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Le emozioni
Le emozioni secondo Darwin
Il primo studioso a occuparsi sistematicamente di emozioni fu Charles Darwin, un grandissimo scienziato della modernità vissuto nell'Ottocento. Egli è famoso per la sua teoria dell'evoluzione delle specie per selezione naturale, ma la sua opera "L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali" (1872) segna l'inizio e costituisce un importante capitolo dello studio delle emozioni.
Dopo un immediato successo, questo saggio non ebbe più fortuna per larga parte del Novecento, secolo caratterizzato dalla predominanza delle teorie associazioniste (la mente è una tabula rasa sino a quando non riceve delle impressioni dai sensi, queste, depositandosi nella memoria e associandosi fra loro, vanno a costituire la nostra vita mentale).
Per Darwin, invece, la mente non è una tabula rasa, bensì i meccanismi cognitivi umani e animali hanno dei substrati biologici, i quali sono
Influenzati dall'evoluzione attraverso la selezione naturale. Dunque, l'espressione delle diverse emozioni è innata, adattiva, e si ritrova invariata in uomini di diversa estrazione culturale di civiltà diverse, ma anche, in primati non umani o in altri animali.
Charles Darwin
- Nasce il 12 febbraio 1809 a Shewsbury (Ingliterra)
- Si iscrive a Medicina ma i suoi interessi vertono sulla zoologia e la botanica
- Inizia a collezionare insetti e apprendere le prime conoscenze di geologia
- Il 21 dicembre 1831 si imbarca sul Beagle come naturalista, in un viaggio che durerà 5 anni
- Dopo il viaggio elabora la teoria dell'evoluzione, che cerca di arricchire e documentare
Opere principali:
- Viaggio di un naturalista intorno al mondo (1839)
- L'origine della specie per mezzo della selezione naturale (1859)
- Le variazioni delle piante e degli animali allo stato domestico (1868)
- L'origine dell'uomo e la selezione sessuale (1871)
L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali (1872)
Muore a Downe il 19 aprile 1882.
L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali
In quest'opera, che si snoda in quattordici capitoli, vengono esposti i principi generali e i mezzi dell'espressione, e successivamente vengono trattate le specifiche emozioni degli uomini e degli animali.
Darwin individua all'inizio dell'opera i tre principi fondamentali che spiegano la maggior parte delle espressioni e dei gesti usati involontariamente dall'uomo e dagli altri animali, sottol'influenza delle emozioni e delle sensazioni. Essi sono i seguenti:
- principio delle emozioni associate utili: Esso afferma che si creano delle associazioni tra la manifestazione fisica e il significato attribuito a quel comportamento. Tali atti, volti a creare sollievo e/o ad alleviare un disagio, tendono ad essere ripetuti dall'individuo o dall'animale e, quindi, a trasformarsi in
La forza dell'abitudine è tale da provocare la ripetizione dell'atto ogni volta che si riproduce la stessa emozione o situazione, anche quando ciò non dà alcun vantaggio e non è funzionale.
Dunque si può dire che, secondo questo principio, alcune azioni risultano utili in alcuni stati d'animo, poiché alleviano o soddisfano determinate sensazioni; quindi, ogni volta che si prova la stessa emozione, c'è la tendenza a ripetere quegli stessi movimenti eseguiti la volta precedente, i quali diventano abitudini.
Tali comportamenti si ripetono non perché sono vantaggiosi, bensì per "dare sollievo" a chi li compie.
Affinché si possa parlare di abitudine è necessario che si ripeti nel tempo in particolare attraverso l'associazione ad altri movimenti e a stati mentali.
Secondo questo principio, alcune espressioni si sono originate da movimenti che per i nostri antenati erano utili.
e che poi sono stati associati a quel determinato stato d'animo e trasmessi alle generazioni successive. "Alcuni atti complessi hanno un'utilità diretta o indiretta in certi stati d'animo, perché alleviano e soddisfano particolari sensazioni, desideri e così via; ogni volta che si riproduce lo stesso stato d'animo, anche se appena accennato, c'è la tendenza - in forza dell'abitudine o per associazione - a ripetere quegli stessi movimenti, anche se in quel momento non danno alcun vantaggio. Alcuni atti che di solito, in forza dell'abitudine, si presentano associati a determinati stati d'animo possono essere parzialmente repressi dalla volontà; in questi casi i muscoli che si trovano più debolmente sotto il diretto controllo della volontà sono ancora portati a contrarsi, causando movimenti che noi interpretiamo come espressioni. In altri casi, la repressione di un movimentomascella, stringe i pugni e si erge in posizione eretta. Questi sono solo alcuni esempi di come i movimenti del corpo possono esprimere emozioni e stati d'animo. La comunicazione non verbale, attraverso gesti, espressioni facciali e posture, è un elemento fondamentale nella comunicazione umana.mascella, stringe i pugni e irrigidisce le braccia, gonfia il torace e rizza le spalle. principio dell'antitesi: Esso afferma che stati d'animo opposti, generano una forte ed innata tendenza ad eseguire movimenti ed atti di natura opposta anche se sono del tutto inutili, a causa dell'abitudine dell'associazione. Dunque, quando proviamo un'emozione opposta a quella precedente tendiamo ad eseguire movimenti di natura opposta → "Certi stati d'animo provocano particolari atti abituali che hanno un'utilità, come abbiamo visto nel nostro primo principio. Quando sopravviene uno stato d'animo che sia l'esatto contrario del precedente, si ha una forte e involontaria tendenza a eseguire, quand'anche siano del tutto inutili, movimenti di natura opposta, in alcuni casi altamente espressivi."
principio dell'effetto immediato del sistema nervoso: Esso afferma che l'espressione delle emozioni è
direttamente legata al sistema nervoso, alla sua organizzazione e alle sue connessioni, le quali trasportano l'eccitazione sensoriale ai diversi organi del corpo. Tuttavia alcune reazioni involontarie non sempre sono utili e funzionali al contesto; ad esempio il tremore delle mani, la sudorazione e l'aumento del battito cardiaco, non sempre sono delle manifestazioni delle emozioni: queste reazioni fisiologiche possono manifestarsi per svariate cause, ad esempio, febbre alta, freddo. Quando il sistema sensoriale è fortemente eccitato, si genera un eccesso di energia nervosa che si trasmette in alcune direzioni definite, dipendenti dalle connessioni delle cellule nervose e in parte dalle abitudini; oppure, a quanto risulta, l'afflusso di energia nervosa può venire interrotto. Sono così prodotti effetti che noi interpretiamo come espressivi. Sempre in quest'opera egli presenta il significato adattivo di manifestazione fisica del pianto (che si)associa ad emozioni negative come il dolore) e del sorriso (che si associa ad emozioni positive come la gioia, l'allegria, l'amore, i sentimenti affettuosi, la devozione)Il pianto
Il pianto è probabilmente il risultato di una lunga catena di eventi che possono essere i seguenti. I bambini, quando hanno fame o qualche altra cosa li turba, gridano forte, analogamente ai piccoli della maggior parte degli altri animali, in parte allo scopo di chiamare i loro genitori, e in parte perché qualsiasi grande sforzo procura loro sollievo. Gli strilli continuati per lungo tempo conducono inevitabilmente all'ingorgo dei vasi sanguigni dell'occhio; e questo deve aver portato, in un primo tempo coscientemente, poi per abitudine, alla contrazione dei muscoli che stanno intorno agli occhi, allo scopo di proteggerli. Nello stesso tempo, la pressione spasmodica sulla superficie dell'occhio e la dilatazione dei vasi all'interno di essi, senza necessariamente
comportare unaqualsiasi sensazione cosciente, dovrebbero aver influenzato le ghiandole lacrimali attraverso un'azione riflessa.Infine, per i tre princìpi ricordati sopra - il principio secondo cui l'energia nervosa passa facilmente nei canali consueti; il principio dell'associazione, il cui potere è tanto diffuso; e il principio secondo il quale alcune azioni sono controllate dalla volontà più di certe altre - si è arrivati alla situazione attuale, in cui il dolore causa facilmente la lacrimazione senza che debba essere necessariamente accompagnato da una qualsiasi altra attività.
Sebbene questa ipotesi ci porti a considerare il pianto come un risultato accidentale - altrettanto privo di scopo quanto lo è la secrezione di lacrime provocata da un colpo dato all'occhio dall'esterno, o lo starnuto causato da una luce intensa che ha colpito la retina - tuttavia ciò non rappresenta affatto una
difficoltà per la nostra comprensione