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Neutralità della moneta
Le variazioni dell'offerta di moneta non influenzano variabili reali come la produzione, l'occupazione, i salari reali, i tassi di interesse reali. Dicotomia classica: - Variabili nominali: misurate in unità monetarie. - Variabili reali: misurate in unità fisiche. Mentre i prezzi in sé sono variabili nominali, i prezzi relativi sono variabili reali. Ad esempio, 1 kg di farina costa 1 euro e 1 kg di zucchero costa 2 euro, quindi il prezzo relativo tra farina e zucchero è di 2 kg di farina per 1 kg di zucchero. Per determinare le condizioni di equilibrio dei mercati dei beni (PIL reale), del lavoro (salario reale) e del capitale (tasso di interesse reale), non abbiamo bisogno di considerare variabili monetarie. L'introduzione di moneta e prezzi monetari non modifica le allocazioni delle risorse. Se ora mettiamo in relazione l'offerta aggregata con l'IGP, otteniamo che la curva di offerta aggregata di lungo periodo è verticale.Le imperfezioni del mercato
La macroeconomia dei mercati perfetti.Non è riuscita a rendere conto di crisi molto gravi e vi sono anche dubbi sulla spiegazione di alcuni fatti stilizzati. È necessario tenere conto delle imperfezioni che caratterizzano i mercati reali. Le imperfezioni più rilevanti sono quelle che riguardano la razionalità individuale, la distribuzione dell'informazione e la struttura dei mercati.
Keynes si concentrò sui limiti della razionalità individuale, mantenendo l'ipotesi di concorrenza perfetta. Gli allievi di Keynes, protagonisti della sintesi neoclassica, abbandonarono questa posizione per concentrarsi maggiormente sulle rigidità di salari e prezzi nominali.
L'IMPORTANZA DELL'INCERTEZZA
Con il termine 'conoscenza incerta', vorrei spiegare, non intendo semplicemente distinguere ciò che è conosciuto con certezza da ciò che è solamente probabile: il gioco della roulette non è soggetto, in questo senso, ad incertezza.
Si può dire che sono incerti la prospettiva di una guerra in Europa, o il prezzo del rame e il tasso d'interesse da qui a vent'anni [...]. Su queste cose non c'è alcuna base scientifica sui cui poter fondare un qualsivoglia calcolo probabilistico. Noi semplicemente non sappiamo [...]. Io accuso la teoria economica classica di essere essa stessa una di quelle piacevoli elaborazioni tecniche che cerca di affrontare il presente, astraendo dal fatto che sappiamo molto poco del futuro. Per capire come funzionano i mercati dobbiamo capire come gli individui prendono le loro decisioni. Gli esseri umani non sono stupidi o banalmente irrazionali. Di fronte all'incertezza cercano di fare del loro meglio, agendo in maniera molto pratica e fingendo di agire come se fossero perfettamente razionali.
IL PESO DEL PRESENTE... tendiamo a trascurare la possibilità di mutamenti futuri di cui non sappiamo nulla. L'ignoranza dei possibili eventi
futuri porta gli agenti economici di Keynes semplicemente ad ignorare il futuro oltre un certo orizzonte.IL PESO DEGLI ALTRI… sapendo che il nostro giudizio individuale non vale nulla, cerchiamo di ricorrere al giudizio del resto del mondo, che forse è meglio informato
Questa ipotesi dà luogo ad un fenomeno molto importante nella "microeconomia di Keynes", cioè i comportamenti conformisti o imitativi. “è l’opinione prevalente del mercato”… Una concezione pratica del futuro basata su questi principi ha certe caratteristiche distintive assai notevoli. In particolare, essendo basata su fondamenta così inconsistenti, essa è soggetta ad improvvisi e violenti mutamenti…Spiriti animali" The markets are moved by animal spirits, and not by reason.
Conseguenze macroeconomiche
- l'instabilità, in quanto le decisioni prese in tali condizioni sono instabili e mutevoli.
- il fallimento
LA PREFERENZA PER LA LIQUIDITÀ
Keynes prende in esame un'economia monetaria. Tutti gli scambi di beni servizi sono, di regola, effettuati attraverso una transazione di moneta. La teoria monetaria dominante all'epoca di Keynes è la teoria quantitativa della moneta. Questa teoria si basa unicamente sulla funzione della moneta come unità di conto e mezzo di pagamento. Keynes considera questa teoria parziale. Keynes si concentra sulla terza funzione della moneta: quella di riserva di valore. Col termine
riserva di valore si intende che la moneta è uno strumento per trasferire nel tempo il potere d'acquisto. Questa funzione è intrinsecamente connessa a quella di mezzo di pagamento, non appena si consideri il fatto che gli acquisti e le vendite di beni normalmente sono non sincronizzati. Tizio vende un bene a Caio e accetta in pagamento moneta se è certo che quando comprerà un bene da Sempronio costui accetterà a sua volta moneta in pagamento. Questa catena di fiducia, che sta alla base dell'uso della moneta, richiede che tra una vendita (incasso) e un acquisto (pagamento) la moneta possa essere accantonata e poi riutilizzata. Problema La moneta non è l'unica riserva di valore. In un'economia sufficientemente evoluta si possono considerare altri strumenti: - le attività reali (metalli preziosi, terre, immobili o beni produttivi) - le attività finanziarie (obbligazioni o azioni rappresentative del capitale delle imprese).Conti finanziari delle famiglie: quasi 1/3 della ricchezza è sotto forma di strumenti monetari. "Ma nel mondo dell'economia classica quale modo folle di tenere la ricchezza! Infatti l'essere improduttiva è una riconosciuta caratteristica della moneta, mentre praticamente ogni altra forma in cui tenere la ricchezza fornisce un interesse o un profitto" Questo solleva due problemi in gran parte ignorati dalla teoria fino ad allora:
- qual è il movente razionale (se c'è) per cui teniamo la moneta come riserva di valore?
- qual è la conseguenza di ciò sulla domanda degli strumenti di riserva alternativi, in particolare quelli "produttivi", cioè i beni capitali?
Esempio:
Famiglia, con ricchezza finanziaria RFt = 100, RF consiste solo di due attività finanziarie (portafoglio)
- moneta pari Lt
- un titolo di finanziamento del capitale produttivo delle imprese pari a Bt.
Per semplicità diciamo che non ci sono passività.
La moneta non paga interesse, il titolo finanziario paga un interesse annuale it = 3%, se l'impresa fa profitti. Ma esiste anche la possibilità che l'impresa non faccia profitti, e non paghi né gli interessi né il capitale. Quale può essere il valore della ricchezza in t+1?
La moneta, rispetto agli altri titoli, ha un vantaggio comparato in termini di minore incertezza. Preferenza per la liquidità: la moneta non è mai zero nei portafogli di attività finanziarie, come in effetti osserviamo nei dati.
Per motivi in parte ragionevoli, in parte istintivi, il nostro desiderio di tenere moneta come riserva di ricchezza è un barometro del nostro grado di sfiducia nelle nostre capacità di calcolo e nelle nostre convinzioni sul futuro.
Conclusioni
La domanda di moneta consiste di (almeno) due componenti: quella del fabbisogno per transazioni di beni e servizi ("moneta da spendere"), e quella aggiuntiva di riserva di valore.
("moneta da tenere").Nuova teoria del tasso d'interesse: "natura monetaria" del tasso di interesse, in contrapposizione alla "natura reale" messa in luce dalla teoria precedente.
PERCHÉ NATURA MONETARIA?
Primo motivo
Il livello del tasso d'interesse è la variabile che regola la composizione della ricchezza: "Il tasso d'interesse ovviamente misura, proprio come i libri di aritmetica insegnano, il premio che deve essere offerto per indurre la gente a conservare la propria ricchezza in una maniera diversa [dalla moneta]".
Quindi il livello del tasso d'interesse è proporzionale alla preferenza per la liquidità e, in ultima analisi, all'incertezza sul valore futuro degli altri strumenti.
Maggiore incertezza -> maggiore preferenza per la liquidità -> maggiore tasso d'interesse.
Se le imprese vogliono emettere nuovi titoli per finanziare investimenti, devono incentivare uno spostamento di
ricchezza dalla moneta ai titoli, e a questo scopo devono offrire un tasso d'interesse più alto. Al crescere del tasso di interesse si avrà quindi una riduzione della domanda. Il secondo motivo per cui si parla di "natura monetaria" del tasso d'interesse è che questo tipo di domanda di moneta deve avere una controparte nella quantità di moneta disponibile nel sistema, cioè l'offerta di moneta. "Il tasso d'interesse è il fattore che adatta al margine la domanda e l'offerta di scorte monetarie". Se la domanda di moneta aumenta, mentre l'offerta di moneta rimane costante, si avrà un aumento del tasso d'interesse. La ragione è che i possessori di ricchezza desiderano avere più moneta rispetto ai titoli. Se questa esigenza non viene soddisfatta con un'aggiunta di moneta nel sistema, i possessori di ricchezza vorranno ridurre i titoli nei loro portafogli. Di conseguenza, chioffre titoli per ottenere finanziamenti (le imprese) deve pagare un tasso d'interesse più alto.
Cambiamento di prospettiva: il tasso di interesse non è determinato da risparmio e investimento sul mercato del capitale, ma da domanda e offerta di moneta.
L'EFFICIENZA MARGINALE DEL CAPITALE
Secondo Keynes la decisione di investimento dell'impresa è il risultato del confronto tra l'efficienza marginale del capitale e il tasso d'interesse come determinato da domanda e offerta di moneta.
Efficienza marginale del capitale: tasso di sconto (x) che azzera il valore attuale netto dell'investimento (Tasso di rendimento interno), cioè che rende uguale il valore attuale dei profitti futuri e il costo del capitale.
Efficienza marginale del capitale: massimo tasso di interesse con cui l'impresa può remunerare il capitale. Un tasso maggiore produrrebbe un valore attuale negativo.
Condizione di equilibrio: efficienza marginale del capitale =
uguale al tasso d'interesse