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La scelta del consumatore e il prezzo dei beni
A Bun paniere composto da tutti gli altri beni). Così, la domanda che il consumatore sipone nell’effettuare la scelta è: a quanto di spesa degli altri beni, e quindi a quantodenaro, sono disposto a rinunciare per avere una unità in più di Quanto cioèA?siamo disposti a pagare per una unità addizionale di A? Poniamo pari a 1 il prezzo ditutti gli altri beni - è il prezzo del denaro.Il secondo è di fare in modo che la domanda del bene dipenda soltanto dal suoA• prezzo. Questo in generale non è vero: la domanda di un bene non dipende solo dalprezzo ma anche dal reddito (da quanto spendiamo per gli altri beni). In altri termini,4vogliamo eliminare l’effetto reddito. Lo facciamo supponendo che l’utilità marginaledegli altri beni sia costante e pari a 1. Questo si verifica se la funzione di utilità è√per esempio In questo caso la condizione di ottimo è:(Q ) = +U , Q Q Q
a
ab
³
´
√
−1
= 2
QPa aPiù in generale, la condizione di ottimo è, tralasciando l’indice per il bene A,• =UMa PSi noti che ciò implica che il consumatore sarà disposto ad acquistare il bene A finchél’utilità marginale che ne ritrae è maggiore del prezzo. La curva di domanda coincideperciò con la curva dell’utilità marginale. D’ora in poi, invece che di utilità marginaleparleremo di beneficio marginale.Per passare dalla curva di domanda del singolo consumatore a quella dell’intero mer-• cato è necessario sommare (orizzontalmente) le curve di domanda individuali. Ciriferiremo alla curva di domanda complessiva come alla curva del beneficio marginalesociale. 5L’area compresa tra la curva di domanda, cioè la curva del beneficio marginale sociale,• e il prezzo costituisce la rendita del consumatore. Essa è quindi data dalla
La differenza tra ciò che i consumatori sarebbero disposti a pagare, il beneficio marginale sociale, e quanto effettivamente pagano. Costituisce una misura dei benefici che ricavano i consumatori.
Rendita del produttore
La rendita del produttore è pari alla differenza tra prezzo e costo marginale per ciascuna unità prodotta. Per una data quantità, essa è quindi data dall'area compresa tra la retta del prezzo e la curva di offerta. Essa costituisce una misura del beneficio che l'impresa (o il complesso delle imprese se la curva di offerta è quella aggregata) riceve dal mercato.
Essa è pari alla somma del profitto e dei costi fissi. Per mostrarlo, notiamo che l'area compresa tra il prezzo e la curva di offerta è pari al ricavo totale cui va sottratta l'area che si trova al di sotto della curva di offerta, cioè al di sotto della curva dei costi marginali.
costi variabili. Supponiamo per esempio che siano• prodotte solo tre unità del bene in questione: i costi variabili della terza unità sianoquelli della seconda e così via. la seguente espressione è un’identità(3) (2)CV , CV ,(3) = [CV (3) (2)] +CV CV−+ [CV (2) (1)] + [CV (1) (0)]CV CV− −perché il costo variabile di zero unità prodotte è pari a 0. Ma i termini in parentesiquadre sono i costi marginali(3) = (3) + (2) + (1)CV CMa CM aPerciò, la rendita del produttore è pari alla differenza tra il ricavo totale e i costi• variabili, ovvero alla somma di profitti e costi fissi. 7Efficienza paretianaLa somma della rendita del consumatore e di quella del produttore rappresenta i• benefici complessivi che la società ottiene. Essa può anche essere interpretata come ilbeneficio che la società ottiene dal consumo di un certo bene, l’area al di sotto
Dellacurva di domanda, al netto del costo che è stato necessario sostenere per produrlo, l'area al di sopra della curva d'offerta. Graficamente, questa somma è data dall'area compresa tra la curva di domanda e quella di offerta. È facile mostrare che quest'area è massima solo quando il mercato è in equilibrio. Formalmente, la somma delle rendite è massima quando l'utilità marginale è uguale al costo marginale.
L'efficienza del mercato concorrenziale. L'analisi che abbiamo svolto non distingue tra i vari consumatori. Essa si riferisce a un consumatore "rappresentativo" le cui preferenze rappresentano appunto quelle dell'intera collettività. La seconda via che seguiremo per dimostrare l'efficienza paretiana di un mercato concorrenziale tiene conto invece dell'esistenza di diversi consumatori e diverse imprese.
Questa analisi viene svolta in due stadi.
Nel primo si evidenziano le condizioni che devono essere soddisfatte per avere l'efficienza paretiana. Nel secondo si mostra che queste condizioni sono realizzate in un mercato concorrenziale. Tre condizioni perché si abbia efficienza: 1. <UMa CMa> 2. uguale per tutte le imprese CMa 3. uguale per tutti i consumatori UMa Se la prima condizione non fosse verificata e fosse per esempio <UMa CMa>, verrebbe produrre una quantità maggiore perché unità addizionali comporterebbero un beneficio maggiore del costo. Se non fosse uguale per tutte le imprese e il costo marginale di un'impresa CMa fosse maggiore di quello di un'altra, sarebbe possibile aumentare la produzione senza aumentare i costi riallocandola verso l'impresa con costi più bassi. Se non fosse uguale per tutti i consumatori e un consumatore avesse un'utilità UMa marginale più elevata, sarebbe possibile accrescere.L'utilità riallocando la produzione verso i consumatori che hanno un'utilità marginale più alta.
Il mercato concorrenziale realizza queste tre condizioni perché:
- Per tutti i consumatori in ogni punto della curva di domanda, P = U M a Qd
- Per tutte le imprese in ogni punto della curva di offerta, P = CM a Q
- In equilibrio, P = UMa = CMaQsd
Questo risultato - l'efficienza del mercato concorrenziale - è noto come primo teorema dell'economia del benessere (Il secondo teorema afferma che ogni situazione di ottimo può essere riprodotta dal mercato concorrenziale).
Efficienza e disuguaglianza dei redditi. L'efficienza è un criterio per giudicare l'al-locazione dei beni decisa dal mercato, ma non è l'unico. Un altro criterio possibile sarà quello dell'equità. L'equilibrio è una situazione economica efficiente ma potrebbe essere una
situazione non equa dal punto di vista della distribuzione del reddito perché in equilibrio i redditi potrebbero essere concentrati nella mani di alcuni. Ad esempio, in equilibrio il prezzo potrebbe essere talmente alto che solo alcuni possono permettersi di acquistare un ammontare "adeguato" del bene.
L'inefficienza causata dalla tassazione
L'introduzione della tassazione nello schema analitico appena visto aiuta a comprendere il suo funzionamento e ci permette di capire in che senso le tasse possono avere effetti distorsivi.
L'effetto principale dell'introduzione di una tassa è di causare una differenza tra il prezzo pagato dal consumatore (il prezzo di domanda, Pd, quantità sulla curva di domanda) e quello percepito dall'impresa (il prezzo di offerta, Ps, che si legge per ogni data quantità sulla curva di offerta).
Le imposte rientrano sostanzialmente in due categorie:
- ...
per il prezzo di offerta di equilibrioa c bt− −∗ =Ps +b d 14e perciò il prezzo di domanda di equilibrio è a c bt− −∗ ∗= + = +P P t tsd +b d+a c dt−= +b d
Si noti che:
- 1. Se l’imposta viene considerata come un aumento del prezzo pagato dai consumatori, graficamente ciò equivale a uno spostamento verso il basso della curva di domanda pari a t 15SA= +* *P P td s E−a c Perdita=*P sociale+b d Entratetributarie*Ps E' DD'* *Q Qt 16
- Se l’imposta viene considerata come una riduzione del prezzo per le imprese, graficamente ciò equivale a uno spostamento verso l’alto della curva di offerta. In ambeduei casi, la quantità di equilibrio non muta;
- 2. L’imposta viene in parte trasferita sui consumatori, che pagano un prezzo più alto didt bte in parte dalle imprese, che ricavano un prezzo più basso per se sommiamo:b+d b+dqueste due variazioni otteniamo
ovviamente l'imposta t. Per comprendere quali effetti provoca l'introduzione di un'imposta, guardiamo alla situazione prima e dopo l'imposta. Prima dell'imposta, la situazione di equilibrio conuguaglianza del beneficio marginale