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PRIMO TEOREMA DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE (efficienza)

Date certe ipotesi (assenza di monopolio, esternalità, beni pubblici e

asimmetrie informative) un equilibrio di concorrenza perfetta è pareto-ottimale.

Da ciò è possibile spiegare la presenza della mano invisibile e l’intervento dello

Stato nell’economia nel caso si verifichino le ipotesi escluse.

Efficienza

Se il mercato non è perfettamente concorrenziale, l’intervento dello Stato è

giustificato per correggere l’esito del mercato e avvicinarlo alle condizioni di

concorrenza perfetta. Il mercato non è perfettamente concorrenziale in

presenza dei fallimenti del mercato.

Equità

L’efficienza paretiana è desiderabile, ma è un requisito debole in quanto apre lo

spazio a policy per una maggiore equità tra gli individui. Per trovare l’ottimo

sociale si deve utilizzare la funzione del benessere sociale che sintetizza le

preferenze dei singoli individui in una funzione comune con caratteristiche

cardinali o ordinali.

Funzione del benessere sociale

Permette di individuare un ottimo sociale sulla curva dei contratti forzando la

distribuzione iniziale delle risorse, esistono varie funzioni del benessere sociale:

Benthamiana (utilitarista) W=U +U , il benessere è dato dalla somma

• 1 2

delle utilità “la massima felicità per il maggior numero” secondo questa

funzione non c’è spazio per l’avversione alla disuguaglianza in quanto si

rileva solo le dimensioni del benessere e non la divisione (efficienza)

Ugualitaria U = U

• 1 2

Rawlsiana il benessere collettivo è massimo quando è massimo il

• benessere dell’individuo che sta peggio W = Min (U ) è una posizione

i

più vicina a quella ugualitaria, J.Rawls non ha mai parlato di funzione del

benessere sociale, è stato sintetizzata la sua teoria dagli economisti

dando importanza a chi sta in fondo alla scala dei patrimoni, l’utilità

dell’ultimo determina quindi il benessere della società “modello

dittatoriale”.

Per ogni funzione è possibile definire una mappa di curve d’indifferenza sociali

ovvero di allocazioni d’utilità che producono lo stesso livello di benessere.

Benthamiana rappresentata da una retta, fascio di rette con stesso coefficiente

angolare (45°), a parità di isoquanto si ha lo stesso benessere sociale, non

rileva la distribuzione dell’equità ma solo la somma. Per questa funzione però

una redistribuzione del reddito dal ricco al povero determina un guadagno di

benessere per la collettività in quanto la perdita del ricco è più che compensata

dal guadagno del povero.

Ugualitaria non ha una mappa di isoquanti ma è punti forme lungo la bisettrice,

ogni distribuzione al di fuori della bisettrice è inferiore anche se ha livelli di

utilità maggiori, viene accantonato il criterio di pareto-ottimalità basandosi solo

sull’equità e non sull’efficienza.

Rawlsiana filoso politico (Harvard) letteratura della giustizia distributiva :

• Contratto sociale pensiero anglosassone regole per stabilire la civile

convivenza all’interno di un’anarchia (Locks-Hobbs) per la società viene

prima la libertà poi la differenza

• Velo dell’ignoranza ciascuno quando firma il contratto sociale è sotto un

velo d’ignoranza in quanto nessuno sa chi sarà, si assume un

atteggiamento imparziale

• Avversione al rischio nello stilare il contratto tutti hanno un infinita

avversione al rischio di finire in fondo alla scala sociale.

• Principio della Libertà la massima libertà possibile per essere uguale agli

altri, libertà di base (voto, parole politica)

• Principio della Differenza in un sistema economico le differenze sono

ammissibili solo se vanno a vantaggio di chi sta peggio

Gli isoquanti sono fatti a forma di L che permette di rappresentare la regola del

max-min, quando questa teoria nel 1971 fu pubblica venne scambiata come

manifesto dell’ugualitarismo ma così si da un peso anche all’efficienza.

Oltre all’economia del benessere vi sono però anche altre teorie quali :

Commodity egualitarianism (egualitarismo specifico): questo principio

 afferma che la società dovrebbe assicurare che gli individui godano di un

insieme di soddisfazione di bisogno di base (diritti) ma oltre quel punto

non c’è necessità di redistribuzione.

Eguaglianza delle opportunità: la società dovrebbe assicurare che tutte le

 persone abbiano uguali opportunità di realizzazione, gli esiti finali sono

invece irrilevanti. Questa visione ha fatto molto breccia nel pensiero

politico (Tony Blair, laburisti U.K.)

Per individuare l’ottimo sociale bisogna cercare l’allocazione in cui la frontiera

delle utilità è tangente alla più elevata curva d’indifferenza sociale

raggiungibile. L’ottimo sociale soddisfa due criteri :

a. Efficienza economica: si trova sulla frontiera delle utilità, quindi

rappresenta il massimo benessere ottenibile da ciascun individuo dato il

benessere dell’altro

b. Un criterio d’equità, incorporato nella FBS adottata.

In generale l’ottimo sociale varia in base alla visione di FBS adottata.

Per arrivare all’ottimo sociale occorre introdurre il secondo teorema

fondamentale.

SECONDO TEOREMA DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE (equità)

Ogni allocazione Pareto-efficiente può essere raggiunta con un equilibrio

concorrenziale mediante il ricorso a imposte o trasferimenti in somma fissa

(lump sum) che modificano le dotazioni iniziali degli individui e poi lasciando

operare liberamente i mercati. Le imposte lump sum non alterano il

comportamento degli agenti sul mercato. Il secondo teorema giustifica quindi

l’intervento pubblico per meri motivi di equità.

Le lump sum (imposte a somma fissa) sono imposte sul cui ammontare il

contribuente non può influire modificando i propri comportamenti, è un imposta

non discorsiva che quindi non fa perdere efficienza all’economia. Non ha effetti

di sostituzione ma solo effetti di reddito quindi non modifica i prezzi relativi. Un

esempio è dato dalla Pool Tax in U.K pagata sia da ricchi e poveri e non poteva

essere elusa.

Se valgono entrambi i teoremi fondamentali dell’Economia del Benessere non

c’è conflitto tra efficienza ed equità, la concorrenza genera quindi una

situazione di first best (ottimo paretiano) che utilizzando imposte/trasferimenti

in somma fissa passa a ottimo sociale realizzando la distribuzione desiderata

del benessere degli individui.

Nella realtà però non esiste un sistema di imposte/trasferimenti in somma fissa

in grado di svolgere i compiti redistributivi richiesti dal Secondo teorema

perché richiede informazioni troppo elevate e un’imposta fissa sarebbe iniqua.

Bisogna quindi commisurare le imposte al reddito o ad altri componenti

osservabili e misurabili che introducono distorsioni sui comportamenti

individuali provocando perdita di benessere. Così facendo tentativi di

correggere la distribuzione pareto efficiente producono inefficienza e si arriva a

soluzioni second best in cui c’è trade-off tra equità ed efficienza.

Esempi:

1) Se si introduce un’imposta molto progressiva sul reddito, i ricchi possono

reagire lavorando meno, riducendo il reddito nazionale o evadendo di più,

si riduce l’efficienza nel sistema.

2) Se si introduce una forte imposta indiretta sui beni di lusso la gente può

smettere di comprarli, chiudono le industrie che le producono e lo Stato

finisce per incassare un gettito fiscale minore di prima.

3) Sussidi contro la povertà possono ridurre l’offerta di lavoro dei poveri, il

sussidio cala all’aumentare del reddito

4) Aliquote d’imposta sui redditi da capitale possono scoraggiare l’offerta di

risparmio e quindi gli investimenti.

Le deviazioni dall’ottimo paretiano sono spesso imputabili alla presenza di

condizioni che modificano i prezzi relativi che emergono dall’equilibrio di

concorrenza perfetta. Quasi sempre le imposte o la regolamentazione pubblica

producono distorsioni nei prezzi relativi. Il trade off tra equità ed efficienza

nasce perché siamo in un mondo second best e abbiamo visioni alternative

dell’equità sociale, e utilizziamo strumenti discorsivi nel tentativo di migliorare

la situazione iniziale.

A.Okun “The big tradeoff” 1975 le società redistribuiscono reddito dal ricco al

povero in un secchio bucato dove durante il passaggio una parte del denaro va

perduto così. Per il trasferimento di 1€ dal ricco al povero quanti centesimi

siamo disposti a sprecare ?

Friedman: pochi centesimi, perché l’efficienza è prioritaria

Rawls: anche 99 centesimi, perché l’equità è prioritaria

Okun: fino a 60 centesimi

Non è sempre detto però che vi sia trade off tra equità ed efficienza infatti in

alcuni casi l’eguaglianza può influenzare positivamente l’efficienza :

• Eguaglianza e investimento in capitale umano: una distribuzione più

equa di reddito permette a un numero più alto di famiglie d’investire

sull’istruzione dei figli, aumentando il capitale umano nazionale e quindi

causando crescita economica.

• Eguaglianza e mercato di capitali: in società diseguali, ai poveri può

essere negato l’accesso al credito perché mancano garanzie. Se il credito

serve per intraprendere un’attività commerciale la mancanza di credito

rallenta la crescita.

• Eguaglianza e difesa della proprietà privata: lottare contro la povertà e

l’esclusione sociale può portare a ridurre la criminalità e quindi ad

aumentare il benessere e i costi per la difesa della difesa della proprietà

privata

• Agevolazioni alle imprese e mercati creditizi: agevolare con sussidi

un’impresa è discorsivo, ma può consentire maggior crescita nel medio

periodo allentando le inefficienze dei mercati finanziari (es. nel

reperimento dei capitali se di piccole dimensioni).

La somma dei surplus nel mercato è quindi massima solo in corrispondenza del

prezzo d’equilibrio della concorrenza.

L’adozione di un punto di vista individualistico, tipico dell’Economia del

Benessere, non permette di spiegare alcune forme d’intervento pubblico:

bene di merito (Musgrave 1959) bene di consumo per il quale lo stato

sovrappone paternalisticamente il proprio punto

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
23 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paolo.imola93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia pubblica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Toso Stefano.