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La politica monetaria dovrebbe essere soggetta a una regola o alla discrezionalità?

Pro: la politica monetaria dovrebbe seguire una regola.

La discrezionalità nella conduzione della politica economica presenta due problemi. Il primo è che le autorità di politica monetaria possano usare la loro discrezionalità per aprire la strada all'abuso di potere; il secondo è quello dell'incoerenza temporale, cioè l'incoerenza tra quanto esse affermano di voler fare e quanto, nella realtà e alle prese con congiunture inverse di breve periodo, fanno. Uno dei modi per evitare questi due problemi legati alla discrezionalità della politica monetaria è impegnare la banca centrale all'ossequio di una regola ben precisa.

Contro: la politica monetaria non dovrebbe essere vincolata a una regola.

Certamente la discrezionalità della politica monetaria è foriera di molti problemi, ma questi sono superati da...

un enorme vantaggio: la flessibilità che permette alla banca centrale di confrontarsi con la più ampia varietà di circostanze che non possono essere previste. La banca centrale deve essere in grado di decidere in piena autonomia come reagire agli shock esogeni e chiunque pensasse di formulare una regola alla quale asservire la politica monetaria non potrebbe prevedere tutte le contingenze e specificare in anticipo quale sia la mossa giusta da compiere in ogni occasione. Inoltre, i supposti problemi legati alladiscrezionalità sono in larga parte congetturali ed anche la rilevanza reale dell'incoerenza temporale non è stata definita con chiarezza. Quindi, qualsiasi tentativo di sostituire la discrezionalità con una regola deve confrontarsi soprattutto con la difficoltà oggettiva di formulare una buona regola.

3 - LA BANCA CENTRALE DOVREBBE PERSEGUIRE L'OBIETTIVO DI INFLAZIONE NULLA?

Pro: la banca centrale dovrebbe porsi come obiettivo

l'efficienza economica. Inoltre, un'alta inflazione può portare a una perdita di fiducia nella valuta e ad un aumento dei prezzi dei beni di consumo, danneggiando così il potere d'acquisto dei consumatori. Tuttavia, è importante considerare che una inflazione troppo bassa o addirittura zero può anche avere effetti negativi sull'economia. Una bassa inflazione può indicare una stagnazione economica e può rendere più difficile per le imprese aumentare i prezzi dei loro prodotti. Ciò può portare a una riduzione dei profitti e ad una diminuzione degli investimenti. Inoltre, una inflazione zero può rendere più difficile per la banca centrale stimolare l'economia attraverso la politica monetaria. Quando l'inflazione è bassa, la banca centrale ha meno margine di manovra per ridurre i tassi di interesse e incentivare la spesa e gli investimenti. In conclusione, l'inflazione zero può avere vantaggi come la stabilità dei prezzi e la protezione del potere d'acquisto dei consumatori, ma può anche comportare costi come una stagnazione economica e una minore flessibilità della politica monetaria. È importante trovare un equilibrio tra una bassa inflazione e la necessità di stimolare l'economia.

Rapporto di sostituzione tra inflazione e disoccupazione, permettendo all'economia di raggiungere l'obiettivo prefissato a costi inferiori.

Contro: la banca centrale non dovrebbe perseguire l'inflazione zero. Sebbene la stabilità dei prezzi possa essere desiderabile, i benefici dell'inflazione zero, rispetto a quelli di una inflazione moderata, sono risibili mentre i costi per raggiungere l'inflazione zero sono elevati. Infatti, quando l'economia entra in una fase recessiva, la diminuzione del reddito non si distribuisce uniformemente ma si concentra sui lavoratori che rimangono senza occupazione e i lavoratori più esposti a tale rischio sono, di solito, quelli meno dotati, per capacità e competenza. Dunque, la gran parte del costo di rientro dall'inflazione viene sopportato da chi ha meno possibilità per sostenerlo. Una recessione disinflazionistica potrebbe lasciare cicatrici permanenti sul sistema economico: durante

Le fasi recessive delle imprese di ogni settore riducono la propria spesa per investimenti in nuovi impianti produttivi e in attrezzature e anche una volta usciti dalla recessione una minore disponibilità di capitale fisico costringe la produttività, il reddito ed il tenore di vita al di sotto del livello che avrebbero avuto in altre condizioni. Inoltre, i lavoratori che durante la recessione perdono il lavoro non arricchiscono la propria esperienza e le proprie competenze professionali: alcuni economisti affermano che l'elevata disoccupazione che ha caratterizzato molti paesi europei negli ultimi anni sia la conseguenza dei processi di disinflazione degli anni '80.

4 - IL GOVERNO DOVREBBE TENDERE A RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO?

Pro: il governo dovrebbe tendere a ridurre il debito pubblico. L'effetto più diretto dell'indebitamento di uno Stato è il trasferimento dell'onere del rimborso sulle future generazioni di contribuenti: quando il

debito e gli interessi relativi matureranno, il contribuente si troverà di fronte alla difficile scelta tra pagare più tasse, beneficiare di una minore spesa pubblica in modo da poter reperire le risorse per rimborsare debito e interessi accumulati.

Il deficit pubblico, inoltre, altro non è che risparmio pubblico negativo che va a detrimento del risparmio nazionale: ciò provoca l'innalzamento del tasso di interesse e la contrazione degli investimenti. Minori investimenti, a loro volta, conducono a una minore disponibilità di capitale e, di conseguenza, a una contrazione della produttività del lavoro e della produzione di beni e servizi dell'economia.

Solo in alcuni casi è giustificato gestire un bilancio dello stato in deficit: se una guerra fa aumentare temporaneamente la spesa pubblica, è ragionevole finanziare questa spesa ricorrendo al debito. Se così non fosse, le tasse dovrebbero aumentare a dismisura e le elevate

Le aliquote fiscali, distorcendo fortemente il sistema degli incentivi del contribuente, produrrebbero una perdita secca incommensurabile. E' analogamente ammesso permettere l'aumento del deficit del bilancio durante un periodo di calo dell'attività economica. Se l'economia entra in una fase di recessione, le entrate tributarie diminuiscono automaticamente dal momento che la maggior fonte di entrate per lo Stato sono calcolate in percentuale del reddito delle famiglie e delle imprese. Per tentare di perseguire il pareggio il governo sarebbe costretto ad aumentare le imposte o a diminuire la spesa pubblica in un momento di elevata disoccupazione. Tale procedimento deprimerebbe ulteriormente la domanda aggregata proprio nel momento in cui sarebbe più necessario stimolarla e quindi tenderebbe ad amplificare l'ampiezza della fluttuazione ciclica.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
5 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Castellucci Lucilla.