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OTTIMO IN MONOPOLIO (PS > CS) OTTIMO PARETO-EFF. (CS > PS)
Emerge quindi un risultato d'insieme che vede un danno apparente all'attività del monopolista:
Infatti si ha che:
- CS è aumentato di (A+B): il prezzo è minore, quindi la disponibilità marginale a pagare per il bene è maggiore;
- PS è diminuito di A e aumentato di C: vende di meno ma ha anche meno costi variabili da sostenere.
Pertanto la condizione per cui PS + CS porta a evidenziare come quantità ottima "Qc" richiede anche un
perdita netta di monopolio, quantificabile come (B+C), che ridimensiona il profitto dell'imprenditore.
Di particolare importanza è la natura di questo prezzo "pc" imposto dallo Stato, che interviene non solo per
motivi di equità, ma anche per motivi di efficienza. Lo Stato, infatti, può:
- Intervenire con le leggi "anti-trust" che regolano la competizione nel mercato, favorendo la concorrenza;
- Imporre un prezzo "Pc" socialmente ottimo, che permette a tutti di stare meglio (i consumatori perchè il
surplus netto aumenta; l'imprenditore perchè, nonostante venga ridimensionato, il profitto è comunque
positivo). Per "compensare" il produttore di questo ridimensionamento, poi, lo Stato può imporre una
"tassazione non distorsiva" sull'acquisto/consumo dei beni prodotti dall'impresa, in modo che l'abbassamento
dei prezzi sul mercato venga equilibrato.
Si era detto che il monopolista (nel caso in esame NON discriminante) in alcuni casi, e non solo in situazioni di
monopolio, può ritenere opportuno applicare una discriminazione dei prezzi.
Nello specifico, si ha una "discriminazione di prezzo" quando consumatori diversi pagano prezzi unitari diversi
per gli stessi beni (o anche beni simili tra loro), senza che questa differenziazione sia giustificata da diversi
costi unitari di produzione per l'impresa. Esistono inoltre 3 tipi di "discriminazione di prezzo":
1) Discriminazione di 1° tipo ("discriminazione perfetta"): in questo caso si considera una situazione ideale in
cui l'impresa conosce la funzione di domanda di ogni singolo consumatore a cui vende, e decide di vendere
una stessa "q.tà di monopolio" al massimo prezzo che OGNI consumatore è disposto a pagare. Si ha quindi una
distinzione per "reddito", per cui chi è più ricco (maggiore disponibilità a pagare) pagherà un prezzo maggiore
di quello che pagherà un individuo con un reddito minore (minore disponibilità a pagare) per la stessa q.tà di
bene. In questo caso la situazione è Pareto-Efficiente, perchè da una parte l'impresa massimizza il profitto
vendendo una quantità a un prezzo tale da garantire più ricavi che costi, e dall'altra parte il consumatore paga
per ottenere quella quantità (si ha, però, che CS = 0)
2) Discriminazione di 2° tipo: In questo caso, invece che una distinzione a seconda della domanda di ogni
singolo consumatore, la differenziazione di prezzo tocca i "pacchetti" o le "offerte" che l'impresa propone,
lasciando libero il consumatore di auto-scegliere l'opzione che meglio risponde alle sue esigenze. Un esempio
classico sono le tariffe aeree: le compagnie aeree potrebbero applicare una discriminazione di 1° tipo, cioè
diversificare il prezzo del biglietto offrendo lo stesso servizio ma distinguendo individui più o meno "disposti a
pagare" quella quantità; tuttavia, il problema più grosso è l'asimmetria informativa che riscontrerebbero nel
domandare ad ogni consumatore se, ad esempio, viaggia per lavoro o per turismo. Così risulta più comodo
differenziare qualitativamente il servizio (ad es. aggiungendo l'assicurazione, la possibilità di rimborso e di
cancellazione senza penali, il cambio nominativo, vari extra a bordo ecc ecc) offrendo appunto "pacchetti"
diversi a prezzi diversi; sarà il consumatore a decidere poi quale scegliere.
3) Discriminazione di 3° tipo: in presenza di "mercati segmentati", la differenziazione di prezzo riguarda le
"classi" di consumatori identificabili dall'impresa (ad es. gli over 65, i bambini, gli studenti ecc ecc), la quale
propone prezzi diversi per ogni classe di consumatori. In questo caso particolare, però, occorre precisare che
la condizione necessaria per massimizzare il profitto è che:
MR(q₁) = MR(q₂) = MC(q₁+q₂)
ovvero che il ricavo marginale sia uguale per entrambe le classi (nel caso in cui siano 2), e che a sua volta
questo ricavo marginale sia uguale ai costi di produzione (in pratica si differenzia il prezzo di vendita, che deve
garantire un ricavo marginale per un'unità addizional di bene uguale ai costi marginali di produzione). Se,
infatti, fosse vero che MR(q₁) > MR(q₂) l'impresa potrebbe vendere un'unità in più alla prima classe (ad es. con
MR = 5) e un'unità in meno alla seconda classe (ad es. con MR = 3) ottenendo comunque un ricavo di 2 (5-3):
sarebbe dunque incentivata a vendere alla prima classe per ottenere profitti più elevati.
Si vede anche matematicamente che per ottimizzare i profitti, si deve avere che:
MR(q₁) = MR(q₂)
che vuol dire anche applicare prezzi più elevati in caso di domanda "inelastica" (cioè con una variazione
minima di domanda all'aumentare del prezzo) e prezzi più bassi in caso di domanda molto "elastica" (cioè
dove l'aumento del prezzo provoca una reazione molto forte nel calo di domanda).
2) OLIGOPOLIO (duopolio)
Nel caso di oligopolio, sul mercato è presente un numero limitato di imprese, dotate comunque di un certo
"potere di mercato" tale da influenzare con esternalità negative o positive l'attività delle altre. Nel caso di
studio si prende in considerazione la forma particolare di duopolio, ovvero la presenza di 2 sole imprese sul
mercato che producono gli stessi beni o beni simili tra loro. Il duopolio, quindi, può essere visto e interpretato
come un "gioco" di strategie economiche che prevede l'interazione strategica tra due imprese: come tale,
esistono alcuni metodi di risoluzione per capire quale sia la "risposta ottima" di un'impresa a seconda delle
strategie adottate dall'altra per poter rimanere competitiva nel mercato. In altri termini, per identificare un
risultato che sia Pareto-Efficiente, bisogna trovare gli equilibri di Nash (NE) del gioco in questione.
- MODELLO DI BERTRAND (1883) -
Il modello di Bertrand interpreta l'interazione strategica delle imprese in duopolio come un gioco simultaneo
di determinazione dei prezzi. E come tale, viene risolto con l'identificazione di un NE efficiente per tutti.
Il "modello di Bertrand" si basa su alcune ipotesi:
I. Sul mecato ci sono due imprese (ipotesi di duopolio);
II. Ciascuna impresa produce una certa q.tà con costi marginali costanti = "c";
III. Le imprese competono simultaneamente sul prezzo;
IV. I beni prodotti e venduti sono omogenei. Da qui deriva che i consumatori sono spinti ad acquistare
una certa q.tà di bene dall'impresa che propone il prezzo più basso: perciò nel caso di "p₁" = "p₂" le
imprese si spartiscono esattamente la metà del mercato (vedi funzioni di domanda IMMAGINI -->
emerge chiaramente che le funzioni di domanda per ciascuna impresa sono discontinue);
V. Ciascuna impresa vende al prezzo proposto tutte le unità di bene domandate dal mercato;
VI. L'interazione tra le imprese ha luogo una sola volta (gioco "one shot").
Data la particolarità delle funzioni di domanda delle due imprese (sono discontinue), la soluzione del gioco di
Bertrand porta all'identificazione di un NE attraverso una proceudra particolare, divisa per "step":
1) STEP 1. Si dimostra che la coppia di prezzi imposti dalle imprese tali che questi prezzi sono sia uguali tra loro
(p₁=p₂=c) p₂=c
sia uguali ai costi marginali è effettivamente un NE del "gioco dei prezzi". Infatti se , allora:
p₁ < p₂ = c, Π₁ = - CF,
- Per ogni cioè se il prezzo imposto dall'impresa 1 è minore di quello imposto
dall'impresa 2, di conseguenza è anche minore del costo marginale sostenuto; così il profitto è negativo, e si
registra una perdita pari ai costi fissi di produzione;
₁ = p₂ = c, Π₁ = 0
- Per ogni p ; cioè se il prezzo è uguale ai costi margiali di produzione, il profitto sarà nullo;
₁ > p₂ = c, Π₁ = -CF;
- Per ogni p cioè se il prezzo imposto dall'impresa 1 è maggiore del prezzo imposto
dall'impresa 2, l'impresa uno (in base alle funzioni di domanda) non vende alcuna unità di bene, e avrà un
profitto ancora negativo e uguale ai costi fissi.
₁ = c
Da qui emerge chiaramente che p è una BR (Best Response) dell'impresa 1 alle strategie dell'impresa 2.
p₁=p₂=c
Di conseguenza è un NE del gioco dei prezzi (Soluzione di Bertrand).
2) STEP 2. Si dimostra che se le imprese impongono prezzi diversi da quelli della "soluzione di Bertrand" (e
quindi diversi da quelli che determinano il NE del gioco), allora almeno una delle due non sta giocando una BR
p₁=p₂=c
alle strategie dell'altra; di conseguenza ogni coppia di prezzi diversi da NON è un NE. Infatti, ad es, se:
p₁ > p₂ > c, Π₁ = 0;
- vuol dire che se l'impresa 1 impone un prezzo maggiore del prezzo imposto dall'altra
impresa, nonostante sia superiore ai costi di produzione, essa non venderà nulla (secondo le funzioni di
domanda delle due imprese). Invece se anche solo proponesse un prezzo uguale a quello proposto
p₁=p₂
dall'impresa 2 ( ) avrebbe un profitto positivo, perchè in questo caso si spartirebbe il mercato equamente
(producendo una q.tà pari a Q(p)/2) e venderebbe questa quantità ad un prezzo superiore ai costi di
Π₁ = (p₁ - c) × Q(p₁)/2 > 0.
produzione; per cui avrebbe che Di conseguenza, questo in esame NON è un NE,
perchè l'impresa 1 non sta giocando una BR (discorso analogo vale per l'impresa 2);
p₁ > p₂ = c; Π₂ = - CF
- perchè l'impresa 2 venderebbe tutte le unità di bene a un prezzo uguale ai costi di
p₁=p₂
produzione e avrebbe una perdita uguale ai costi fissi. Così, se anche solo alzasse il prezzo in modo che
potrebbe ottenere un profitto positivo, dal momento che non solo si spartirebbe il mercato con l'impresa 1,
ma potrebbe vendere la q.tà Q(p) a un prezzo superiore ai costi marginali. Ne consegue che nemmeno questo
caso in esame risulta essere un NE, perchè l'impresa 2 non sta giocando una BR alle