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Riassunto esame Economia e Tecnica degli Scambi Internazionali, prof. Garioni, libro consigliato Le Multinazionali, Piscitello Pag. 1
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Le imprese multinazionali e la globalizzazione

Per multinazionale si intende una impresa che organizzi e coordini attività che travalicano diversi confini nazionali. Non è necessaria né una quotazione in borsa, né un livello minimo di vendite. Le imprese multinazionali sono state protagoniste di una prima fase di globalizzazione, poi non sono scomparse durante il 1900, anche quando le frontiere nazionali sono spesso parse un ostacolo insormontabile. Infine sono diventate attori insostituibili della seconda globalizzazione.

I motivi che spingono un'azienda ad investire all'estero sono 4 (classificazione di DUNNING):

  1. Accedere a risorse non disponibili in patria (materie prime o forza lavoro, capacità); sono gli investimenti di resource seeking.
  2. Ricerca di mercato nel paese ospite o limitrofi. Investimenti di market seeking (seguono precedenti relazioni commerciali poi non andate a buon fine per molti e vari motivi).
  3. Razionalizzare la struttura produttiva (divisione internazionale del lavoro).
Sono investimenti diefficiency seeking, attività sparse geograficamente, sia nei paesi ricchi che nei psv. 4) accedere a competenze e/o risorse considerate cruciali per migliorare l'impresa (investimenti in aree ad alta intensità di ricerca), cioè competence creating. I metodi con i quali si diventa multinazionale: a) continuum ideale che inizia con le esportazioni e finisce con l'Ide b) acquisizione di un'impresa locale c) joint ventures e accordi con imprenditori locali Le teorie sul perché degli Ide: fino al 1960: teoria classica del commercio estero. Un paese ricco di forza lavoro e povero di capitale si specializza in prodotti ad alta intensità di lavoro e bassa di capitale. Un paese con basi di partenza opposte, farà l'inverso e i due paesi trarranno entrambi benefici a scambiarsi i propri prodotti. Ciò è andato benissimo fino a che i flussi di capitale seguivano esclusivamente la linea da ricchi a poveri, madi declino: il prodotto diventa obsoleto e la produzione viene spostata in altri paesi più economici. 1970: modello di DUNNING: le imprese si internazionalizzano per sfruttare le risorse specifiche del paese ospitante (risorse naturali, manodopera qualificata, tecnologia avanzata, ecc.) e per ridurre i costi di produzione. 1980: modello di PORTER: le imprese si internazionalizzano per sfruttare le opportunità di mercato offerte da altri paesi e per ottenere vantaggi competitivi. Le imprese possono beneficiare di economie di scala, accesso a nuovi mercati, risorse più economiche, ecc. 1990: modello di RUGMAN: le imprese si internazionalizzano per sfruttare le sinergie tra le diverse attività svolte in diversi paesi. Le imprese possono beneficiare di economie di scopo, condivisione delle risorse, trasferimento di conoscenze, ecc. 2000: modello di GHOSHAL: le imprese si internazionalizzano per sfruttare le competenze e le risorse complementari presenti in altri paesi. Le imprese possono beneficiare di collaborazioni strategiche, acquisizioni, partnership, ecc. In conclusione, nel corso degli anni sono stati proposti diversi modelli per spiegare le motivazioni dell'internazionalizzazione delle imprese. Questi modelli evidenziano l'importanza del potere di mercato, delle risorse specifiche, delle opportunità di mercato, delle sinergie e delle competenze complementari.

della saturazione: il prodotto è ormai maturo, imitato all'estero. Si radicalizza la limitazione dei costi di produzione, che viene spostata nei paesi a basso costo del lavoro. NASCONO SITUAZIONI OLIGOPOLISTICHE: poche imprese con prodotti simili, reazioni ed azioni a catena, stessi Ide negli stessi paesi. Anni '70: Teoria dei giochi applicata da GRAHAM che ne trae la Teoria dello scambio delle minacce a causa della c.d. inversione atlantica, cioè Europa che investe in USA. Europa investe in USA a causa dei massicci investimenti di USA in Europa. Si disturbano gli oligopoli tanto quanto l'impresa è efficiente e rende appetibili i propri prodotti, differenziandoli. Si hanno fusioni, nascono corporations ramificate in più settori. teoria dell'internalizzazione: la produzione internazionale si ha in un contesto gerarchico e non sul mercato, perché costa meno possedere e controllare attività estere rispetto a transazioni contrattuali.

con imprese straniere (che andrebbero controllate sistematicamente, causa inefficienza, rischio fallimento, etc..) 1976 Il paradigma eclettico di DUNNING: le determinanti dell'attività multinazionale sono associate a 3 fattori tra loro interrelati: 1. i vantaggi esclusivi di proprietà 2. i vantaggi da internalizzazione (l'impresa cresce sul mercato con investimenti diretti, non lasciando fare al mercato) 3. i vantaggi da localizzazione Ultimi 20 anni: - filone evoluzionista basato sull'accumulazione tecnologica (la conoscenza non è più su una linea verticale, ma la multinazionale diventa eterarchica, come un cervello capace di rielaborare, sperimentare e apprendere. - Filone che approfondisce la tipologia degli scambi tra paesi avanzati e afferma che alla base delle moderne multinazionali esiste la trasportabilità della conoscenza come elemento di sviluppo sempre maggiore. Fenomeno recente sono le piccole multinazionali (PMI). La loro nascita

Trova spesso motivazione nel seguire i propri clienti nei processi di internazionalizzazione. Valgono le teorie delle grandi anche per le piccole? Non completamente, anzi. Avanzano con comportamenti imitativi delle grandi, operano joint ventures per essere più forti, spesso vanno in avanscoperta con uffici delocalizzati, ma, anche a causa degli investimenti molto modesti che possono operare, spesso non riescono e allora rientrano velocemente, perché il rischio è troppo alto e non può essere mantenuto a lungo.

ITALIA
L'industrializzazione italiana ha seguito un percorso in parte diverso rispetto a quello degli altri paesi industrializzati, a causa soprattutto della ritardata unità nazionale, che ha portato ad una permanenza duratura di dazi doganali e blocchi alla libera circolazione delle merci.

Le prime multinazionali italiane: Le Generali, Pirelli, Fiat. Internazionalizzazione italiana, con l'arrivo di Ibm, Nestlé. Nascita di grandi imprese.

come Star, Finmeccanica, Marzotto, Parmalat, Benetton. I settori a più alta multinazionalizzazione sono l'industria estrattiva, manifatturiera e del commercio all'ingrosso. Il numero di multinazionali italiane con partecipazioni in imprese manifatturiere estere è esploso in tempi recenti, ma sono quote minoritarie o al massimo paritarie. La verità è che i protagonisti economici italiani sono sempre gli stessi, tutti situati al Nord (Lombardia in primis), con l'eccezione della meridionale Ausonia. Le multinazionali italiane sono poche, hanno utili inferiori a quelle di altri paesi industrializzati, hanno una maggiore fragilità finanziaria e basse quote di mercato. Le multinazionali italiane sono piccole, poco presenti nei settori dell'alta tecnologia e fanno poca ricerca e sviluppo. Infatti, a fianco dei "soliti", esiste un ossatura economica che vede: - un capitalismo molecolare (attori non ancora Global Players, ma basedell'industria italiana, al Nord Ovest, ad es. Beretta). Spesso le aziende si specializzano in nicchie di produzione e portano un'eccellenza (Mapei) - l'ossatura economica costituita per la maggior parte da PMI, le quali hanno contribuito a creare un'Italia strutturata in Distretti produttivi, i quali hanno trovato e trovano serie difficoltà ad aprirsi all'esterno, in quanto 1) subiscono la concorrenza delle tigri asiatiche 2) sono composti da imprese che dipendono per la propria competitività da esternalità idiosincratiche, come il sistema di clienti-fornitori-servizi-etc.. difficilmente replicabile all'estero 3) non riescono a strutturare la capacità innovativa manageriale necessaria per trasferire fasi di attività all'estero, anche a causa della forte presenza di PMI a conduzione praticamente familiare. E' per questi motivi che in Italia, per poche aziende grandi, la globalizzazione ha rappresentato infine.soprattutto l'opportunità di ridurre i costi di produzione più che la conquista di nuovi sbocchi di vendita o un miglioramento innovativo. Sull'internazionalizzazione: l'Italia è meno internazionalizzata degli altri paesi industrializzati in quanto ha una flebile cultura di mercato, scarsa qualità della burocrazia e della formazione, una tutela considerata poco forte del diritto di proprietà. Il regime fiscale di per sé non appare un problema sentito, a meno che non si combini con gli altri fattori negativi. Al Sud queste caratteristiche si accentuano di più. Il paradosso però vediamo accadere negli ultimi anni ci propone un'Italia che, nonostante la sua poca attività internazionale, diventa attrattiva sui propri marchi; infatti i marchi stranieri acquistano partecipazioni in aziende italiane. Esempi-base: - settore alimentare (Peroni, Levissima, Motta) - settore farmaceutico (totale annientamento)

industria italiana, anche a causa dei pochi soldi investiti in un settore che ne chiede tanti, sia per fare ricerca che per lanciare nuovi farmaci )

EFFETTI DELLE MULTINAZIONALI

Gli effetti diretti sul paese ospite:

  • trasferimento di capitali nel paese ospite
  • creazione ex novo di capacità produttiva (e dunque di posti di lavoro)
  • trasferimento di capacità organizzative e manageriali superiori.

Gli effetti indiretti sul Paese ospite: casistica molto più ampia. Generalmente, a causa dell'utilizzo da parte delle multinazionali di tecnologie superiori, si pensa che questi effetti siano sostanzialmente positivi, perché questa innovazione si può diffondere alle imprese ed agli attori locali. In realtà è a seconda del tipo di effetto che si differenziano:

  • effetti orizzontali (effetti nello stesso settore in cui opera la multinazionale) l'evidenza empirica ci dice che sono normalmente NEGATIVI, perché le multinazionali
multinazionale investe nella formazione e nello sviluppo delle competenze dei dipendenti locali.- la multinazionale promuove l'innovazione e l'adozione di nuove tecnologie nelle imprese locali.- le imprese locali migliorano la loro produttività grazie all'accesso a risorse e conoscenze provenienti dalla multinazionale.- le imprese locali migliorano la qualità dei loro prodotti e servizi grazie alla concorrenza con la multinazionale.- la presenza della multinazionale nel mercato locale può portare ad un aumento dell'occupazione e della mobilità del lavoro.- la multinazionale contribuisce allo sviluppo economico e sociale del territorio in cui opera.mo momento, ma potrebbe aumentare in futuro. Le imprese locali stanno affrontando diverse sfide, come la concorrenza globale, i cambiamenti tecnologici e le restrizioni normative. Questi fattori possono influire negativamente sulla produttività delle imprese, riducendo la loro capacità di produrre beni e servizi in modo efficiente. Tuttavia, ci sono anche opportunità per le imprese locali di aumentare la loro produttività. Ad esempio, possono investire in nuove tecnologie e attrezzature per migliorare i processi produttivi. Possono anche adottare strategie di marketing innovative per attrarre nuovi clienti e aumentare le vendite. Inoltre, le imprese locali possono beneficiare della collaborazione con altre imprese e istituzioni locali. La creazione di reti di imprese può favorire lo scambio di conoscenze e risorse, promuovendo la crescita e l'innovazione. È importante che le imprese locali si adattino ai cambiamenti del mercato e investano nella formazione dei propri dipendenti. L'aggiornamento delle competenze dei lavoratori può contribuire a migliorare la produttività complessiva dell'impresa. In conclusione, sebbene la produttività delle imprese locali possa diminuire inizialmente a causa di diverse sfide, ci sono opportunità per migliorare la situazione. Investimenti in tecnologia, strategie di marketing innovative e collaborazione con altre imprese possono contribuire ad aumentare la produttività e garantire la sopravvivenza delle imprese locali nel lungo termine.
Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
5 pagine
2 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e tecnica degli scambi internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Garioni Giampietro.