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Il sistema scolastico e la divisione gerarchica del lavoro

Il sistema scolastico opera in questo modo non perché lo vogliano consapevolmente gli insegnanti o i presidi, ma perché esiste una "stretta corrispondenza" fra i rapporti sociali che vi sono a scuola e quelli che vigono nel mondo della produzione. In genere, infatti, fra gli studenti e gli insegnanti e fra questi e i loro superiori (in Italia: i presidi e i provveditori) vi è la stessa divisione gerarchica del lavoro esistente nelle aziende.

La teoria weberiana

Secondo Max Weber è impossibile analizzare i sistemi di istruzione e i mutamenti che essi hanno subito nel corso del tempo senza tener conto della stratificazione sociale e degli interessi e dei conflitti che essa crea. Per Weber i tipi fondamentali di potere sono tre: carismatico, tradizionale, legale-razionale. Per ogni tipo di potere vi è un diverso ideale educativo.

Al potere carismatico corrisponde l'ideale dell'iniziato, della persona cioè che ha accesso...

ad un sapere segreto tramite prove e cerimonie (un eroe guerriero, un guaritore, un procacciatore di piogge, un esorcista, un sacerdote). Il carisma (cioè le qualità eroiche e i doni magici) non può essere insegnato. Può solo essere risvegliato (se esiste in nuce) con una rinascita della personalità. "La rinascita, e quindi lo svolgimento della qualità carismatica, l'esame, la prova e la selezione del qualificato, costituiscono il senso genuino dell'educazione carismatica" [Weber 1922a, trad. it. 1961, I, 466]. • Al potere tradizionale corrisponde l'ideale dell'uomo colto. Il fine dell'educazione è in questo caso il "raffinamento" della persona, cioè la "trasformazione della condotta della vita esteriore e interiore". La definizione di uomo colto varia tuttavia a seconda delle condizioni sociali dello "strato dei detentori del potere". Così questo

Può essere educato in modo cavalleresco o ascetico oppure in modo letterario o con la ginnastica e la musica o seguendo il modello anglosassone del gentleman.

Al potere legale-razionale corrisponde l'ideale dello specialista. L'istruzione che viene fornita ai giovani ha un'immediata utilità pratica, nelle officine e negli uffici, nei laboratori scientifici e negli eserciti. La preparazione specialistica è promossa dallo sviluppo dell'amministrazione burocratica, che "esercita un potere in virtù del sapere". È in questa fase che istruzione ed esami assumono la massima importanza. Come scrive Weber ciò che fu la prova degli antenati come presupposto della discendenza [...] è oggi il titolo di studio. La configurazione dei titoli di studio [...] serve alla formazione di un ceto privilegiato negli uffici e nelle amministrazioni contabili. Il suo possesso sorregge la pretesa [...] soprattutto alla

dalle imprese, quanto alla volontà di monopolizzare le posizioni di potere e privilegio sociale ed economico a favore di coloro che possiedono un titolo di studio. Questo brano critica l'introduzione di un processo disciplinato di formazione e prove di qualificazione in tutti i campi, sostenendo che ciò non è motivato da un desiderio di cultura, ma piuttosto dal tentativo di limitare l'accesso alle posizioni di potere e di monopolizzarle a favore di coloro che hanno un titolo di studio. L'esame è considerato il mezzo universale per questa monopolizzazione. Gli studiosi che hanno ripreso e sviluppato le idee di Weber hanno utilizzato questo brano per analizzare l'evoluzione dell'istruzione nella società moderna, sostenendo che lo sviluppo dell'istruzione non è tanto dovuto alla crescente domanda di qualifiche tecniche da parte delle imprese, ma piuttosto alla volontà di monopolizzare le posizioni di potere e privilegio sociale ed economico.dall'economia - come sostiene la teoria funzionalista - quanto piuttosto alle azioni condotte dai vari ceti sociali per mantenere e migliorare la propria posizione nel sistema di stratificazione. Sono queste azioni che hanno provocato il fenomeno del credentialism, del "credenzialismo", cioè "l'uso inflazionato dei titoli di studio come mezzi per controllare l'accesso alle posizioni chiave nella divisione del lavoro" [Parkin 1979, trad. it. 1985,47]. In precedenza abbiamo visto che per Weber i ceti cercano di massimizzare le ricompense restringendo gli accessi alle risorse a un numero limitato di persone che abbiano determinati requisiti. Nel brano appena riportato, egli rilevava anche che, già all'inizio del nostro secolo, esami e titoli di studio avevano acquistato un'enorme importanza nelle strategie di chiusura e di "monopolizzazione delle posizioni di vantaggio sociale ed economico". Rifacendosi a

Questa impostazione, molti sociologi sostengono oggi che le professioni (gli avvocati, i medici, gli architetti, gli ingegneri) tendono a raggiungere il monopolio del diritto di fornire determinati servizi (visitare un malato e prescrivergli una medicina, difendere in tribunale la causa di un cliente, presentare un progetto di costruzione di un edificio) e, attraverso l'uso di credenziali educative, del diritto di decidere chi può farlo.

Coloro che si richiamano a questa teoria sostengono inoltre che i ceti elevati hanno influito sulla struttura interna dei sistemi scolastici e sulle materie che vi venivano insegnate. Dal momento che ciò che unisce i componenti di un ceto è una cultura comune, usata come segno distintivo di appartenenza al gruppo, l'istruzione di ceto ha avuto per molto tempo, e ha tuttora, notevole importanza. Completamente staccata dalle attività pratiche, essa ha avuto spesso natura estetica e cerimoniale. In Cina, ad esempio, gli

Esami imperiali, che davano accesso a posizioni assai elevate nella gerarchia sociale, si svolgevano sulla base delle abilità letterarie e della eleganza della calligrafia del candidato. In Europa, le scuole di maggior prestigio sono state quelle in cui si insegnavano i classici, il greco e il latino. In esse – come ha osservato un grande storico sociale inglese – i giovani dei ceti più agiati venivano iniziati "ai misteri tribali ed ai segreti degli antenati, che erano espressi in una lingua morta e segreta" [Stone 1969, trad. it. 1978, 181].

3. FATTI E TEORIE

Le teorie che abbiamo ricordato sono sicuramente utili per capire cosa è avvenuto e sta avvenendo in questo settore. I dati di cui disponiamo mostrano tuttavia che le variazioni nello spazio e nel tempo dell'istruzione non possono essere spiegate solo come risposta ai "bisogni" del sistema sociale e alla domanda di qualificazione proveniente dall'economia (come dice la

teoria funzionalista) o come effetto dei conflitti di classe o di ceto (come sostengono la teoria marxista e quella weberiana). Molti altri fattori hanno influito sull'andamento dell'istruzione. Noi ne esamineremo tre: la religione, le concezioni che della scuola hanno avuto i gruppi dominanti, lo sviluppo dello stato nazionale. 3.1. La religione La fig. 11.1 mostra che, all'inizio del XX secolo, fra le varie regioni dell'Europa vi erano profonde differenze riguardo al tasso di alfabetismo. L'area più progredita, in cui la quota della popolazione che sapeva leggere e scrivere superava il 90%, si estendeva dalla Svezia alla Svizzera, passando per la Germania, ma comprendeva la Francia orientale, i Paesi Bassi, buona parte dell'Inghilterra e la Scozia. L'analfabetismo dominava invece in Russia, nella penisola Balcanica, in Italia, in Spagna e nel Portogallo. Ma anche all'interno dei paesi mediterranei vi erano notevoli differenze. In Italia,ad esempio, il tasso di alfabetismo del Piemonte, della Liguria e della Sardegna arrivava all'80%, mentre quello della Calabria era di poco superiore al 20%. Il confronto fra le regioni del nostro paese può far pensare che in tutta Europa il tasso di alfabetismo dipendesse solo o esclusivamente dal livello di sviluppo economico. Ma questo non è vero. Basti pensare che la Svezia e la Scozia, che erano i paesi con la quota più alta di persone che sapevano leggere e scrivere, avevano una percentuale di addetti all'industria assai bassa, simile a quella del Portogallo. Mentre il Belgio era assai avanzato dal punto di vista economico, ma non da quello della diffusione dell'istruzione. A ben vedere, le differenze esistenti all'inizio del XX secolo nel grado di istruzione fra le varie regioni europee erano in gran parte riconducibili al peso delle varie confessioni religiose e al diverso atteggiamento che cattolici e protestanti hanno a lungo avuto nei confronti dell'istruzione.riguardi dell'alfabetizzazione e dei libri. Infatti, alla testa del processo di sviluppo dell'istruzione vi sono stati i paesi protestanti, in coda quelli cattolici. Vi è chi ha sostenuto che la spinta all'alfabetizzazione sia venuta dal cristianesimo, che è una religione dei libri, cioè delle Scritture. Ma in realtà, più che dal cristianesimo tale spinta è venuta dal protestantesimo. Le ricerche storiche hanno dimostrato che la Riforma protestante diede un contributo straordinario alla diffusione della scolarizzazione. Le dottrine protestanti sostennero che, per diventare consapevole della fede e della vita cristiana, per raggiungere la salvezza, ciascun individuo doveva "vedere con i propri occhi" le Sacre Scritture, leggerle da solo nella propria madre lingua. Esse dunque si impadronirono dell'invenzione della stampa a caratteri mobili e promossero la pubblicazione di Bibbie in volgare, libri di preghiera e di

catechismo. La Chiesa cattolica reagì negativamente a quanto stava avvenendo. Vietò ai fedeli l'accesso alle Bibbie in volgare, allontanandoli così dalle Scritture e dalla scrittura. Divenne sempre più diffidente nei confronti degli individui che leggevano da soli, che vennero considerati degli eretici potenziali. Intensificò il culto dei santi e si trasformò in una cultura dell'immagine, proprio mentre il protestantesimo si affermava come cultura del libro e dell'istruzione. Così, mentre durante il Medioevo e il Rinascimento la zona d'Europa in cui l'istruzione era più diffusa era stata quella mediterranea, dopo la Riforma divenne quella settentrionale.

In Scozia, già nel 1560 la Chiesa presbiteriana lanciò il primo appello per la realizzazione di un sistema scolastico nazionale e un secolo dopo riuscì a fare approvare alcune leggi a favore di questo sistema, che offriva la stessa

istruzione sia ai poveri che ai ricchi e che veniva finanziato con il ricavato di una tassa pagata dai proprietari terrieri. In Germania, fra il 1530 e il 1540 furono approvate numerose leggi sull'istruzione e anche i villaggi più piccoli furono obbligati a istituire scuole, mentre ai cittadini fu chiesto di mandar
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
12 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof losito gianni.