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IL RISCHIO NEL GOVERNO DELL'IMPRESA
La difficoltà ad incardinare l'azione di governo del sistema impresa entro rigorosi ma rigidi canoni della scientificazione incentrata su calcolo può essere spiegata con le particolari condizioni di rischio che attanagliano le decisioni assunte da coloro che attendono a compiti di governo dell'impresa.
Il rischio può essere inteso come l'esposizione di un'entità ad eventi e dinamiche possibili, in grado di modificarne più o meno significativamente lo stato.
Rischio -> visione oggettiva: discende dalla non conoscenza -> visione soggettiva: insufficienza di informazione, limiti della non conoscenza
L'idea di rischio implica un qualche punto di osservazione che può o meno coincidere con quello del soggetto esposto al rischio stesso:
- Visione negativa: l'avversione al rischio, si tenda di evitarlo o almeno ridurlo.
- Visione positiva: la propensione al rischio
elaborare condotte condotte più prudenti (evitando progetti avventurosi che potrebbero mettere a repentaglio la continuità aziendale). Ma l'età del capitalismo manageriale non sancisce un completo rifiuto per il rischio, in quanto aumenta la convinzione di poter gestire il rischio.– Nel capitalismo finanziario si viene a marcare maggiormente il rischio grazie ad uno sviluppo della cultura sul rischio. Il rischio è legato a struttura e logiche di funzionamento delle organizzazioni imprenditoriali. Emergono dunque due visioni del rischio d'impresa:
Rischio Aziendale o Industriale: legato ai rendimenti futuri incerti dell'attività nella quale è stato investito il capitale, degli investimenti in impianti e negli asset la cui convenienza dipende dai volumi della domanda, dai prezzi correnti degli input e nel rischio di mercato che attiene all'incertezza dei prezzi dell'output. Visione incentrata sul rischio
qualitativo.Rischio Finanziario: collegato al capitale di credito. Visione incentrata sul rischio quantitativo. Questa visione intende il rischio come un dato di fatto, indifferenziato e esogeno alle scelte individuali. Ne discende che il rischio d'impresa non è del tutto evitabile né eliminabile, è sistemico, unitario e non suscettibile di completa scomposizione, ma è anche multidimensionale, dinamico ed almeno in parte controllabile. Tra la creazione di valore economico intesa come manifestazione e misura della propensione del sistema a perdurare nel tempo, e il rischio esiste un nesso sancito dal "principio di equivalenza dei capitali nel tempo": W=f(P;R;T)= P/ (RxT) W capitale P risultati netti R grado di rischio T collocazione temporale. Il principio di equivalenza è un punto di contatto tra la visione aziendale e finanziaria del rischio, ma questo non elimina le diversità di fondo. La prima visione considera il rischio come fattore qualitativo.Di produzione, l'altra resta ancorata all'idea che il controllo del rischio non possa contribuire alla creazione di valore, proprio per il richiamato assunto che sia preferibile eliminare la volatilità e/o conseguire rendimenti più elevati tramite la diversificazione degli impieghi.
Il fronteggiamento del rischio è inteso come un processo, una sequenza di fasi tra di loro coerenti e suscettibili di verifiche, retroazioni e reintrazioni.
PRIMA: Risk governance: stabilire la propensione del sistema impresa al rischio; vincoli e regole a logiche di creazione di valore ammissibile e il rischio massimo sostenibile.
DOPO: Risk management: individuazione rischio, analizzazione e risoluzione. Rilevazione ed identificazione sono le tappe iniziali che conducono a fronteggiare un dato rischio. La rilevazione è legata ad aspetti propri degli individui che operano nell'organizzazione, quali sensibilità, esperienze pregresse, cultura, attenzione, capacità.
Una volta che il rischio è stato individuato si tenda a affinare la comprensione. Innumerevoli sono le interpretazioni e le classificazioni del rischio. Il rischio può essere inteso come negativo o positivo, come portatore di effetti negativi o positivi, come espressione di una condizione di passività a forze esogene o come esito di proprie scelte.
Il rischio d'impresa può dividersi in:
- rischi reali (non finanziari):
- rischi di business o strategico competitivi (riguardano le decisioni aziendali)
- rischi operativi (derivanti da dinamiche esogene e endogene dell'organizzazione)
- rischi d'informazione (complicanze legate ad approcci cognitivi, processi decisionali e sistemi informativi)
- rischi finanziari:
- rischi di mercato (facilmente quantificabili attraverso calcoli e statistiche)
- rischi di credito, di liquidità
Rischio Aleatorio: incertezza misurabile, relativo ad eventi rispetto ai quali si può ricorrere a probabilità statistiche.
le probabilità specifiche di accadimento; 3) non tiene conto del fatto che il rischio può essere gestito e mitigato attraverso l'adozione di adeguate strategie di controllo e prevenzione; 4) non considera la possibilità di eventi imprevisti o imprevedibili che possono influenzare il risultato atteso; 5) non tiene conto delle possibili interazioni tra diversi eventi e delle loro conseguenze cumulative; 6) non considera il contesto specifico in cui si verifica il rischio e le sue possibili implicazioni a livello economico, sociale o ambientale; 7) non tiene conto delle preferenze e delle percezioni soggettive del decisore nei confronti del rischio. In conclusione, il rischio può essere calcolabile o non calcolabile a seconda della disponibilità di dati storici e della possibilità di formulare indicazioni probabilistiche attendibili. Tuttavia, è importante considerare che il rischio non può essere ridotto a un semplice indicatore di volatilità e che può essere gestito e mitigato attraverso l'adozione di adeguate strategie di controllo e prevenzione. Inoltre, è fondamentale considerare il contesto specifico in cui si verifica il rischio e le preferenze soggettive del decisore nei confronti del rischio stesso.Le cause;
L'analisi qualitativa del rischio, precede quella quantitativa, fa uno screening ed una prioritizzazionee tra ivari rischi con procedure di risk mapping e risk matrix che applicano alla base risk=PxI;
PERCEZIONE/IDENTIFICAZIONE ------> MISURAZIONE/VALUTAZIONE ------>(cultura del rischio) (valutazione quali-quantitative)
TRATTAMENTO ----------> CONTROLLO EX POST DEI RISCHI RESIDUI(risk shifting/risk hedging) (capitale allocato)
L'analisi quantitativa segue e completa quella qualitativa considerando aspetti e fattori che il mero calcolonon riesce a cogliere e sancendo l'ingresso nella successiva fase di valutazione del rischio. Anche in questocaso possono essere usate risk mapping e matrix.
Il trattamento del rischio è il momento dell'applicazione di regole organizzative e di azioni concrete, definitein sede di valutazione e pianificazione. Assunto di base di una risk governance coerente e consapevole è cheil rischi va sempre fronteggiato
ex ante: Trattamenti previsionali : Preventivo (riduzione probabilità di accadimento) ex ante
Mitigatorio, rimediale o protettivi (riduzione dell'impatto) ex post
Gli operatori spesso prediligono le azioni rimediali poiché questi non richiedono un particolare impegno nella qualificazione della possibilità di accadimento dell'evento incerto e paiono assicurare un più semplice controllo del rischio, intervenendo sulle conseguenze. Nella realtà la prevenzione del danno può potenziare le capacità di monitoraggio del rischio ed i trattamenti preventivi sono più coerenti con il principio di controllo anticipato nel tempo al fine di ridurre/evitare eventuali maggiori problemi. I trattamenti rimediali dovrebbero dunque intervenire solo in un secondo momento.
La protezione comprende quei trattamenti volti a mitigare le conseguenze eventuali del rischio:
- il trasferimento assicurativo (polizze assicurative);