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L
( ) ), il
DA – DL =0
A
portafoglio risulterà
immunizzato dalle variazioni del
tasso di interesse (attività e
passività sensibili uguali).
Nel caso in cui il valore delle attività sia superiore a quello delle passività
A L E>0
( con ), la condizione di immunizzazione richiede
> L
( )
DA=DL
che risulti soddisfatta la relazione (
A
DG=0 DL>DA
) e quindi che la duration delle passività sia superiore a quella delle attività (
). LA
( )
DA DL DG>0
>
Per una banca che presenta ( ) le attività risulteranno maggiormente
influenzate dalla variazione dei tassi di interesse rispetto alle passività e quindi il valore netto
aumenterà a fronte di una diminuzione dei tassi, mentre diminuirà nella situazione opposta di
L
( )
DA DL DG<0
<
aumento dei tassi di interesse, contrario se ( ).
A
RISCHIO DI LIQUIDITÀ
La diversa struttura per scadenza dell’attivo e del passivo non origina soltanto un rischio di tasso di
interesse, dall’esistenza di un mismatch temporale tra passività (prevalentemente a breve termine) e
attività (maggiormente orientate al lungo termine) potrebbe derivare per la banca anche un rischio
di liquidità. Il rischio di liquidità è il rischio che un intermediario non possa onorare
tempestivamente ed economicamente il rimborso delle proprie passività a causa di un volume di
richieste inaspettatamente elevato; o che per fare fronte a tali richieste egli sia costretto a vendere
rapidamente (fire sale) un elevato volume di attività realizzando un rendimento inferiore (perdita)
rispetto al loro valore corrente di mercato. Per la gestione della liquidità, si ha la ricerca
dell’equilibrio di due flussi temporali:
37 Nel brevissimo (giornalmente), la gestione
1. della tesoreria è diretta al riequilibrio
continuo ed istantaneo della dinamica della
moneta (entrate ed uscite), in un’ottica di
economicità. Le soluzioni adottate
nell’ambito delle politiche di tesoreria non
vanno ad incidere sulla definizione
prospettica del margine operativo, ma a
ricercare soluzioni provvisorie di
aggiustamento della liquidità giornaliera,
guidate da criteri di economicità e rapidità,
che ne costituiscono gli obiettivi primari.
Ne scaturisce una definizione di politica di tesoreria quale “insieme degli orientamenti di
fatto seguiti nell’allocazione e nell’acquisizione della liquidità supplementare”.
Nel medio-lungo termine si ha una politica di liquidità “tendenziale” volta ad eliminare gli
2. squilibri strutturali. La gestione della liquidità è, dunque, volta a modificare
economicamente la composizione quali-quantitativa dell’attivo e del passivo di bilancio,
agendo sulla dinamica prospettica delle singole voci.
La politica della liquidità è composta di indirizzi di gestione relativi:
Al grado di trasformazione delle scadenze attuato dalla banca: le scadenze medie delle
1. poste dell’attivo e del passivo possono essere diverse e tanto più è elevato il grado di
trasformazione tra le scadenze attive e le scadenze passivo tanto più una banca è esposta al
rischio di liquidità.
Alle riserve di liquidità previste: poste del bilancio che all’occorrenza possono essere
2. utilizzate dalla banca per fronteggiare il rischio di liquidità. Esse sono di tipo primario o
secondario, a seconda dell’immediatezza in termini di disponibilità dei fondi e della loro
onerosità. Sono riserve di tipo primario le voci inerenti a disponibilità di cassa o liquide,
riserve obbligatorie che detiene la BC, depositi volontari presso la BC e depositi volontari
presso altre banche: sono poste immediatamente liquide, ma con una remunerazione pari a
zero (costo-opportunità: per detenere riserve tempestivamente liquide, la banca non ottiene
una remunerazione). Le riserve di tipo secondario sono poste meno liquide rispetto a quelle
primarie in quanto sono costituite da strumenti finanziari (titoli stanziabili come titoli di
Stato) con mercati secondari ampi e liquidi dove la banca può procedere ad un’operazioni di
smobilizzo senza subire ingenti perdite (riduzione del costo-opportunità).
Alla funzione assegnata al portafoglio titoli: la banca deve risolvere il dilemma riguardante
3. la quantità di prestiti e titoli, ovvero dotarsi di una politica residuale (banca preferisce il
portafoglio prestiti a scapito dei titoli; nelle fasi negative dell’economia la banca può non
riuscire a concedere prestiti con la sola attività di funding ed è costretta a smobilizzare,
anche in perdita, una parte del portafoglio titoli) o di una politica flessibile (scelta razionale
in base al binomio rischio-rendimento).
Alle modalità di controllo del rischio di liquidità: attraverso presidi organizzati e strumenti
4. di cui la banca si adotta per controllare in maniera efficace il rischio di liquidità (riserve,
grado di trasformazione, cartolarizzazione).
Il rischio di liquidità si articola in diverse forme, note come funding risk e market liquidity risk.
Per funding risk si intende il rischio che l’intermediario non sia in grado di far fronte in modo
efficiente, senza mettere a repentaglio l’ordinaria operatività e l’ equilibrio finanziario, a deflussi di
cassa attesi e inattesi legati al rimborso di passività, al rispetto di impegni a erogare fondi o alla
richiesta, da parte dei suoi creditori. In un regime di riserva frazionaria, la capacità della banca di
essere liquida e di garantire la liquidità dei singoli operatori economici è legata a sua volta al grado
di fiducia di questi ultimi nei confronti della singola banca e dell’intero sistema.
38
Il market liquidity risk è invece il rischio che l’intermediario, al fine di monetizzare una consistente
posizione in attività finanziarie, finisca per influenzarne in misura significativa (e sfavorevole) il
prezzo, a causa dell’insufficiente profondità del mercato finanziario in cui tali attività sono
scambiate o di un suo temporaneo malfunzionamento.
In prima approssimazione la definizione dell’equilibrio finanziario della banca non differisce da
quella riferibile a qualsiasi unità economica. L’equilibrio finanziario consiste nella capacità
dell’impresa di mantenere nel tempo un bilanciamento adeguato fra i flussi di cassa, o monetari, in
entrata e in uscita. Per ragioni di continuità operativa, è necessario che la banca sia sempre e in ogni
momento in grado di far fronte alle proprie obbligazioni di pagamento e di rimborso di passività in
condizioni di soddisfacente economicità. Il concetto di riserva di liquidità, componente dell’attivo
patrimoniale della banca, è fondamentale se si considera che l’equilibrio finanziario è
strutturalmente riferito ad accadimenti futuri, appunto le entrate e le uscite monetarie, in relazione
alle quali qualsiasi previsione implica un grado più o meno elevato di incertezza. Nell’ipotesi che la
riserva di liquidità dovesse in qualsiasi momento divenire insufficiente, la banca non avrebbe la
liquidità necessaria per assicurare la continuità delle proprie operazioni; per questa eventualità la
banca è sempre esposta a un rischio di liquidità o di funding risk. Il mantenimento di riserve di
liquidità crescenti implica un costo di opportunità significativo, poiché le attività liquide hanno un
rendimento nullo o assai basso. È utile concepire una soglia minima della riserva di liquidità al di
sotto della quale l’equilibrio finanziario presenta crescenti profili di criticità (rischio di liquidità) e
una soglia massima della riserva di liquidità il cui superamento influisce negativamente sulla
redditività. Nella concettualizzazione dell’equilibrio finanziario assume un ruolo determinante
l’orizzonte temporale di riferimento (giorno, settimana, mese ), la capacità di previsione dei flussi di
cassa e dei conseguenti saldi di cassa, il grado di incertezza-affidabilità di tali previsioni, i costi
alternativamente riferibili al mantenimento di una riserva di liquidità eccessiva (costo-opportunità)
o al reperimento di fonti di liquidità aggiuntive (monetizzazione di attività e/o indebitamento).
Nell’ottica della gestione, le entrate e le uscite monetarie devono perciò essere identificate, previste
e misurate. L’identificazione dei fattori o delle fonti di generazione delle entrate e delle uscite può
fare riferimento alle categorie contabili fondamentali che compongono il bilancio della banca
(attività, passività, capitale proprio, ricavi e costi), avendo cura di rilevare esclusivamente i
fenomeni o gli accadimenti che hanno manifestazione o contropartita monetaria e di evitare
duplicazioni. La classificazione seguente aiuta a comporre il campo di analisi:
ENTRATE MONETARIE USCITE MONETARIE
Variazioni positive di passività Variazioni negative di passività (prelievi depositi, rimborso di
(versamenti depositi, collocamento obbligazioni, estinzione debiti...)
obbligazioni, debiti...) Variazioni positive di attività finanziarie (erogazione di
Variazioni negative di attività prestiti, acquisto di titoli...)
(rimborso prestiti, Acquisto di attività reali (immobili, attrezzature tecniche...)
estinzione/vendita titoli, vendita Costi finanziari (interessi passivi depositi, cedole titoli
partecipazioni...) obbligazionari, commissioni passive…)
Cessioni di attività reali (vendita Costi non finanziari (salari e stipendi, premi produzione,
di immobili...) canoni locazione, altre spese riferite ai costi amministrativi...)
Aumenti di capitale a pagamento Imposte e tasse
Ricavi finanziari (interessi attivi Dividendi pagati
prestiti, cedole titoli
obbligazionari, dividendi azionari,
commissioni...)
È importante escludere tutti gli accadimenti che non hanno, se isolatamente considerati,
manifestazione monetaria, cioè contropartita in una variazione di cassa: tutte le valutazioni di
39
bilancio sia positive (plusvalenze su titoli, partecipazioni e cambi, rivalutazioni per conguaglio
monetario..) sia negative (minusvalenze su titoli, partecipazioni e cambi, rettifiche sui crediti..) che
non hanno nessuna manifestazione monetaria e non comportano una variazione della cassa.
Es. Gli interessi passivi sui depositi non vengono in genere pagati, bensì accreditati sui relativi conti
e hanno quindi contropartita in un aumento delle passività senza che sia avvenuto alcun utilizzo di