che va ad
accumularsi nelle uova che danno origine ad embrioni diapausanti. Tale peptide di 24 amminoacidi è
denominato ormone della diapausa (Baco da seta, bombyx mori).
La diapausa larvale e quella pupale sono entrambe caratterizzate dall’incapacità dello stadio interessato di
proseguire il suo regolare piano di sviluppo, che risulta bloccato, in quanto le ghiandole protoraciche sono
incapaci di produrre i normali livelli di ecdisteroidi necessari a stimolare la muta. Ciò è dovuto ad un blocco
della produzione di PPTH, spesso associato a elevati livelli di pomina nel cerebro.
La caratteristica peculiare della diapausa allo stadio di adulto è l’arresto dell’attività riproduttiva, con il
blocco dello sviluppo egli oociti nelle femmine e l’incapacità dei maschi di accoppiarsi. Gli adulti che
entrano indi pausa, in genere, tendono a nascondersi nel terreno e i muscoli alari vanno incontro a
fenomeni degradativi, per ricostituirsi a fine diapausa.
Interazioni Insetti-Altri Organismi
Le foglie possono essere non solo erose dai fitofagi, ma anche penetrate, grazie alla capacità che alcune
specie hanno di scavare gallerie e che per questo motivo vengono chiamate fillominatrici.
Le larve di questi insetti scavano una galleria nello spessore delle foglie, fra i due strati epidermici,
alimentandosi del mesofillo. La zona attaccata evidenzia un’area di epidermide disseccata, di forma quanto
mai varia (a chiazza, serpentiniforme, circolare, ecc), che prende il nome di mina fogliare, all’interno della
quale si rinvengono la larva in accrescimento e i suoi escrementi, spesso sotto forma di piccoli puntini
nerastri.
I fitomizi, che si alimentano delle piante succhiandone i fluidi floematici (floemomizi) o xilematici
(xilemomizi), e più, raramente, i contenuti delle cellule (plasmomizi), arrecano un notevole danno alle
piante, sia direttamente, attraverso la sottrazione di biomassa e l’induzione di deformazioni/disfunzioni
(bollosità, accartocciamento, clorosi, etc), che indirettamente, trasmettendo temibili patogeni (virus,
fitoplasmi) e favorendo, spesso, lo sviluppo di funghi epifiti (fumaggine) sulla superficie fogliare che
imbrattano con la melata. La maggior parte dei fitomizi appartiene all’ordine dei Rincoti. Essi presentano un
apparato boccale atto a pungere e succhiare i fluidi vegetali, derivante dall’assottigliamento e
allungamento delle mandibole e delle mascelle. In seguito all’inserimento degli stiletti boccali nei tessuti
vegetali viene iniettata anche la saliva, che spesso forma una guaina che li accompagna durante la
penetrazione e, inoltre, modifica/idrolizza i tessuti attaccati, rendendoli più idonei dal punto di vista
nutrizionale. Altri specifici adattamenti morfo-funzionali diffusi nei fitomizi si riscontrano a carico del tubo
digerente, organizzato in modo da filtrate e concentrare i nutrienti azotati, che vengono avviati lungo un
regolare percorso digestivo, mentre i carboidrati, presenti largamente in eccesso nella linfa vegetale,
vengono convogliati direttamente nell’intestino posteriore ed espulsi sotto forma di escremento
zuccherino, comunemente definito melata. Infine, i fitomizi, per poter integrare il loro substrato
nutrizionale estremamente carente, ricorrono, spesso, a varie associazioni con microrganismi simbionti.
Fra i fitomizi vanno ricordati anche i tripidi (tisanotteri) che, diversamente dai succhiatori di linfa, utilizzano
le loro parti boccali stiliformi, e non simmetricamente sviluppate, per lacerare le cellule epidermiche dei
vegetali, al fine di succhiarne i fluidi che fuoriescono (plasmomizi).
Nella maggioranza dei casi le specie che inducono galle sono riconducibili a tre ordini: emitteri, ditteri e
imenotteri. Lo spazio all’interno delle galle viene in molti casi frequentato anche dai nemici naturali
specializzati degli insetti galligeni, così come da numerose altre specie di inquilini, attratti dall’abbondanza
e buona qualità del cibo, peraltro disponibile in un ambiente protetto. I meccanismi molecolari che
conducono alla formazione di galle sui tessuti vegetali sono tuttora scarsamente conosciuti. Secrezioni
orali, anali e ghiandole accessorie di vari insetti galligeni sembrano implicate nell’induzione delle galle,
apparentemente attraverso la manipolazione dei livelli ormonali in prossimità dei punti di attacco, ma non
è del tutto chiaro se la fonte di questi ormoni sia la pianta manipolata dall’insetto o l’insetto stesso.
In alcuni casi, come quello dei cinipidi, lo sviluppo della galla sembra essere diretto dal veleno e o da
elementi genetici liberi (virus, trasposoni) non ben caratterizzati, in grado di rimodulare lo sviluppo dei
tessuti in cui essi vengono rilasciati.
Resistenza Costitutiva E Resistenza Indotta
Possiamo concludere quindi, che i meccanismi di difesa costitutivi e quelli inducibili sono due aspetti diversi
dello stesso fenomeno, che differiscono sostanzialmente per i tempi ei i modi di espressione dei geni
coinvolti: in un caso (costitutive) l’espressione è il frutto dei normali piani di crescita e sviluppo della pianta,
nell’altro (indotte) vi sono stimoli esterni in grado di incrementare l’espressione genica al momento del
bisogno, attraverso meccanismi di comunicazione molecolare in grado di generare risposte sistemiche.
Difese Dirette: meccanismi tossici, metaboliti secondari.
Difese Indirette: risposte delle piante che tendono a richiamare e trattenere i nemici naturali dei fitofagi.
Insetti Artropodi Antagonisti
Gli insetti fitofagi vengono attaccati da numerosi antagonisti naturali, fra i quali spiccano, per abbondanza
ed importanza economica, numerosi rappresentanti del phylum degli artropodi, con predominanza assoluta
degli stessi insetti. Questi nemici naturali si distinguono in due principali categorie, predatori e parassitoidi.
I primi, durante la loro vita, si alimentano di più individui della specie vittima, spesso durante tutti gli stadi
di sviluppo, che sono in genere caratterizzati da una spiccata mobilità, soprattutto in quelle specie che
operano una ricerca attiva delle prede.
I parassitoidi, invece, presentano stadi giovanili che vivono a carico di altri insetti, e, in genere, abbastanza
precocemente o con il completamento dello sviluppo larvale, portano a morte la loro unica vittima, con cui
possono coesistere ed interagire per un periodo più o meno lungo. Pertanto anche se in alcuni casi il
rapporto fra ospite e parassitoide può essere prolungato e particolarmente complesso dal punto di vista
funzionale, esso inevitabilmente si conclude con l’uccisione della vittima.
Simbiosi Mutualistica
Le simbiosi mutualistiche fra insetti e microrganismi unicellulari di varia natura mostrano diversi livelli di
integrazione, che vanno dall’associazione esterna (ectosimbiosi) a quella interna (endosimbiosi), che a sua
volta può essere di tipo extracellulare o endo-cellulare. In tutti i casi esistono precisi meccanismi
comportamentali e o citologici che consentono un’efficace trasmissione dei simbionti da una generazione
all’altra.
Per quanto riguarda l’ectosimbiosi, ricordiamo il caso della formica taglia-foglie che coltiva, su pezzetti di
foglia triturati ed impastati con saliva, un fungo in grado di generare, esclusivamente in queste condizioni di
allevamento, delle formazioni molto ricche dal punto di vista nutrizionale ed essenziali per l’alimentazione
delle larve. Le giovani regine trasportano in un’apposita tasca boccale frammenti di questo fungo e ne
riavviano la coltivazione nel nuovo nido che andranno a formare.
Un esempio simile è fornito ai coleotteri scolitidi, che coltivano nelle gallerie che essi scavano nel legno
diverse specie fungine (monilia, ceratocystis, sporothrix) di cui si alimentano, trasportandole da una pianta
all’altra in speciali tasche tegumentali.
Le endosimbiosi extracellulari sono presenti in alcuni insetti lignivori. Nelle termiti, ad esempio, in ampie
dilatazioni dell’intestino posteriore, si trovano protisti flagellati assieme a consistenti popolazioni batteriche
(ipersimbiosi), essenziali per l’utilizzazione nutrizionale della cellulosa. La perdita dei simbionti ad ogni
muta, dovuta al ricambio dell’intima cuticolare che riveste l’intestino posteriore, viene immediatamente
compensato con lo scambio orale e oro anale di materiale int