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INTERNAZIONALE
Il ricorso al prestito è da lungo tempo uno strumento importante di assistenza finanziaria internazionale. D'altra parte, i paesi più poveri hanno trovato sempre maggiori difficoltà a ripagare i loro debiti.
Shock esogeni negativi negli anni 70 ed all'inizio degli anni 80 (come lo shock petrolifero, gli alti tassi d'interesse, la recessione nei paesi industrializzati, ed il crollo dei prezzi delle esportazioni dai paesi a basso reddito) hanno causato l'accumulo di debito esterno nei paesi a basso reddito.
Alcuni di questi paesi registravano un deficit commerciale e di bilancio. Essi reagirono agli shock negativi incrementando il ricorso al prestito. Nella misura in cui i nuovi investimenti si ridussero sensibilmente, la crescita rallentò ed il debito divenne talvolta insostenibile.
Il debito nei Paesi in via di sviluppo crebbe da 500 mld. $ nel 1980, a 1000 mld. $ nel 1985, fino ad arrivare a circa 2 mila mld. $.
Nel 2000. Nei paesi più poveri, l'indebitamento totale passò da 60 mld. $ nel 1980 a 190 mld. $ nel 1990, per arrivare a quasi 200 mld. $ nel 2000.
15-17 aprile 2008
I governi creditori hanno formato una Commissione (che prese il nome di "Paris Club" poiché iniziò i lavori sotto gli auspici del Tesoro francese) per raggiungere un accordo sugli strumenti da utilizzare per la riduzione dell'onere del debito e garantire una parità di trattamento tra i diversi creditori.
I creditori commerciali furono rappresentati nella Commissione nota come "London Club" che assicurò una sostanziale parità di trattamento per tutte le banche.
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Tuttavia, l'indebitamento dei paesi meno ricchi rimaneva alto: si richiedevano interventi più completi, compresa l'assistenza tecnica alla formazione delle politiche economiche nazionali.
Nell'ultima decade, a partire dalla crisi Messicana
Nel 1994-1995, si sono verificate altre situazioni di grande difficoltà a ripagare il debito internazionale. Queste crisi hanno suscitato interrogativi sul ruolo dell'IMF nella soluzione di queste crisi e sulla sua effettiva capacità di ridurre gli effetti negativi per il mercato internazionale dei capitali.
L'IMF (al pari della World Bank e della IADB, a volte) è stato accusato tra l'altro, di:
- Avere sostenuto una politica di solito eccessivamente orientata al mercato;
- Essere stato poco flessibile, proponendo medesimi interventi senza prestare adeguata attenzione alle specificità dei paesi indebitati, causando il dissesto (ed eventualmente il fallimento) delle finanze pubbliche con inevitabili tensioni politiche e disagi sociali;
- Aver generato, con gli interventi di salvataggio (bail-out) realizzati, comportamenti di rischio morale (moral hazard) alle spese degli investitori e dei contribuenti.
Vi sono dei dubbi sulla credibilità dei limiti fissati ai prestiti concessi dall'IMF. Fino al 1963, il limite al ricorso al credito di un paese era pari al 100% della 'quota' di quel paese (fissata in funzione del PIL del paese, dell'apertura al commercio internazionale e della volatilità delle esportazioni).
Nel 1992, il limite ha raggiunto il 500% della quota.
Da allora, il limite è stato fissato al 300% della quota, anche se vi sono state eccezioni importanti (Messico 95: 607%; Tailandia 98: 400%; Corea del Sud 98: 1500%; Indonesia 98: 431%; Russia 98: 318%; Turchia 01: 445%).
15-17 aprile 2008 12Il Fondo ha sviluppato strumenti di finanziamento diretti ad affrontare specifici problemi, specialmente dei paesi a più basso reddito. Heavily Indebted Poor Countries (HIPC), che aveva lo scopo di assicurare che nessun paese fosse gravato da un debito insopportabile. Essa
fu riformata nel 1999 per accelerare il processo di ammissione e rendere l'iniziativa più efficace. - Paesi a basso reddito (con un limite di PIL pro capite pari a 875 $, nel 2001) possono beneficiare di prestiti ad un tasso agevolato (concessional) attraverso il programma Poverty Reduction and Growth Facilities (PRGF), inaugurato nel Settembre 1999, che include l'iniziativa precedente.
15-17 aprile 2008 136. I FLUSSI MIGRATORI
6.1 Introduzione
Le Nazioni Unite stimano che, nel mondo, circa 175 milioni di persone sono emigranti.
La quantità di immigrati nei paesi ad alto reddito è cresciuta ad un tasso annuale del 3,1% nel periodo 1990-2000, contro il 2,9% del decennio 1980-1990, ed il 2,4% del decennio 1970-1980.
Questa crescita e la riduzione della crescita della popolazione nativa nei paesi sviluppati ha causato il raddoppio (nell'ultimo trentennio) della percentuale di immigrati.
Senza immigrazione, paesi
sviluppati come l'Italia, la Germania e la Svezia avrebbero registrato una diminuzione della propria popolazione nell'ultima decade.
L'immigrazione nei Pvs è pure sostenuta ma è cresciuta ad un tasso minore che nei paesi ricchi (circa l'1,3% dal 1970 al 2000).
La migrazione rappresenta un fenomeno d'importanza crescente, a livello globale: la pressione demografica tende ad essere esplosiva nei paesi in via di sviluppo dove la popolazione cresce molto più rapidamente che nei paesi ricchi.
Per analizzare gli effetti economici e sociali dei fenomeni migratori, è importante distinguere lo spostamento di lavoratori da altre forme di migrazione, generalmente involontaria, come nel caso di rifugiati e profughi.
Non vi è un'unica teoria della migrazione. Possiamo distinguere fattori che spingono ad emigrare (supply-push) e fattori che
- Fattori demografici
- Differenze di reddito
- Eccesso di domanda
Secondo molti la bassa fertilità nei paesi sviluppati, confrontata con l'alta fertilità dei paesi in via di sviluppo, favorisce la crescita della migrazione. Nel periodo 1990-2010, secondo l'International Labour Office, la popolazione attiva nei paesi in via di sviluppo dovrebbe crescere del 41%, pari a 733 milioni di individui, mentre nelle economie sviluppate si attende una crescita di soli 50 milioni di persone, pari al 9%.
Approccio microeconomico; bisogna, però, considerare anche i costi di mobilità - esogeni o endogeni - ed altre componenti sociali, ambientali, ...
Approccio...
macroeconomicoFallimento del mercato
L'emigrazione servirebbe a diversificare le fonti di reddito in assenza di opportunità di lavoro nel mercato nazionale e/o mercati assicurativi incompleti, mercato dei capitali non concorrenziale... 15-17 aprile 2008 19
Politiche pubbliche
Le spese sociali possono attrarre immigrati, la regolamentazione li può respingere; in questo caso i differenziali di reddito possono essere ininfluenti.
Mercato del lavoro duale
Per evitare incrementi strutturali dei salari determinati dalle nuove assunzioni di nativi, gli imprenditori ricercano immigrati a basso costo (spiegazione basata sulla domanda).
Trasformazioni socio-economiche nei pvs
Per esempio causate dalla globalizzazione dei mercati. 15-17 aprile 2008 20
Riduzione dei costi d'immigrazione
La creazione di network (incluse le riunioni familiari), istituzioni, e servizi legati alla cultura e società del paese di origine facilitano l'immigrazione; questi,
Una volta sviluppati, attraggono nuovi immigrati in maniera relativamente indipendente dalle politiche sociali e dai differenziali di reddito (teoria dell'accumulazione perpetua d'immigrazione)
15-17 aprile 2008 216.3. Effetti economici dell'immigrazione nel paese di destinazione.
Non vi è un'univoca verifica empirica degli effetti dell'immigrazione sull'occupazione, anche a causa di un problema di simultaneità, visto che i lavoratori sono attratti dai paesi a basso livello di disoccupazione.
Spesso gli immigrati tendono ad essere sostituti di lavoratori nativi non specializzati e complementi di lavoratori nativi specializzati.
Quando gli immigrati hanno caratteristiche sufficientemente diverse dai residenti, allora si possono avere rapporti di complementarità che causano effetti positivi per i residenti.
L'immigrazione produce domanda aggiuntiva con i suoi effetti moltiplicativi.
Inoltre, essa può
rendere il mercato del lavoro più flessibile ed sostenere l'offerta di servizi (spec. alle famiglie) a basso costo.
Gli immigrati possono rimpiazzare la forza lavoro che si riduce nelle economie avanzate, mitigando l'eccesso di domanda.
Una simulazione della World Bank indica che un'immigrazione verso i paesi ad alto reddito, capace di incrementare la loro forza lavoro del 3%, produrrebbe un incremento di reddito complessivo dei nativi in quei paesi pari allo 0,4%.
L'impatto sul salario dei nativi sarebbe marginale, mentre le perdite maggiori sarebbero subite dai lavoratori immigrati in precedenza.
D'altra parte l'immigrazione, soprattutto in forma di riunione familiare, può provocare ulteriore pressione sulla spesa sociale, almeno nel breve periodo. Inoltre, vanno considerati i costi sociali legati ai problemi d'integrazione.
Immigrazione di rimpiazzo (Replacement Migration)
Uno dei
I problemi principali per le economie sviluppate è quello dell'invecchiamento della popolazione, con conseguente restringimento della percentuale della popolazione attiva. Questo fenomeno rischia di avere un forte impatto negativo sulla crescita e sul sistema di sicurezza sociale dei paesi interessati. L'immigrazione potrebbe 'rimpiazzare' la forza lavoro mancante.
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6.4. Effetti economici dell'immigrazione nel paese di origine. Migr