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ECONOMIA INTERNAZIONALE - Parte III: Globalizzazione e sviluppo

Introduzione

  1. Il Doha Round
  2. Gli obiettivi del millennio
  3. L'impatto della globalizzazione sull'ambiente
  4. 1-3 aprile 2008

1. INTRODUZIONE

Il fine ultimo dello sviluppo economico è migliorare le condizioni di vita in maniera sostanziale. La crescita economica si può ritenere una condizione necessaria ma non sufficiente per il raggiungimento di questo obiettivo. Abbiamo visto come vi sia una certa evidenza empirica di una correlazione tra integrazione dei mercati e crescita economica.

Tuttavia, la crescita economica non sempre si accompagna ad una più equa distribuzione delle ricchezze ed alla riduzione della povertà. La crescita economica sembra avere maggiore effetto sulla riduzione della povertà quando la distribuzione del reddito di partenza è maggiormente egalitaria.

2. Il Doha Round

2.1. Introduzione

Nel 2001, il nono negoziato è

Il Doha Round è stato avviato a Doha, dopo il fallimento dell'incontro di Seattle nel 1999. Le negoziazioni avrebbero dovuto concludersi nel dicembre 2005, con la conferenza di Hong Kong. Le negoziazioni, tuttavia, procedono con difficoltà.

Il Doha Round fa esplicito riferimento a bisogni ed interessi dei paesi in via di sviluppo e, soprattutto, di quelli meno sviluppati (Doha Development Agenda): l'obiettivo di integrazione commerciale internazionale è collegato a quello di sviluppo economico e riduzione della povertà.

Il negoziato ha incontrato il momento di maggiore difficoltà alla conferenza di Cancún del settembre 2003, dove si è arenato in relazione alle misure da prendere nel settore agricolo. Le accuse principali mosse dai Pvs ai paesi ricchi riguardano la concessione di notevoli sussidi ai loro produttori e la presenza di dazi spesso molto più elevati di quelli presenti nell'industria manifatturiera.

Il fronte dello scontento

Il gruppo dei paesi del G-24 rappresenta principalmente i Paesi in via di sviluppo e comprende quasi tutta l'America Latina, parte dell'America Centrale e dei Caraibi, dell'Asia Orientale e dell'Africa.

Il livello delle barriere protezionistiche incontrate dalle esportazioni dei Paesi in via di sviluppo verso i paesi ricchi è sensibilmente più alto nel settore agricolo che in quello manifatturiero ed è più elevato del livello incontrato dalle stesse esportazioni verso i Paesi in via di sviluppo (Dati IMF-WB).

Gli Stati Uniti hanno proposto una riduzione dei loro sussidi del 60% qualora l'UE riduca i propri del 80% (considerando dei sussidi stimati pari a 19 miliardi di dollari per gli USA e 75 miliardi di dollari per l'UE).

Recentemente gli Stati Uniti e l'UE stanno trattando per una riduzione dei sussidi USA nel settore agricolo a 17 miliardi di dollari in cambio di una riduzione media del 50% dei dazi UE nel settore.

Alcuni Paesi in via di sviluppo, come il

Brasile accusano i paesi ricchi di voler ridurre (di poco) i loro aiuti all'agricoltura, proponendo però sostanziali tagli ai tetti tariffari applicati dai Pvs nel settore industriale. 1-3 aprile 2008 321-3 aprile 2008 33

Il raggiungimento di un accordo è ostacolato, secondo alcuni, dal particolare sistema decisionale della OMC. L'inadeguatezza delle proposte fatte dall'UE può essere dovuta alla complessità del processo decisionale interno ed ai limiti dei poteri concessi al negoziatore europeo. 1-3 aprile 2008 34

2.2. La liberalizzazione degli scambi internazionali

I settori più protetti risultano essere quelli dell'abbigliamento e dell'agricoltura.

Abbigliamento

Il settore (tessile e confezioni) dei paesi sviluppati è stato protetto dalle importazioni dei paesi in via di sviluppo avvantaggiati dalla disponibilità di lavoro a basso costo. 1-3 aprile 2008 35

L'accordo sul tessile ed abbigliamento (agreement on textiles del

1995 ha previsto l'eliminazione, in 10 anni, delle quote di esportazioni regolate dall'Accordo Multifibre. La riduzione delle barriere è stata concentrata soprattutto nell'ultimo periodo. Infatti, prima del 1° gennaio 2005, solo il 51% del volume degli scambi totali era stato liberalizzato. Purtroppo, il mancato adeguamento delle produzioni nazionali dei paesi importatori ha favorito la reintroduzione di barriere protezionistiche.

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Agricoltura: L'Uruguay round prevedeva una riduzione media dei dazi sulle importazioni di prodotti agricoli del 36% entro il 2000, per i paesi sviluppati, e del 24% entro il 2004 per i Pvs. Inoltre, le restrizioni non tariffarie dovevano essere sostituite da misure tariffarie. D'altra parte, sono state introdotte speciali clausole di salvaguardia per prodotti ritenuti 'sensibili' alle variazioni mondiali dei prezzi.

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I sussidi alla produzione, diretti ad influenzare

La quantità di produzione ed il commercio mondiale, sono stato regolamentati e limitati, ammettendo, per esempio, quelli a favore della ricerca, del controllo delle malattie e della sicurezza del cibo. Tuttavia, come abbiamo visto nelle economie più sviluppate, esistono ancora dei finanziamenti pubblici a favore dei produttori agricoli che incentivano considerevolmente la produzione e deprimono il prezzo mondiale dei prodotti.

Abbiamo già visto come la produzione di zucchero sia protetta e sussidiata nelle economie avanzate. Questa produzione è così fortemente sussidiata nella UE da rendere l'Unione il secondo esportatore mondiale di zucchero, nonostante il costo unitario di produzione sia sei volte maggiore di quello in Brasile. Questi sussidi danneggiano paesi più poveri potenzialmente esportatori nella UE, come il Brasile, la Tailandia, il Mozambico, il Malawi.

Altri esempi eclatanti di sostegno pubblico sono presenti.

nelle produzioni di cotone, di riso e prodotti caseari. La produzione di cotone negli Stati Uniti è stata sussidiata per circa 3,7 mld. di dollari nel 2003 (pari a quasi ¼ del totale degli aiuti ufficiali nazionali ai paesi poveri), producendo una riduzione stimata del prezzo mondiale del cotone del 10-20%, a scapito dei paesi poveri dell'Africa e dell'Asia. Nella sola Africa occidentale, dove il raccolto di cotone garantisce appena la sopravvivenza di molti piccoli agricoltori, le perdite annuali sono stimate intorno a 250 milioni $ all'anno.

La conferenza ministeriale di Hong Kong ha ottenuto l'accordo per l'eliminazione di tutti i sussidi all'esportazione di cotone dopo il 2006 e libero accesso alle importazioni nei paesi ricchi e riduzione dei sussidi alla conclusione del Doha Round.

La produzione di cotone negli Stati Uniti, UE e Giappone riso ha ricevuto un sostegno pubblico complessivo pari a 16 miliardi.

Nel 2002, gli Stati Uniti sono i terzi esportatori mondiali di riso, nonostante coltivarlo costi più del doppio che in altri paesi grandi esportatori come la Tailandia ed il Vietnam. Le esportazioni sono cresciute di circa il 60% negli ultimi venti anni, grazie ai sussidi (questi hanno finanziato il 72% del costo di produzione nel 2003; dati Oxfam). Il sostegno giapponese alla produzione nazionale di riso, pari a 7 volte il valore della produzione ai prezzi mondiali, ha parimenti ridotto le potenzialità di esportazioni di India e dei paesi indocinesi.

La produzione nella UE beneficia di massicci sussidi all'esportazione (circa 1,7 mld. $ l'anno - dati Oxfam) che, nel 2002, ammontavano al 60% del prezzo mondiale, per il latte in polvere, e superavano il 130% nel caso del burro. Questi sussidi danneggiano le esportazioni di Pvs, come l'India, la cui produzione casearia ha pure beneficiato di sostegni da parte della FAO ed altri.

organismiinternazionali per un totale di circa 2,2 miliardi $ negli ultimi trenta anni, o perfino la produzione nazionale, come nel caso della Giamaica, dove l'offerta nazionale è stata progressivamente sostituita dalle importazioni esterne. 1-3 aprile 2008 441-3 aprile 2008 45

Liberalizzazione asimmetrica degli scambi? Nonostante sia diffusa tra gli economisti l'opinione che la liberalizzazione degli scambi favorisca tutti i paesi, vi sono delle preoccupazioni riguardo alle conseguenze che questa potrebbe avere per i Pvs e, soprattutto, per i paesi più poveri. Stiglitz evidenzia alcuni pericoli che potrebbero derivare dalla liberalizzazione degli scambi, per i paesi più poveri: - La specializzazione secondo il vantaggio comparato porterebbe alla distruzione di posti di lavoro che potrebbero non essere più ricreabili nei settori con alta produttività relativa a causa della mancanza di adeguate risorse di capitale e di conoscenze. - Inoltre,nel medio-breve periodo, i lavoratori disoccupati non godono generalmente di sistemi di assistenza sociale. I Pvs che hanno maggiormente beneficiato della integrazione commerciale si sono avvicinati gradualmente alla liberalizzazione. (1-3 aprile 2008) Dobbiamo anche considerare l'utilizzo del gettito dei dazi. Se la popolazione più povera è la principale beneficiaria della spesa pubblica, essa potrebbe essere danneggiata da un'abolizione dei dazi, nonostante la riduzione dei prezzi dei beni importati. Dati del FMI indicano che il gettito delle imposte commerciali ammontava, nel 1998, a circa il 20% del gettito totale in Asia, più del 25% nel Medio Oriente e quasi il 40% in Africa. (1-3 aprile 2008) La liberalizzazione del commercio mondiale dei prodotti agricoli potrebbe avere effetti negativi gravi sui paesi più poveri, se non sono introdotte adeguate regolamentazioni. Per esempio, i piccoli produttori locali.

Potrebbero non essere in grado di competere con le grandi multinazionali agricole (peraltro spesso sussidiate dai paesi più ricchi). - Questo porterebbe ad una dipendenza dalle importazioni per il soddisfacimento del fabbisogno alimentare nazionale.

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Industria nascente - Al fine di proteggere lo sviluppo della loro produzione agricola alcuni pvs hanno chiesto di esentare dalla riduzione dei dazi alcune categorie di pro

Dettagli
Publisher
A.A. 2009-2010
52 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher melody_gio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Mazza Isidoro.