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Il tasso di cambio e il cambio reale
Sempre in base a questa definizione del tasso di cambio, un aumento deve interpretarsi come un aumento del prezzo della valuta nazionale in termini della moneta estera, vale a dire come un apprezzamento. Allo stesso modo, una diminuzione significa che la moneta estera ha aumentato di valore in termini della valuta nazionale, e viene denominata deprezzamento.
Il tasso di cambio reale bilaterale è molto spesso, però, non siamo interessati al tasso di cambio nominale, al prezzo relativo delle monete, ma a quello reale, ossia al prezzo relativo dei beni nazionali in termini di beni esteri. Per ottenere una misura generale del cambio reale, guardiamo ad un indice di prezzo che riguardi tutti i beni prodotti, come il deflatore del PIL. Questo indice di prezzo per i beni esteri e quello per i beni nazionali. Si noti che è espresso in valuta estera (dollari) e non possiamo perciò immediatamente confrontarlo con P. Possiamo farlo però se
moltiplichiamo per ε, esprimendolo così in valuta estera. Il prezzo relativo dei beni nazionali in termini di beni esteri, il tasso di cambio reale è così dato da ε, EPε = *P. Un apprezzamento (reale), cioè un aumento di ε, significa che i beni esteri sono divenuti meno costosi, ovvero che dobbiamo rinunciare ad una minore quantità di potere d'acquisto per comprare i beni esteri. Ovvero, un aumento di ε significa che i beni nazionali sono divenuti più costosi. Viceversa, un deprezzamento, una diminuzione di ε, significa che i beni nazionali sono divenuti meno costosi rispetto ai beni esteri. Ovvero, con un deprezzamento i beni esteri divengono più costosi di quelli nazionali. Ma ora la riduzione di ε può verificarsi perché ε è diminuito o anche perché, a parità di ε, i nostri prezzi sono cresciuti meno rapidamente di quelli esteri, se abbiamo cioè avuto E.
Una minore inflazione. 8e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.5
Il tasso di cambio effettivo
Abbiamo finora visto tassi di cambio, nominali o reali, che riguardano solo due paesi, e che per questo motivo vengono definiti bilaterali. A volte, però, siamo interessati ad una misura del cambio che riguardi tutti i paesi con la quale una data economia ha relazioni di scambio. Per ottenere un tasso di cambio multilaterale o, come anche si dice, effettivo, si costruisce una media ponderata dei tassi di cambio reali con pesi dati dalle quote di commercio estero.
5.4 La bilancia commerciale e gli effetti di undeprezzamento
Il commercio internazionale in beni e servizi rende necessario qualificare il principio della domanda aggregata. Come sappiamo, questo principio afferma che è la domanda aggregata a determinare la produzione nazionale. Quando vi è commercio con l’estero, è necessario distinguere tra la domanda espressa dai residenti o domanda interna, definita
La domanda interna è data dalla somma dei consumi, degli investimenti e della spesa pubblica: D = C + I + G.
La domanda di beni nazionali è data dalla somma dei consumi, degli investimenti, della spesa pubblica e delle esportazioni nette: Z = C + I + G + NX.
Questa distinzione è necessaria perché la domanda di beni e servizi da parte dei residenti può rivolgersi a beni prodotti all'estero (C, o possono contenere beni importati) e d'altra parte esiste una domanda estera di beni prodotti all'interno (le esportazioni).
Per bilancia commerciale intendiamo il commercio in beni e servizi, e quindi sostanzialmente il conto corrente (trascurando i redditi e i trasferimenti unilaterali). Indicheremo la bilancia commerciale con le esportazioni nette, ovvero la differenza tra esportazioni (X) e importazioni (Q/ε): NX = X - Q/ε.
Per comprendere perché le importazioni sono espresse come rapporto tra le quantità importate e il tasso di cambio reale si ricordi che tutte queste grandezze sono misurate in termini reali, ovvero in termini di prodotto interno.
Ciò non pone problemi per le esportazioni, che rappresentano una parte del prodotto interno. Per quanto riguarda le importazioni, se indica Q* le quantità importate, il loro valore in termini di valuta estera è Q*P*. Dividendo per il livello dei prezzi interni, otteniamo il valore delle importazioni in termini di prodotto interno, e cioè Q = Q*/P*. È il prezzo relativo delle importazioni rispetto alle esportazioni, e quindi ε = P*/P1. Quindi, il valore delle importazioni in valuta nazionale è Q*ε. A proposito delle quantità importate ed esportate, faremo le seguenti due ipotesi: - le quantità importate aumentano all'aumentare del reddito. Quando ilIl reddito aumenta, si accrescono le capacità di spesa del settore privato (famiglie e imprese), spesa che si rivolge in parte all'acquisto di beni esteri. Naturalmente, questo è vero sia per il paese considerato che per il resto del mondo. In quest'ultimo caso, un aumento delle importazioni da parte del resto del mondo implica un aumento delle esportazioni per il paese considerato. Quindi, dipende positivamente Q * da, il reddito interno, ed dipende positivamente da, il reddito Y X Y del resto del mondo;
una riduzione del tasso di cambio reale riduce le quantità importate e aumenta le quantità esportate. Infatti, rappresenta ε il prezzo relativo delle esportazioni rispetto alle importazioni, è. P plausibile supporre che al diminuire di questo prezzo le quantità esportate aumentino e quelle importate si riducano. Poiché continueremo a supporre che i prezzi, sia interni che esteri, siano fissi, un aumento
diequivale di fatto ad un aumento di ossia ad un deprezzamento.ε E,Queste considerazioni ci inducono a scrivere le esportazioni in funzionedel reddito estero e del tasso di cambio reale∗X = X(Y , ε)+ −e le quantità importate in funzione del reddito interno e del tasso dicambio reale Q = Q(Y, ε)++dove i segni posti sotto le variabili ci dicono in che modo una variazionedella variabile considerata si ripercuote sulle esportazioni o sulle impor-10e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.5tazioni. In altre parole, ciò significa che un deprezzamento aumenta leesportazioni e riduce le importazioni.∗Supponiamo ora Consideriamo gli effetti diY Ysia che costanti.un deprezzamento. Si noti che ciò non implica a priori un miglioramentodella bilancia commerciale perché se è vero che per le ipotesi prima fatte lequantità esportate aumentano e quelle importate diminuiscono, è anche veroche le
Le importazioni hanno dopo il deprezzamento un prezzo più basso. Non sappiamo quindi se il rapporto aumenta o diminuisce. Formalmente, il problema equivale a chiedersi se la derivata della bilancia commerciale rispetto al tasso di cambio sia negativa o positiva. Derivandola (5.1) rispetto a ε otteniamo:
dQ - ε QdNX dX d (Q/ε) dX dε - (5.2) = 2dε dε dε dε ε
Definiamo l'elasticità delle esportazioni, η X, e quella delle importazioni, η X, nel seguente modo:
η Q ε εdX dQ - η X = +η X Qdε X dε Q
Dove si nota il segno meno dell'elasticità delle esportazioni. Il motivo è che quando ε diminuisce, si sta riducendo il prezzo delle esportazioni e le esportazioni quindi aumentano. In modo analogo, una diminuzione di ε implica un aumento del prezzo delle importazioni, il che comporta una
loro diminuzione.Di qui, il segno posto davanti all’elasticità delle importazioni.+Utilizzando queste definizioni, possiamo riscrivere la (5.2) comeµ ¶dNX X Q XεQQ −η−−η −η == + + 1 ηX Q X Q2 2 2dε ε ε ε ε QConcentriamoci ora sugli effetti di un deprezzamento, una riduzione diSi noti che dire che un deprezzamento migliora la bilancia commercialeε. dNXimplica formalmente che (Naturalmente, quanto abbiamo appena< 0.dεdetto vale in modo speculare per un apprezzamento: dire che un apprezza-dNXmento peggiora la bilancia commerciale significa formalmente che < 0.)dεPerciò, la bilancia commerciale migliorerà se il termine in parentesi tonde ènegativo, ovverodNX Xεa seconda che − −< 0 η η + 1 < 0X Qdε Q 11e. saltari - dispense di macroeconomia - cap.5ovvero Xε1 < η + ηX
Possiamo intuitivamente ragionare così. Supponiamo che diminuisca dell'1%, ε = -1%. Allora, le esportazioni variano in termini percentuali di ε, dX = εdX (si ricordi che -1%) e quindi in livello di ε %dX = Xε. Passiamo al valore delle importazioni. La variazione percentuale di εQ, d(Q/ε), questo valore, è pari alla differenza tra la variazione percentuale Q/ε di ε e della variazione percentuale di Q. La prima è pari a ε%, mentre la seconda è pari all'1%, ragionando in modo analogo a quanto abbiamo fatto a proposito delle esportazioni. Perciò, in livello il valore delle importazioni è variato in termini percentuali di εQ = εQ - εQ = εQ - Q e quindi in livello di ε%.- ·d(Q/ε) = 1 η % Q/ε
- La bilancia commerciale è migliorata se la variazione delle esportazioni è maggiore della variazione del valore delle importazioni, cioè se¡ ¢−