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COSA DETERMINA LA DISTANZA SOCIALE E ISTITUZIONALE TRA LE COMUNITÀ ROM E NON ROM?

La realtà rom incontra i diritti a partire da una posizione di svantaggio. La critica che rivolgiamo globalmente alle pubbliche Istituzioni è per l'atteggiamento, spesso alterno e contraddittorio, che esse manifestano nei confronti delle comunità zingare. Si va infatti da un'indifferenza totale nei riguardi di situazioni, a volte gravissime, di emarginazione e di discriminazione sociale, morale, giuridica; ad improbabili impegni (tentativi) di "assimilazione" a logiche di vita della comunità maggioritaria. L'integrazione dei rom deve partire da noi, anche aiutandoli a mettersi in diretto contatto, senza avvalersi di sterili intermediari, con le istituzioni. Dovremmo iniziare a sensibilizzare innanzitutto noi stessi, liberandoci da infondate credenze. Bisogna cambiare strada, che i rom debbano cambiare strada, riprendersi la loro vita e decidere.

del loro futuro e di quello delle loro donne e dei loro figli. Nessuno, anche ascoltando il linguaggio più violento nei confronti degli zingari, ha il coraggio di prendere la parola e dire che è ora di finirla. La situazione economica a volte molto difficile, in particolare per i giovani, è gravata dalla quasi impossibilità di trovare lavoro e per molti è resa ancora più grave dalla mancanza di scolarizzazione. Alcuni Sinti reggiani, sono senza patente perché transitavano su territorio extra comunale, perché andavano a fare compere, a trovare un parente. Sembra di parlare di altre persone, non di gente con un pensiero, con una coscienza, con una testa che pensa, con una capacità di lavoro, di resistenza e con delle idee. Un cambiamento costa fatica sia per tutti quegli operatori sociali, educativi, scolastici, e sanitari che per gli stessi zingari. Il mondo esterno, così lontano dal mondo zingaro, è sicuramente quello

che con più fatica accetta e vive i cambiamenti. Il modo esterno che si rapporta con le contraddizioni di un altro mondo, di un'altra cultura, con altre modalità di intendere e vivere i rapporti umani, con altri modi di pensare, di considerare il tempo, la proprietà, il matrimonio, la vita e la morte. Banalizzando potremo dire che in questi anni abbiamo speso buona parte del nostro tempo lavorativo, delle nostre energie a far comprendere alle scuole, agli uffici pubblici ed ultimamente al mondo del lavoro che è possibile un dialogo, è possibile trovare dei momenti di incontro in cui i due mondi, il nostro e quello zingaro, possono trovare un qualche punto di contatto. 4. QUALI POTREBBERO ESSERE GLI ELEMENTI DI UN INCONTRO, BEN RIUSCITO, FRA DUE PERSONE DI CULTURA DIFFERENTE? Per costruire rapporti interpersonali ben riusciti occorre rispettare e valorizzare le radici culturali di ciascuno al fine di renderle funzionali al bene comune. L'altro deve

Incontrare l'originale, nell'autore, sidevono gettare maschere e apparenze, al fine di fare emergere la sincerità. La fase del contatto può presentare aspetti di disponibilità globale verso l'altro o di chiusura. Il contatto ben vissuto è la prima esperienza della prossimità, è chiave di ingresso alla relazione autentica. Secondo il suo principio dialogico di Buber l'essere umano si realizza come "essere in relazione". "Io mi faccio nel tu". È proprio nel relazionarsi "autentico" che egli prende coscienza di sé stesso e mette in gioco la totalità del proprio essere, con la propria decisione responsabile, attuando la vera libertà. L'io dell'io-tu si coinvolge in una dinamica di umanizzante reciprocità in cui si espletano i valori positivi dell'accoglienza e dell'ospitalità nei rapporti interpersonali, sociali, interculturali.

L'arte dell'accoglienza e dell'ospitalità prevede l'arte di invitare l'altro, l'umiltà è condizione di partenza per stabilire un incontro autentico. L'arte dell'ospitalità prevede di andare a trovare l'altro, di andargli incontro. L'itinerario che conduce all'altro, a casa sua, come ci dice Buber è l'empatia: la capacità di mettersi nei suoi panni pur restando sé stessi, mantenendo la necessaria distanza interpersonale. L'empatia implica silenzio empatico, l'arte di praticare l'ascolto attivo, che richiede attenzione mentale, coinvolgimento emotivo, della corporeità e della consapevolezza che l'altro ha qualcosa da dire, è portatore di una realtà ricca e unica. Una relazione interpersonale e interculturale efficace richiede lotta con l'altro per aiutare il tu a diventare ciò che può e deve diventare.

Coinvolgendo pienamente le sue potenzialità, la sua volontà, il suo impegno e la sua responsabilità. È necessario rimuovere stereotipi e pregiudizi, agevolando l'incontro e lo scambio di vissuti, promuovendo e tutelando i diritti di ciascuno, per favorire l'incontro, la reciprocità, il dialogo e la solidarietà. L'idea di tolleranza viene sostituita dal rispetto. Lo "straniero" si presenta oggi come "altro", provoca spesso paure, pregiudizi, atteggiamenti di difesa e di offesa. Lo straniero rispetto a noi sollecita incertezza. Bauman suggerisce di "mettere in discussione le premesse del nostro modo di vivere", il compito è trovare "l'unità nella diversità", poiché fuggire dall'altro, è allontanarsi da sé stessi. L'integrazione culturale si pone sul piano della progettualità, concepita come processo aperto, dinamico e graduale.

È bene credere nell'afecondità di un incontro che educa e che arricchisce sé e l'altro.

Identità plurale-interculturale: si realizza l'identità dinamicamente integrata, formata dal continuo gioco di confronto- contaminazione- integrazione tra mondi culturali. È frutto di strategia relazionale, può essere merito della società ospitante il provocare questa molteplicità, pervenendo ad unità di ordine superiore, dinamica, unità nella molteplicità.

Volendo possiamo aggiungere uno dei due:

(Canevaro: propone un modello d'identità plurale: io ho una mia identità originale, così l'altro ha una sua identità originale; il nostro incontro rivela e fa sì che io abbia qualcosa dell'altro e l'altro abbia qualcosa di me.)

oppure

(Cacciari: la compassione che porta ad una essenziale condivisione, ad assumere in sé il volto dell'altro.

acomprendere la sua sofferenza tentando di alleviarla. “In me c’è una società di individui che hanno bisognol’uno dell’altro, io non posso ignorare l’altro, perché io sono l’altro, perché io sono straniero. È bene crederenella fecondità di un incontro che educa e che arricchisce sé e l’altro.)

5. DEFINIZIONE DEI CONCETTI DI INTEGRAZIONE E DI INCLUSIONE SOCIALE?

In ambito sociale l’inclusione indica lo stato di appartenenza a qualcosa, sia esso un gruppo di persone oun’istituzione, e sentirsi accolti. L'inclusione sociale rappresenta la condizione in cui tutti gli individui vivonoin uno stato di equità e di pari opportunità indipendentemente, ad esempio, dalla presenza di disabilità odi povertà. Tuttavia, tra gli individui possono esserci delle differenze (ad esempio date dalla razza, dal sesso,dalla cultura, dalla religione, etc..) a causa delle quali

una persona o un gruppo sono “esclusi” dalla società. L’inclusione sociale ha l’obiettivo di eliminare qualunque forma di discriminazione all’interno di una società, sempre nel rispetto della diversità. È un processo dinamico e in continua evoluzione che riguarda la comunità nel suo complesso e si riferisce alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica. Interviene prima sul contesto, poi sul soggetto. L’integrazione invece guarda al singolo, nel senso che prima interviene sul soggetto e poi sul contesto. Il termine integrazione indica l'insieme dei processi sociali e culturali attraverso cui gli individui divengono parte integrante di una società, aderendo ai valori che ne definiscono l’ordine normativo; tali processi sono dinamici e graduali, garantiscono una pacifica convivenza, l’impegno reciproco alla partecipazione alla vita economica, sociale e culturale della società.

Il rispetto delle differenze, l'apprendimento reciproco, la tolleranza e il mantenimento di una solidarietà interna.

6. COSA SI INTENDE CON IL CONCETTO DI MEDIAZIONE SOCIO-CULTURALE?

La mediazione socio-culturale nasce dalla necessità di confronto e di integrazione con etnie e culture diverse. Si tratta di uno strumento fondamentale che supporta gli stranieri e in generale coloro che vivono una situazione di disagio socio-culturale non solo attraverso opere di traduzione da una lingua a un'altra facilitando così la comunicazione e la comprensione, ma anche favorendo progetti di integrazione, convivenza e partecipazione degli stessi alla comunità locale. Difatti è una "pratica" diffusa nei sistemi di Welfare che rimuove ostacoli linguistici-culturali, previene e gestisce conflitti socio-culturali, orienta ad un più esteso e razionale utilizzo dei servizi e delle istituzioni, migliora la qualità delle prestazioni e

l’utilizzo delle risorse utili disponibili, facilitando l’inserimento sociale, l’inserimento nei servizi sociali, nelle istituzioni scolastiche e culturali, nel settore della sanità e nel mondo del lavoro, agevolando così forme di condivisione dell’esperienza in un certo ambiente e favorendo la nascita di relazioni sociali. Per svolgere tali funzioni, il mediatore socio-culturale necessita di una specifica formazione comprendente: - istruzione medio-alta; - buona conoscenza della lingua, delle leggi e dei servizi presenti nella comunità di accoglienza; - conoscenza e competenza nell’applicazione delle tecniche di comunicazione; - competenze psicologiche (soprattutto capacità di ascolto empatico); - capacità di accettazione, comprensione e rispetto delle realtà sociali e culturali diverse dalla propria; - superamento della paura della diversità, flessibilità mentale; - consapevolezza del proprio ruolo e rispetto del ruolo.degli altri operatori sociali (assistenti sociali, educatori, psicologi, ...). 7. QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI MEDIAZIONE SOCIO-CULTURALE? Le caratteristiche della mediazione socio-culturale sono le seguenti: - Promuove una cultura dell'accoglienza e facilita l'integrazione dei cittadini stranieri - Favorisce la comunicazione e la comprensione reciproca tra diverse culture - Promuove la partecipazione attiva dei cittadini nella vita sociale e culturale - Favorisce la costruzione di relazioni di fiducia e di collaborazione tra individui e comunità - Si basa su un approccio interculturale, che valorizza la diversità come risorsa - Favorisce la conoscenza e la valorizzazione delle tradizioni culturali dei diversi gruppi presenti nella società - Promuove la consapevolezza dei diritti umani e dei principi di uguaglianza e inclusione sociale - Si basa su competenze specifiche, come la capacità di ascolto, la capacità di negoziazione e la capacità di gestire situazioni di conflitto. La mediazione socio-culturale svolge un ruolo fondamentale nel favorire la coesione sociale e la convivenza pacifica tra individui e comunità di diverse origini culturali.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AlfaPunto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Educazione interculturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Argiropoulos Dimitri.