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LE CONSEGUENZE DEGLI INVESTIMENTI ESTERI
- Per i paesi esportatori sono molto differenziate
→ grandi affari e grandi fallimenti
→ mancato servizio del proprio debito da parte di alcuni paesi
→ dibattito sulla maggiore utilità sociale di investimenti interni piuttosto che esteri
l’investimento avrebbe dovuto aiutare la modernizzazione dei vari paesi in vi di
- Per i paesi destinatari
sviluppo ma non tutti conseguirono gli stessi risultati:
→ aiuto alla crescita e fattore di modernizzazione → reti ferroviarie, sfruttamento di
per alcuni fu un
miniere, nascita di imprese industriali, accesso all'interno dei territori
→ possibili effetti negativi → sfruttamento
per altri ebbe risorse esauribili, depauperamento terre
(monocolture di piantagione) in cambio di pochi posti di lavoro e di scarse entrate per lo Stato (imposte,
diritti di esportazione)
→ per la maggior parte molto negative nel caso di emissione di debito pubblico (differenza tra le entrate e le
uscite di uno stato, ovvero lo stato chiede ad un investitore una somma in cambio della restituzione della
somma più una percentuale di interesse. L’investitore dunque acquista le cosiddette OBBLIGAZIONI O
–promesse →SPREAD)
TITOLI DI STATO di pagamento differite- per investimenti poco redditizi (molte
linee ferroviarie, spese militari o di ostentazione)
•diventano un peso per il paese
• necessità di ripagare il debito aumentando il carico impositivo
• problemi di bilancio → impossibilità di effettuare investimenti pubblici necessari
• in Tunisia ed Egitto l'eccessivo peso del debito estero e la difficoltà di ripagarlo portano alla perdita
dell'indipendenza (L'Egitto, pur appartenendo formalmente all'Impero ottomano, dal 1882 è sotto il controllo
inglese a causa dell'impossibilità di ripagare i debiti contratti per la costruzione del canale di Suez)
L’INTEGRAZIONE DEI MERCATI DIVENTA INTEGRAZIONE DEI SISTEMI PRODUTTIVI SE C’ è
UN TRASFERIMENTO DI TECNOLOGIE. DELL’ECONOMIA
1.2 L’EVOLUZIONE
INTERNAZIONALE
Le relazioni commerciali sperimentano una forte crescita nel corso del XIX secolo ma con ritmi molto
diseguali.
- Il commercio favorisce tutti coloro che vi prendono parte (ma la crescita non è simmetrica, e alcuni ne sono
beneficiati in misura maggiore)
→ i ritmi del commercio e i flussi della ricchezza generata variano molto a seconda dei prodotti, delle zone e
dei momenti
→ all'interno di ogni paese ci sono vincitori e vinti (settori travolti dalla concorrenza internazionale → rischi
–
di squilibri nella bilancia commerciale rapporto tra importazioni ed esportazioni che genera avanzo o
disavanzo)
→ concentrarsi sulle produzioni in cui si hanno i maggiori vantaggi comparati non è sempre facile (o
possibile).
Non stupisce, quindi che le politiche governative in materia di commercio oscillano tra il
liberoscambismo (tentativo di cogliere i benefici della libertà di commercio. Il teorizzatore fu David
protezionismo
Ricardo) e il (tentativo di preservare la produzione interna rendendo più costoso l'ingresso
dei prodotti stranieri→ idea che nasce dalle teorie del mercantilismo francese ossia l’idea che uno stato
debba costruire e difendere il mercato nazionale con l’introduzione:
•unica moneta
•di barriere doganali per i prodotti proveniente dall’estero
•controllo del mercato nazionale
I teorizzatori furono Alexander Hamilton (Report on Manufactures) e Friederich List (il sistema nazionale di
economia politica) LE QUATTRO FASI DELLE POLITICHE COMMERCIALI
Dal punto di vista commerciale, nel corso dell'800, in Europa si possono registrare almeno quattro diverse
fasi dietro le quali si cela il CAPITALISMO COMMERCIALE ossia la lotta titanica tra protezionismo e
libero scambio.
•PRIMA FASE: 1815-1847
FASE DI TRANSAZIONE: permanere della tradizione mercantilistica
Espansione commerciale moderata, politiche protezionistiche o proibizionistiche
Recupero battuta d’arresto precedente:
- assenza guerre (indipendenza Stati Uniti, Napoleone)
- aumento popolazione
- prima diffusione prodotti e macchinari della rivoluzione industriale
- miglioramento dei trasporti
Fino alla metà degli anni ’50 la Gran Bretagna è protezionistica come si può evincere dall’emanazione di
due leggi di tale stampo:
NAVIGATION ACT: tutte le merci che vengono importate o esportate sul territorio inglese devono
avere come mezzo navi battenti bandiera inglese. Introduce l’idea che tutti i beni devono essere
commercializzati da navi britanniche.
CALICò ACT: impone per legge che sul territorio inglese non si possono importare tessuti finiti di
cotone o semilavorati e questo ovviamente su tutto l’impero inglese (Canada, India, metà Africa). Si
autorizzava solo l’importazione del cotone grezzo che veniva trasformato in prodotto finito in Inghilterra
per poi essere commercializzato.
•
SECONDA FASE :1847-1868
GRANDE Età LIBEROSCAMBIO domanda
-Accelerazione della crescita commerciale di materie prime, offerta di manufatti, costruzione
ferrovie, divisione internazionale del lavoro, aumento dell’offerta di moneta (miniere d’oro in Australia e
California)
-apertura forzata di alcuni mercati (Impero turco, Cina, Giappone)
delle leggi protezionistiche legata all’iniziativa di un Richard Cobden
-Abolizione movimento di
l’anti-corn-law che, chiedeva l’abolizione del dazio sul
league (1838), movimento diffuso in tutto il paese
grano e successivamente a far revocare altri provvedimenti a carattere protezionistico, segnando il passaggio
dell'Inghilterra al libero scambio. Ridurre la protezione del mercato interno metteva in evidenza un dualismo:
i produttori che invitavano al consumo del grano inglese e i consumatori che invece volevano consumare il
grano americano poiché costava meno. Il parlamento approva l’anti-corn-law league, approva dunque la
scelta liberoscambista (legata al partito inglese dei Wings che in un primo momento si appone ai liberalisti
–protezionismo-).
solo successivamente ai labouristi Quindi si abbandona la produzione agricola a favore di
altre attività. Cobden riuscì inoltre, dopo lunghe negoziazioni, a stipulare con la Francia il trattato di
commercio del 1860 (trattato ), che introdusse il liberismo economico sul continente
europeo. Questo prevedeva:
•una riduzione bilaterale dei dazi di importazione fra i due paesi stipulanti il trattato.
•che tali tariffe applicate dalla Francia e dall’Inghilterra ai loro commerci fossero automaticamente estese a
tutti i paesi che stipulano un contratto con la Francia o con l’Inghilterra. (l’Italia che stipulerà un trattato
commerciale con la Francia, automaticamente godrà delle stesse tariffe che veniva applicate con
l’Inghilterra)CLAUSOLA DELLA NAZIONE Più FAVORITA.
QUESTO MODELLO SEGNERà LE RELAZIONI ECONOMICHE INTERNAZIONALI
TAPPA FINALE DEL PROCESSO DI LIBERALIZZAZIONE DEGLI SCAMBI
TAPPA FINALE DI QUELLO CHE RICARDO AVEVA TEORIZZATO
Ricardo parte da una constatazione: i paesi commerciano fra loro per sfruttare i vantaggi comparati (un paese
deve produrre ed esportare i beni che hanno un vantaggio relativo sul mercato ovvero produrre e
commercializzare i beni dove la produttività dei fattori è più alta). È la produttività dei fattori che creano più
esempio
efficienza in un paese. del vino e dei tessuti di cotone: secondo Ricardo in teoria ovvero sulla
carta sia il Portogallo che l’Inghilterra possono produrre sia il cotone che il vino. Questo è ciò che è detto
sulla carta; in realtà secondo la teoria del libero scambio di Adam Smith tra stati concorrenziali l’Inghilterra
ha una migliore produttività nella lavorazione e commercializzazione dei tessuti di cotone mentre il
Portogallo nella produzione e commercializzazione del vino. In caso inverso si avrebbe un minore vantaggio
comparato.
Questo teorema introduce:
• VANTAGGIO RELATIVO
Il vantaggio comparto è sinonimo di . Ricardo non considera il
vantaggio assoluto. Bisogna essere solo RELATIVAMENTE Più EFFICIENTI rispetto ad altri paesi.
•il . C’è un minor costo opportunità nell’esportare per esempio cotone
COSTO Opportunità
concetto di
e vino che importarlo.
TEOEMA DI HECKSCHER/OHLIN
Il vantaggio comparato dipende dall’abbondanza relativa dei fattori ovvero ciascun paese gode di un
vantaggio comparato nella produzione di beni che utilizza i fattori relativamente più abbondanti. esempio:
del fattore lavoro ci specializziamo nella
se abbiamo un sistema produttivo che si fonda sull’abbondanza
produzione a patto che il fattore lavoro costi meno che negli altri paesi
MODELLO HO
Si può applicare alle ondate migratorie. Questo modello ha dato origine a 3 interpretazioni:
•1) TEOREMA DI RYBCZYNSKY
•2)INTERPRETAZIONE DI STOPLER/ SAMUELSON
•3)TEOREMA DELLA CONVERGENZA DEI FATTORI
1. L’idea di RYBCZYNSKY afferma che: un amento della disponibilità di un fattore di produzione (
energia, lavoro ecc.) determina un aumento della produzione di beni che utilizzano più
intensivamente quel fattore e questo riduce di molto il fattore di produzione – abbassamento del
se
costo finale del prodotto - aumenta la disponibilità del prodotto nel mercato concorrenziale il
prezzo scende il LIBEROSCAMBIO fa scendere i prezzi a meno che non ci sia un soggetto
economico o un istituzione che abbia il potere di VINCOLARE LA PRODUZIONE (asimmetria del
mercato )
esempio: negli anni ’70 vi fu una grande produzione del petrolio dunque il prezzo cala.
AUMENTO AUMENTO
DOTAZIONE SFRUTTAMENTO. Ma i paesi produttori di petrolio
il
vincolarono i prezzi in ascesa. libero scambio continua se nessuno assume una posizione
vincolante sul mercato.
2. STOPLER e SAMUELSON sostengono che i prezzi relativi dei fattori sono determinati dai prezzi
PREZZO
relativi dei beni prodotti. Il commercio internazionale influenza i prezzi dei beni prodotti
FINALE DEL MERCATO COSTRINGE IL FATTORE PRODUTTIVO A CRESCERE O A CALARE. (se cala il
prezzo del grano in America automaticamente in Inghilterra deve calare e viceversa se aumenta per
mantenere il vantaggio comparato). Ha una CONSEGUENZA STORICA Il libero scambio genera
uno scontro tra i settori che hanno il miglior vantaggio comparato e quelli che non lo hanno.
3. Il libero commercio determina una convergenza dei prezzi dei fattori e delle merci. Per un bene il
prezzo tenderà a essere uguale su