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Globalizzazione dei mercati

La globalizzazione è un processo di continua integrazione delle diverse economie, con l'obiettivo di creare un mercato globale, mondiale, per questo, è importante che le singole imprese si debbano confrontare con esso. La globalizzazione è un fenomeno che si presenta in tre fasi: - 1 fase 1870 - 1914: le innovazioni sono fondamentali per la diffusione del processo di internazionalizzazione, la riduzione dei costi di trasporto e lo sviluppo delle infrastrutture ha determinato la migrazione di 55 milioni di europei nel nuovo mondo (America), il rapporto tra PIL e commercio estero raggiunge il suo apice nel 1910 e il 35% dei flussi di investimento diretti esteri erano indirizzati da nord verso sud e si riferivano al settore primario e delle ferrovie. Però a causa della grande crisi economica del 2008 la seconda fase ritardò ad iniziare; - 2 fase 1945 - 1980: i suoi fattori

generanti derivano dagli accordi di Bretton Woods, i quali prevedevano un libero scambio per favorire la crescita economica e la libera circolazione delle merci e dei capitali, vennero istituite la Banca mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e vennero stipulati gli accordi GATT (accordi sulle tariffe doganali), il rapporto tra il PIL e il commercio internazionale raddoppia rispetto a quello della prima fase, ma si può notare come il flusso internazionale di lavoro e capitale è inferiore a quello precedente;

  • 3 fase oggi: la differenza principale è che oggi le economie nazionali si sono aperte agli scambi con l'estero grazie alla riduzione e/o eliminazione delle barriere artificiali all'entrata, le quali ostacolavano l'insediamento delle imprese estere e la partecipazione alle multinazionali e gli investimenti esteri diretti andranno a considerare i paesi in via di sviluppo.

In questo momento si ha un'alterazione dell'equilibrio

economico mondiale, a discapito dei paesi occidentali più industrializzati, perché ora gli investimenti sono indirizzati da sud a sud, in quanto alla partecipazione dei mercati globali si nota una forte presenza dei paesi emergenti. Tra i paesi in via di sviluppo si hanno la Cina e l'India, i quali sono quelli di spicco che ricoprono circa il 40% dell'area del mercato mondiale e il circa 20% del PIL del pianeta.

- CINA: essa negli ultimi 30 anni è riuscita a crescere di 8/9 punti percentuali grazie al rafforzamento del regime giuridico, dove Den XiaoPing è riuscito a raggiungere importanti risultati grazie al suo motto "To get rich is glorious". Tale pianeta si è trasformato nella fabbrica del mondo, è diventato la quarta economia del pianeta, 3 potenza commerciale del mondo, attira flussi di investimento diretti esteri ed è l'economia con maggiori riserve finanziarie del pianeta. Tutto ciò ha invogliato

Il trasferimento delle produzioni delle imprese estere verso la Cina, ma in realtà, il XVI congresso del Partito Comunista cinese ha incoraggiato le sue imprese a superare il modello basato sull'esportazione, in quanto ha attribuito al paese il ruolo di produttore a basso costo senza avere un proprio prodotto o un proprio brand.

INDIA: questo paese è molto importante, in quanto è l'unico che è riuscito a creare la più grande democrazia del mondo concentrandosi solo sul commercio interno, consumi e servizi ad alta tecnologia. Lo sviluppo del suo sistema economico si basa sul modello occidentale, in quanto si sono privatizzate molte imprese, si è deregolamentato le attività monopolizzate, si è adottato un regime fiscale che va a favorire l'impresa privata, si è ridotta la spesa pubblica e si favoriscono investimenti sia nazionali che esteri. Il fattore straordinario è che da un lato l'India è

unpaese che sta raggiungendo un moderato livello economico, ma contemporaneamente è il paese con il più basso indice di sviluppo umano ed è fortemente arretrato. Tornando alla globalizzazione, come ogni fenomeno, ha sia dei fattori positivi che negativi; i pro sono:
  • Le imprese dovranno assumere nuovi atteggiamenti verso nuovi clienti, elaborando nuove regole di competizione;
  • Le imprese possono godere delle offerte di vendita in tutto il mondo, e di conseguenza godono di un più ampio mercato di vendita;
  • Si ha la possibilità di accedere a più informazioni, processi più efficienti ed efficaci, tecnologie e conoscenze più specializzate;
  • I paesi aperti alla globalizzazione attirano flussi più elevati di investimenti;
Mentre i contro sono:
  • La globalizzazione è stata accusata di aver aumentato la povertà nel mondo;
  • Nel lungo periodo ha portato a una più ampia differenziazione nella distribuzione delle ricchezze;

distribuzione della ricchezza tra le persone;

Nel breve periodo ha aumentato la disoccupazione nei paesi• industrializzati;

Gli investimenti dei paesi emergenti hanno provocato uno spiazzamento• della manodopera locale.

Mentre i fattori che generano la globalizzazione possono essere racchiusi in quattro categorie:

  1. Sviluppo scientifico/tecnologico: il sapere diventa una risorsa produttiva, quindi aumenta l'importanza della dimensione internazionale dei processi competitivi per tre motivi:
    • perché il sapere scientifico è di per sé transnazionale e interaziendale,
    • perché l'entità degli investimenti necessitano mercati internazionali di sbocco più ampi rispetto a quelli nazionali,
    • perché è necessario estendere i mercati in modo da avere adeguati volumi di vendita in un periodo breve;
  2. Sviluppi delle Information and Computation Tecnologies (ICT): negli ultimi trent'anni i televisori, computer e telefoni hanno
aumentato la loro capacità di trasferire le informazioni grazie all'utilizzo di Internet, il quale dà la possibilità di entrare in contatto con chiunque nel mondo con costi bassi. Quindi, questa economia non può essere divisa dalla globalizzazione perché i prodotti rappresentativi sono reti via cavo e satelliti telematici. Lo scambio dei prodotti avviene abbattendo le distanze geografiche e si realizza un miglioramento nella facilità di comunicazione. 3. Diffusione: tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1980 il mondo si divide in due blocchi: Unione Sovietica e gli Stati Uniti, ai quali appartengono sistemi economici diversi e tra i quali scoppia la Guerra Fredda. Agli Stati Uniti appartiene un'economia di mercato, dove sono le imprese private che soddisfano le esigenze della popolazione; mentre all'Unione Sovietica appartiene un'economia di piano, dove è lo Stato che si occupa della soddisfazione dei suoi abitanti. Però,nel 1989 con la caduta del muro di Berlino, si pone fine alla Guerra Fredda, e alla divisione del mondo in due blocchi, portando l'Europa centro-orientale verso un'apertura all'economia di mercato favorendo le importazioni dei prodotti esteri e l'insediamento delle imprese estere; 4. Riduzione della barriere artificiali: dopo la seconda guerra mondiale vengono stipulati degli accordi che portano alla riduzione, o addirittura, eliminazione delle barriere artificiali, le quali ostacolano l'importazione di determinati prodotti, capitale e lavoro. Gli accordi sono GATT: per la riduzione delle tariffe e dei prezzi; WTO: organismo internazionale con sede a Ginevra e con un'autonoma capacità giuridica di risoluzione delle controversie sul commercio internazionale. Sono molto importanti anche gli interventi di riduzione delle barriere artificiali a livello delle singole aree regionali plurinazionali, come per esempio l'Unione Europea, la quale ha creato un

Il mercato unico ha adottato la libertà di movimento di merci, servizi, persone e capitali, adottando l'euro come moneta unica facilitando le transazioni commerciali e finanziarie. Gli accordi di cooperazione e integrazione tra tali paesi sono:

  • Unioni doganali: stadio di passaggio caratterizzato dall'eliminazione delle barriere interne, ma con la presenza di tariffe esterne comuni sui prodotti importati dai paesi terzi, ma non hanno la libertà di circolazione di lavoro e capitali;
  • Mercati comuni: paesi che hanno accordi tariffari tipici di un'unione doganale con la libera circolazione dei servizi, lavoro e capitale;
  • Unioni politiche: assicurano un migliore raggiungimento degli obiettivi economici, monetari e sociali perseguiti dai diversi paesi;
  • Aree di libero scambio: i paesi si accordano per eliminare o ridurre le barriere di ostacolo alla libera circolazione di beni e servizi tra le proprie economie, commerciando soltanto prodotti creati.
è verificato un rallentamento ulteriore. Tuttavia, nonostante le difficoltà, alcune imprese italiane sono riuscite a mantenere una posizione competitiva a livello internazionale grazie alla capacità di sfruttare i suddetti fattori. Le economie di dimensione consentono alle imprese di ottenere un vantaggio competitivo a livello internazionale. Questo avviene grazie alla possibilità di difendere e ampliare il vantaggio iniziale attraverso l'organizzazione di attività di ricerca, approvvigionamento, produzione e commercializzazione a livello globale. Le economie di scala, sia a livello tecnico produttivo che a livello di impresa, sono un altro fattore che favorisce la competitività internazionale delle imprese italiane. La grande dimensione degli impianti di produzione permette di ottenere economie di scala che si traducono in costi di produzione inferiori. Inoltre, l'approvvigionamento, le funzioni commerciali, finanziarie e manageriali possono beneficiare di economie di scala che contribuiscono a migliorare l'efficienza e la competitività dell'impresa. Le economie di apprendimento sono legate alle curve di esperienza. Più un'impresa acquisisce esperienza nella produzione di un determinato prodotto o servizio, più diventa efficiente e competitiva. Questo avviene grazie all'apprendimento delle migliori pratiche, all'ottimizzazione dei processi produttivi e alla riduzione dei costi. Infine, le differenze di costo dei fattori sono un altro elemento che favorisce la competitività internazionale delle imprese italiane. L'impresa tende ad acquistare fattori produttivi di maggior qualità ad un costo sempre minore. Questo può avvenire grazie a una migliore organizzazione del processo produttivo, all'utilizzo di tecnologie avanzate e all'accesso a mercati internazionali più convenienti. Nonostante le difficoltà e la crisi economica degli ultimi anni, alcune imprese italiane sono riuscite a sfruttare questi fattori per mantenere una posizione competitiva a livello internazionale. Tuttavia, è necessario continuare a investire in ricerca, innovazione e formazione per garantire la crescita e lo sviluppo dell'economia italiana.è raggiunto un passivo di 54 milioni di euro, pari al 3,4% del PIL. Ciò è dovuto a causa di due fattori: - Specializzazione settoriale: dove l'Italia consegue dei vantaggi in due settori tradizionali: quello per la creazione di beni per la persona e per la casa, dove la competitività italiana si basa sullo stile e sulle innovazioni tecnologiche, anche se negli ultimi anni sta subendo concorrenza dal settore offerta specializzata, dove Cina e Asia sono forti concorrenti; e nel settore scientifico, relativo alla ricerca e allo sviluppo, dove l'Italia è carente e richiede forti economie di scala produttive e commerciali per la realizzazione dei beni di consumo intermedi. - Effetti della struttura dimensionale: l'economia italiana si basa su un processo produttivo che richiede doti di esperienza accumulate nel tempo, il che ha portato a una notevole riduzione della competitività.
Dettagli
A.A. 2020-2021
28 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher federicadionisi96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e gestione delle imprese internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Niccolò Cusano di Roma o del prof Seyed Hooman Banihashemi.