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Equilibrio di mercato e squilibri
QQ = 8 - P = - 4 + 2P8 – P = - 4 + 2P; 8 + 4 = 2P + P; 12 = 3P; P = 4Q = 4Q = 4 QQ = 8000 - 1000P = - 400 + 200P
Il valore di equilibrio è diverso rispetto a quello della domanda singola => la dimensione del mercato incide sull’equilibrio. L’equilibrio si sposta, cosa cambia?
I costi di produzione.
Squilibri di mercato
Nel mercato può realizzarsi un prezzo superiore a quello di equilibrio, questo prezzo non fisiologico è destinato a ricondursi a quello definito in base all’incontro delle curve di domanda e di offerta. Questo avverrà in quanto eventuali eccessi di offerta, dando origine al formarsi di stock invenduti, deprimeranno il prezzo del bene, questa riduzione determinerà a sua volta riduzioni nell’offerta e, quindi, quantità e prezzo recupereranno i livelli di equilibrio. Simmetricamente avverrà nel caso in cui il prezzo si attesti al di sotto del livello di equilibrio, creando un eccesso della domanda.
sull'offerta. Si parlerà in queste situazione di 'ragnatela convergente', cioè di variazioni discrete del prezzo e della quantità che assecondano, in condizioni normali, il recupero dell'equilibrio. Solo per alcuni mercati soggetti a cicli di produzione molto lunghi la ricerca dell'equilibrio non avrà successo e che la discrasia tra domanda ed offerta tenderà a farsi 'esplosiva' nel tempo. La ricerca dell'equilibrio, una volta perso, risulta inutile se la curva di offerta è più 'elastica', in valore assoluto, di quella di domanda. Questo è il caso della ragnatela esplosiva o divergente in cui gli imprenditori reagiscono di più ad una variazione di prezzo rispetto ai consumatori. Il mercato nero Visti con particolare sospetto sono gli interventi che cercano di modificare in termini coattivi i prezzi dei beni e dei fattori produttivi. In questo modo si rischia di inceppare lapiù efficiente cinghia di trasmissione tra le scelte dei produttori e quelle dei consumatori. Un esempio di questo intervento è quello che fissa un prezzo massimo, inferiore a quello di equilibrio, per una certa merce. Questo può avvenire nel corso di eventi bellici durante i quali si decide di trasferire risorse della produzione del burro a quella dei cannoni e che, nel contempo, per evitare che la riduzione nell'offerta di burro porti ad un aumento del suo prezzo con conseguente accaparramento dello stesso da parte dei più abbienti, i responsabili della politica economica fissano un prezzo massimo per questo bene.
Se il governo impone ai produttori un prezzo P2 inferiore a quello di equilibrio, essi effettivamente ridurranno la produzione, come desiderato dai responsabili della politica economica al livello Q1. L'eccesso di domanda che si creerà al prezzo 'legale' P2 se sfruttato bene da 'borsari neri' porterà alla
vendita dell'intera merce al nuovo prezzo P1. Questo che è superiore sia a P2 che al prezzo di equilibrio è giustificato da nuovo enorme 'mercato' che si è venuto acreare intono a quel bene. Risultati peggiori si otterranno se si porrà un prezzo minimo e inoltre vi è come obbiettivo quello di aumentare la quantità offerta. In questo caso i responsabili rischiano, nel breve periodo, di favorire lievitazioni patologiche dei prezzi in mercati paralleli a quello legale, nel lungo, di creare un divario sempre più ampio tra domanda in crescita ed offerta in calo. Beni poveri e beni di lusso A redditi elevati corrispondono consumi elevati e, soprattutto per i beni necessari, la crescita dei consumi oltre un certo limite risulta meno che proporzionale rispetto a quella del reddito e può infine, raggiunta una determinata soglia, arrestarsi. Si può invece pensare, che per i beni di 'lusso', del tutto opzionali ilconsumo inizi solo a certe soglie di reddito e cresca più che proporzionalmente rispetto ad esso. Successivamente la funzione torna indietro, infatti il consumatore non ha più interesse per quel bene e si dirige verso un altro. Infine per i beni 'poveri' sono quei beni il cui consumo inizia già a partire da livelli ridotti di reddito. I consumi crescono meno che proporzionalmente rispetto al reddito, arrivano ad un livello massimo e si mantengono così per un breve periodo poi iniziano a diminuire più che proporzionalmente. La pianificazione La pianificazione si pone come alternativa al mercato come metodo di coordinamento della attività economica. I sostenitori della pianificazione sostengono che un sistema economico non possa trovare spontaneamente un proprio equilibrio soddisfacente. Appare quindi necessario un intervento esterno per indirizzarlo verso gli obiettivi prefissati. Pianificazione indicativa: pianificazione nel quale lo Stato,Gli enti pubblici, gruppi prati si limitano a illustrare la situazione dell'economia e a fornire suggerimenti circa le scelte da compiere per influire sulla sua evoluzione. Quil'aspetto del suggerimento prevale su quello del controllo.
Pianificazione staliniana: l'ideale del pianificatore è quello di tenere sotto controllo qualsiasi aspetto dell'economia. Innanzitutto viene assegnato un ruolo centrale al problema produttivo che viene studiato. Successivamente vengono definiti gli obiettivi finali e viene organizzata una catena produttiva in grado di condurre ad essi.
Capitolo III
L'utilità
Gli economisti ritengono che sia opportuno descrivere la relazione tra il consumo di un bene e l'utilità globale che da questo ne ricava il consumatore. L'utilità totale cresce, ma a tassi sempre meno sostenuti, al crescere del consumo di un bene fino ad arrestarsi e, poi, oltre certi livelli, a decrescere. Questo avviene allorché
Il consumo del bene ha raggiunto livelli di completa saturazione. In corrispondenza della curva dell'utilità totale è opportuno tracciare una curva dell'utilità marginale, cioè, rappresentativa dell'utilità che, a qualsiasi livello di consumo, l'ultima dose del bene arreca. Quest'utilità può considerarsi costantemente decrescente e può essere definita come la pendenza della curva dell'utilità totale: ∆.
Le curve di indifferenza. Le difficoltà legate alla misurazione dell'utilità si possono superare se si opera in modo da definire combinazioni di beni 'equivalenti' dal punto di vista dell'utilità e di stabilire tra loro confronti sulla base di giudizi di preferenza ordinali. Tali combinazioni che offrono la medesima utilità al consumatore pur essendo costruite da diverse quantità dei due beni x e y, prendono il nome di curve di indifferenza.
stessa curva di indifferenza. - Le curve di indifferenza non si intersecano, indicando che ogni combinazione di beni è unica e non può essere sostituita con un'altra combinazione sulla stessa curva. - Le curve di indifferenza sono decrescenti, il che significa che all'aumentare del consumo di un bene, il consumo dell'altro bene deve diminuire per mantenere la stessa utilità totale. - Le curve di indifferenza sono convessi rispetto all'origine, indicando che i beni sono reciprocamente sostituibili. - Le curve di indifferenza possono essere rappresentate graficamente come linee curve nel piano cartesiano, con i beni rappresentati sugli assi x e y.stessacurva di indifferenza.− La curve di indifferenza sono caratterizzate da una certa utilità marginale relativa (o tasso di sostituzione marginaleo tasso di utilità marginale) di un bene x nei confronti di un bene y continuamente decrescente.La capacità di un bene di sostituirsi all’altro è via via sempre minore infatti il bene da scambiare diventa sempre piùscarso.L’utilità marginale relativa dei due beni corrisponde alle unità del bene y che, in ogni punto delle curve di indifferenza,∆$=UMRun’unità del bene x può sostituire mantenendo intatta l’utilità totale del consumatore. ,$ ∆Essa corrisponde alla pendenza della curva di indifferenza in ogni suo punto. Tanto maggiore risulta la pendenza tantomaggiore risulta la capacità di x di sostituire y mantenendo il consumatore sulla medesima curva di indifferenza.L’utilità marginale di x nei confronti di y siriduce all'aumentare del consumo di x. Nel caso i due beni in esame siano complementari non ci sarà possibilità di sostituzione tra gli stessi e la curva di indifferenza assumerà una forma ad angolo retto. Questo indica che aumenti nel consumo di un bene non produrranno utilità se non accompagnati da incrementi proporzionali nel consumo dell'altro. Cioè per ottenere un livello di utilità totale doppio occorre disporre di una quantità doppia dei due beni. - Due curve di indifferenza di pari utilità totale non si incontreranno mai, viceversa si andrebbe contro il principio della scarsità delle risorse. Il vincolo del reddito Se non esistessero prezzi o se il reddito del consumatore fosse infinito la 'semplice' osservazione delle preferenza dei consumatori consentirebbe di prevedere le scelte di consumo. Si spingerebbero i consumi dei beni, cioè, fino a quando la loro utilità non diventasse.nulla. È opportuno quindi definire come controparte della curva di utilità funzioni che rappresentino vincoli di reddito e incorporino i prezzi monetari dei vari beni (prezzi assoluti). Questi vincoli, nell'ipotesi semplificata dell'esistenza di due soli beni, assumeranno la forma di rette la cui posizione nel piano corrisponderà all'ammontare del reddito disponibile. Il rapporto tra prezzi assoluti dei beni (prezzo relativo) determinerà l'inclinazione di queste rette. Loro spostamenti corrisponderanno, nel caso tendano all'origine degli assi, a diminuzioni del reddito (o ad aumenti dei prezzi assoluti dei beni), verso l'esterno, ad aumenti del reddito (o a diminuzioni di pari aumentare nei prezzi assoluti dei beni). Variazioni del prezzo relativo (cioè del rapporto dei prezzi assoluti dei due beni) prenderanno al forma di mutamenti nell'inclinazione della retta a spesa costante. Pendenza: o dipende da come consideroIl mio vincolo. Un raddoppiamento del reddito (o dimezzamento dei prezzi assoluti dei beni) ampliano le possibilità di spesa del consumatore.