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I fatti interni e il ruolo dello psicologo
Ma i fatti interni? Il mistico solo li osserva direttamente: lo psicologo lavora su testimonianze. La testimonianza del mistico è generalmente molto incompleta perché è a malapena possibile descrivere completamente uno stato interno eccezionale.
L'induzione e l'estensione teorica del postulato deterministico. In sintesi: non solo la realtà metempirica della vita religiosa, ma anche la sua fenomenologia, potrebbero benissimo non essere riducibili al determinismo psicologico.
Ancora una volta, l'alternativa per lo psicologo è dura: dinanzi all'affermazione categorica del carattere trascendente degli stati mistici e alla convinzione generale del ruolo attivo della grazia soprannaturale, cosa farà lui che osserva dall'esterno applicandosi a coordinare i frammenti raccolti? È uscir fuori dalla scienza empirica e dal determinismo, è astenersi dal completare la spiegazione empirica di un ordine dei fatti, è dare un...
limite al metodo scientifico e riconoscerne l'insufficienza radicale. Si dovrà, d'altra parte, interpretare le testimonianze ricevute, riordinarle, ridurle con il pretesto di errore o di illusione? Il suo valore sarà di sostegno a quello delle teorie che lo hanno soppiantato.
Tipi di soluzione extrascientifica dei problemi di psicologia religiosa
A priori, si delineano tre tipi di soluzioni positive. Innanzi tutto, la soluzione che fa rientrare il problema della scienza. È il punto di vista delloscientismo metafisico, per il quale il determinismo empirico è l'espressione stessa delle cose. Una volta stabilita questa competenza universale, bisogna che i fenomeni psicologici, religiosi o altro, vi si abbiano a piegare.
Altro punto di vista: la psicologia emerge dal determinismo psicologico che essa supera. Il metodo strettamente scientifico perderà giurisdizione sull'attività psicologica totale del mistico o dell'uomo religioso.
Perché non vi è scienza della "libertà", fattore parziale della vita mistica. Una terza soluzione raccoglie la maggior parte dei cattolici. Partendo dal principio della realtà soprannaturale e del ruolo attivo della grazia, si mostra più rispettosa delle precedenti della stessa "lettera" dei testi mistici. La vita religiosa sarà costantemente influenzata dalla grazia soprannaturale di luce e di forza morale. Tuttavia, tale influenza si potrebbe inserire nel determinismo psicofisiologico; gli effetti empirici della grazia non sorpassano quasi mai il potere apparente delle cause naturali. Il "tipo" astratto del fenomeno religioso, ad eccezione dell'unione mistica, rimane psicologico. In esclusiva, gli stati mistici superiori potrebbero superare il livello della psicologia ordinaria. Essi potrebbero esattamente consistere in una intuizione intellettuale dell'Essere che presuppone che Dio stesso si sostituisca alle
presentazioni sensibili e si sveli un istante all'anima. In questa ipotesi gli stati di alta contemplazione sono non solo imprevedibili, ma ancora inaccessibili allo sforzo umano.
Conclusioni generali
Domandarsi se la psicologia religiosa possa costituirsi come scienza empirica consisterà nel porre una delle tre questioni seguenti.
- Sono sufficienti i procedimenti delle scienze empiriche, applicati ai fatti religiosi, a coglierli nella loro realtà? (Punto di vista ontologico o filosofico)
- Considerato come fenomeno, il fatto religioso è riconducibile di diritto ad una teoria empirica, completa nella sua specie? (Punto di vista della teoria empirica o della scienza)
- Il fatto religioso deve essere trattato con i metodi scientifici, cioè provvisoriamente studiato dall'psicologo come un qualunque fatto scientifico, sottoponibile al determinismo sperimentale? (Punto di vista della ricerca)
1) Punto di vista ontologico: un metodo scientifico, poiché si
limita ai fenomeni, non fornirà un punto di vista parziale sulla realtà. Esso raggiunge l'aspetto relativo del reale. La realtà stessa si incontra al fuoco di convergenza di tutte le scienze afferenti a un oggetto dato: scienze empiriche, metafisica e teologia. Perché la realtà integrale, di cui ciascuna di queste scienze ha per proprio oggetto una dimensione limitata ed astratta, non può essere ricostruita se non grazie alla sintesi di tutti i frammenti nei quali si era ridotta. Ma l'osservazione è superflua, perché parlare di scienza empirica dei fatti religiosi non implica alcuna opinione particolare sulla loro realtà ontologica, la loro natura e le loro cause. Ci è dunque permesso, sul comune terreno della psicologia, di astrarre completamente dal problema filosofico che potrebbe dividere i ricercatori. Quanto al diritto si ha ragione: un atteggiamento critico permetterebbe di disgiungere il punto di vista.Il testo tratta della scienza empirica dal punto di vista della filosofia. Questo atteggiamento critico è piuttosto raro.
Punto di vista della teoria scientifica: il fatto religioso, nella sua fenomenologia, è spiegabile mediante una teoria strettamente scientifica, sulla base del determinismo empirico? Ricordiamo che la teoria puramente scientifica rimane indifferente alla fede religiosa. Esistono, tuttavia, tra l'atteggiamento metafisico o religioso e la scelta della teoria scientifica, alcuni rapporti che dobbiamo precisare.
Innanzi tutto la teoria scientifica non può essere puramente arbitraria.
a) Le basi della teoria scientifica, in psicologia religiosa
Probabilità interna sperimentale: gli stati religiosi o mistici non sono sperimentabili. La teoria in psicologia religiosa rimane dunque innanzi tutto speculativa.
Da dove trarrà la sua legittimità? Dalla sua probabilità interna? Una tale probabilità può derivare da 2 fonti distinte.
Innanzi tutto, l'oggetto reale al quale la teoria sostituisce una somma di antecedenti, è spesso esso stesso accessibile alla sperimentazione. Una seconda fonte di probabilità per una teoria empirica sta nella possibilità di conoscere per sperimentazione la portata di ciascuno dalla teoria. Le teorie puramente psicologiche della religione e della mistica godrebbero forse di questa secondo tipo di probabilità interna? Quand'anche si fosse decisa la natura puramente psicologica dello stato mistico superiore, bisognerebbe riconoscere lo sforzo di ricostruzione teorica, utilizzando materiali conosciuti in modo troppo imperfetto, non giungerebbe attualmente mai a innalzarsi a questo livello. Concluderemo che le teorie puramente psicologiche dello stato mistico superiore non potrebbero basarsi su alcuna probabilità sperimentale. Quale base resta dunque? Nessuna se non una presunzione di competenza stabilita a priori. Riassumiamo: non potendo nessuna teoriaPuramente psicologica dei fatti religiosi pretendere la probabilità sperimentale, bisogna cercare fuori dalla psicologia un criterio che permetta di apprezzare l'estensione legittima delle teorie empiriche su una tale materia. Gli increduli, trovano questo criterio nella presunzione di competenza dei metodi scientifici. Altri, tra cui noi stessi, saranno più colpiti dalla debolezza di tale presunzione.
3) Il punto di vista della ricerca
Nulla impedisce agli psicologi che studiano il fatto religioso di avvicinarsi sul terreno della ricerca. Se non si tratta che di applicare un metodo senza pronunciarsi sui limiti teorici di questa applicazione, allora, non esiste più alcuna ragione di conflitto. Psicologi cattolici, psicologi non credenti possono collaborare senza la minima intenzione nascosta. E in questo caso, l'alleanza si potrebbe ben fare sul terreno scientifico, perché la scienza è prima di tutto un "metodo": indubbiamente il metodo si.
il fatto che la mistica cristiana sia una "dottrina". Capitolo 3 La mistica cristiana Prima parte - Fenomenologia generale della vita mistica Gli stati mistici sono molto complessi. Il mistico non si spoglia né della sua fisiologia, né della sua psicologia naturale. Per far conoscere a fondo un qualsiasi mistico si dovrebbe tracciarne preliminarmente la fisionomia medica, psicologica e morale. La ragione può essere questa: gli stati mistici affondano radici profonde nella zona delle attività psico-fisiologiche generali, le prolungano in qualche modo e ne estendono la portata. Su questo principio implica conseguenze e impone esigenze. Le conseguenze si riassumono in questa: tra i modi fondamentali dell'attività psicologica umana e diverse realizzazioni mistiche esistono analogie di forma e comunanze di meccanismo. E le esigenze si riducono a cogliere la continuità profonda degli stati mistici. Il più integralmente cattolico degli apologeti deve accettare il fatto che la mistica cristiana sia una "dottrina".Questa conseguenza e affrontare questocompito.
Le tappe della vita spirituale- Allo stadio inferiore delle manifestazioni religiose si incontrano il "rito" e la "preghiera vocale".
Il rito: sacrificio, gesto simbolico, prosternazioni e la "preghiera parlata": i canti liturgici, il rosario.
Tra le azioni esteriori che gli autori collegano di solito alle pratiche rituali, le une hanno soprattutto un valore simbolico, le altre realizzano una disposizione somatica che, almeno negativamente, favorisce lo slancio della devozione interna.
Esaminiamo, ad esempio, un gesto simbolico come era l'oblazione delle vittime nei sacrifici antichi, oppure, come tra i cristiani, il segno della croce, l'uso dell'acqua benedetta.
La ripetizione crescente di queste pratiche ne indebolisce l'attuale valore simbolico: il gesto sacrificale antico potrà diventare spesso meccanico; il segno della croce del cristiano potrà abbassarsi a livello dei movimenti.
involontari. Una tale meccanicizzazione impedisce che il rito sviluppi un efficacia psicologica apprezzabile? Per nulla. Altri riti e pratiche esteriori contribuiscono ancor più evidentemente all'unità della vita spirituale. Si pensi all'inginocchiarsi, al prostarsi, all'immobilità del corpo durante la preghiera, alla scelta del luogo e del tempo dell'orazione. Ciò che è vero del rito, lo è anche della preghiera vocale, la quale è indubbiamente il simbolo esteriore più agile e che più direttamente evoca il suo oggetto spirituale. Dal punto di vista personale, la devozione interiore, sostenuta dal rito o dalla preghiera vocale, può dunque essere considerata come una prima tappa d'inizio nella via dell'unione mistica. Ora siamo ben disposti a riconoscere che il rito e la preghiera vocale, utile introduzione alla vita mistica, non ne sono che un primo scalino e uno stato provvisorio. - La vita
Le pratiche esteriori non hanno valore religioso se non per la devozione interiore.