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L'OFFERTA DI LAVORO

Nella lezione 12 abbiamo visto che le imprese hanno una loro 'curva di domanda di lavoro', basata sulla 'legge del prodotto marginale decrescente'. È più complicato ottenere una curva di domanda di lavoro per tutte le imprese che operano in un settore o per tutte le imprese che operano nell'economia. Infatti bisognerebbe collegare la domanda di lavoro in un settore con la domanda di beni in quel settore: la prima è derivata dalla seconda. La conclusione tuttavia non è molto diversa. Anche a livello aggregato vale il principio che la domanda di lavoro è inversamente correlata al salario. Il salario (meglio, la distribuzione dei salari e il suo valore medio) si determina quindi nel mercato del lavoro, attraverso un'interazione fra domanda (proveniente dalle imprese) e offerta (proveniente dalle famiglie). E assieme al salario si determina anche la quantità scambiata e cioè il livello dell'occupazione.Ma tutto questo dipende dal numero di persone che sono disposte a lavorare per ogni dato salario. Dobbiamo quindi spostare la nostra attenzione sull'offerta di lavoro. Alcuni indicatori sull'offerta di lavoro: Consideriamo l'intera popolazione di un paese e la dividiamo innanzitutto per classi di età. Le statistiche ufficiali escludono dall'età di lavoro le fasce <15 e >65. Dobbiamo subito fare una precisazione: qui si intende età di lavoro nel mercato. Secondo le rilevazioni sull'uso del tempo delle persone, il lavoro nell'ambiente familiare è altrettanto importante, ma non rientra nelle statistiche ufficiali del lavoro. La fascia compresa fra 15 e 65 è considerata 'popolazione in età di lavoro'. All'interno della popolazione in età di lavoro, si distingue fra popolazione non attiva nel mercato del lavoro, che non è disponibile a lavorare nel mercato e non cerca un lavoro, e

popolazione attiva. La popolazione attiva nel mercato del lavoro è l'offerta di lavoro. Essa si divide in popolazione occupata e popolazione non occupata ma disponibile ad accettare un lavoro e in qualche misura attiva nella ricerca (questa è la definizione di popolazione disoccupata). Questa suddivisione è sintetizzata nel grafico, dove sono riportati i dati italiani all'ultimo aggiornamento 2019. Da questi dati possiamo estrarre alcuni indicatori del comportamento della popolazione in età di lavoro. Possiamo innanzitutto calcolare la percentuale delle persone in età di lavoro che sono inattive e lo chiamiamo tasso di inattività.

Quindi tasso di inattività = (persone in età di lavoro inattive / persone in età di lavoro) x 100

Il tasso di inattività italiano è pertanto pari a (13,2 / 39,1) x 100 = 33,76%

La differenza del tasso di inattività rispetto al 100% è il tasso di attività.

Quindi tasso

Il tasso di attività italiano è pari a 66,24%. Spostiamo l'attenzione sulle persone occupate. L'indicatore più interessante è la percentuale delle persone in età di lavoro che effettivamente lavorano; questo è il tasso di occupazione. Quindi tasso di occupazione = (persone occupate/persone in età di lavoro) x 100. In Italia, il tasso di occupazione è pari a (23,3/39,1) x 100 = 59.6%. L'indicatore della disoccupazione, invece, richiede di rapportare i disoccupati alle sole persone attive nel mercato del lavoro. Quindi tasso di disoccupazione = (persone disoccupate/persone attive) x 100. Si noti il cambio di denominatore. In Italia, il tasso di disoccupazione è pertanto pari a (82.6/25.9) x 100 = 10.04%. Sul tasso di occupazione influisce la disoccupazione e la scelta delle persone di stare o no nel posto di lavoro.

Non tutta la popolazione in età di lavoro cerca o è disposta ad accettare un lavoro -> inattivi.schema 69 e 70

La zona grigia fra occupazione e disoccupazione

La distinzione fra occupazione e disoccupazione non è così netta, per due fondamentali motivi.

Vi sono dei rapporti di lavoro molto instabili e di breve durata (apprendistato, lavoro a chiamata, stagionale, ecc.).

Alcune persone lavorano a tempo parziale, ma vorrebbero lavorare a tempo pieno (part-time involontario). Il fenomeno del 'part-time involontario' riguarda soprattutto le donne ed è molto diffuso in Italia: esso rappresenta una forma nascosta di disoccupazione.

La zona grigia fra attività ed inattività 73

Nemmeno i confini fra attività e inattività nel mercato del lavoro sono netti: si può essere 'poco attivi' nella ricerca del lavoro, oppure 'poco intenzionati' ad accettare una proposta di lavoro. Vi è quindi una

zona grigia di ‘potenziali lavoratori’ e all’interno di questa zona grigia si verificano più facilmente i movimenti fra lavoro e non-lavoro.

Per identificare questa zona grigia, bisogna indagare sui motivi dell’inattività; in Italia, i motivi rilevati sono i seguenti.

  • Studio; rientra parzialmente nei lavoratori potenziali
  • Motivi familiari; rientra marginalmente nei lavoratori potenziali
  • Pensione/non interessa; non rientra nei lavoratori potenziali
  • Scoraggiamento; rientra pienamente nei lavoratori potenziali

Lo ‘scoraggiamento’ consiste in un basso livello di ricerca e/o disponibilità ad accettare, dovuto a esperienze negative nel mercato del lavoro.

Si noti che un ‘lavoratore scoraggiato’ che esce dal mercato del lavoro non è contato fra i disoccupati; quindi se diminuiscono i disoccupati ma aumentano gli inattivi bisogna preoccuparsi!

Il passaggio da ‘attivo’ a ‘lavoratore

potenziale’ o viceversa è determinato da due fondamentalicircostanze.

  • La proporzione fra domanda e offerta di lavoro (che condiziona la probabilità di trovare unlavoro)
  • Il salario (che regola l’incentivo al lavoro)

La relazione fra salario ed attività nel mercato del lavoro è un po’ complessa e merita unaparticolare attenzione.

La scelta fra lavoro e tempo libero schema 72 e 73 e 74 e 75.

Cerchiamo ora di descrivere in modo stilizzato i termini della scelta di entrare nel mercato dellavoro o di uscirne. Per semplicità supponiamo che il tempo possa essere usato in due soli modi:74lavoro nel mercato e tempo libero. Le persone scelgono come suddividere il proprio tempo fralavoro e tempo libero.

Entrare nel mercato del lavoro significa quindi sacrificare tempo libero e ci sono molti ‘gradi’ diinattività, a seconda della quota di tempo libero. Il lavoro dà una retribuzione per unità di

tempo(diciamo un anno) pari a ; ogni persona è 'wage taker' e, se vuole, trova sempre un lavoro .Il prodotto è il reddito annuale. (Si noti che qui il 'tempo di lavoro' è una frazione di anno).Il reddito viene speso per acquistare beni di consumo.La motivazione del lavoro è appunto di poter acquistare dei beni di consumo, che contribuiscono al benessere della famiglia. Ma anche il tempo libero contribuisce al benessere della famiglia!Purtroppo però se si aumenta il tempo libero, automaticamente si diminuisce il tempo di lavoro.In particolare,Quindi c'è un trade-off, espresso da una retta inclinata negativamente, fra spesa per consumo etempo libero. L'inclinazione della retta esprime il costo opportunità del tempo libero, in termini di spesa per consumi.Ciascuna famiglia sceglie un proprio punto di equilibrio fra le due opposte esigenze, come adesempio il punto della figura. Questa scelta riflette le

preferenze in merito al consumo e al tempo libero. Ad esempio, una famiglia francese o italiana sceglie in media più tempo libero rispetto ad una famiglia americana! Cosa accade quando, diciamo, aumenta il salario di mercato?

  • Aumenta il costo opportunità del tempo libero (la retta è più inclinata)
  • Aumenta la possibilità di avere sia consumo che tempo libero

Questo può determinare un aumento dell'offerta di lavoro (se prevale il primo effetto); oppure una diminuzione dell'offerta di lavoro (se prevale il secondo effetto).

schema 7175

I FALLIMENTI DEL MERCATO: IL MONOPOLIO

L'economia di mercato ha aumentato la produttività del lavoro umano. Con lo stesso tempo si produce molto di più. Il valore della produzione pro capite è raddoppiato ogni 30 anni da quando è iniziata la rivoluzione industriale. L'economia di mercato ha mostrato di gravi difetti: uno consiste nella creazione di potentati economici.

In questa economia c'è una gara di premi, è un sistema di incentivi, che però dà anche l'incentivo all'impresa grande di prevalere su quelle piccole. Abbiamo una distruzione di piccole iniziative locali e un degrado dell'ambiente e impoverimento delle risorse naturali. Un ulteriore difetto consiste nelle enormi disuguaglianze tra paesi e all'interno dei paesi. Il fenomeno dell'estrema povertà si è ridotto, però le disuguaglianze interne sono molto alte. Grande problema di sostenibilità sociale. Un ulteriore problema è il consumismo, un clima di avidità per i beni materiali, di invidia, impoverimento delle relazioni sociali, individualismo. Si può dimostrare che, se i servizi produttivi di tutte le risorse hanno una retribuzione pari al prodotto marginale in valore, allora c'è efficienza allocativa. Dobbiamo ora allargare questo concetto di efficienza, abbracciando anche il.consumo da parte delle famiglie. Diremo che c'è efficienza nel senso più ampio quando, date le risorse disponibili e le conoscenze tecnologiche, non è possibile aumentare la soddisfazione di una famiglia senza diminuire quella di un'altra famiglia. Questa efficienza 'complessiva' si chiama efficienza paretiana o Pareto-efficienza (da Vilfredo Pareto, economista e sociologo di un secolo fa). Ci focalizziamo sulla dimensione economica, quando parliamo di benessere, parliamo di benessere economico. Un'economia di mercato è Pareto-efficiente? In questa lezione vedremo che mercati non concorrenziali sono un fattore di inefficienza. Nella prossima lezione, poi, vedremo che in alcuni casi (empiricamente assai importanti) nemmeno la concorrenza perfetta garantisce l'efficienza, a causa di 'esternalità' negative (caso dell'inquinamento) o positive (istruzione, sanità). Vedremo inoltre che l'interesse

individuale e il sistema di incentivi tipici di un mercato

Dettagli
A.A. 2019-2020
99 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Nobody_scuola_1990 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Opocher Arrigo.