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ΔP/ P
Rapporto tra la variazione delle quantità e la variazione del prezzo.
N > D cioè: bene elastico, i consumatori sono sensibili alla variazione del prezzo
(es. pane, acqua, benzina, beni di prima necessità).
N < D cioè: bene anelastico, i consumatori sono poco o per niente sensibili alla
variazione del prezzo (es. beni di lusso, beni di secondarie necessità).
Con il mercato – nel sistema dell'economia capitalistica – tutte le sfide che il
mercato pone (quanto, come, per chi produrre) vengono automaticamente risolte
attraverso il meccanismo della mano invisibile.
CAPITOLO 5 Produzione e tecnologia
La microeconomia studia il comportamento di singoli agenti economici:
Singole imprese (profitti, costi, produttività, produzione)
• Consumatori
• Mercati
•
Opereremo focus sulle singole imprese (teoria della produzione e dei costi per
comprendere come le imprese utilizzano gli input per trasformarli in output) e sui
mercati (funzionamento del mercato in concorrenza perfetta, in concorrenza
imperfetta, del monopolio e dell'oligopolio).
Funzione di produzione
Legame che intercorre tra le quantità dei singoli fattori di produzione (input) e la
quantità di massimo prodotto ottenibile (output) dato il livello di conoscenza
tecnica disponibile.
Si basa su un rapporto essenzialmente quantitativo instaurato tra input e output.
Y = F ( L K m )
Y = produzione, output conseguito
L = lavoro
K = capitale
m = materie prime
Il comportamento delle imprese è sintetizzato dalla funzione di produzione, che
assume andamento diverso nel breve e nel lungo periodo.
Breve periodo : l'impresa può variare uno tra i fattori variabili (lavoro, o
• materie prime). Mentre il capitale (fattore fisso) rimane inalterato.
Lungo periodo : l'impresa può variare tutti i fattori produttivi inseriti nel
• processo produttivo. Non vi sono quindi vincoli alla produzione.
1. Produzione e produttività nel BREVE periodo
L'impresa varia un solo fattore della produzione.
All'aumento di una unità di un unico fattore produttivo (lavoro, capitale, materie
prime) di quanto varia la produzione totale?
Produttività marginale ∆Y: variazione di quantità di prodotto ottenuta con
variazione di quantità dell'unico fattore produttivo variabile nel breve periodo.
Quantità di prodotto in più che ottengo qualora l'impresa introduca aumenti di
fattore produttivo (∆L o ∆K o ∆m).
Essa è decrescente: ∆Y è minore per ogni unità in più del fattore che varia.
Es. impiego un operaio, una macchina, cinque unità di materie prime. Se aumento il
lavoro di una unità, di quanto aumenta Y ? L'impresa si chiede se sia conveniente o
meno aumentare la quantità di lavoro. L'impresa è disposta a variare i fattori
produttivi solo nel caso in cui ∆Y sia maggiore di ∆L x W (costo del lavoro).
Y aumenta in modo meno che proporzionale rispetto all'aumento del fattore lavoro.
Questo perchè gli altri fattori della produzione rimangono costanti, invariati.
Aumentare la quantità di lavoro comporta un incremento di prodotto ogni volta
minore, in quanto per realizzare ∆Y utilizzo oltre al lavoro anche altri fattori
produttivi, che in questo caso rimangono costanti. L'incremento di produzione si
assottiglia quindi di volta in volta.
Il prodotto totale aumenta ma il suo aumento è via via minore, sino ad arrivare ad
un punto in cui la curva è piatta: aumentando il lavoro, il prodotto non aumenta.
Prodotto totale: quantità fisiche di output ottenibile
• Prodotto marginale: quantità fisiche di output in più ottenibili,
• incrementando di una sola unità l'input di un certo fattore produttivo, a parità
degli altri fattori impiegati ∆Q / ∆L
Prodotto medio: rapporto tra output totale ottenuto e unità di input
• impiegate Y / L
Legge dei rendimenti decrescenti
Se la quantità impiegata di un qualsiasi fattore della produzione viene fatta
aumentare in successive quantità incrementali uguali, mantenendo costanti le
quantità degli altri fattori, la produzione aumenterà fino ad un certo limite.
Ciascun aumento sarà più piccolo del precedente.
2. Produzione e produttività nel LUNGO periodo
L'impresa può variare tutti i fattori della produzione proporzionalmente (in scala).
Viene così introdotto l'importante concetto dei rendimenti di scala : effetti che si
verificano sulla quantità prodotta quando vengono aumentati in scala tutti gli input.
Costante
• Una variazione di tutti gli input provoca una analoga variazione dell'output.
∆L , ∆K , ∆m pari a 10 provoca ∆Y pari a 10 .
Y aumenta della stessa identica misura dell'aumento dei fattori produttivi.
Questa situazione ha il nome di processo produttivo a rendimenti costanti.
Crescente
• L'incremento del prodotto è più che proporzionale rispetto all'incremento dei
singoli fattori produttivi. ∆Y > ∆L ∆K ∆m
Economie di scala : condizione in cui variando tutti i fattori produttivi di X% la
quantità di prodotto varia più di X%.
Decrescente
• Incremento di prodotto inferiore rispetto all'incremento dei fattori produttivi.
Diseconomia di scala : una variazione di tutti gli input produttivi provoca una
variazione meno che proporzionale dell'output. ∆Y < ∆L ∆K ∆m
Progresso tecnologico nella funzione di produzione
L'innovazione di prodotto e di processo fanno progredire i processi economici.
Il progresso tecnico influisce positivamente sul livello di produzione.
Sposta quindi la funzione di produzione verso l'alto.
La tecnologia permette di ottenere più prodotto da ogni fattore impiegato,
aumenta per ogni unità di fattore impiegato anche grazie alla tecnologia.
CAPITOLO 6 Analisi dei costi
Impresa: insieme delle attività e operazioni continuate e coordinate poste in essere
dall'imprenditore per realizzare la sua attività economica.
Azienda: complesso di beni organizzati per lo svolgimento di una attività
economica e il conseguimento di una complesso di beni organizzati.
Funzioni dell'impresa:
Organizzazione della produzione in serie
• Reperimento risorse
• Gestione del processo produttivo
•
Aspetto importante dell'attività di impresa è l'aspetto economico.
L'aspetto economico ha a che fare con :
- Costi , da sostenere per l'acquisto dei fattori produttivi
- Ricavi , derivanti dalla vendita del prodotto
Sulla base di costi e ricavi l'impresa sceglie quanto produrre.
La differenza tra costi e ricavi è il profitto : risultato economico di una azienda.
Al risultato economico concorrono quindi tutti i costi e i ricavi.
In questo senso si possono presentare tre situazioni:
1. RE > C : risultato economico positivo: utile
2. RE > C : risultato economico negativo: perdita
3. RE = C : risultato economico neutro: nè perdita nè utile
Il bilancio di una azienda si compone di due schemi contabili:
1. Conto economico: vengono riepilogati costi e ricavi con l'obiettivo di
determinare il risultato economico, andando a comprendere se l'azienda in un dato
momento ha guadagnato o ha perso.
2. Stato patrimoniale: fotografia della situazione patrimoniale dell'azienda in un
determinato momento storico (di solito l'ultimo giorno dell'esercizio, il 31/12).
Lo stato patrimoniale si compone di:
Elementi attivi: valore di ciò che l'impresa possiede (investimenti e singoli
• beni che costituiscono l'investimento finanziario) PN
Elementi passivi: valore di ciò che l'azienda deve a terzi (debiti o obbligazioni
• posseduti dall'impresa) P
Elementi di patrimonio netto: dato dalle attività totali meno le passività
• totali. La differenza determina il capitale netto dell'impresa. A = PN - P
I COSTI
Le decisioni dell'impresa (quanto e come produrre) sono influenzate dai costi.
L'impresa deve dunque essere in grado di determinare ed analizzare i costi per poter
prendere decisioni importanti per quanto riguarda la produzione.
Dal punto di vista del prezzo, l'imprenditore può essere:
Price taker : imprenditore che non dispone di leve, di margini di manovra per
• fissare il prezzo del proprio prodotto in quanto esso è determinato dal
mercato. L'imprenditore non può far altro che adeguarvisi
Price maker : imprenditore che dispone di ampie leve e margini di manovra
• per fissare il prezzo del proprio prodotto.
Per quanto riguarda gli imprenditori price taker, è chiaro che essi, non avendo a
disposizione margini di manovra per fissare il prezzo del prodotto, devono
concentrare tutte le loro attenzioni sui costi.
Tipologie
1. Costi contabili : spese effettivamente sostenute dall'impresa in un dato periodo.
2. Costo opportunità : valore del bene, servizio, attività a cui si rinuncia.
3. Extra-profitto : profitto che eccede quello che si sarebbe ottenuto in condizioni
normali di mercato (es. il monopoloista realizza un extra profitto, proprio in virtù del
fatto che egli è l'unico produttore di un determinato bene).
4. Costi totali : costo complessivo sostenuto dall'impresa, somma dei costi di tutti i
fattori della produzione: lavoro, capitale, materie prime. Y = F (L, K, m)
5. Costi fissi e costi variabili : sensibilità del costo al variare della quantità prodotta.
Al variare di Q, se il costo non varia è detto fisso, se il costo muta è detto variabile.
I costi fissi rappresentano un grande problema per l'imprenditore, perchè sono costi
da sostenere anche se si produce zero. CF + CV = CT
Il costo variabile è il costo che muta al variare dell'output.
6. Costi medi e costi marginali : attraverso essi si determina la relazione tra costo e
produzione. Il costo medio è il rapporto tra costo totale e quantità prodotta. Il costo
marginale moltiplica l'aumento del costo e l'aumento della produzione.
Curva dei costi : rapporto tra quantità prodotta ed offerta e il costo totale.
CF, ovvero i costi fissi, è parallela all'asse delle ascisse perchè non varia.
Parte dall'intercetta.
Curva di CT = CF + CV , ovvero costi fissi + costi variabili
Punto di pareggio – Breakeven point
Quantità prodotta e venduta in corrispondenza della quale si realizza l'uguaglianza
tra ricavo totale e costo totale. Quantità spartiacque, in quanto:
- Se si produce al di sotto del breakeven point si sta producendo in perdita
- Se si produce