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Gli autori hanno confermato il valore predittivo dell'autoefficacia sulla prestazione
Per quello che riguarda la complessità dell'ambiente gli autori sottolineano le differenze
riscontrate nelle ricerche esaminate nei contesti ambientali naturali e quelli di laboratorio.
L'autoefficacia risultato un predittore significativo della prestazione lavorativa a qualunque
livello di complessità del compito. Tuttavia, il legame tra autoefficacia e prestazione è
maggiore in presenza di compiti semplici, decresce per quelli moderati e diminuisce ancora
nelle attività più complesse, pur rimanendo comunque significativo per ogni livello indicato.
Sono soprattutto i fattori situazionali che nei contesti lavorativi reali, e non di laboratorio,
indeboliscono la relazione tra autoefficacia e prestazione.
A partire da queste ricerche risulta raccomandabile:
fornire accurate descrizioni dei compiti e delle attività
informare i propri collaboratori sui mezzi disponibili per svolgere i vari compiti
valutare anticipatamente le convinzioni di efficacia dei collaboratori e, se necessario,
rafforzarle
fornire standard di riferimento chiari e oggettivi
prevedere incentivi specifici connessi alla prestazione per avvalorare il conseguimento
del risultato
Le convinzioni di efficacia personale influenzano anche le scelte di carriera e di sviluppo.
Le convinzioni di efficacia, infatti, predispongono a prendere in considerazione un numero
più ampio di opportunità e ad esprimere un interesse elevato verso di esse. Nel caso dei
neoassunti, quelli con alta autoefficacia preferiscono la formazione che lascia ampi spazi di
autonomia per l'innovazione e la creazione di un proprio ruolo, mentre chi possiede una
modesta efficacia preferisce percorsi formativi più prescrittivi che indicano esattamente cosa
fare.
Nell'ottica dell'intervento organizzativo alcune pratiche, come ad esempio il job
enrichment ed il miglioramento nella qualità delle comunicazioni, facilitano lo sviluppo
dell'autoefficacia. In particolare nello studio proposto da Parker viene presentato un nuovo
costrutto, il role breadth self-efficacy, per indicare il grado nel quale le persone sentono di
essere capaci di affrontare un ruolo più ampio e più proattivo rispetto ai tradizionali ruoli
tecnici previsti dalle organizzazioni.
L'efficacia personale è apparsa anche un fattore rilevante nel rispondere alle pressioni
lavorative e nel prevenire lo stress ed il burnout.
Lo sviluppo delle capacità attraverso la padronanza guidata.
Questa pratica viene indicata per lo sviluppo delle capacità tecnico specialistiche e per lo
sviluppo dell'efficacia ad esse associata.
In una prima fase l'individuo è guidato ad apprendere le capacità richieste attraverso
l'osservazione diretta di un modello o attraverso l'osservazione di registrazioni.
In una seconda fase le strutture conoscitive sviluppate nella prima vengono trasformate in
azioni. Ciò significa che la persona viene messa alla prova in un contesto protetto, ad
esempio un setting formativo, e incoraggiata ad utilizzare le capacità acquisite per poterle
consolidare e perfezionare. Questa fase di sviluppo richiede un feedback mirato,
sistematico, tempestivo sui risultati ottenuti durante la messa in pratica delle capacità.
La stessa procedura viene impiegata per l'ultima fase, in cui la persona viene esposta e
messa alla prova nell'esercizio delle capacità acquisite direttamente nella vita lavorativa
quotidiana.
Questa pratica è stata utilizzata frequentemente, anche dallo stesso Bandura. Il suo
impiego potrebbe essere integrato con un percorso formativo che tenga maggiormente
conto, oltre alle abilità da sviluppare, della persona nel suo complesso, intesa come insieme
di bisogni, desideri, emozioni, relazioni con gli altri e con il contesto.
Lo sviluppo della competenza cognitiva attraverso l'osservazione di un modello.
Nei programmi formativi proposti per favorire lo sviluppo della competenza cognitiva le
persone vengono incoraggiate a verbalizzare le strategie di ragionamento ed i percorsi
impiegati per la presa di decisione, in modo da rendere esplicita ed osservabile la loro
modalità. I modelli verbalizzano i pensieri attraverso cui analizzano i problemi, cercano le
informazioni rilevanti, generano soluzioni alternative, valutano possibili risultati. In questo
modo diventano palesi ed accessibili le strategie e le tattiche appropriate per gestire le
difficoltà, per superare gli errori e per motivare se stessi. Questo consente di velocizzare e
facilitare lo sviluppo di capacità di ragionamento e di risoluzione dei problemi.
Numerose ricerche hanno mostrato la validità di questa tecnica anche se rimane da
verificare la sua generalizzabilità ai contesti diversi, nei quali le culture organizzative le
dinamiche interpersonali possono differire significativamente. Infatti, il desiderio di imitare
un modello non è soltanto legato al bisogno di migliorare alcune competenze specifiche, ma
è strettamente connesso al tipo di relazione che si è instaurata con il modello, con
l'organizzazione e con il contesto.
Sviluppo delle capacità autoregolatorie
Lo sviluppo tecnologico e l'enorme crescita delle conoscenze rendono necessario un
continuo aggiornamento delle proprie competenze. Per stare al passo con i tempi le persone
devono continuamente adattare, rinnovare, sviluppare le proprie competenze e questo è
possibile se si è capaci di regolare le determinanti del proprio funzionamento affettivo,
cognitivo, motivazionale e sociale. La gestione di sè viene esercitata attraverso una serie di
processi autoreferenti, connessi tra loro, che includono l'automonitoraggio, l'assegnazione di
obiettivi personali, la valutazione della propria autoefficacia e l'identificazione di incentivi
motivanti. In questo modo le persone esercitano un'influenza sulle proprie motivazioni e sui
comportamenti, acquisiscono consapevolezza dei propri pensieri, delle influenze
situazionali e degli effetti a breve e a lungo termine che producono. Successivamente gli
obiettivi autoassegnati giocano un ruolo importante nello sviluppo delle competenze di
autoregolazione, a patto che siano espliciti e stimolanti, a breve termine e che prevedano un
feedback tempestivo. Sulla base dei primi risultati conseguiti il senso di autoefficacia e la
soddisfazione sperimentate spingono l'individuo a ridefinire i nuovi standard di riuscita
personale.
I programmi di goal setting rappresentano una delle forme più avanzate di intervento per
il miglioramento della prestazione e dell'autoefficacia in ambito organizzativo che seguono
questi principi.
Lo sviluppo dell'autoefficacia nel contesto italiano
Mentre la validità la rilevanza dell'autoefficacia sono attestati da molti studi in vari
ambiti, le indicazioni su come svilupparle svilupparla sono ancora in fase di
sperimentazione. Le proposte di bandura, infatti, sono suggestive, anche se non
completamente esaustive sembrano soprattutto adeguate alla cultura nordamericana. Oltre
alla tecnica dell'esperienza diretta, indicata come una delle più importanti fonti di sviluppo
dell'efficacia, una metodologia ispirata alla tecnica degli incidenti critici può essere
impiegato utilmente per riflettere per capitalizzare sulle esperienze fatte. E si richiama
l'attenzione della persona sulle situazioni lavorative rilevanti nelle quali si è sentita messa
alla prova, sui comportamenti attuati e sui risultati conseguiti. In questo modo si attiva il
ricordo di eventi significativi e si stimola la riflessione su di sé virgola di centrale
importanza per il proprio processo di cambiamento. È utile anche per favorire un confronto
rispetto alla rilevanza delle situazioni ricordate, alle soluzioni e comportamenti adottati.
Anche la formazione tradizionalmente intesa può essere rivista all'interno del modello
teorico proposto. Nella teoria sociale cognitiva si configura come un luogo privilegiato per
riflettere sui comportamenti agiti e capitalizzare sulla propria esperienza, per attivare un
confronto con i colleghi e facilitare lo sviluppo dell'autoefficacia attraverso l'esperienza
vicaria. Si può prevedere un integrazione di questa attività con quelle previste dal coaching,
dei programmi di goal setting e dalla pratica del feedback. Il coaching è la metodologia di
maggiore interesse perché consente alla persona di valutare i propri punti di forza e le
proprie criticità, di fissare obiettivi di miglioramento, di verificare i risultati conseguiti, di
trovare sostegno e confronto. Il goal setting, invece, si riferisce ad un sistema di
assegnazione di obiettivi e di verifica che mira allo sviluppo del collaboratore e al
rafforzamento della relazione tra capo e collaboratore. Si tratta di individuare per ogni
persona obiettivi specifici in funzione delle dimensioni comportamentali chiavi denti ficate
con la tecnica degli incidenti critici. Tali obiettivi devono essere stimolanti per consentire
alla persona un'effettiva messa alla prova. È fondamentale anche il feedback che deve essere
specifico, mirato ha dei comportamenti e non valutativo della persona.
Capitolo 2: l’efficacia collettiva percepita
Bandura definisce l’efficacia collettiva percepita come la convinzione condivisa che il
gruppo del quale si fa parte sia capace di organizzare ed eseguire le azioni necessarie per
produrre determinati risultati. E’, quindi, la risultante di credenze condivise circa le
competenze operative del gruppo.
Come l'efficacia personale, anche l'efficacia collettiva esercita la propria influenza sulle
scelte comportamentali attraverso meccanismi di tipo cognitivo, affettivo e motivazionale.
Secondo l'autore l'efficacia personale e quella collettiva sono costrutti distinti anche se
strettamente legati. L'efficacia collettiva è di fondamentale importanza poiché le persone,
soprattutto all'interno di un contesto organizzativo, in qualche misura dipendono sempre
dagli altri per il raggiungimento dei propri risultati. Anche chi lavora in maniera autonoma
non è socialmente isolato ed immune dall'influenza altrui e le risorse e gli impedimenti del
sistema contribuiscono sempre a determinare la sua efficacia.
Secondo Zaccaro, Blair, Peterson e Zazanis, l'efficacia collettiva può essere definita come
un senso di competenza collettiva condivisa tra gli individui nel collocare, coordinare e
integrare le loro risorse in una risposta concertata nel rispondere una specifica situazione.
Gli autori richiamano l'attenzione su una serie di elementi chiave connesse a questa
definizione:
Il sistema di credenze condivise, che riflette il grado di interdipendenza tra i giudizi dei
membri del gruppo e in