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Struttura per area geografica

Simile alla struttura per prodotto, si tende a diversificare geograficamente le unità complesse ed autosufficienti.

Struttura per progetto

Nasce al crescere della complessità aziendale o delle problematiche affrontate e è motivata dalla necessità di svolgere non solo attività usuali ma anche attività innovative specifiche.

In base all'autorità del PM, Project Manager, distinguaimo:

  1. Strutture per progetto debole o per influenza: il PM ha un ruolo di pianificazione, coordinamento e controllo dei tempi di avanzamento, costi e qualità, ma non ha autorità gerarchica sulle risorse; di conseguenza il PM deve avere forte carisma per mantenere tale ruolo, essendo unicamente basato sull'influenza.
  2. Strutture per progetto pura e forte: il PM ha completa autorità gerarchica su tutte le risorse.

Struttura per matrice

Nasce quando abbiamo l'esigenza di incrociare due criteri di

divisione dellavoro ritenuti entrambi critici per la realizzazione del compito aziendale. Talicriteri possono essere prodotto/funzione, oppure mercato/funzione, ofunzione/progetto, come l’immagine.

Garantisce la flessibilità e l’interfunzionalità, però crea un doppio comando, con naturadi inefficienza determinata dai forti sovraccarichi decisionali e di coordinamento alvertice.

Modello di Ansoff-Braundenburg

Il Modello di Ansoff-Braundenburg parte dai criteri di progettazione strutturale e daltipo di decisione consentita ai vari livelli e individua quattro tipologie di efficienzaorganizzativa:

  1. Efficienza in condizioni di stabilità: si privilegia la minimizzazione dei costicon un compromesso tra i vantaggi dell’economia di scala (per via dellaconcentrazione dei reparti produttivi) e gli svantaggi dei costi di trasporto deibeni (dagli stabilimenti verso il/i mercato/mercati).
  2. Elasticità operativa: misura la capacità di
effettuare mutamenti rapidi nei volumi di produzione determinati o da variazioni nel livello della domanda oppure da azioni della concorrenza. A differenza dell'efficienza in condizioni di stabilità, tendiamo a privilegiare il decentramento degli impianti o la possibilità di produrre mediante reparti di riserva. 3. Elasticità strategica: misura la capacità di reagire a mutamenti nelle caratteristiche della produzione, quali obsolescenza dei prodotti o dei macchinari, modifica del quadro normativo, ecc. Normalmente si agisce acquisendo nuove aziende o abbandonando parte delle attività esistenti. È importante avere spiccate capacità di analisi, centri decisionali in grado di rispettare ciò che viene detto loro dal sistema informativo, una struttura operativa capace di elaborare idee e decisioni ai vari livelli con ampio scambio di informazioni tra direzione e sottosistemi aziendali. 4. Elasticità strutturale: misura lacapacità di effettuare mutamenti strutturali che vanno oltre quelli previsti dalle precedenti elasticità; essa è richiesta quando abbiamo frequenti mutamenti tecnologici sia nel processo direzionale (vedi dopo) che in quello operativo. I criteri in base ai quali studieremo le configurazioni organizzative (dotate in misura variabile delle quattro elasticità definite sopra) sono: a) Livelli di responsabilità direzionale e rapporti reciproci b) Tipi di decisioni delegate: - A livello strategico (espansione; diversificazione) - A livello direzionale (struttura organizzativa; acquisizione / sviluppo risorse) - A livello operativo (decisioni in merito alla realizzazione delle attività produttive) Vengono quindi individuate 4 configurazioni strutturali (organizzative): 1) STRUTTURA FUNZIONALE Attraverso la centralizzazione (e quindi le economie di scala) si ottiene un'ottima efficienza in condizioni di stabilità e si mantengono dei piccoli margini dioperativa fin quando le dimensioni (piccole) lo permettono. Tale configurazione ha elasticità strategica e strutturale praticamente nulle (per via della mancanza di risorse dedicate alla progettazione e all'introduzione di mutamenti strutturali). Non si incentiva l'assunzione di rischi. 2) STRUTTURA DIVISIONALE Il criterio di raggruppamento delle attività è quello dei prodotti / mercati e non le attività svolte; ad un dirigente viene associato un gruppo di prodotti / mercati e la direzione centrale si occupa solo di prendere le decisioni strategiche e di diversificazione (oltre ad alcune decisioni operative comuni a tutte le divisioni, come acquisti, servizi finanziari e legali, ecc). È difficile attribuire chiaramente la responsabilità in caso di inefficienza nell'effettuare mutamenti strategici. Abbiamo efficienza in condizioni di stabilità combinata con una buona elasticità operativa; elasticità

strategica e strutturale sono presenti in piccola misura.

3) STRUTTURA ELASTICA

Adatta per aziende che mutano frequentemente il mix di prodotti (e prodotti con breve periodo di vita). Il complesso delle attività è suddiviso in:

a) Attività di sviluppo: responsabili delle decisioni strategiche di pianificazione della produzione e delle decisioni direzionali;

b) Attività di progetto: responsabili della realizzazione dei piani strategici e del conseguimento delle posizioni del mercato e del progetto.

La direzione centrale si occupa esclusivamente della pianificazione strategica globale; i capi progetto vengono nominati di volta in volta e le risorse umane vengono ruotate tra i vari progetti. Le elasticità operativa, strategica e strutturale sono molto alte.

4) STRUTTURA INNOVATIVA

L'intero ambiente aziendale viene diviso in due macro gruppi:

Gruppo operativo: col compito di gestire le attività correnti e i prodotti già affermati.

Gruppo per

L'innovazione: con l'onere dello sviluppo delle innovazioni; le innovazioni saranno seguite fino al momento della prima commercializzazione, dopo di che la loro responsabilità passa al gruppo operativo. La struttura è fortemente elastica ma tale alta elasticità viene controbilanciata dall'assoluta mancanza di economia di scala (si ha addirittura il raddoppiamento delle risorse, visto che ogni gruppo deve essere autosufficiente al 100%). Modello di Mintzberg Il modello di Mintzberg parte dall'evoluzione dei rapporti tra i gruppi che compongono l'organizzazione; in tale modello per organizzazione si intende il complesso delle modalità secondo le quali viene effettuata la divisione del lavoro in compiti distinti e viene realizzato il coordinamento tra tali compiti. Gli elementi di riferimento della progettazione organizzativa sono: 1. Modalità fondamentali attraverso le quali avviene il coordinamento a. Adattamento reciproco; b.Supervisione diretta; Standardizzazione degli output; Standardizzazione degli input; Standardizzazione dei processi produttivi; All’incrementarsi della complessità delle attività svolte si ritorna all’Adattamento reciproco, il quale è adatto sia a situazioni particolarmente semplici che a situazioni molto complesse. 2. Parti che compongono un organizzazione 3. Modalità di analisi del funzionamento del flusso di potere: Sistema di autorità formale; Sistema di flusso regolato; Sistema di comunicazioni informali; Sistema di costellazioni di lavoro; Sistema di processi decisionali ad hoc. Possiamo adesso definire i 4 parametri della progettazione organizzativa: 4. Progettazione delle posizioni individuali; i parametri sono: Ampiezza o specializzazione orizzontale delle mansioni (varietà dei compiti); Profondità o specializzazione verticale delle mansioni (separazione esecuz/direz); Formalizzazione del
  1. Struttura organizzativa:
    1. Divisione del lavoro
    2. Specializzazione
    3. Coordinamento
    4. Formazione
    5. Indottrinamento
  2. Progettazione della macrostruttura:
    1. Raggruppamento in unità
    2. Dimensioni delle unità
di esigenze di supervisione diretta abbiamo molta difficoltà ad esercitarla; necessità di frequenti contatti tra capo e addetti. 6. Progettazione dei collegamenti laterali; i parametri sono: a. Sistemi di pianificazione e controllo, oggetto degli studi della tecnostruttura: i. Controllo performance: adatto a unità raggruppate in base al mercato, interdipendenze generiche; ii. Pianificazione dell'azione: è il mezzo per gestire le decisioni in caso di unità raggruppate su base funzionale b. Meccanismi di collegamento: task forces, manager integratori, struttura amatrice (permanente o temporanea per progetti specifici) 7. Decentramento verticale e orizzontale: una struttura si dice accentrata se il potere decisionale è in un unico punto (il top management). Il decentramento può essere selettivo (il potere è in punti diversi dall'organizzazione) o parallelo (decisioni su molte questioni sono affidate ad uno stesso punto).

massimodecentramento si ha quando il decision maker controlla solo la fase della scelta, ricevendo informazioni da qualcun altro e lasciando che sia qualcun altro ancora ad eseguire la decisione. I parametri sono:

  1. decentramento verticale: il potere è delegato lungo la gerarchia di autorità; il decentramento selettivo è associato a costellazioni di lavoro con base di raggruppamento di tipo funzionale.
  2. decentramento orizzontale: il potere è delegato allo staff e agli analisti della tecnostruttura; abbiamo 4 tipologie: una sola persona (max accentramento); pochi analisti (decentramento limitato che riduce il potere della line intermedia attraverso la standardizzazione delle attività); esperti (l’organizzazione si affida alla conoscenza specialistica); tutti (molto raro, organizzazioni democratiche di volontariato).

Abbiamo quindi, infine, 5 tipi di decentramento:

  1. accentramento
Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
10 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/10 Organizzazione aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e organizzazione aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Bonicelli della Vite Piero.