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MULTIEDAL
La prima sezione del volume, preceduta dalle prefazioni dei due curatori, riunisce interventi concernenti ricerche, effettuate prevalentemente sul territorio nazionale, che permettono di definire i principi teorici che fanno da sfondo alle specifiche problematiche. Aureliana Alberici apre il dibattito ricostruendo l'evoluzione che ha subito nel nostro paese l'educazione degli adulti in questo ultimo decennio, indicando come tappe importanti alcuni provvedimenti legislativi, come il Patto sociale per lo sviluppo e l'occupazione, del 12/98, che forniva indicazioni per la costituzione di un'offerta integrata di istruzione e formazione non solo professionale; la istituzione di Fondi interprofessionali per la formazione continua; la nascita dei Centri Territoriali Permanenti; ed altri. L'autrice, rileva, tuttavia che il processo riformatore messo in atto da tali provvedimenti legislativi è stato bloccato in molte zone del Paese a causa.dell'isolamento subito da molte iniziative nate in ambito territoriale e non sostenute in modo adeguato con politiche di sinergia con altre agenzie ed enti presenti nel territorio. Passa, quindi, ad analizzare il concetto di educazione permanente, individuando le ambiguità cui è sottoposta molto spesso l'interpretazione del suo significato che ne rendono difficile la sua attuazione.
Infatti, secondo l'autrice, in una prospettiva di educazione permanente non ha più ragion d'essere una strutturazione ed organizzazione a "tappe" del sistema formativo, non vi è più un "prima" e un "dopo" poiché il processo di apprendimento viene inteso come un continuum, per tutta la vita. Quindi tutto il sistema scolastico e formativo andrebbe rivisto nella prospettiva del lifelong learning.
Giuditta Alessandrini propone una disamina della trasformazione dei processi di lavoro che si sta manifestando in
Quest'ultimo decennio. Secondo il Rapporto su Trasformazioni del lavoro e il futuro della regolazione del lavoro in Europa, predisposto dalla Commissione Europea nel '99, il modello di regolazione socio-economica del XX secolo, fondato su impresa, sindacato e Stato, è ormai in crisi a seguito dell'emergere di numerosi fattori, tra cui il rapido progresso delle nuove tecnologie, l'ampliamento del settore terziario, la crescita del tasso di disoccupazione. Questi fattori influiscono sui profili dei lavoratori ai quali viene richiesta una sempre maggiore "flessibilità", caratteristica, questa, che ha un significativo impatto sul fronte dell'educazione degli adulti, che dovrebbe occuparsi anche della continua riqualifica professionale. Appare, quindi, evidente che formazione e occupazione siano tra loro strettamente correlate ed interconnesse, come sottolinea anche il Rapporto E-Europe del 2000. L'autrice, prosegue la sua analisi
descrivendo le funzioni-chiave della formazione: l'intenzionalità, la processualità, la riflessività, la soggettività, il nuovo ruolo del formatore. La certificazione delle competenze professionali, stabilita con la legge 196/97, ha posto il problema, nello scenario della formazione continua, della definizione delle competenze che si reputano essenziali per una buona prestazione lavorativa e che nei più recenti documenti della Comunità Europea sono state individuate nelle competenze trasversali, come per esempio: relazionalità, problem solving, diagnosticare situazioni complesse. Sono queste le competenze che qualsiasi progetto di formazione dovrebbe sviluppare e l'autrice delinea anche le caratteristiche che dovrebbero possedere i progetti di formazione centrati sulla logica delle competenze. Conclude l'intervento una riflessione sullo stato della formazione continua e dell'educazione degli adulti in Italia, in cui si.denuncia una scarsa conoscenza, da parte dei lavoratori, delle norme che regolano questi settori, le modeste risorse pubbliche destinate alla formazione continua e il limitato interesse e coinvolgimento delle amministrazioni pubbliche nell'azione formativa. Paolo Federighi e Federica Baldi si chiedono se, di fronte ad una sempre maggiore richiesta di formazione, il sistema universitario sia in grado di preparare operatori specialisti nel campo dell'educazione degli adulti e quali specifiche competenze debbano possedere tali figure professionali. Per poter fornire una provvisoria e parziale risposta a tali quesiti gli autori fanno riferimenti a numerosi studi e ricerche europei dai quali emerge che la domanda di formazione in età adulta è sicuramente aumentata e in previsione continuerà a aumentare e il mercato della formazione andrà sempre più incontro ad una globalizzazione. Secondo ricerche di "Future Studies" effettuate in Europa,cambieranno anche i luoghi della formazione che non saranno più quelli istituzionali poiché la formazione di svolgerà in una molteplicità di sedi, attraverso reti di apprendimento dinamico. Conseguentemente cambierà anche il profilo professionale del formatore che non potrà più essere contraddistinto dall'enciclopedismo, ma piuttosto da "una solida integrazione disciplinare centrata sullo specifico pedagogico." (p.61)
Secondo una ricerca svolta nel 2000 dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Firenze, le tipologie di figure professionali che attualmente operano nel campo della formazione sono quattordici, altre ricerche, come una dell'Isfol, ne hanno individuato dieci. Tuttavia, il dato più preoccupante, secondo gli autori, è che tutti questi professionisti non hanno avuto una formazione iniziale finalizzata a tale compito. Federighi e Baldi individuano due ordini
Di questioni relative al problema: l'accreditamento delle competenze professionali di chi opera nella formazione continua rivolta agli adulti e la formazione universitaria degli specialisti in educazione degli adulti. Riguardo alla prima questione, facendo riferimento ai decreti ministeriali e decreti legge emanati nel nostro paese in tema di certificazione delle competenze, gli autori propongono delle linee guida per l'attuazione di un sistema di accreditamento delle credenziali professionali degli operatori della formazione continua per gli adulti. Relativamente al problema della formazione degli specialisti in educazione degli adulti e in formazione continua, gli autori espongono i dati ricavati da una ricerca, promossa dalla Rueda, condotta nell'a.a. 2003-2004 su diversi atenei dislocati su tutto il territorio italiano. I dati più rilevanti sono: gli atenei che hanno attivato il corso di laurea specialistica in educazione degli adulti e formazione continua sono 8.
concentrati quasi tutti nel centro-nord; i corsi si specializzano essenzialmente in tre classi di profili professionali (manager di sistema e di servizi formativi, formatore nell’educazione degli adulti e nella formazione continua, progettista) lasciando fuori altre figure professionali; nei piani di studio adottati manca una differenziazione significativa in relazione si profili professionali; diversità dei percorsi formativi sebbene tutti portino al conseguimento dello stesso titolo di studio. Concludendo gli autori propongono che venga maggiormente definita a livello universitario la tipologia dei profili professionali e che siano stabiliti gli standard minimi di competenze in uscita dai corsi di laurea specialistica, uguali per tutte le università. Franco Frabboni analizza con preoccupazione gli effetti della globalizzazione della cultura e della comunicazione sulle nostre città contemporanee, notando come le storiche agenzie deputate alla formazione – famiglia,scuole, chiesa – siano messe all'angolo da nuovi soggetti che offrono formazione, alcuni con scopi educativi, come enti locali, associazioni e mondo del lavoro, altri con scopi diversi legati al consumismo. L'autore non condanna la presenza di più agenzie formative, anzi trova auspicabile una molteplicità di diversi luoghi della formazione e di diverse opportunità formative per poter rispondere in modo più adeguato ai crescenti bisogni di crescita dei cittadini; tuttavia, ciò che lui intravede è lo stabilirsi di un squilibrio tra soggetti formativi intenzionalmente educativi e quelli non intenzionalmente educativi, a favore di quest'ultimi. Inoltre, nelle città-mercato, come le chiama Frabboni, i bambini sono privati dei loro diritti di socializzare, di comunicare, di muoversi, di conoscere, di cooperare, di acquisire autonomia e di viaggiare con la fantasia. Nel campo della formazione, la distorsione più grave.Rilevata dall'autore è il rapporto esistente tra i tre principali soggetti della formazione: il sistema formale (la scuola), il sistema non-formale (famiglia, enti locali, associazioni, chiese, mondo del lavoro), il sistema informale (mass media, mercato dei consumi culturali). Paragonando i tre sistemi ai lati di un triangolo, Frabboni, evidenzia che questo triangolo è scaleno, poiché il sistema informale tende ad essere maggiore rispetto agli altri e a prevalere sugli altri; è senza angoli, perché i vari sistemi sono tra loro separati, ciò comporta incomunicabilità tra i vari sistemi; non essendoci comunicazione tra i tre sistemi questi risultano autoreferenziali e ciò genera conflittualità e competitività. La soluzione è quella dell'integrazione delle varie opportunità formative offerte dal territorio ed a questo fine si può giungere mettendo in atto, per esempio, nelle scuole il
Regolamento in materia di autonomia scolastica che fornisce le indicazioni per l'istituzione di un sistema formativo integrato a base territoriale, in cui le varie agenzie educative, ognuna con la propria specificità, interagiscono, comunicano e collaborano con le altre, pur situate in luoghi diversi.
Secondo l'autore ci sono delle condizioni da rispettare perché ciò possa avverarsi: per esempio, lo stabilirsi di una forte alleanza pedagogica tra il sistema formale e quello non-formale, una relazione di scambio delle reciproche risorse tra scuola e territorio, una comunicazione longitudinale tra i livelli del sistema scolastico, una comunicazione trasversale tra scuola ed agenzie formative del territorio.
Paolo Orefice, nel suo intervento, dopo un breve excursus sui sistemi delle conoscenze, delle tecnologie, del potere e della produzione nelle società preindustriali e industriali, delinea l'assetto attuale della società globale.
analizzandone i sistemi dei saperi. Secondo l'autore questa società utilizza la conoscenza in modo completamente innovativo rispetto alle società che l'ha preceduta; grazie allo sviluppo tecnologico il sapere è distribuito a tutta la popolazione determinando così il superamento dell'intellettuale "