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Il commercio intra-settoriale è importante poiché:
- È il principale tipo di commercio in molte economie avanzate (fanno eccezione, tra gli altri, Giappone, Grecia e Norvegia) ed è in crescita anche in diversi PVS (Messico, Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia); negli anni 90 ha rappresentato circa il 70% del commercio di manufatti tra UE e Stati Uniti;
- I benefici derivano dall'ampliamento della scala di produzione e della scelta di consumo;
- Facilita l'integrazione economica internazionale: i vantaggi di una categoria di soggetti non maturano a discapito della corrispondente categoria all'estero; l'integrazione può avvenire anche tra paesi simili (con simile dotazione di fattori).
4-6 marzo 2008 282.3.2. Economie di scala
Il modello di H-O ipotizza rendimenti di scala costanti (un incremento dei fattori in una certa proporzione aumenta la produzione nella stessa proporzione).
In diversi settori, però, esistono
rendimenti discala crescenti (un incremento dei fattori in unacerta proporzione aumenta la produzione di unaproporzione maggiore: i costi medi sonodecrescenti). 4-6 marzo 2008 29
In un’industria con queste caratteristiche laspecializzazione internazionale produce unariduzione di costi di produzione (subadditività deicosti: i costi di produzione di una data quantitàda parte di una singola impresa sono inferiori aicosti che sopporterebbero più imprese perprodurre la medesima quantità).
Il commercio, favorendo la specializzazionemigliora l’efficienza della produzione dei paesiche commerciano. 4-6 marzo 2008 30
Tassonomia delle economie di scalail costo unitario dipende dall’ampiezzaEconomie esterne:del settore ma non dalla grandezza dell’impresa (cioèl’impresa non può influenzare i costi unitari):se un settore comprende imprese che produconon munità ciascuna, ed il numero delle imprese diventa 2n,allora
L'efficienza del sistema produttivo aumenta.
N.B.: Questo settore sarà caratterizzato da un numero elevato di imprese.
Esempio: Lo sviluppo dell'industria orologiera in Svizzera o dell'industria informatica nella Silicon Valley
4-6 marzo 2008
Secondo Marshall, le economie di scala esterne sono legate alla capacità del distretto di:
- attirare una rete di fornitori specializzati che permettono una più rapida ed economica reperibilità di beni intermedi;
- indurre una concentrazione di lavoro specializzato: i lavoratori impiegati nel distretto avranno una minore probabilità di disoccupazione ed i produttori reperiranno manodopera più facilmente, rispetto ad una situazione in cui le imprese sono distribuite nel territorio;
- produrre effetti esterni tecnologici: nel distretto si hanno di conoscenza tecnologica.
spillover
4-6 marzo 2008
il costo unitario dipende dalla Economie interne: grandezza di una singola impresa ma non da
quella del settore; se un settore comprende imprese che producono unità ciascuna, ed il numero delle imprese diventa ½n, e la produzione individuale allora 2m, l'efficienza del sistema produttivo aumenta.
N.B.: Questo settore sarà caratterizzato da un numero ridotto di imprese.
Esempio: industria pesante 4-6 marzo 2008 33
Economie di scala e commercio internazionale
- Con le economie di scala possiamo avere scambi di prodotti appartenenti alla stessa categoria, ma tra loro come con la concorrenza monopolistica.
- D'altra parte, rendimenti di scala crescenti generano un costo opportunità decrescente. Ciascun paese beneficia dell'incremento della dimensione del mercato derivante dagli scambi internazionali. La produzione nazionale, per sfruttare le economie di scala, potrebbe specializzarsi in una o più industrie e scambiare la produzione di queste con le (diverse) produzione dell'altro paese.
In questo caso,
possono coesistere 2 tipi di commercio: Il commercio interindustriale intersettoriale indica vantaggi comparati che sono alla base del commercio. Il commercio intra-industriale intra-settoriale non riflette vantaggi comparati: il commercio esiste anche in presenza di uguali rapporti tra i fattori produttivi. L'esistenza di economie di scala potrebbe controbilanciare i vantaggi derivanti dall'abbondanza di un tipo di risorse utilizzate intensivamente in una produzione. Per esempio, ipotizziamo che la produzione di auto in Cina possa avvenire ad un costo unitario più basso dell'industria giapponese che già da tempo produce ed esporta auto, al contrario di quella nascente cinese. L'industria cinese potrebbe, tuttavia, non essere in grado di competere con quella giapponese! Questo risultato è dovuto al vantaggio di partenza (head-start) dell'industria giapponese che, sfruttando la produzione molto più ampia di quella cinese.cinese e leeconomie di scala, produce ad un costo unitarioinferiore. 4-6 marzo 2008 35Cmedio CinaCmedio cCmedio Giapponeg A A Autoc gL’industria cinese è potenzialmente più efficiente di quellagiapponese, ma quest’ultima produce ad un costo unitariopiù basso.Quest’esempio mette in luce come il vantaggio comparato,legato all’abbondanza di risorse, possa essere ‘annullato’dalle economie di scala. 4-6 marzo 2008 36
Da quanto descritto, si nota che ilcommercio internazionale può causare unaperdita rispetto ad una situazione diautarchia!Ad inizio produzione, l’industria cinese nonè competitiva; ma se la Cina non importasseauto dal Giappone, la sua industriapotrebbe soddisfare la domanda interna adun prezzo più basso.4-6 marzo 2008 37
ALTRI MODELLI DI COMMERCIO5. INTERNAZIONALE5.1. Imitazione ritardata– Posner (OEP, 1961) abbandonò l’ipotesi del modello H-Oche la medesima tecnologia fosse
sempre disponibile pertutti paesi. Invece, sarebbe necessario un certo periododi tempo perché vi sia un trasferimento tecnologico da unpaese all’altro ed anche perché la domanda estera siadegui alle novità introdotte in altri mercati. Pertanto, leesportazioni, per mantenersi, richiederebbero uncontinuo progresso tecnologico.
4-6 marzo 2008 385.2. Teoria del ciclo produttivo– Vernon (QJE, 1966) ipotizza che un nuovo prodottopercorra una serie di fasi durante il suo sviluppo.– Quando le economie di scala sono interne e sonocausate da innovazione tecnologica è improbabileche il vantaggio del monopolista perduri a lungo.
4-6 marzo 2008 39– Per es., nel dopoguerra, numerosi prodotti innovativifurono inizialmente sviluppati e prodotti negli Stati Uniti edestinati al mercato interno (Fase 1: produzioneinnovativa).– Successivamente, questi prodotti sono stati esportati dagliS.U. e commercializzati in quei paesi con preferenze ereddito
adeguati (Fase 2: produzione matura).– Man mano che la domanda esterna aumentava, il mercato in quei paesi diventava sufficientemente grande per avviare una produzione nazionale. Le imprese fuori dagli S.U. potevano acquisire know-how dagli S.U. oppure, alternativamente, le imprese statunitensi potevano stabilire delle sussidiarie all'estero (come in effetti fecero in Europa negli anni 60; v. anche investimenti imprese giapponesi in Asia negli anni 80-90). 4-6 marzo 2008 40– Inoltre, la produzione all'estero poteva essere favorita dalla standardizzazione produttiva che permetteva l'uso di manodopera non specializzata e non richiedeva più l'apporto rilevante di R&D (Fase 3: standardizzazione produzione).– A causa di questo processo, la produzione all'estero cresce mentre diminuiscono le esportazioni dagli S.U.– Man mano che la produzione all'estero cresce si arriva ad un punto che, sfruttando le economie di scala, questi paesi.cominciano ad esportare anche verso gli stessi S.U.4-6 marzo 2008 41– Così si chiude il ciclo produttivo: partendo dagli Stati Uniticome unico produttore e poi esportatore, si arriva ad avereimportazioni del prodotto nel paese innovatore che può finirecon non produrre più quel bene che ha introdotto nelmercato.– Questa teoria del ciclo produttivo non è in contrasto con ilconcetto di vantaggio comparato. Piuttosto, essa presentaun’analisi dinamica dove il vantaggio comparato è di breveperiodo e la sua durata dipende da diversi fattori (domandanei paesi stranieri, caratteristiche della tecnologia,grandezza delle economie di scala).– Le indicazioni della teoria sono coerenti con quantoosservato, per esempio, nella produzione di elettrodomestici,transistor, calcolatori. In effetti vi sono diversi studieconometrici che confermano le principali indicazioni delmodello. 4-6 marzo 2008 425.2. Modello basato sulla struttura
delladomandaLinder (1961) ritiene che le esportazionidi manufatti si dirigono verso paesi con‘gusti’ e reddito simili. Le preferenze diconsumo richiedono l’offerta di categoriedi prodotti simili ma differenziati (peresempio diverse categorie di auto).Questo modello ha fornito le basi per lafamiglia di modelli esposta di seguito.3. Modelli gravitazionali del commerciointernazionale
Il commercio tra due paesi è una funzione,generalmente:
- dei livelli di reddito
- dei livelli di popolazione
- della distanza tra due paesi
- dei costi di trasporto
- delle barriere doganali.
N.B.Pur proponendo argomenti ragionevoli e ricevendo unbuon sostegno empirico, questi modelli non evidenzianosufficientemente i loro fondamenti economici.
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ECONOMIA INTERNAZIONALE
Parte II – Le politiche commerciali
Introduzione
- Gli strumenti delle politiche commerciali
- Analisi delle scelte di politica commerciale
- La
regolamentazione delle politiche commerciali e la World Trade Organization
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1. INTRODUZIONE
La teoria del commercio internazionale dimostra come vi siano dei benefici netti per i paesi che si aprono al libero scambio. I benefici sono, tuttavia, più di quelli appena visti. Vi sono, per esempio, anche benefici dinamici che favoriscono la crescita economica:
- Trasferimenti di tecnologia
- Aumento dell'efficienza produttiva
- Incremento degli investimenti
- Creazione di nuovi mercati