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A B C
V le tensioni dei morsetti rispetto ad un riferimento qualsiasi:
D 14
Da tenere presente che le equazioni che esprimono le leggi di Kirchhoff sono lineari ed
omogenee nelle correnti e nelle tensioni degli elementi del circuito. Esse non dipendono
dalla natura degli elementi, ma solo dal numero e dal modo in cui essi sono collegati, cioè
dalla topologia del circuito.
1.4 REGIME QUASI S TAZIONARIO
Le leggi di Kirchhoff sono valide solo per i circuiti elettrici in regime stazionario. I circuiti in
regime non stazionario sono più complessi da studiare. L'unico modo per studiare tali
circuiti è quello di ritenere le correnti di intensità costante e pari a quelle che si avrebbero in
quello stazionario. Questo significa che le correnti nel circuito variano in maniera
sufficientemente lenta così da consentire a tutto il conduttore il raggiungimento, ad ogni
istante, delle condizioni proprie del regime di funzionamento stazionario. In questa
situazione il conduttore è detto in regime quasi stazionario.
1.5 ELEMENTI A PIÙ TERMINALI. DEFINIZIONE DI
PORTA
Gli elementi che compongono un circuito possono avere più di due terminali. In questo caso
si avranno tante correnti quanti sono i terminali e tante tensioni quanti sono i morsetti. Le
leggi di Kirchhoff, tuttavia, stabiliscono dei vincoli tra queste grandezze. Considerando ad
esempio una linea chiusa attorno all’elemento e tale da interessare solo i suoi terminali, si
ha, per la prima legge di Kirchhoff, che è nulla la somma delle correnti entranti
nell’elemento: basta dunque conoscere le correnti di M - 1 terminali, se M è il numero
complessivo dei terminali, per conoscere tutte le correnti (stesso discorso per la legge delle
tensioni). 15
Tutto ciò si può riassumere, per gli elementi a più di due terminali, nel modo seguente:
1. Scegliere un morsetto come riferimento.
2. Definire le tensioni dei rimanenti morsetti rispetto a questo, localizzando su questo il
segno meno.
3. Considerare le correnti di tutti i terminali, escluso quello di riferimento.
Per comodità, conviene scegliere coordinati i
versi positivi delle correnti e delle tensioni
(si considerano positivi sia le correnti
entranti nell’elemento sia il segno meno
delle tensioni localizzato sul morsetto di
riferimento). Nell’esempio qui accanto, si
può notare come la tensione del morsetto 3
rispetto al morsetto 1 valga v - v .
3 1
In alcuni casi è utile ragionare diversamente.
Un chiaro esempio si ha quando, per il
modo particolare di accesso all’elemento,
sono presenti coppie di morsetti che costituiscono delle unità a sé stanti. È il caso in cui
nell’elemento si creano delle “porte”.
Si definisce come porta di un elemento, o, più in generale di un circuito, una coppia di
morsetti per i quali la corrente entrante nell’uno è uguale ed opposta a quella entrante
nell’altro. Risulta che per una porta sono totalmente definite corrente e tensione, situazione
simile a quella di un bipolo, il quale può infatti essere considerato come un elemento o
circuito accessibile solo da una porta. È possibile esprimere la potenza entrante
nell’elemento o circuito accessibile da N porte mediante la formula: 16
Il legame tra le tensioni e le correnti di un elemento a più terminali è rappresentato tramite
equazioni, le quali dipendono sia dalle proprietà fisiche dell’elemento sia dal morsetto scelto
come riferimento, che a sua volta va sempre specificato. 17
CAPITOLO 2
APPROSSIMAZIONE A
PARAMETRI
CONCENTRATI E BIPOLI
ELEMENTARI
Un circuito si dice “a parametri concentrati” quando presenta dimensioni spaziali
trascurabili rispetto alla lunghezza d’onda delle grandezze fisiche che lo interessano. Un
sistema elettromagnetico costituito da dispositivi, collegati tra loro, che soddisfino
ragionevolmente l'ipotesi dei parametri concentrati può essere studiato trascurando la
geometria del circuito e considerando solo la sua topologia, sostituendo le equazioni di
Maxwell con le più semplici leggi di Kirchhoff. Quindi, un circuito elettrico è detto a
parametri concentrati se è costituito da dispositivi abbastanza piccoli rispetto alla minima
lunghezza d'onda di una qualsiasi grandezza elettrica misurata su di essi. In questo caso è
possibile trascurare i tempi di propagazione dei segnali e le grandezze elettriche
fondamentali, tensione e corrente, risultano ben definite per ogni punto del circuito.
Analizziamo ora le differenti tipologie di regioni circuitali, partendo dall’equazione scritta
sotto:
2 .1 R E G I O N E D I T I P O Ø
La regione circuitale di tipo Ø, chiamata vuota, è caratterizzata da una conducibilità pari a
zero e dall’assenza di sorgenti. 18
In questo caso, nell’equazione scritta a inizio capitolo, σ = 0, E = 0 e J = 0; ciò implica che
m m
anche J, l’intensità elettrica, sia pari a zero. Il fatto che la corrente, i, sia uguale a zero
implica una situazione chiamata vuoto circuitale. Si ha, infatti, che:
Non è detto, tuttavia, che E debba essere nullo, poiché la regione potrebbe avere un campo
elettrico. Andando ad analizzare il valore della tensione relativa al campo elettrico in questo
caso, però, giungeremmo ad un risultato indefinito:
Le caratteristiche sopra elencate sono tipiche di un circuito aperto. Prende il nome di vuoto
circuitale tutto ciò che non è un componente.
2.2 REGIONE EQUIPOTENZIALE (TIPO 1)
In una regione di tipo equipotenziale, E = 0, J = 0 e la conducibilità elettrica, σ, è pari a
m m
infinito; in questo caso, stiamo trattando un conduttore perfetto.
Il caso in cui il campo elettrico è pari a zero porta ad una tensione, V, nulla; infatti, ai capi di
una regione equipotenziale, la differenza di potenziale elettrico è nulla. La corrente, data dal
prodotto di conducibilità elettrica e campo elettrico, è indeterminata.
2.3 RESISTORI (TIPO 2)
Il resistore è una regione di spazio all’interno della quale viene
dissipata corrente elettrica. Al suo interno avviene un
trasferimento irreversibile di energia elettrica, nel senso che il
bipolo assorbe energia, trasformandola in energia di altro tipo, come il calore che
19
fuoriesce dal circuito.
In questo caso, la conducibilità elettrica ha un valore ben definito e non nullo; viene definita
poi la resistività, ρ, data dal reciproco della conducibilità elettrica:
Andiamo ad analizzare il comportamento di un resistore rispetto all’equazione di inizio
capitolo: ρL
Il parametro corrisponde ad un valore detto resistenza, R, un parametro concentrato
S
misurato in Ohm (Ω), il quale riassume quella che è l’interazione tra corrente e tensione.
Infine, viene definito l’inverso della resistenza, la conduttanza, G; abbiamo quindi che:
2.4 COMPORTAMENTO DEI DIPOLI
Un dipolo prevede diversi comportamenti dal punto di vista del trasferimento di energia
elettrica:
- Trasferimento irreversibile.
- Trasferimento reversibile vincolato, in cui il bipolo assorbe o cede energia, accumulandola in
base agli scambi energetici con il resto del circuito e partendo da un valore iniziale noto di
20
energia. Tale valore è vincolato a non scendere sotto lo zero, poiché valori negativi
implicherebbero una cessione di energia interna, non ricevuta dal dipolo.
- Trasferimento reversibile senza vincoli, in cui il dipolo assorbe o cede energia senza alcun
vincolo. Si ha un accumulo di energia con capacità infinita.
2.5 GENERATORI (TIPO 3)
I generatori sono dispositivi che portano energia all’interno del circuito, in quanto
trasformano l’energia chimica in energia elettrica.
2 . 5 .1 G E N E R AT O R E I N D I P E N D E N T E D I T E N S I O N E
Il primo tipo di regione ad essere analizzato è la regione fem, nella quale si ha una forza
elettromotrice in presenza di un campo elettrico non conservativo.
In questa regione la conducibilità è infinita (σ = ∞), proprio come le regioni equipotenziali,
non ci sono correnti impresse (J = 0) ed E ≠ 0. Segue che E = -E , poiché gli elementi
m m m
interni alla parentesi nella prima equazione devono essere pari a zero. Il campo E , non
m
conservativo, esiste solamente all’interno di una batteria e serve a tenere separate le cariche
positive e negative tra loro.
Le cariche in una batteria sono ferme di base; nel momento in cui vengono collegate al
circuito, la corrente inizia a scorrere, seguendo due leggi:
- Prima legge della regione. La corrente i viene stabilita senza vincoli rispetto al resto del
circuito (i indefinita).
- Seconda legge della regione. Si pone V = V , valore definito tensione del
g
generatore e rappresenta il limite imposto. Il generatore indipendente di
tensione rappresenta una buona approssimazione di una batteria. Nella
rappresentazione del generatore di tensione, i segni indicano il verso della
tensione, che va da “-” a “+”. 21
2 . 5 . 2 G E N E R AT O R E D I C O R R E N T E ( R E G I O N E I )
G
In un generatore di corrente, la tensione che si stabilisce dipende dal
circuito e la potenza istantanea erogata può assumere qualsiasi
valore e segno (V indefinita).
Nella regione I la conducibilità è nulla (σ = 0), E = 0 e J ≠ 0; ciò implica che J =
g m m
J . Il fatto che la conducibilità sia nulla implica che la corrente sia indipendente dal
m
campo elettrico e di conseguenza dalla tensione. Da notare, tuttavia, il fatto che, ai capi
dei generatori, la tensione non è nulla, ma indefinita (basta ricordare che la tensione è
l’integrale di E, che in questa equazione può assumere qualsiasi valore) e dipendente dal
circuito.
2.6 CONDENSATORI (TIPO 4)
Il condensatore è un componente elettrico che immagazzina l'energia in un campo
elettrostatico, il quale crea una differenza di potenziale.
Nel caso in cui tutte le grandezze fossero costanti, il condensatore si approssima ad un
circuito aperto. Analizziamo ora il condensatore rappresentato in figura,
composto da due armature concentriche, tra le quali
scorre un campo elettrico E.
Nell’equazione ricavata, x rappresenta la lunghezza
variabile data dalla distanza tra il centro delle due armature ed il punto medio della distanza
fra le stesse.
Proviamo ora a calcolare la differenza di potenziale dato il campo elettrico, considerando il
raggio variabile: 22
[ ]
S
2πlε F =
Il valore è una costante, c, definita capacità ed espressa in Farad .
( ) Ω
R
ln 2
R
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