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6.3 RESOURCE BASED VIEW OF THE FIRM
Il tipo di lettura che ci fornisce questa visione è costituito principalmente dal forte recupero della dimensione organizzativa rispetto a variabili economico-ambientali, per la ricerca delle fonti del vantaggio competitivo dell'impresa.
La RBV pone in discussione alcuni presupposti classici delle teorie economiche relativi al concetto di risorse, quali:
- L'idea di omogeneità: le imprese sono caratterizzate da insiemi di risorse produttive eterogenee che consentono di conseguire livelli diversi di efficienza
- L'idea di mobilità delle risorse tra le imprese: la sostenibilità del vantaggio competitivo richiede che l'impresa sia in grado di difendersi da eventuali strategie imitative dei concorrenti sia grazie a meccanismi di isolamento sia grazie al processo di accumulazione delle risorse che avviene all'interno dell'impresa
- L'idea di replicabilità delle risorse che
tuttosull'imperfetta mobilità delle risorse, per cui la semplice appropriazione è in grado di garantire una rendita economica all'impresa.
Combinazione originale: opposta alla precedente, il vantaggio si fonda sulla modalità innovativa di combinazione delle risorse. Non è la scarsità delle risorse che riduce la replicabilità, ma la non replicabilità delle combinazioni organizzative del processo.
Leveraging: il vantaggio competitivo deriva dal contemporaneo presidio di singole risorse scarse e da modalità innovative con cui queste sono combinate. Da una parte emerge un'area di vantaggio derivante dallo sviluppo di combinazioni organizzative una volta che l'impresa ha acquisito il controllo di specifiche risorse scarse; questo implica che l'impresa fa leva su rendite di natura economica per costruirsi rendita di natura organizzativa. Dall'altra il vantaggio è generato dal controllo di
determinate risorse grazie al vantaggio competitivo che l'impresa si è costruita con la messa a punto di combinazioni innovative; l'impresa fa leva su rendite di natura organizzativa per costruirsi rendite di natura economica.
6.4 conoscenza nello sviluppo dell'impresa
Al centro dei processi di creazione di valore la conoscenza viene definita come la più cruciale risorsa per l'impresa. In quella che viene definita economia della conoscenza, si creano e sviluppano nuovi concetti e strumenti per cogliere e descrivere i processi attraverso i quali le imprese sviluppano beni intangibili per la creazione del valore. La kbv infatti si propone di definire l'impresa come un'organizzazione il cui scopo è creare, trasferire e trasformare la conoscenza in un vantaggio competitivo.
L'espressione capitale sociale nasce dagli studi sulle comunità, per evidenziare l'importanza centrale per la sopravvivenza e il funzionamento dei
quartieri cittadini dellereti di relazioni solide che nel tempo si sono create. c'è cooperazione e azione collettiva in tutto ciò. Capitale sociale nella prospettiva organizzativa fa riferimento a risorse interne ed esterne all'impresa che sono accessibili grazie al sistema di conoscenze e contatti. Il capitale sociale si può definire relativamente a queste dimensioni: - dimensione strutturale, fa riferimento allo schema del legame fra gli attori - dimensione relazionale, definisce il tipo di legame fra gli attori coinvolti - dimensione cognitiva, sistemi in cui i significati sono condivisi fra le parti. Il capitale sociale è creato attraverso lo scambio ed è un facilitatore dello scambio. 18Capitolo 7 - preso da dispensa. 7.1 Reti d'impresa: da metafora a categoria analitica Costruzione del vantaggio competitivo che si basa su una strategia cooperativa per fornire un prodotto o un servizio. Recentemente le imprese hanno iniziato ad attuarestrategie attraverso legami e forme relazionali più stabili, al fine di continuare a perseguire i propri obiettivi e mantenere un profilo sostenibile, migliorando allo stesso tempo la propria capacità competitiva e innovativa: questo modo di operare è uno dei risvolti operativi della teoria manageriale della Resource Based View, secondo la quale le risorse interne a un'azienda non sono sufficienti a conseguire posizioni di vantaggio competitivo, ma devono essere supportate e combinate con risorse provenienti da altre organizzazioni.
Una definizione unica e condivisa di rete d'impresa non esiste; può essere riconosciuta infatti come una molteplicità di definizioni, quali concordano sul fatto che il sistema della rete d'impresa rappresenta l'alternativa alle tradizionali forme organizzative di mercato e gerarchia, con fini comuni e risultati condivisi cui operano nodi ad alto livello di autoregolazione (Butera).
Mercato e gerarchia
rappresentano i due estremi su cui si basano le possibili scelte di un'impresa: l'alternativa è tra produrre all'interno, in una logica di gerarchia (to make), o acquistare sul mercato esterno, in una logica di mercato (to buy). La gerarchia, adatta per transazioni complesse, richiede che sussista un certo grado di fiducia tra le parti; il mercato, invece, si caratterizza per essere un ordinamento a elevata sostituibilità e per essere più adatto alle transazioni di bassa complessità che non devono basarsi sulla fiducia. Tra queste due alternative, l'impresa può anche decidere di far riferimento a una situazione intermedia, che è quella delle joint ventures (forme di collaborazione temporanea su obiettivi comuni), del franchising (contratti tra imprese formalmente indipendenti), o dei rapporti con una rete di imprese minori, che una grande impresa può "ingaggiare". Questa terza forma, denominata clan, definisceUn modello organizzativo para-comunitario, all'interno del quale assumono rilevanza la fiducia, i rapporti informali, il lavoro di gruppo, la condivisione di obiettivi e responsabilità. Il clan, non potendo contare sul meccanismo esplicito dei prezzi (mercato) né sulle regole esplicite della burocrazia e della gerarchia, basa la sua capacità di controllo dei comportamenti organizzativi su un livello profondo di accordo tra i membri circa ciò che costituisce un comportamento corretto.
7.1.2 Origini del concetto di rete
Due filoni di studio che rendono il concetto di rete sempre più presente:
- teoria della contingenza strutturale, per cui gli stimoli e i vincoli strutturali plasmano le decisioni manageriali e le diverse forme di organizzazione (Thompson, 1967);
- teoria della dipendenza dalle risorse, secondo la quale l'organizzazione dispone di risorse limitate, perciò ha bisogno di intrattenere rapporti di scambio con le altre organizzazioni per soddisfare le proprie esigenze (Pfeffer e Salancik, 1978).
Organizzazioni che la circondano (Pfeffer, Salancik 1978). Queste linee servono a rendere noto che un'organizzazione non è un'entità completa in sé stessa, ma ha bisogno dell'ambiente circostante (= altre organizzazioni) per divenire tale.
7.2 Stato dell'arte delle reti d'impresa
7.2.1 Letteratura sulle reti d'impresa
Lorenzoni riconosce tre forme di aggregazione d'imprese che si differenziano per grado di progettualità, equilibrio interno e leadership:
- Costellazioni informali: vi appartengono i sistemi nei quali convergono imprese diverse che svolgono attività in aree differenti; è una struttura occasionale, nasce da situazioni contingenti. Ha la caratteristica dell'informalità: l'aggregazione si realizza nei fatti, senza una progettazione preventiva, attraverso un modestissimo livello di strutturazione, impiegando modalità di coordinamento elementari ed essenziali.
All'interno delle costellazioni è possibile individuare un leader che si relaziona con il mercato che assume un punto di riferimento e coordinamento (più leadership);
- Rete preordinata: evoluzione della prima, è più di una struttura occasionale, prodotta da uno sforzo di razionalizzazione e di sperimentazione per un miglior funzionamento dell'insieme. Si ricerca una stabilità nei rapporti che permetta di raggiungere l'obiettivo di una crescita comune, e si cambia la prospettiva delle imprese esterne, le quali sono un'entità organizzativa elementare ma comunque considerata fondamentale. Da qui l'attenzione alle variabili di progettazione delle unità di base (mix progettualità e leadership);
- Rete pianificata: forma più evoluta di aggregati. Siamo di fronte a progetti deliberati, a forme organizzative consistenti, capaci di affrontare la competizione e i processi di crescita dimensionale.