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GESTIONE FISCALE
RPI – IMPOSTE = UTILE (UT) O PERDITA DI ESERCIZIO
[esiste anche l’utile portato a nuovo: utile dell’esercizio precedente, tenuto come riserva per
autoalimentare l’azienda].
Indici di redditività
Gli indici utilizzati per il conto economico sono gli indici di redditività; ce ne sono molto, ma
i più utilizzati sono i seguenti:
Return on sales MON
ROS = ×100
VDP
20
Indica quanto le vendite sono redditizie. Se ho un valore basso di ROS ho più costi che ricavi,
quindi più il ROS è alto, meglio è (con un massimo del 100% teorico).
Return on investments MON
ROI = ×100
CI
Indica quanto è redditizio il capitale aziendale, quanta è la capacità della gestione operativa
di remunerare il capitale investito. Il suo valore ottimale è il massimo possibile, ma si dice
che deve essere maggiore del tasso di rendimento dei titoli di stato (<10%).
Indici percentuali VA ×100
VDP
Indica quanto pesano i costi di trasformazione su ciò che si vende (sul valore che creo).
MOL ×100
VDP
Indica quanto pesano i costi di produzione e il lavoro sul valore che creo. Se calcolo questo
indice e il precedente posso fare ragionamenti sul lavoro.
UT ×100
VDP
Questo indice viene calcolato solo se ho un bilancio positivo. Indica quanto pesano i costi
sostenuti dall’azienda sul valore che creo. Più l’indice è alto, meno i costi incidono sul valore,
più è alata la mia redditività.
Return on equity UT
ROE = ×100
PN
Indica quanto rende il capitale investito dai soci.
Return on debt OF − PF
ROD = ×100
CT
Indica se i debiti che ho contratto sono onerosi o li posso sostenere. Il valore ottimale è il
minore possibile. 21
Tutti gli indici sono strettamente collegati e si auto-influenzano. La relazione tra gli indici
viene spiegata dall’EQUAZIONE DELLA LEVA FINANZIARIA.
UT
(ROI
ROE = [ROI + − ROD)×II]× RPGS
In altre parole: UT MON MON OF − PF CT UT
= + [( − )× ]×
PN CI CI CT PN RPGS
Se il valore della parentesi è negativo, influenza in modo negativo il ROE, e occorre prendere
dei provvedimenti per correggere l’indebitamento. Quando invece è positivo, siamo in
condizioni di buona redditività. Ma l’indebitamento è fisiologico in un’azienda, ma deve
essere tenuto sotto controllo.
Per un esempio di riclassificazione del bilancio vedi pag 54.
22
Organizzazione aziendale
L’organizzazione aziendale è una disciplina economica che si occupa di trovare metodologie
adeguate per il funzionamento dei fattori della produzione. L’organizzazione aziendale può
essere: Organizzazione interna, del lavoro
Organizzazione esterna, verticale di filiera.
Due esempi di fattori di produzione sono il lavoro e la trasformazione (filiera).
Organizzazione del lavoro
Un problema cruciale per la redditività dell’azienda è il problema organizzativo: come
suddividere il lavoro, ossia come dividere le competenze per creare ricchezza.
La teoria che si prende come riferimento è la teoria di Mintzberg. Egli butta le basi per
l’organizzazione di un’industria manifatturiera, ma il concetto si applica bene anche
all’industria di trasformazione. Occorre stabilire 5 pilastri:
1. Vertice strategico
2. Linea intermedia
3. Nucleo operativo
4. Staff di supporto
5. Tecnostruttura
I primi 3 sono ordinati a livello gerarchico in un’organizzazione piramidale, i restanti
supportano la piramide.
1. Vertice strategico
È formato dal CONSIGLIO AMMINISTRATIVO: persone che prendono decisioni in azienda,
ossia imprenditori, soci, persone esterne come commercialisti, dirigenti, direttori generali,
etc. 23
Funzioni:
Supervisionare l’operato dei componenti sottostanti
Gestione delle relazioni di confine impresa-ambiente (banche, fornitori, clienti,
finanziatori, amministrazione pubblica, etc)
Definire la strategia aziendale.
2. Linea intermedia
Non ha né un completo potere decisionale, né esecutivo, ma media le 2 funzioni aziendali.
Essa serve quando la complessità e le dimensioni dell’azienda aumentano, e ha il compito di
rispondere al vertice strategico nei confronti di una determinata funzione aziendale, per
esempio il MANAGER si occupa di questo. Le funzioni del manager sono:
Supervisionare e coordinare le attività subordinate
Inviare feedback tra la propria unità operativa e il vertice
Contribuire alla strategia della propria azienda.
3. Nucleo operativo
È alla base della piramide e comprende tutte le persone che hanno un RUOLO ESECUTIVO
nell’azienda, quindi la maggior parte delle persone, ad esempio chi acquista, chi vende o chi
produce.
In un’impresa semplice il nucleo operativo coincide con il vertice strategico e la linea
intermedia, più l’impresa è complessa più si tenta di suddividere il lavoro nelle fasce della
piramide.
Tecnostruttura e staff di supporto
Possono essere appaltate esternamente oppure internalizzate, a seconda della grandezza
dell’azienda (di solito se è piccola sono appaltate e se è grande internalizzate).
Non vengono comunque sottoposte a gerarchia perché non sono funzioni collegate alle
scelte strategiche dell’azienda, ma supportano solo l’attività aziendale.
4. Staff di supporto
Unità del sistema organizzativo che danno un supporto all’attività aziendale ma sono esterne
alla linea gerarchica. Esempio: ufficio legale, relazioni pubbliche, mensa aziendale, ricerca e
sviluppo.
5. Tecnostruttura 24
Serve nelle aziende molto complesse per la standardizzazione del lavoro, quindi crea una
divisione del lavoro direttivo, e viene fatta da analisti di diverso tipo. Per esempio per il lavoro
ci si serve di ingegneri industriali, mentre per il personale si utilizzano analisti che si
occupano di selezione e formazione.
Sulla base di quanto detto, possiamo trovare diverse tipologie di aziende:
STRUTTURA ELEMENTARE
In questo tipo di struttura manca la linea intermedia, quindi c’è una relazione diretta tra il
vertice strategico (alta direzione) e gli organi operativi (nucleo operativo).
È la struttura tipica delle aziende di piccole dimensioni, come quella manifatturiera italiana,
che ha portato molta ricchezza in passato, ma ora non più.
STRUTTURA FUNZIONALE
Questa struttura suddivide il fattore produttivo secondo la funzione svolta in azienda. Essa
funziona bene per aziende di medie dimensioni, tuttavia spesso le varie aree funzionali non
riescono a comunicare fra di loro e a organizzarsi in maniera efficiente. Per collegare le
diverse funzioni vengono assunti i product managers (figura a sinistra) nell’industria
25
alimentare, che collegano il vertice con il nucleo operativo. Un altro tipo di comunicazione
tra le diverse funzioni è il progetto (figura a destra).
STRUTTURA DIVISIONALE
In questa struttura il lavoro viene organizzato secondo il numero di divisioni dell’azienda. È
la struttura tipica delle multinazionali, dove la divisione è proprio quella locale, dei vari
stabilimenti; infatti suddividere questa realtà per funzione non risulta efficiente. L’azienda
viene perciò divisa in unità, in base a 2 criteri:
Criterio geografico
• Criterio di prodotto.
•
Ogni unità è caratterizzata da una serie di competenze che fanno parte della piramide
organizzativa. Ogni divisione è coordinata dalla HOLDING, un organo di coordinamento tra
le diverse linee intermedie, che raccoglie le informazioni, e sottostà al vertice strategico.
26
Relazioni verticali nel sistema agro-alimentare (organizzazione di
filiera)
Le relazioni verticali sono relazioni economiche di scambio che nascono quando c’è
un’azione di compravendita all’interno di una filiera. Con filiera si intende un insieme di
settori economici accomunati dal fatto che avviene un passaggio di prodotto da un settore
all’altro, quindi il concetto di filiera nasce quando si instaura una relazione economica. Ora
il concetto di value chain sta prendendo il posto di quello di filiera.
Un tipico esempio di relazione verticale è la transazione tra fornitore e cliente.
MA esistono anche le relazioni orizzontali, che avvengono all’interno di uno stesso settore
tra 2 o più agenti economici, per esempio una transazione tra 2 industrie alimentari.
Sia le relazioni economiche verticali che quelle orizzontali danno dei problemi di gestione
alle aziende. Infatti, contrariamente alla teoria neoclassica che sosteneva che l’informazione
posseduta dagli operatori economici fosse perfetta e che quindi le scelte negli scambi
fossero ottimizzate, la realtà non è così. In realtà le aziende non possiedono tutte le
informazioni per ottimizzare le loro scelte, si parla quindi di RAZIONALITÀ LIMITATA
DELL’AGENTE ECONOMICO. In questo caso la scelta si basa su un compromesso, che si
trova utilizzando le informazioni in proprio possesso, ma ovviamente non si raggiunge un
punto di equilibrio, quindi non si massimizza l’utilità o il profitto. Ciò porta a una
situazione denominata fallimento del mercato.
Tutto questo porta a una situazione di INCERTEZZA.
Quindi organizzare significa ridurre il problema informativo; il problema informativo è
evidenziato anche dal fatto che l’imprenditore è molto dipendente dall’agricoltore, perché è
la qualità della materia prima a incidere molto sulla qualità del prodotto finito.
Inoltre entrambi gli agenti economici tendono ad agire in maniera opportunistica, e con
COMPORTAMENTO OPPORTUNISTICO si intende il tentativo di massimizzare la propria
utilità sulla base dell’informazione conosciuta.
Obiettivo dell’imprenditore: ottenere la materia prima con le caratteristiche che vuole, al
prezzo minore possibile;
Obiettivo dell’agricoltore: vendere al prezzo più alto possibile sulla base della qualità
richiesta. 27
In questa situazione chi ha maggiore informazione riesce a massimizzare la propria utilità al
meglio, per cui c’è sempre uno degli agenti economici che ha maggiore potere di mercato
rispetto agli altri, perché non c’è mai una stessa conoscenza dell’informazione da parte di
tutti gli agenti economici.
A seconda del tipo di relazione verticale tra gli agenti economici, abbiamo diverse forme di
organizzazione dello scambio.
FORME ORGANIZZATIVE DI SCAMBIO
Le forme