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Il Coping
Il termine "coping" significa letteralmente "far fronte" ed è un concetto che si riferisce al saper fronteggiare ed affrontare una certa situazione.
Si parla poi di strategie di coping, ossia strategie dirette e positive che vengono attivate in base alla percezione di modificabilità (controllo) della situazione.
Secondo Endler e Parker, le 3 strategie fondamentali di coping sono:
- Task coping (centrato sul compito): si affronta il problema in maniera diretta, cercando possibili soluzioni;
- Emotion coping (centrato sulle emozioni): si cerca di regolare e gestire le proprie emozioni per mantenere un approccio positivo;
- Avoidance coping (centrato sull'evitamento): si tenta di ignorare il problema, cercando supporto sociale oppure distraendosi da esso con altre attività.
Lazarus e Folkman hanno elaborato il modello cognitivo transazionale, che prevede una stretta connessione tra la valutazione cognitiva della situazione e...
l'adozione di strategie per affrontarla (coping), che gradualmente si consolidano in stili di fronteggiamento (preferenze soggettive su come reagire, che ci caratterizzano e che tendono ad essere stabili). A tal proposito, Lazarus e Folkman distinguono 4 stili: 1) Evitamento: chi ha questo stile, tende a rimandare, a distrarsi, a negare o a scaricare la responsabilità agli altri; suscita quindi vissuti di rabbia, ansia, tristezza e frustrazione; 2) Sociale: chi ha questo stile, tende a confrontarsi e a chiedere consigli ad altri; suscita vissuti di sollievo e di senso di appartenenza; 3) Emotivo: chi ha questo stile, tende a assumere nuovi punti di vista e a dare nuovi significati alla situazione; porta a elaborare e modificare tali vissuti; 4) Strategico: chi ha questo stile, tende a attivarsi per risolvere la situazione; è caratterizzata da senso di sfida e da soddisfazione anticipata. Le strategie di coping influenzano i comportamenti che ne conseguono e.l'elaborazione dell'emozione. Connesso al concetto di coping è il concetto di resilienza, che indica la capacità non proprio frequente (1 su 3) di trovare le risorse interiori per affrontare situazioni complesse (a livello psicologico e fisico).
LA TEORIA COMUNICATIVA DELLE EMOZIONI
Le emozioni hanno un gran valore comunicativo, e in particolare comunicano:
- a noi stessi: obbiettivi, significati e interessi (cosa ci interessa davvero: se una persona dice "non è importante", ma poi si arrabbia, la cosa è evidentemente importante);
- agli altri: le nostre intenzioni.
Oatley e Johnson-Laird (1987) hanno proposto la teoria comunicativa delle emozioni che è incentrata sulla funzione comunicativa delle emozioni. Secondo questa teoria, le emozioni dipendono dal livello di raggiungimento dei propri obbiettivi; in particolare:
- il tipo di emozione: comunica a che punto siamo nel raggiungimento dei propri obbiettivi
- l'intensità
Le emozioni seguono una dinamica circolare di trasformazione, per la quale:
- tristezza: inizialmente, l'emozione tipica è la tristezza, per cui l'obbiettivo appare perso o irraggiungibile;
- paura: se si riesce a cominciare il compito, potrebbe subentrare la paura, caratterizzata da incertezza: l'obbiettivo appare incerto (ansia);
- rabbia: se si riesce a superare anche la paura, potrebbe subentrare la rabbia, poiché è probabile che emergano ostacoli o difficoltà; la rabbia è un'emozione più attivante rispetto a 2), e spinge pertanto ad agire;
- coinvolgimento: nella situazione ottimale, dalla rabbia si passa al coinvolgimento, che può portare ad un'esperienza di flow (non sempre): l'obbiettivo è prossimo;
- soddisfazione: una volta raggiunto l'obbiettivo, è molto probabile provare l'emozione della soddisfazione.
La
teoria comunicativa mette in evidenza l'importanza della consapevolezza circa le proprie emozioni: bisogna quindi ascoltare e accettare le emozioni, per imparare poi a padroneggiarle; questo permetterebbe di approcciare il compito con un atteggiamento differente. Scomporre un obiettivo in sotto-obbiettivi può aiutare nel processo di motivazione: raggiungere una tappa intermedia permette di liberare la mente da emozioni di tristezza e paura e di cominciare a prefigurare la soddisfazione dovuta al raggiungimento dei sotto-obbiettivi successivi.LE EMOZIONI NEL CONTESTO DI APPRENDIMENTO
Nei contesti di apprendimento, insegnanti e alunni provano una molteplicità di emozioni, anche contrastanti, che possono tanto favorire quanto ostacolare l'apprendimento (sia in termini di quantità che di qualità).
Infatti, ogni situazione d'apprendimento può suscitare emozioni positive (riuscire a capire, a fare, a insegnare) ed emozioni negative (impressione di
Non farcela); queste possono essere accompagnate anche da processi di meta-emozione, ossia processi di controllo del proprio vissuto emotivo, fondamentali per regolare e eventualmente trasformare le proprie emozioni.
Emozioni piacevoli e spiacevoli
E' importante precisare che le emozioni piacevoli (entusiasmo, piacere, soddisfazione) non sono l'esatto opposto delle emozioni spiacevoli (rabbia, tristezza e paura), perché svolgono funzioni differenti e possono essere sperimentate in contemporanea.
Le emozioni piacevoli sono fondamentali per il benessere dell'individuo e permettono di rielaborare gli stati emotivi negativi.
Come messo in evidenza nella teoria di Friedickson "Broaden and Build theory" (Amplia e costruisci), le emozioni piacevoli instaurano una spirale di positività, che permette di:
- ampliare il repertorio di azioni e pensieri
- favorire l'apprendimento, l'attenzione e la creatività così come la progettualità
E l'apertura - costruire risorse come ottimismo e resilienza. Si viene ad instaurare così un circolo virtuoso: provare emozioni positive, scegliere strategie efficaci (autoregolazione), buona prestazione, lo sperimentare emozioni piacevoli rende l'individuo più pronto a esperire altri stati emotivi piacevoli (e a affrontare quelli spiacevoli con un approccio positivo).
Le emozioni spiacevoli, invece, hanno comunque una funzione adattiva poiché mobilitano all'azione e forniscono energia psichica (arousal), ma se intense e prolungate, si ripercuotono negativamente sulla salute e sul benessere dell'individuo; spingono ad assumere una visione a tunnel e a focalizzarsi esclusivamente sul problema da risolvere (Es: se ho paura, mi focalizzo su ciò che fa paura).
Rischiano di innescare un circolo vizioso del tipo: mi annoio, non mi applico, faccio solo se qualcuno mi spinge (regolazione esterna) utilizzando le strategie più semplici.
ottengo risultati mediocri, tendo ad abbandonare il compito.
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La rabbia
La rabbia è un'emozione fondamentale che emerge nel momento in cui vi è un ostacolo che impedisce di raggiungere il proprio obiettivo; l'intensità della rabbia è proporzionale al valore che l'obiettivo ha per il soggetto.
La rabbia è efficace e costruttiva quando è legata al disappunto verso di sé, non verso gli altri: il docente, davanti a un comportamento inadeguato degli studenti (ex: disattenzione) non dovrebbe manifestare rabbia, ma dispiacere, perché la rabbia potrebbe far pensare agli alunni che è un problema dell'insegnante, non loro, mentre il dispiacere li porterebbe ad assumersi la responsabilità e a credere di poter cambiare gli eventi.
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La piacevolezza
La piacevolezza è un'emozione strettamente legata al rapporto tra le caratteristiche del compito e il livello di abilità: infatti se il compito è