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SOSTITUZIONE)

2. Il consumatore gode di un aumento del reddito reale perché uno dei due beni è diventato

meno costoso e dunque ha più potere d’acquisto (EFFETTO REDDITO)

L’equilibrio iniziale si trova in A. Se p1 scende, si

modificano i prezzi relativi e cambia anche

l’inclinazione della retta di bilancio, provocando

l’effetto sostituzione da A a B. Essendo però

aumentato anche il reddito reale, la retta di bilancio

viene traslata verso destra, spostando la scelta del

consumatore dal punto B al punto C.

NB: ES è sempre negativo perché se il prezzo sale, la

domanda diminuisce. ER può essere sia negativo che

positivo:

- Beni normali: la domanda scende se il reddito

diminuisce

- Beni inferiori: La domanda sale se il reddito diminuisce

ILLUSTRARE L’INCERTEZZA DEL CONSUMATORE

Il consumatore è interessato alla distribuzione di probabilità di ottenere panieri differenti. Gli

individui hanno preferenze differenti per le distribuzioni di probabilità, cosi come hanno preferenze

diversi per il consumo di beni. Gli esiti diversi sono chiamati i differenti stati di natura e un piano di

consumo condizionato specifica ciò che sarà consumato in ogni specifico stato di natura.

In genere il modo in cui un individuo sceglie tra il consumo di uno stato e quello di un altro dipende

dalla probabilità che lo stato in questione si verifichi. La probabilità è la possibilità che la

ū1=ū1 ; ū2=1−ū1

possibilità che si verifichi un determinato esito.

L’equivalente certo è il guadagno sicuro che un individuo considera equivalente ad un guadagno

aleatorio. Il valore atteso è la media ponderata dei payoff, calcolata utilizzando come pesi la

probabilità degli esiti.

L’utilità attesa invece consiste nell’analizzare le scelte del consumatore in condizioni di incertezza

ūi∗u x1 → E u x1 ū2∗u x2 … ūn∗u xn

( ) ( )=ū1∗u ( )+ ( )+ ( )

¿ m

E u

( ) = ¿

i=1

In condizioni di incertezza un consumatore razionale massimizza la funzione di utilità attesa.

L’atteggiamento di rischio di un operatore economico è determinato dalle sue preferenze tra

compiere un’azione il cui risultato è certo e compiere un’azione il cui risultato è incerto. Esistono

tre atteggiamenti diversi al rischio:

• AVVERSIONE AL RISCHIO: un individuo è tale quando preferisce una somma certa alla

distribuzione di probabilità. Egli considera il valore atteso

della lotteria maggiore dell’utilità attesa.

u ū1x1+ ū2x2 x1 x2)

( ) ( )

>ū1u +ū2u(

VA>UA 

Valore atteso > equivalente certo

Rx-rx= premio che l’individuo è disposto a pagare pur di non

essere sottoposto al rischio.

• NEUTRALITA’ AL RISCHIO: il consumatore è indifferente tra eventi certi e incerti con il

medesimo reddito atteso.

VA=UA  u(ū1x1+ ū2x2)= ū1u(x1)+ ū2u(x2)

Valore atteso = equivalente certo

• PROPENSIONE AL RISCHIO: l’individuo preferisce partecipare alla lotteria anziché

ricevere con certezza il valore atteso.

VA<UA  u(ū1x1+ ū2x2) < ū1u(x1)+ ū2u(x2)

Valore atteso < equivalente certo

premio Rx-EC < 0

Un metodo per la riduzione del rischio è la diversificazione che consiste nel distribuire le risorse su

diverse attività i cui esiti sono correlati positivamente tra loro.

ILLUSTRARE LA TEORIA DELL’IMPRESA FACENDO RIFERIMENTO A TECNOLOGIA,

MINIMIZZAZIONE DEI COSTI, MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO, VINCOLO DI

PRODUZIONE, CON RELATIVE DESCRIZIONI DELLE CURVE DI COSTO E LA SCELTA DEI

FATTORI PRODUTTIVI

La teoria dell’impresa spiega il modo in cui le imprese prendono le decisioni di produzione che

minimizzano i costi e di come i costi variano al variare della produzione. L’attività produttiva

consiste nel combinare fattori produttivi (input) in prodotti (output). A causa dei vincoli tecnologici,

solo alcune combinazioni di input rappresentano modi ammissibili di produrre un certo ammontare

di output. Le modalità attraverso le quali è possibile convertire gli input in output sono

rappresentate dalla tecnologia.

L’insieme di produzione è l’insieme di tutte le possibili combinazioni di input e output

tecnicamente realizzabili. La “frontiera” di questo insieme di produzione è indicata dalla funzione

di produzione, che misura il massimo livello di output che si può ottenere impiegando un dato

livello di input. Graficamente, la curva che si forma è chiamata isoquanto e

rappresenta tutte le possibili combinazioni di input 1 e 2 sufficienti

a produrre una data quantità di output. Ogni punto all’interno

dell’insieme rappresenta una possibile scelta tecnica.

Dalla presenza di questi fattori occorre distinguere:

- Breve periodo: la quantità massima di output ottenibile è fissa e almeno un fattore è fisso;

- Lungo periodo: l’imprenditore è in grado di modificare la capacità dell’impianto e i fattori

sono tutti variabili

E’ possibile distinguere il prodotto in:

• Prodotto totale (y): ottenuto dall’impiego di tutti gli input. Esso è crescente ma fino ad un

certo punto, perché una quantità sempre maggiore di input, può anche provocare una

diminuzione della produzione

• Prodotto medio: è il rapporto tra prodotto totale e la quantità impiegata dei fattori Esso è

Y y

Pmex1= ; Pmex2=

decrescente. x1 x2

• Prodotto marginale: è la quantità addizionale di output ottenuta impiegando una unità

addizionale di un fattore. Esso è un saggio di variazione ed è decrescente, poiché se vi si

impiegano dei fattori produttivi via via crescenti, diminuisce.

[ ]

f x1+ ∆ x1, x2 x1 , x2

∆y ( )−f ( )

Pmgx1= Pmgx2=¿

=

∆ x1 ∆ x1

[ ]

f x1 , ∆ x2+ x2 x1, x2

∆y ( )−f ( )

¿ =

∆ x2 ∆ x2

Il saggio marginale di sostituzione tecnica (SMST) è il saggio

al quale l’impresa deve sostituire un input con un altro per

mantenere costate il livello di output. Esso è dato dal rapporto tra

la diminuzione della quantità impiegata di x1 e l’aumento di x2 e

∆ x2

rappresenta l’inclinazione dell’isoquanto. SMST= ∆ x1

Esso è decrescente perché l’inclinazione dell’isoquanto deve aumentare in valore assoluto man

mano che ci si sposta lungo l’isoquanto nella direzione che corrisponde all’aumento di x1 e

diminuisce man mano che ci si sposta nella direzione che corrisponde all’incremento di x2. Gli

Isoquanti hanno dunque forma convessa.

∆Y ∆Y

AY = ∗x1+ ∗x2=0

∆ x1 ∆ x2

∆ Y x1+ PMGx2∗∆ x2=0→ PMGx2∗∆ x2=−PMGx1∗∆ x1

=PMGx1∗∆

∆ x2 −PMGx1

= =SMST

∆ x1 PMGx2

Nell’acquisto dei fattori di produzione l’impresa ha un vincolo di costo:

C= w1x1+w2x2

C w1

x2= − ∗x1  Questa funzione rappresenta una retta chiamata Isocosto.

w2 w2

Ad ogni punto della retta di isocosto corrisponde lo stesso costo C e a rette di isocosto più elevate,

w1

corrispondono costi più elevati. - rappresenta la quantità del fattore 1 a cui devo rinunciare

w2

per ottenere una unità aggiuntiva del fattore 2.

L’impresa sceglie il processo produttivo che le consente di minimizzare i costi e massimizzare la

produzione. In equilibrio il produttore sceglie gli input nel rispetto del vincolo di costo. Esso è un

ottimo di produzione ed è individuato come il punto di tangenza tra isoquanto e isocosto.

In equilibrio il produttore eguaglia le produttività marginali dei fattori che ha acquistato.

∆ x2 w2

−w2 −PMGx1

SMST = = − =

∆ x1 w1 w1 PMGx2

∆ x2 PMGx2 PMGx1

−PMGx1

SMST → Produttività marginali ponderate

= = =

∆ x1 PMGx2 w2 w1

MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO

Nel mercato perfettamente concorrenziale, le imprese operano come price takers e non sono

dunque in grado di influenzare il prezzo. L’impresa può scegliere di produrre la quantità in

corrispondenza della quale il profitto è massimo. Per massimizzare il profitto occorre conoscere il

ricavo marginale ed il costo marginale:

Il ricavo totale è dato dalla quantità venduta per il prezzo al quale viene venduta RT= P(y)*y. Nel

mercato perfettamente concorrenziale P è indipendente dalla quantità venduta, in quanto l’impresa

è talmente piccola da non poter influenzare il prezzo sul mercato, mentre quando l’impresa è di

dimensioni notevoli, se essa vuole aumentare la produzione, il prezzo al quale i consumatori sono

disposti ad assorbire l’aumento di offerta è via via più basso in base all’elasticità della domanda.

Esiste dunque una relazione inversa tra il prezzo e la quantità venduta .

Il ricavo marginale (RM) misura l’incremento di ricavo che l’impresa ottiene vendendo una unità

addizionale del bene. Esso inoltre rappresenta il rapporto tra la variazione del ricavo totale e la

∆ RT

R m=

variazione della quantità venduta: . Nel mercato di concorrenza perfetta, il ricavo

∆ y

marginale coincide col prezzo e graficamente viene rappresentato da una retta orizzontale; quando

ci troviamo in un mercato diverso dalla concorrenza perfetta invece, il ricavo marginale è funzione

decrescente della quantità venduta. Il ricavo marginale misura l’inclinazione del ricavo totale,

dunque in questo caso dire che Rm diminuisce, significa che RT aumenta sempre meno e quando

Rm=0, il RT ha raggiunto il suo livello massimo.

Il costo totale rappresenta la somma dei costi di produzione, ovvero tra costi fissi e costi variabili.

C(y)

Il costo marginale (Cm) misura l’incremento di costo totale che l’impresa sopporta quando

∆ CT

Cm=

accresce di una unità la quantità prodotta Esso è rappresentato da ∆y

π =RT −CT

Il profitto è la differenza tra ricavi totali e costi totali e la condizione che lo

massimizza è dunque rappresentata dal punto in cui RM=CM

π y y y

( ) ( )∗y−C ( )

=p =0

∆ π y) ∆ p y y ∆ c y ∂ π y

( ) ( ) ( )

( → y y → RM y y

( ) ( ) ( )=CM

= − =0 =RM −CM ( )

∆y ∆y ∆y δy

• BREVE PERIODO: nel breve periodo l’imprenditore deve decidere la quantità di output da

produrre compresa tra 0 e la capacità di impianto, con l&rsqu

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
23 pagine
21 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher JTriggiani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ventura Luigi.